Gennarino Capuozzo

Di Beppe Sarno

Ottanta anni fa dal 28 settembre  fino al 1° ottobre 1943 il popolo di Napoli insorgeva contro i tedeschi.  Quell’insurrezione è passata alla storia come “Le quattro giornate di Napoli”.

Per una specie di pudore che la maggior parte della gente non sospetta in una popolazione ritenuta per lo più superficiale ed egoista poco avvezza al bene comune, i napoletani non hanno mai parlato a sufficienza di queste meravigliose giornate con l’enfasi ed il clamore che meriterebbero.

In quell’ora straordinaria fu visto il popolo degli impiegati, degli operai, degli abitanti dei  bassi, dei marinai e dei soldati traditi dai loro generali, tenere testa all’esercito tedesco, un esercito che seppure in ritirata faceva ancora paura per l’organizzazione e l’efficienza dei suoi soldati. Quella macchina di morte faceva ancora paura al mondo.

Si sarebbe persa la memoria e il senso di quei giorni se Nanni Loy non  avesse riproposto in un bellissimo film la storia di quella “impossibile” ribellione.

Durante le quattro giornate, Napoli martoriata dai bombardamenti, disse no ad una guerra che non riteneva sua  e lo disse con le armi in pugno. La sua tradizionale pazienza si trasformò in furore.

La bestialità tedesca aveva superato ogni limite e venne il momento di dire basta!

Fu il comando tedesco della città che riteneva i napoletani un popolo di servi, facilmente addomesticabile e non un popolo di uomini liberi, furono le deportazioni, gli incendi  e le mille sopraffazioni che fecero precipitare il dramma.

Il 12 settembre un giovane marinaio livornese venne fucilato e legato ai cancelli dell’Università data in fiamme e i napoletani furono costretti ad inginocchiarsi e ad applaudire mentre i cineoperatori delle SS riprendevano lo spettacolo a beneficio del gerarca Goebbels. L’11 settembre furono fucilati  dieci ufficiali di Nola e nel frattempo venivano bruciati gli archivi  della storia meridionale a riprova dell’odio dei nazisti per la cultura. Il 29 settembre moriva un eroe molto piccolo che aveva undici anni. Il suo nome era Gennarino Capuozzo. Napoli si è riconosciuta in quel piccolo eroe e la sua ribellione ha acceso la Resistenza di un popolo che porta  dentro di sé una sofferenza  storica, che gli ha dato la forza di scrivere una pagina fondamentale  della Liberazione dal giogo fascista e nazista.

Oggi che la marea nera sta per andare al potere con una legge elettorale liberticida e anti costituzionale ho voluto ricordare  a me stesso il piccolo Gennarino Capuozzo di undici anni morto per la democrazia.

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