Archive for ‘alimentazione’

aprile 21, 2020

L’alimentazione corretta al tempo del coronavirus.

Prof.ssa Simona Bertoli

Responsabile Centro Ambulatoriale Obesità

Le domande che in tanti si stanno ponendo in questo periodo circa l’alimentazione sono:

  • esiste una dieta che ci aiuta a difenderci dall’infezione del Covid-19?
  • deve cambiare la nostra dieta e in che modo?

Purtroppo al momento non conosciamo bene questo virus e sappiamo poco delle sue caratteristiche e degli alimenti che potrebbero prevenirlo e combatterlo.

NUTRIENTI CHE AIUTANO IL SISTEMA IMMUNITARIO

Tuttavia possiamo aiutare il nostro sistema immunitario attraverso l’assunzione di nutrienti specifici o di alimenti ricchi di nutrienti funzionali. In particolare, per alcune vitamine (Vit. A, C, E e D), per alcuni micronutrienti (zinco e selenio) e per i probiotici sono state dimostrate proprietà immuno-stimolanti.

LA VITAMINA C

Oltre 140 studi su animali suggeriscono che la vitamina C può prevenire o alleviare i sintomi di infezioni causate da batteri, virus e protozoi. Nel raffreddore per esempio la vitamina C sembra ridurre la durata dei sintomi.

Gli effetti della vitamina C contro le infezioni devono essere ulteriormente indagati: a oggi, infatti, solo due studi hanno dimostrato un beneficio terapeutico della vitamina C per i pazienti con polmonite.

LEGGI ANCHE: CORONAVIRUS E VITAMINA C, STOP ALLE BUFALE

aprile 14, 2020

NELLA TERRA DEL FIANO, C’ERA UNA VOLTA LA CANTINA…….

Trascrivo in una grafica leggibile un mio articolo accluso, gentilmente pubblicato dal Quotidiano del Sud, che ringrazio ed elogio per l’ eccellente impaginazione. Ho tratto spunto da un vissuto irpino, molto simpatico, e ringrazio gli amici del cuore cui faccio cenno, e che non avranno difficoltà a riconoscersi… E poi l’articolo ha alzato le vele ed ha attraversato le onde ‘culturali’ del vino fino agli autori classici.

di Gina Ascolese.

Satyricon: La cena di Trimalcione | Teatro Greco di Taormina

Il vino, come sappiamo, ha un valore simbolico nella nostra tradizione, italiana ed avellinese, a tal punto che ne è nata una curiosa ‘cultura’ tra esperti, sociologi e filosofi. Si è arrivati a rimpiangere l’umida oscurità delle cantine, dopo la trasformazione della casa da ‘verticale’ (campagnola e paesana) a ‘concentrata’(orizzontale e cittadina: e dotata di garage, senza cantina). E si verificano spareggi diciamo amichevoli per il primato delle superstiti cantine: e del loro contenuto, chiaramente… In tempi para-natalizi anche a me, incolpevole, è capitato, a proposito di convivialità, di incappare tra due fuochi in un duello simpaticissimo: gli agguerriti spadaccini (niente paura! Io facevo da lettrice divertita di FB) si contendevano online la rispettabilità del loro vitigno di Fiano nelle rispettive case di campagna: meglio irpino, o anche sannita?… Eresia…!!! Rabbrividisco..! Ero stata ospite di entrambi e tra calici e leccornie avevo lodato il pavoneggiarsi di ‘ste bottiglie fuligginose e ripulite con tanto di etichetta… denominazione… annata…uee… otto anni!! E rispetto a loro chi sarà stato mai un certo monsignor Giovanni della Casa? Insomma, per chiudere la sfida, io spalleggio dell’amabile Mario Soldati la teoria della ‘degustazione assoluta’, senza vinti e vincitori, solo assaggi incomparabili! Eh, oro biondo avellinese…! Uniscici, per favore…!
E a proposito di nomi importanti in riferimento al vino, Rholand Barthes, tra filosofia e sociologia, identificava tra i miti d’oggi (veramente, settanta anni fa!) il vino come ‘vanto nazionale dei Francesi’! E lasciamolo pure parlare della Francia… non vorrei riprodurre qualche altra singolar tenzone! Il colore equipara, secondo Barthes, il trasparente ‘rubino liquido’ al sangue. Ah sì? E il bianco allora? A quale altro insospettabile umore lo raffronteresti?…. Sorvoliamo! E poi, al vino chiaramente, ma lo sapevamo già anche senza R. Barthes, segue splendidamente un maggior sollazzo di palato e lingua, se compare… la bistecca! Più o meno al sangue, o ‘al punto’ (ma dove sarà mai ‘sto punto?) succosa, alta, gratificante, con le sue laboriose proteine benefattrici…
Ma mica finisce qua, ce ne sono di speculazioni sul vino! Si dice che l’allettante calice serbi un che di arcano da scoprire: non si sa cos’è… cosa diventerà… E che abbia un ritmo ‘magico’ (‘Filosofia del vino’ di M. Donà), religiosamente scandito da tempi obbligati, un po’ come le litanie dei santi, possiamo commentare…. precise, cadenzate: rituali arcaici per la giusta maturazione… il consono ambiente di conservazione… le regole di invecchiamento … No, non facciamo fatica a convenire che ne è impossibile l’ industrializzazione, talmente unica, sottile… palatabile (!) è l’esperienza della degustazione. Ci si riferisce a grandi, grandissimi vini, ovvio. E anche lo dichiarava dagli schermi televisivi, e in amabile libro, ‘Vino al vino’, un intenditore come Mario Soldati.
Ma ora arriva il piatto forte: i classici. Niente paura, si continua a scherzare sul vino e sul dio del vino: Dioniso-Bacco. E allora diamogli dentro! Ci aspetta qualche simposio! Ma c’è una domanda propedeutica: perché i Greci e i Romani attribuivano la doppiezza del vino smodato al povero Dioniso? Ma certo, perché era doppio proprio lui! Anche di aspetto: tutta colpa sua! Anche un presbite vedrebbe la difformità tra iconografia vascolare e opere letterarie! Là mostruosamente irsuto, qua verginale e biondino… Insomma, si decidessero un po’ questi antichi! aveva una personalità mite o da rivoltoso? Troppo contraddittorio! E allora? qualcuno tra noi ex alunni ricorda un po’ di mitologia per sciogliere l’enigma? Ci potrebbe essere un’origine genetica della divina doppiezza? ‘Ma’…‘Forse’… ‘Cioè’…’ Basta così, tutti zitti! Lo spiega il prof Donà! Dioniso era ambiguo perché già in età fetale era stato …un bis! Tenero nascituro del suo papà…! Per finire i nove mesi, aveva goduto dell’eccezionale privilegio di passare dall’utero in fiamme della mamma…alla carnosa coscia protettiva di Zeus nutrita con ambrosia e nettare: dal pancione materno estratto e posto nell’incubatrice dei bei fasci muscolari di papà! Ecco chiarito allora il perché della doppiezza di Dioniso ancora nascituro: dapprima a ballare nell’ utero e dopo avvolto stretto stretto dentro un’aristocratica coscia. E il vino? Ambivalente, è chiaro, come Dioniso! Nelle ‘Baccanti’ euripidee, se ricordiamo qualcosa, l’enigmatico dio del vino rivela inizialmente un volto addirittura femmineo: capelli biondi, personalità dolce e arrendevole….ma è tutta scena! E’ un sobillatore! Scatena le donne in riti orgiastici ( chissà perché proprio le donne… non ci sarà un po’ di antifemminismo?) e quelle, per fargli un piacere, prima si ubriacano e poi che fanno? Per servirlo, si sbranano di buona lena il cattivo: povero Penteo, sceriffo di Tebe senza macchia e senza paura! Anche quello, però… troppo serio! Se l’era cercata! Che doveva aspettarsi? Essere sbranato! Ovvio!
Allora, per evitare di andare fuori di testa ‘Non è conveniente bere tanto da non poter tornare a casa da soli’ scrisse Senofane e in Grecia la convivialità moderata sancì un nobile patto indissolubile tra uomini, dei e antenati ( M.I.Finley, 1978) e ispirò alte intuizioni per bocca di Socrate nel ‘Simposio’ di Platone, come sappiamo.
Ora, sorvolando il diffuso tema conviviale a Roma, grecizzante, c’è ancora qualche minuto per altre degustazioni: due opposti exempla attinti a una meno nobile ‘sociologia’. Il primo in stile austerity, il secondo grasso grasso e volgare. Ecco il primo. Siamo nella romanità imperiale, primo secolo dopo Cristo. Seneca, vegetariano e scarno all’inverosimile, era quello che non riusciva a morire, anche se gliel’aveva comandato Nerone: ‘Per gentilezza, suicidati un po’, con eleganza, come sai fare tu!’ Non ce la faceva proprio, però, né col taglio delle vene, né col veleno, perché di sangue ne aveva troppo poco. Non gliene usciva tanto, forse non ce n’era… e anche il veleno non si spandeva per il corpo asciutto e dissanguato che aveva: e in effetti dove poteva andare a far danno ‘sto veleno se non c’era sangue..? Ma prima di tutto questo disastro, dunque, Seneca, mentre ancora girava col naso all’insù, tutto schifato degli uomini onnivori e depravati, compiangeva, ma qua aveva ragione, la sorte degli schiavetti, costretti, oltre che a soggiacere a notturni palpeggiamenti, a raccogliere sputi e vomito di commensali avvinazzati. Ma ecco affacciarsi da un palco antitetico un frequentatore degli stessi ambientini neroniani: il ‘felliniano’ Petronius, quel famoso tipo che per anticonformismo dormiva di giorno e vegliava di notte, e che, per rigetto della cafonaggine, ne fece oggetto derisorio della Cena di Trimalchione. Ma attenzione, e capisca chi può: con tanto di ‘straniamento’ e allusioni! Chiccosissimo arbiter elegantiarum, ad unguem factus homo, cioè snob, indusse il cafonissimo neo-arricchito Trimalchione a far versare, tra una leccornia e un vino prelibato, per puro spirito di grandeur, del puro vino sulle mani degli ospiti per un aromatico risciacquo. Una cosa chic. E originale, poi! Da ricconi! E che argenteria pesante!!! Quanto sarà costata? Ohhh! Che eleganza, ohhh! Persino cuscini color porpora con lana purpurea all’interno, con quel che costava la porpora firmata ‘murex’ nelle tintorie…. ‘Qualsiasi cosa tu possa chiedere’ andava ciarlando un commensale sdraiato vicino ad Encolpio, ‘Trimalchione ce l’ha! Forse non ci crederai, ma finanche il latte di gallina potresti trovare a casa sua!’ Che meraviglia… oooh!
Perugia, 10\04\2020

aprile 13, 2020

La famiglia che produce 2700 kg di cibo all’anno in 370 metri quadrati

La famiglia Dervaes vive a 15 minuti da Los Angeles in una zona di periferia. Calcolando la casa e il giardino, ha a disposizione 370 metri quadrati di spazio per coltivare e produrre il proprio cibo.

Nel proprio appezzamento in un anno questa famiglia molto volenterosa riesce ad ottenere oltre 2000 chilogrammi di ortaggi a cui si aggiungono la frutta di stagione e le uova delle galline che allevano.

In questo modo la famiglia raggiunge una vera e propria autosufficienza alimentare e non solo. La loro produzione è così abbondante da generare un reddito di circa 20 mila euro all’anno (20 mila dollari effettivi).

Coltivano 400 varietà diverse di frutta, verdura e fiori edibili. Sfruttando tutto lo spazio a prorpia disposizione, questa famiglia produce all’anno più di 2000 kg di verdure, 400 kg di pollo biologico, più di 450 uova, 12 kg di miele e frutta in abbondanza. Tutti i prodotti sono bio. La loro merce è considerata di ottima qualità e i prezzi di vendita ne rispecchiano il valore.

Tutti i membri della famiglia danno una mano nella coltivazione dell’orto. Per ridurre i consumi elettrici e le spese, hanno deciso di installare dei pannelli fotovoltaici. Così gli attrezzi agricoli che necessitano di elettricità vengono alimentati grazie alle energie pulite.

Grazie alle proprie coltivazioni, questa famiglia mangia sempre seguendo la stagionalità dei prodotti. La vendita degli ortaggi avviene a livello locale ed è rivolta soprattutto ai ristoranti della zona.

dervaes

Il denaro guadagnato con la vendita dei prodotti permette alla famiglia di acquistare quei cibi che non può autoprodurre nella propria residenza. Si tratta di un esempio davvero interessante che mostra come con molta buona volontà e con l’aiuto di tutta la famiglia sia davvero ancora possibile autoprodurre il proprio cibo coltivando la terra.

Se volete seguire il viaggio verso l’autosufficienza di questa famiglia, che è iniziato ormai dieci anni fa, potete visitare il loro sito web Urban Homestead e la loro pagina Facebook.

aprile 13, 2020

Pastiera, le strisce non si fanno a casaccio: riprendono la pianta del centro storico di Napoli

Come la maggior parte delle pietanze napoletane le origini della pastiera sono antichissime: risalgono alla Neapolis greca.

Questo dolce tipicamente pasquale, secondo la leggenda, nacque come offerta alla Sirena Parthenope come atto di devozione da parte del popolo. Ma non tutti sanno che la grata di pastafrolla, ovvero le strisce che si incrociano sopra il ripieno fatto di ricotta e grano, non vanno fatte a casaccio. Devono essere in un numero complessivo di sette, quattro in un senso e tre nel senso trasversale, a formare la planimetria di Neapolis, cioè del centro storico della Napoli attuale.

Esse rappresentano i tre Decumani e i quattro Cardini della città antica greca. Il grano, con la ricotta richiama il pane romano di farro del “confarratio“: il pane in uso nel rito matrimoniale romano. E ricordano le focacce rituali diffuse in epoca paleocristiana, composte da latte e miele che i catecumeni ricevevano nella notte di Pasqua al termine della messa.

Il numero sette ricorre nella ricetta tradizionale della pastiera napoletana: sette infatti sono gli ingredienti utilizzati. Farina, ricotta, grano, uova, l’acqua di mille fiori, il cedro e le spezie aromatiche.

Le strisce della pastiera devono quindi riprendere la pianta del centro storico di Napoli, che è attraversato da 3 decumani, paralleli alla costa:

Decumano superiore: via della Sapienza, via dell’Anticaglia, via Santi Apostoli.
Decumano maggiore: via dei Tribunali.
Decumano inferiore (Spaccanapoli): via Benedetto Croce, via S. Biagio dei Librai, via Vicaria Vecchia, via Giudecca Vecchia.

I decumani si incrociano a 4 cardini, i vicoli del centro storico di Napoli:

Vico S. Gaudioso, via Atri, via Nilo, via Giovanni Paladino
Vico Limoncello, Vico Cinquesanti, via S. Gregorio Armeno
via Duomo
Vico Grotta della Marra, Vico Sedil Capuano, via delle Zite

aprile 8, 2020

COVID-19 E PIZZA CON L’ERBA

di Celestino Genovese.
Quest’anno per le restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19 ci mancherà moltissimo la pizza con l’erba, una delle colonne portanti della tradizione pasquale. Tra i nostri amici di FB soltanto una minoranza (per quanto consistente) può comprendere a cosa ci riferiamo: si tratta di quelli che condividono le nostre origini e che sanno quindi cosa sia la pizza con l’erba. È una tradizione del territorio più prossimo al capoluogo irpino e che consiste in una sorta di focaccia preparata con la pasta del pane, farcita con quattro erbe selvatiche: la borragine, il cerfoglio, il cardo e la scarola. Quest’ultima è l’unica che si coltiva nell’orto, mentre le altre sono verdure spontanee che possono essere raccolte soltanto nel periodo primaverile coincidente con la Pasqua. E infatti è proprio il Venerdì Santo, quando si mangia di magro, che il cibo penitenziale (si fa per dire…) è rappresentato da questa povera, ma nobilissima focaccia.
Negli ultimi anni, su suggerimento prezioso di un’amica, avevamo trovato strategicamente comodissimo il negozio di un fornaio a poca distanza dall’uscita dell’autostrada A16 ad Avellino, dove potevamo approvvigionarci per poi rientrare in autostrada e proseguire per la nostra casa di campagna.
Ecco, quest’anno il rito s’interromperà giacché la pizza con l’erba non consente una soluzione autarchica per chi vive nel cuore del quartiere Vomero nella città partenopea. Come procurarsi infatti le erbette selvatiche? Potremmo ripiegare sulla pur gradevole pizza di scarola, lontana parente metropolitana della nostra focaccia, ma è una parente con un temperamento molto diverso, che sta alla pizza con l’erba come il pollo di batteria sta al pollo ruspante di una volta…
gennaio 31, 2015

In Sicilia il gelato più buono d’Italia!

In Sicilia il gelato più buono d’Italia! Nella Top 15 cinque gelatieri siciliani: Ecco chi sonoLa Sicilia è da sempre considerata una delle regioni più importanti dove gustare un buon gelato artigianale. Ci sono ben cinque siciliani tra i migliori gelatieri italiani eletti al Sigep, il salone italiano di gelateria, pasticceria e panificazione che si è svolto a Rimini e giunto alla 36esima edizione. La Sicilia è stata la regione italiana a piazzare più gelatieri nella Top 15. In classifica troviamo al quinto posto Giovanna Musumeci, della prestigiosa pasticceria Santo Musumeci di Randazzo (Catania), Colori, sapori e profumi di Sicilia queste sono le loro prerogative. In ottava posizione Maurizio Liparoti, della gelateria Liparoti di Trapani dove oltre a buonissimi gelati si possono gustare delle superbe granite. Al dodicesimo posto troviamo Francesco Campisi, della gelateria Dolcegelato di Bagheria (Palermo), dove i gelati sono fatti con ingredienti di primissima qualità. In tredicesima posizione Antonio Adamo, del Caffè Adamo di Modica (Ragusa), dove si può gustare una granita al pistacchio divina. Infine al quattordicesimo posto troviamo Nicola Antonio Salerno, de Il Bignè di Caltanissetta, nel cuore della Sicilia con la fantastica idea di avere un gusto di gelato particolare ogni mese. Insomma un buon motivo per fare un bel giro della Sicilia da Nord a Sud e da Ovest ad Est, all’insegna del buon gelato e dei mille profumi e colori che offre l’isola.

dicembre 29, 2014

Mercato, produzione e consumo di spumanti – rapporto OIV 2014.

spumanti oiv 2014 1

OIV ha recentemente pubblicato un rapporto dettagliato sul mercato e sulla produzione di vini spumanti nel mondo, che riportiamo in questo post preNatalizio, particolarmente indicato visto il periodo. Secondo il rapporto, gli spumanti rappresentano una fetta inferiore al 10% della produzione e del commercio globale, ma sono una categoria decisamente in crescita. Interpolando i dati del rapporto, troviamo una crescita dei consumi media tra il 2002 e il 2013 di circa 0.8-0.9 milioni di ettolitri annui, per un consumo che ha raggiunto i 15.4 milioni di ettolitri nel 2013. Dieci di questi 15 milioni sono concentrati in 5 mercati: Germania, Francia, Russia, Stati Uniti e Italia. Con dinamiche diverse, come ben sapete: alla crescita forte degli USA e della Russia si contrappone il declino dell’Italia. Confrontando poi i dati di produzione con quelli di consumo si possono fare delle bilance commerciali degli spumanti. Come immaginerete, Italia, Francia e Spagna sono i tre grandi esportatori netti mondiali… entriamo nel dettaglio dei numeri.

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aprile 6, 2014

A pasqua si mangia la pastiera napoletana.

La Pastiera è uno dei dolci simbolo della tradizione napoletana in cui si incrociano le tradizioni familiari e la scuola pasticcera classica. Secondo una antica leggenda, nasce quando una volta sulla spiaggia le mogli dei pescatori lasciarono nella notte delle ceste con ricotta, frutta candita, grano e uova e fiori d’arancio come offerte per il “Mare”, affinché questo lasciasse tornare i loro mariti sani e salvi a terra.

Al mattino ritornate in spiaggia per accogliere i loro consorti notarono che durante la notte i flutti avevano mischiato gli ingredienti ed insieme agli uomini di ritorno, nelle loro ceste c’era una torta: la Pastiera. Sicuramente questo dolce, con il suo gusto classico poco zuccherino e rinfrescato dai fiori d’arancio, accompagnava le antiche feste pagane per celebrare il ritorno della Primavera: la ricotta addolcita è la trasfigurazione delle offerte votive di latte e miele tipiche anche delle prime cerimonie cristiane. a cui si aggiungono il grano, augurio di ricchezza e fecondità e le uova, simbolo di vita nascente.

http://www.lucianopignataro.it/a/la-pastiera-napoletana/2909/

marzo 28, 2014

La carne dei poveri.

Effetti benefici dei ceci: detti la carne dei poveri, ricchi di proprietà nutritive
Detti la carne dei poveri, i ceci sono uno dei 10 alimenti che non dovrebbero mai mancare nel frigo, grazie alle numerose qualità in grado di favorire il benessere del nostro corpo.Vi suggeriamo inoltre la ricetta degli hamburger di ceci che vi faranno apprezzare le qualità del legume.

Effetti benefici dei ceci: dAltro…

Non Sprecare

http://www.nonsprecare.it/effetti-benefici-dei-ceci-ricetta-hamburger-di-ceci

gennaio 23, 2014

Mangiar bene conviene, menu 5 colori benessere costa 5 euro.

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Costa appena cinque euro mettere in tavola un pasto bilanciato e gustoso a base di frutta e verdura di stagione e ispirato ai cinque colori del benessere, tema dalla campagna ”Nutritevi dei colori della vita” promossa da Unaproa (Unione tra le organizzazioni di produttori ortofrutticoli e agrumari) che oggi ha fatto tappa a Roma, all’Istituto Alberghiero di Trastevere “V. Gioberti”. Qui i ragazzi del quinto anno hanno ideato e proposto un menu low cost e veloce, quindi doppiamente al passo coi tempi, dimostrando che la qualità alimentare conviene alla salute e al portafogli. ”Il progetto ha una valenza sociale oltre che economica – ha detto il presidente di Unaproa Ambrogio De Ponti – per dire che se la crisi economica obbliga a strategie di risparmio anche alla spesa alimentare, questo, però, non può e non deve andare a discapito della salute: una dieta sana ed equilibrata non può prescindere da alcuni componenti, come un consumo quotidiano e variato di frutta e verdura. Proprio da qui – ha sottolineato – nasce la sfida lanciata dalla nostra campagna nazionale ‘Nutritevi dei colori della vita’ che illustra anche lo sforzo di innovazione dell’offerta che, con insalate pronte e confezioni monodose, va incontro alle mutate esigenze”. ”Oggi è stato smentito il pregiudizio che una dieta ricca di questi alimenti sia necessariamente economicamente svantaggiosa” ha osservato il segretario generale Unione Nazionale Consumatori Massimiliano Dona che ha chiesto ai futuri professionisti del settore Ristorazione, gli allievi dell’Alberghiero, di farsi ”piccoli divulgatori della salute a tavola”. Frutta e verdura hanno regalato oggi – grazie all’impegno degli studenti che con entusiasmo si sono cimentati alla prova del pasto nei colori rosso, verde, bianco, giallo-arancio e blu-viola previsto dall’iniziativa Unaproa –