di Ugo Caltagirone
In una giornata che sarà ricordata nei libri di storia, la Palestina diventa “Stato osservatore” dell’Onu. Esattamente 65 anni dopo il voto sulla spartizione della Terra Santa in due Stati (era il 29 novembre del 1947, e persino un giovedì), l’Assemblea generale delle Nazioni Unite si rende protagonista di un’altra giornata memorabile, approvando con 138 voti su 193 una risoluzione che il presidente dell’Anp Abu Mazen ha voluto con forza. E che i vertici dell’Autorità nazionale palestinese considerano solo un primo passo verso la nascita di un vero e proprio Stato e verso il riconoscimento della Palestina come Paese membro a pieno titolo delle Nazioni Unite.
“La Palestina crede nella pace e il voto di oggi è l’ultima chance per salvare la soluzione dei due Stati”, ha affermato il leader dell’Anp davanti all’Assemblea che lo ha accolto con un calorosissimo applauso. Assemblea a cui ha chiesto di dare alla Palestina “un certificato di nascita” come Stato. Per Abu Mazen si tratta di un’enorme vittoria diplomatica, che lo rafforza anche sul fronte interno e nei confronti di Hamas.
“Noi siamo qui mentre stiamo ancora seppellendo i martiri a Gaza”, ha detto non rinunciando ad alcune battute polemiche nei confronti di Israele. Il sì alla Palestina da parte dell’Assemblea Onu, invece, consegna alla storia un mondo occidentale diviso: con gli Stati Uniti al fianco di Israele nel dire ‘no’ e i Paesi europei in ordine sparso, incapaci di parlare con una sola voce e di raggiungere una posizione comune. Posizione che aveva auspicato l’Italia, a cui fino all’ultimo ha lavorato la diplomazia del nostro Paese, che alla fine ha optato a favore della risoluzione insieme a Francia, Spagna e molti altri Stati della Ue. Provocando però la reazione dell’ambasciata israeliana a Roma che parla di “forte delusione”.
Viva il popolo Palestinese e della delusione dell’ambasciata israeliana non ce ne può fregar di meno!