Di Beppe Sarno
Agli onorevoli Salvini e Meloni non è parso vero di poter riprendere la polemica razzista contro il mondo islamico, arrivando a chiedere le dimissioni del ministro Lamorgese, che ha dimostrato di saper fare il suo lavoro, ritenendola responsabile della strage di Nizza. Anche da parte governativa non vi è stato se non un balbettio teso a giustificare la circostanza che il terrorista di Nizza non era stato individuato durante il suo passaggio sul territorio italiano.
Il terrorismo da qualunque parte arrivi va condannato e ogni comunità statale ha il diritto ed il dovere di fermarlo e sanzionarlo con le misure più severe. Dopo la condanna del terrorismo e la solidarietà nei confronti delle vittime però bisogna passare alla riflessione per capire e per evitare che una comunità diventi islamofoba senza capire il problema in tutte le sue sfaccettature.
Da qualche tempo giovani mussulmani francesi commettono feroci assassini come quello del professore Paty e delle vittime della chiesa di Nizza. Questi atti come reazione annullano la possibilità di aprire un dibattito sul problema e capire il mondo islamico che ormai è componente integrata nella nostra comunità nazionale. Dimentichiamo così tutti quelli che vengono trattati come schiavi nelle campagne italiane, tutti quelli che lavorano sottopagati e quelli che sopportano duri sacrifici pur di acquistare la cittadinanza italiana.
Salvini, Meloni e le destre razziste spingono verso la militarizzazione del pensiero. Chi non è arabo chi non è di religione islamica deve essere per forza contro il mondo islamico e deve ignorare il patrimonio culturale dell’Islam così vario e complesso. Di converso i nichilisti islamici scavano per creare una barriera fra loro e il mondo occidentale e così abbiamo due eserciti che non desiderano altro che lo scontro frontale.
L’odio così cancella quei valori di giustizia, libertà, uguaglianza che provengono dalla nostra cultura di cui la nostra Carta Costituzionale è testimone. Sarebbe blasfemo affermare che questi valori non siano vivi anche nella cultura e nel mondo islamico che cerca di dialogare con noi al di sopra di chi questi valori vorrebbe negarli. L’obbiettivo da una parte e dall’altra è quello di impedire la creazione di una “globalizzazione” del pensiero dove le varie culture ragionano insieme per affrontare i veri problemi che assillano la comunità globale quali ambiente, cambiamenti climatici, epidemie, fame ed il fenomeno delle migrazioni. Problemi comuni che andrebbero affrontati col dialogo e con la solidarietà.
Il Presidente francese Macron dice che il mondo musulmano è in crisi e forse è vero, però non dice che noi occidentali non aiutiamo l’Islam ad uscire dalla crisi nel momento in cui alimentiamo xenofobia e i populismi islamofobi alla Salvini e alla Meloni.
Eppure il radicalismo islamico storicamente, almeno nell’epoca moderna, nasce in Afganistan dopo l’invasione da parte degli Usa e dei suoi servizi segreti che hanno finanziato migliaia di giovani addestrandoli al terrorismo. Contemporaneamente l’Iran ha fatto a sua volta scelte radicali. L’occupazione dell’Iraq motivata da inesistenti pretesti da parte americana ha continuato ad alimentare movimenti islamici radicali. Venendo ai giorni nostri la situazione è andata peggiorando grazie al regime di Assad che aiutato da Putin ha distrutto la società siriana. Il terrorismo islamico ha quindi molti padri, che eliminando la politica e l’autodeterminazione hanno creato una situazione in cui il radicalismo islamico si sostituisce a cittadini in possesso di diritti politici, organizzazione, cultura e coscienza democratica. Un giorno, alcuni anni fa, viaggiando in treno da Marrakech a Casablanca assistetti ad una discussione fra due giovani che parlavano del cinema italiano con una competenza e conoscenza della materia che mi lasciarono sbalordito.
Dall’11 settembre 2001, ma già prima, una parte del mondo occidentale, grazie ai mass media, ha individuato nel terrorismo islamico il male assoluto salvo poi allearsi con i peggiori regimi dittatoriali del medio oriente.
L’odio del terrorismo islamico trova terreno fertile perché nel modo occidentale nessuno ha condannato le stragi in Afganistan, in Iraq, in Siria. Quante vittime innocenti musulmane sono morte per mano del civilissimo e democratico occidente. Il civilissimo Stato d’Israele utilizza l’alibi del terrorismo per attuare un vero e proprio genocidio nei confronti del popolo Palestinese, ma noi guardiamo dall’altra parte perché chi si allea con noi può commettere qualsiasi nefandezza.
C’è quindi da una parte il nichilismo islamico che aumenta la spirale del terrore e dall’altra il razzismo antimusulmano: due facce di una stessa medaglia.
Questo razzismo antimusulmano, che dimentica il colonialismo le stragi nel mondo arabo, l’iprite, il generale Graziani, solo per parlare dell’Italia, ma la Francia, l’Inghilterra, la Germania, gli Usa non sono da meno, anzi!, non è la chiave per affrontare e risolvere il problema, perché come dicevo all’inizio il mondo arabo non è rappresentato dal nichilismo islamico, che invece trova terreno fertile quando si compie una discriminazione generalizzata nei confronti del mondo e della cultura araba. Questo sentimento di discriminazione è il brodo di coltura del radicalismo terroristico.
Se non si affronta il problema con una riflessione seria ed accurata sulla crisi dell’islam come specchio di una crisi globale, che può solo peggiorare se non precipitare e non affrontata nella maniera giusta e nel più breve tempo possibile, rischiamo di assistere ad altri efferati assassini, divenendone consapevolmente complici.
Bisogna assumersi le proprie responsabilità pe rigettare ogni forma di razzismo e combattere le rivendicazioni di superiorità entica e religiosa. Papa Francesco ce lo dice ogni giorno ed io come socialista e cattolico non riesco a non condividere il suo pensiero.
Dice un vecchio adagio al peggio non c’è mai fine ed io aggiungo che il peggio non avvisa quando arriva.