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marzo 3, 2022

“Coloro che non ricordano il passato saranno condannati a viverlo di nuovo”

Di Beppe Sarno

La Russia ha lanciato un’operazione su vasta scale  dell’Ucraina dopo che il presidente Vladimir Putin ha autorizzato, quella che ha definito, una “operazione militare speciale” nell’est.

l’occidente sia essa L’Europa che l’America hanno condannato questa operazione e l’Europa compresa l’Italia si è prestata ad inviare armi e personale militare a sostegno per l’esercito. Il governo Draghi cancellando di fatto l’articolo 11 della Costituzione in cui espresso il sacro principio il ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie si è assunta la grave responsabilità di entrare in una guerra al fianco di uno dei contendenti.

I bombardamenti nella regione del Donbass si sono intensificati quando Putin ha riconosciuto le due regioni separatiste di Donetsk e Luhansk come indipendenti e ha ordinato il dispiegamento di quelle che ha chiamato forze di pace, una mossa che l’Occidente ha definito l’inizio di un’invasione.

Mercoledì, i separatisti hanno lanciato un appello a Mosca per chiedere aiuto per fermare la presunta aggressione ucraina – affermazioni che gli Stati Uniti hanno respinto come propaganda russa.

La Russia ha lanciato un’invasione su vasta scala giovedì poco dopo che Putin ha detto di aver autorizzato un’azione militare per difendersi da quelle che ha detto essere minacce provenienti dall’Ucraina.

I missili russi hanno colpito diverse città ucraine, tra cui Kiev, mentre l’Ucraina ha riferito di colonne di truppe che si riversavano attraverso i suoi confini nelle regioni orientali di Chernihiv, Kharkiv e Luhansk e sbarcavano via mare nelle città di Odessa e Mariupol nel sud.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha dichiarato la legge marziale e ha fatto appello ai leader mondiali per imporre tutte le possibili sanzioni alla Russia, incluso Putin, che ha accusato di voler distruggere lo stato ucraino.

Immediatamente gli Stati occidentali si sono accordati per infliggere pesanti ritorsioni economiche alla Russia fra cui quello di tagliare la Russia fuori dal sistema finanziario SWIFT.

Da due giorni sono iniziate le trattative fra i rappresentanti dell’Ucraina e rappresentanti della Russia per cercare di fermare la guerra.

Cosa chiede La Russia per fermare la guerra?  la richiesta principale Di Putin e che le nazioni ex sovietiche come Bielorussia Georgia Ucraina non facciano mai parte della NATO così come in buona sostanza riconosciuto dai precedenti accordi internazionali. L’America risponde che allo stato attuale L’Ucraina non è in possesso dei requisiti democratici per accedere all’organizzazione mondiale della NATO.

L’Ucraina dal canto suo chiede l’istituzione di una no-flyzona  e   la sospensione degli attacchi militari.

Infine il Presidente Putin ha chiesto la “denazificazione” dell’esercito di Kiev con la messa al bando del “battaglione Azov” che è l battaglione Azov è un reggimento della Guardia nazionale ucraina che  nel maggio del 2014  è stato nei ranghi delle forze armate di Kiev. Il battaglione neonazista è stato anche associato a accuse di tortura e di abusi dei diritti umani e continua d essere tra i più tenaci e feroci oppositori delle milizie separatiste filorusse che hanno occupato una parte delle province di Donetsk e Lugansk.

Oggi l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione a schiacciante maggioranza che chiede alla Russia di fermare gli attacchi nei confronti dell’Ucraina.

Mentre l’intero mondo occidentale si sbraccia nel definire Putin un pazzo furioso paragonandolo ad Hitler, nessuno si domanda se l’America e l’Europa vogliono veramente la pace o invece come alcuni compagni sottolineano l’America, a soprattutto L’Europa, o almeno una parte dell’Europa non ha interesse alla pace.

Tutto questo mentre il mondo ignora completamente ciò che avviene in Siria bombardata quotidianamente da Israele e la guerra civile in Yemen rappresenta la più grande crisi umanitaria di oggi. Questa guerra va avanti da più di sei anni, e l’invasione del paese è stata condotta dall’Arabia Saudita, volendo mettere al potere il “suo popolo” in quel paese. È poco da dire che si tratta di una catastrofe umanitaria e umana totale perché oltre 2 milioni di bambini sono affamati e affamati per le strade di città e villaggi devastati. Le operazioni saudite nello Yemen sono state assistite dai loro alleati, Stati Uniti, Gran Bretagna ed Emirati Arabi Uniti. La prima richiesta di Putin di fatti è rivolta ai paesi occidentali perché è da loro che deve essere accettato il principio che l’Ucraina non entrerà mai nella Nato e certamente non basta una semplice rassicurazione del premier inglese, ma è sicuramente necessario un atto formale.

Il problema è invece un altro Putin: chiede la denazificazione dell’esercito. Il battaglione Azov detto anche la legione straniera Ucraina è una parte consistente dell’esercito Ucraino che si ispira a principi neonazisti di cui gli stati europei fingono di non accorgersi.

Andriy Yevhenovych Biletsky è un politico di estrema destra nazionalista bianco ucraino e leader del partito politico National Corps. Fu il primo comandante della milizia volontaria Azov Battalion, e co-fondatore del movimento nazionalista Social-National Assembly. Dal 2014 al 2019 Biletsky è stato membro del parlamento ucraino.

Intanto i nazionalisti ucraini che fanno arte dell’esercito ucraino usano la bandiera gialla e blù con lo stesso logo  (la runa “Wolfsangel”) che era  usata dalla 2a divisione SS Panzer “Das Reich” nella seconda guerra mondiale. Il loro leader, Andriy Biletsky, una volta disse che lo scopo dell’Ucraina era di “guidare le Razze Bianche del mondo in una crociata finale” contro “Untermenschen a guida semita”. Gli attivisti del partito nazionalista ucraino tengono nelle loro sedi il ritratto del leader dell’UPA Stepan Bandera.

Vediamo nelle immagini televisive il Presidente Zelinsky con alle spalle la bandiera Ucraina con il logo dei Wolfsangels simbolo nazista.

Il 22 gennaio 2010, il presidente uscente dell’Ucraina Viktor Yushchenko ha conferito a Stefan Bandera il titolo postumo di Eroe dell’Ucraina. Il titolo fu poi revocato per le proteste della comunità internazionale.

Bandera fu in gran parte responsabile dei massacri di civili polacchi e in parte dell’Olocausto in Ucraina. Per aver orchestrato l’assassinio nel 1934 del ministro dell’Interno polacco Bronisław Pieracki, Bandera fu condannato a morte ma la sentenza fu commutata in ergastolo. Nel 1939, in seguito all’invasione congiunta tedesco-sovietica della Polonia, Bandera fu rilasciato dalla prigione e si trasferì a Cracovia, nella zona della Polonia occupata dai tedeschi.

L’Olocausto in Ucraina ha avuto luogo nel Reichskommissariat Ucraina, nel governo generale, nel governo generale della Crimea e in alcune aree sotto il controllo militare a est del Reichskommissariat Ucraina (tutte sottomesse alla Germania nazista), nel Governatorato della Transnistria e nella Bucovina settentrionale (entrambe occupate dal quest’ultima annessa alla Romania) e la Rutenia dei Carpazi (allora parte dell’Ungheria) nella seconda guerra mondiale. Le aree elencate fanno oggi parte dell’Ucraina.[ Tra il 1941 e il 1944, più di un milione di ebrei che vivevano nell’Unione Sovietica furono assassinati dalle politiche di sterminio della “Soluzione finale” della Germania nazista. La maggior parte di loro fu uccisa in Ucraina perché la maggior parte degli ebrei sovietici prima della seconda guerra mondiale viveva nel Pale of Settlement, di cui l’Ucraina era la parte più grande.

Stefan Bandera è il riferimento storico della Brigata di Azov che è parte integrante dell’esercito dell’Ucraina con cui noi oggi ci apprestiamo a combattere contro l’orso sovietico. I soldati italiani vanno a combattere al fianco di gente che ha a celebrato il compleanno di Hitler nel 2018 distruggendo un campo rom a Kiev e inseguendo i suoi residenti terrorizzati, compresi i bambini, per le strade. Il compleanno di Bandera, il 1 gennaio, è diventato una festa ufficiale ucraina.

Il Presidente Ucraino  Zelensjy chiede aiuto ad Israele che  allo stato sembra non inviare personale militare. Certo mi domando come potrebbe un ebreo combattere sotto la bandiera che porta il  logo  (la runa “Wolfsangel”) che era  usata dalla 2a divisione SS Panzer “Das Reich” nella seconda guerra mondiale?

Alla richiesta di Zelensky ha risposto il  primo ministro israeliano Naftali Bennett che ha rifiutato la richiesta del presidente ucraino di fornire assistenza militare alla nazione dell’Europa orientale assediata, anche se ha inviato aiuti umanitari e ha votatao a favore della risoluzione dell’ONU che condanna l’occupazione militare dell’Ucraina.

 I media occidentali sono rimasti per lo più in silenzio sul ruolo dei gruppi nazisti neo e classici nel Maidan e nella guerra nell’Ucraina orientale, scegliendo di eliminarli dalla narrativa sull'”aggressione russa” che hanno creato. Nessuno ne parla e se qualche vago accenno vien fatto viene subito messo a tacere.

La domanda sorge spontanea: perché?

La pietà e la solidarietà per il popolo ucraino sofferente non ci deve far dimenticare che come è stato detto “non si può manifestare per la Pace senza denunciare il progetto americano ed europeo di spingere tutto l’Occidente ad una politica di guerra rappresentando con un bombardamento mediatico martellante ed unilaterale la Federazione Russa come il nemico frontale da combattere tentando di sanare tutti gli atti criminosi di guerra ed aggressione commessi dal 1991 in poi dagli usa e dalla nato in Europa e nel mondo per imporre in modo violento un modello politico economico e finanziario, ormai in crisi drammatica , che sta distruggendo ovunque le società civili, i valori umani e le risorse naturali e le istituzioni  democratiche” (F. Bartolomei).

 La Germania si è fatta capofila di questa escalation antirussa e allora sorge il sospetto che la Germania abbia interesse che la guerra non si fermi e duri a lungo per poter giustificare nei confronti della comunità internazionale la sua corsa al riarmo annunciata  dal cancelliere  tedesco, Olaf Scholz, il quale nel corso di un intervento al Parlamento in cui ha condannato aspramente l’attacco russo all’Ucraina ha dichiarato che Il governo federale tedesco intende finanziare le Forze armate (Bundeswehr) con un fondo speciale da 100 miliardi di euro.

La Germania al di là della propaganda mediatica si appresta diventare una potenza militare oltre che economica e quindi è chiaro che la volontà dei suoi governati è quella di  costruire la quarta potenza politica ed economica mondiale dopo l’America, la Russia e la Cina. Questo significa la morte del sogno europeo e la riduzione dell’Italia ad un paese insignificante sul piano internazionale pronto ad obbedire al dittatore di turno.

ottobre 6, 2020

L’enciclica di Papa Francesco fra mistica e politica.

Ho letto  con emozione l’Enciclica “Tutti fratelli” di Papa  Francesco.

C’è tanta roba e nessuno può esimersi dal ragionare con attenzione su questo documento che Papa Francesco  ha pubblicato domenica scorsa. Questo documento scritto per parlare prima di tutto ai potenti, per la sua importanza si erge al di sopra di ogni contrasto ideologico e morale. Né qualcuno avrebbe ragione di farsi alibi dello scudo di essere non credente: per primo perché gli argomenti affrontati in tutta la loro drammaticità sono indirizzati all’universo mondo e poi perché l’autorità di Francesco e la sua dignità sono la dignità della Chiesa cattolica che ha per fondamento indiscutibile la storia di venti secoli e la fede di centinaia di milioni di persone.

Non è dunque Papa Francesco l’eretico o il comunista che parla ma è la Chiesa cattolica che parla per bocca di lui con un messaggio che comporta una visione moderna della fede in stretta coerenza con il messaggio evangelico. Soltanto pochi anni fa esprimersi con un linguaggio simile sarebbe stato impossibile. Sarebbe, pertanto riduttivo definire Papa Francesco socialista o men che mai comunista, implicherebbe una visione fuorviante e falsa del suo messaggio. Con questo documento il Pontefice apre una strada ideologica lungo la quale uomini dalle diverse esperienze possano incontrarsi e mettere a confronto le rispettive idee per operare insieme un rinnovamento politico ed ecclesiale partendo dal presupposto che siamo “fratelli tutti”.

Negli otto capitoli dell’enciclica  Papa Francesco insiste su alcuni  punti specifici: i confini, la nozione di “guerra giusta” e la proprietà privata, la distorsione della globalizzazione e il peccato mortale del populismo. 

Un papa a parole non fa politica. Ma i Pontefici hanno sempre fatto influenzato la politica con le loro azioni ed i loro messaggi. Senza andare troppo indietro basti ricordare Benedetto XV che cercò invano di riportare i belligeranti della Prima guerra mondiale al tavolo dei negoziati; Pio XI  che denunciò l’ideologia nazionalsocialista nell’enciclica Mit brennender Sorge del 1937. Pio XII sottolineò la necessità della rapida costruzione di un’unione europea. E che dire di papa Paolo VI e Giovanni XXIII. Giovanni Paolo II ha fatto crollare l’Impero Comunista con le sue parole. Benedetto XVI, da intellettuale, ha messo in guardia le democrazie europee, in particolare sul veleno di un relativismo di principio.  Francesco dalla sua elezione non ha mai smesso di condannare il neoliberismo, il nazionalismo e l’individualismo. 

Non a caso l’enciclica è stata firmata ad Assisi presso la tomba di San Francesco. Non a caso nell’introduzione all’Enciclica egli si riferisce al santo di Assisi come suo ispiratore che “Dappertutto seminò pace accanto ai poveri, agli abbandonati, ai malati, agli scartati, agli ultimi.” “I sogni si costruiscono insieme”.   

Il papa riprende tutte le sue lotte per i poveri, i migranti, i disoccupati, gli abbandonati, contro ogni forma di violenza, contro il razzismo, nello spirito della ” cultura dell’incontro»

Questa cultura secondo Francesco deve diventare la base delle relazioni politiche, nazionali e internazionali. In quanto tale, riconosce di essere stato ispirato dal grande imam del Cairo, Ahmad al-Tayyeb, che cita più volte nel testo.

L’enciclica è una lettera pastorale del Papa della Chiesa cattolica su materie dottrinalimorali o sociali, indirizzata ai vescovi della Chiesa stessa e, attraverso di loro, a tutti i fedeli, ma in questo caso a tutta l’umanità. Questa lettera, che è un intero programma politico della Chiesa Cattolica assume, questa volta, la forza dell’insegnamento ecclesiale poiché appunto un’enciclica entra solennemente nel patrimonio della Chiesa e lì resta. 

La storia sta dando segni di un ritorno all’indietro” dice Francesco  perché l’individualismo connesso non crea relazione ma solitudine; l’onnipotenza promessa dalla globalizzazione è appena riuscita magistralmente contro un virus. Pertanto, dobbiamo ricostruire tenendo presente che la cultura della globalizzazione, che fa prevalere il mercato sugli stati nazione “unifica il mondo ma divide le persone e le nazioni, perché la società globalizzata ci rende vicini ma non ci rende fratelli.”

Il papa si domanda “Che cosa significano oggi alcune espressioni come democrazia, libertà, giustizia, unità?” la risposta è “sono state manipolate e deformate per utilizzarle come strumenti di dominio, come titoli vuoti di contenuto che possono servire per giustificare qualsiasi azione.” E ancora “ la libertà diventa un’illusione che ci viene venduta e che si confonde con la libertà di navigare davanti ad uno schermo.”

Quindi è necessario collocare ” la nobiltà ” della ” buona politica ” laddove l’economia liberale aveva preso il suo posto facendoci credere che la politica sia solo quella cattiva. Per questo diventa necessario imporre, al centro di questa politica, il “migrante ” e il “ povero ”, simboli del “ fastidio ” che nessuno vuole se non rivelando gli “ egoismi ” che il Papa rinnega attaccando come mai il “ nazionalismo xenofobo ”, il razzismo , ” Il dogma della fede neoliberista “. Denuncia: “ Sia negli ambienti di certi regimi politici populisti sia sulla base di approcci economici liberali, si sostiene che l’arrivo dei migranti debba essere evitato a tutti i costi. ” Francesco cita un passo del Vangelo in cui Cristo dice “ero straniero e mi avete accolto”. Raccontando la parabola del Buon Samaritano, che secondo il Vangelo, raccoglie, guarisce, salva uno straniero aggredito e ferito sul ciglio della strada spiega il valore della solidarietà e ci invita a lottare contro “le cause strutturali della povertà, la disuguaglianza, la mancanza di lavoro della terra e della casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi. Far fronte agli effetti distruttori dell’impero del denaro. La solidarietà intesa nel suo senso più profondo, è un modo di fare la storia ed è questo che fanno i movimenti popolari.”

Per il Pontefice i cattolici sono  tentati di seguire queste ” preferenze politiche “, in particolare i nazionalisti. Questo per lui è “ inaccettabile ”, non solo perché “ nessuno Stato nazionale isolato è in grado di assicurare il bene comune alla sua popolazione ”, ma anche perché ” l’umanesimo che contiene la fede deve mantenere un vivo senso critico ” di fronte a ” varie forme di nazionalismo ” e ” atteggiamenti xenofobi “.: “ Dobbiamo riconoscere la tentazione che ci attende di perdere interesse per gli altri, soprattutto i deboli. 

Castigando ” la pigrizia sociale e politica “, egli quindi condanna ” la dittatura invisibile dei veri interessi nascosti ” che suggerisce che ” nessuno può rimediare” alla situazione. Al contrario, l’obiettivo è di realizzare ” un’amicizia sociale inclusiva e una fraternità aperta a tutti ” attraverso ” una mistica della fraternità “.

Riconoscendo il valore della Nazioni Unite, uno dei cardini del suo sistema sono i “ movimenti popolari che riuniscono disoccupati e precari” che devono essere riconosciuti per una “ economia popolare e produzione comunitaria ”. Sono “ poeti sociali ” capaci di costruire una “ politica sociale ” non “ verso i poveri ” ma “ con i poveri ”.

Tre sono le conseguenze della sua analisi che impone come essenziali.

La prima tocca la delicata questione dei “confini ”. Per Francesco “i limiti e le frontiere degli Stati non possono opporsi ” all’arrivo di un migrante perché non è un “ usurpatore ”. Quindi “ nessuno può essere escluso, non importa dove sia nato ” poiché “ogni paese è anche quello dello straniero ”. E ‘quindi ” importante applicare il concetto di cittadinanza ai migranti arrivati ​​da tempo e integrati nella società” e “rinunciare all’uso discriminatorio del termine minoranze “. Infatti “i migranti, se li aiutiamo a integrarsi, sono una benedizione, una ricchezza, un dono che invita una società a crescere.“.

Il secondo riguarda la ” proprietà privata “. Francesco ricorda che non è esclusivo ma relativo alla sua ” funzione sociale ” di aiutare i più poveri. Esiste una “ subordinazione di ogni proprietà privata alla destinazione universale dei beni della terra e quindi il diritto di tutti al loro uso ”.

Citando Giovanni Paolo II il Pontefice afferma che “La tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata e ha ammesso in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata. Il principio dell’uso comune dei beni creati per tutti è il primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale, è un diritto naturale originario e prioritario.

Terzo richiamo alla nozione di ” guerra giusta “. Premesso che “La guerra non è un fantasma del passato, ma è diventata una minaccia costante. Il mondo sta trovando sempre più difficoltà nel lento cammino della pace che aveva intrapreso e che cominciava a dare alcuni frutti” La guerra come risoluzione delle controversie fra statinon è più pensabile: ” Non possiamo più pensare alla guerra come una soluzione, perché i rischi saranno probabilmente sempre maggiori dell’utilità ipotetica ad essa attribuita. Di fronte a questa realtà, è oggi molto difficile difendere i criteri razionali, maturati in altri tempi, per parlare di una possibile guerra giusta. Mai più la guerra. “perché “ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato.”

Francesco chiede quindi di trasformare i bilanci degli armamenti in un “ fondo mondiale ” per combattere la fame. E pone l ‘ “imperativo” della “totale eliminazione delle armi nucleari ” come ” obiettivo finale “. 

Infine In questo spirito, il Papa richiede anche l’eliminazione, ovunque, della pena di morte, ma non solo il Papa chiede anche con forza “il miglioramento delle condizioni carcerarie, nel rispetto della dignità umana delle persone private della libertà personale. E questo io lo collego con l’ergastolo perché l’ergastolo è una pena di morte nascosta.” 

Ancora una volta il Papa mette l’umanità di fronte ad una scelta: essere quelle persone che “si fanno carico del dolore” o “quelle che passano a distanza”.

 Con l’enciclica il Papa esorta i cattolici ad essere quelli che “si fanno carico del dolore”, ma noi come socialisti possiamo rimanere indifferenti alle indicazioni di Francesco in nome di un laicismo sterile ed improduttivo?

Io credo di no!

Penso infatti che nel pensiero socialista l’uomo acquista coscienza di se stesso, quando sotto l’impulso dei bisogni si rivela a sé stesso determinandosi nell’ambito della società in cui vive. In altri termini l’uomo acquistando coscienza della sua realtà e  del suo essere membro di una comunità, acquista pure coscienza dei suoi doveri morali verso sé stesso e verso il prossimo.  In questo senso il socialismo non è la negazione dei valori cristiani, ma vuole viceversa dare a questi valori il senso dell’azione nella realtà concreta ed è quello che Francesco ci invita a fare. Ecco perché i nostri valori laici non contrastano con i valori cristiani, perché la concezione socialista è l’aspirazione universale a realizzare con la forza della propria coscienza una essenza sociale sempre più armonica e giusta. Ora il socialismo consiste proprio in questa difesa del diritto degli uomini a soddisfare il  bisogno della propria coscienza a spezzare i limiti entro cui si trova racchiusa e ad abbattere quegli ostacoli che si oppongono al sua sviluppo.

gennaio 27, 2014

la guerra in Siria signifca anche questo.

Non ho capito molto di quello che sta succedendo in Sira, ma questa immagine non credo si presti a nessuna interpretazione. Un padre che piange il proprio figlio. Sopravvivere ad un figlio credo che sia la condanna più pesante che un uomo possa subire. certamente quel padre e quel figlio non avevano alcuna colpa.

gennaio 17, 2014

Ipcc, urge economia a basse emissioni CO2.

ROMA – Passare rapidamente ad un’economia a basse emissioni di carbonio. Questa la raccomandazione che sarebbe contenuta nella seconda parte del Quinto rapporto di valutazione (Ar5) – secondo alcune anticipazioni in circolazione – messo a punto dagli scienziati che studiano i cambiamenti climatici su mandato delle Nazioni Unite, l’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change). Per gli esperti le emissioni sono ancora in aumento e, se non si agisce subito, gli effetti saranno peggiori, con un aumento dei costi. L’anticipazione del documento, la cui pubblicazione ufficiale è attesa per la primavera, arriva dopo la presentazione di fine settembre dell’anno scorso a Stoccolma sulle linee generali contenute nel Quinto rapporto. Tra i punti messi in evidenza in questo ‘nuovo’ report, l’Ipcc affermerebbe che “ritardare le azioni di contrasto al riscaldamento globale farà aumentare i costi e, allo stesso tempo, porterà ad una riduzione delle opzioni” per scongiurare gli impatti peggiori dei cambiamenti climatici. Le emissioni di CO2 e di altri gas serra, nonostante gli sforzi internazionali, aumentano “in media del 2,2% all’anno tra il 2000 e il 2010, rispetto all’1,3% l’anno dal 1970-2000”. I fattori principali che hanno contribuito sono la “crescita economica” e “l’aumento costante della popolazione mondiale”. Il maggior contributo alle emissioni globali è derivato dalla “combustione di petrolio e carbone”; e secondo alcune proiezioni – messe a punto dagli esperti e legate all’uso del carbone per rispondere alla crescente domanda di energia elettrica – “le emissioni del settore potrebbero raddoppiare o triplicare entro il 2050 rispetto al livello del 2010”.

giugno 21, 2013

Onu: Israele ha torturato migliaia di bambini palestinesi!

isr
Le accuse dello Human Rights Group delle Nazioni Unite ai danni delle milizie israeliane sarebbero gravissime: abusi sessuali, tortura e maltrattamenti ai danni di minori palestinesi. Ai bambini, secondo il documento reso noto giovedì, durante i raid notturni venivano spesso legati i polsi in modo estremamente doloroso e, gli stessi, venivano poi trasferiti in centri di detenzione  senza darne comunicazione ai genitori.
 
I bambini subivano abusi durante le detenzioni, sia al fine di ottenere confessione che sulla base di decisioni arbitrarie dei singoli soldati, che non hanno voluto in alcun modo collaborare con la ricerca delle Nazioni Unite. Le stime parlano di 7000 bambini vittime di abusi dal 2002, in soli 11 anni. Il Report afferma che nonostante i bambini muoiano ingiustamente da entrambi i lati delle barricate, nei territori occupati essi rappresentino un numero estremamente alto nel computo totale delle vittime, proprio a causa di queste condotte tenute dall’esercito israeliano.
 
giugno 5, 2013

Oggi Giornata mondiale dell’Ambiente.

Il logo dell'Unep per la Giornata mondiale dell'Ambiente 2013 ROMA – Think, eat, save, cioe’ pensa, mangia e risparmia. E’ il motto di quest’anno della Giornata mondiale dell’Ambiente, che si celebra ogni anno il 5 giugno dal 1972 quando venne proclamata festivita’ dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Quest’anno la manifestazione principale e’ ospitata in Mongolia e invita a contrastare gli sprechi alimentari.

Ogni anno nel mondo un terzo del cibo prodotto viene gettato durante uno dei passaggi dal produttore al consumatore. Lo ricorda l’Unep, l’agenzia dell’Onu per l’ambiente, che ha scelto appunto il tema della ‘impronta alimentare’ per giornata mondiale per l’Ambiente per richiamare ciascuno alla responsabilita’ e poter diventare protagonista del cambiamento a sostegno di uno sviluppo sostenibile ed equo.

Questi 1,3 miliardi di tonnellate di derrate alimentari, spiega l’agenzia, del valore di mille miliardi di dollari, sarebbero sufficienti a nutrire gli 870 milioni di persone che ogni giorno non hanno da mangiare, oltre a rappresentare uno ‘spreco’ di emissioni di CO2.

Maggio 14, 2013

Trecento fabbriche tessili chiudono in Bangladesh per problemi di sicurezza dopo l’eccidio.

Dopo gli oltre 1100 morti del Rana Plaza, i lavoratori bengalesi chiedono sicurezza e dignità e il governo inizia a riconoscere i primi elementari diritti

 

Oltre mille e cento lavoratori sono dovuti morire nel disastro del Rana Plaza, perchè il problema del diritto alla sicurezza sul lavoro iniziasse a farsi strada in Bangladesh (1).

Oltre trecento fabbriche hanno chiuso i battenti nel distretto industriale della capitale Dhaka in seguito agli scioperi e alle proteste dei lavoratori, per i bassi standard di sicurezza e i salari troppo miseri.

Ieri il governo bengalese ha preso due decisioni importanti:

  • ha dato il permesso ai lavoratori tessili di formare sindacati anche “senza il permesso” dei padroni.
  • ha costituito un tavolo di trattative tra imprese e lavoratori per alzare la paga minima a 30 (trenta) euro al mese (sì, avete letto bene).

Se i diritti sono ancora al punto zero, qualcosa si sta muovendo.

In Bangladesh, molti dei quattro milioni  di lavoratori nel settore tessile  producono per famosi marchi occidentali, anche italiani. Detto in breve: lucrare dalla moda, licenziare in Europa e sfruttare fino alla morte nei paesi poveri.

Ora alcuni big della distribuzione (tra cui Zara) mostrano le lacrime di coccodrillo e intendono sostenere migliori standard di sicurezza proposti dall’International Labour Organization delle Nazioni Unite. Meglio tardi che mai.

aprile 7, 2013

L’Onu contro gli Usa: “chiudete Guantanamo”.

Clamoroso appello delle Nazioni Unite contro il paese cui tutto è stato fin qui permesso, in violazione di tutte le convenzioni internazionali.

Dal nostro punto di vista, è sempre troppo tardi. Ma ci sembra anche evidente che all’interno del “palazzo di vetro” gli equilibri siano andati cambiando negli ultimi anni. Con i paesi “emergenti” che ora hanno un peso oggettivo molto più alto di prima; il che restringe di molto la possibilità degli Usa di comportarsi come prima. Potere di veto o no.

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Imbarazzo a Washington dopo l’ultima bacchettata dell’Onu: l’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Navi Pillay ha chiesto di nuovo oggi al governo americano di chiudere la base prigione di Guantanamo affermando che il carcere per sospetti terroristi nell’isola di Cuba è «in chiara violazione della legge internazionale».

febbraio 23, 2013

Greece is facing a humanitarian crisis.

 

Gli indici UE sulla povertà mostrano che la Grecia è in crisi. Ma gli stati membri non ammetteranno mai che  i loro ‘salvataggi’ sono da biasimare per questo.

In genere le società europee sono abituate a pensare che le crisi umanitarie avvengano solo in seguito a calamità naturali, epidemie, guerre o conflitti civili. Che una crisi simile possa accadere in un paese europeo, e in particolare in un paese membro dell’Unione europea, per molti di noi sembra un fatto fuori questione.

 

 

CRISI UMANITARIA GRECIA – E tuttavia diversi esperti continuano a sostenere che la Grecia si trova attualmente nel bel mezzo di una crisi umanitaria. Il capo di Médecins du Monde, Nikitas Kanakis, la ONG greca più grande e più importante, è stato il primo a dichiararlo apertamente. In particolare la zona del porto di Perama, vicino ad Atene, è nel bel mezzo di un disastro umanitario. La Società Medica di Atene, la più grande organizzazione professionale di questo tipo, ha anche mandato una lettera formale alle Nazioni Unite con una richiesta di intervento.    http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2013/feb/11/greece-humanitarian-crisis-eu

novembre 29, 2012

Una buona notizia.

Onu, l’Italia voterà sì alla Palestina “Stato osservatore non membro”

 

Palazzo Chigi ha sciolto le riserve: questa sera l’Italia voterà sì alla risoluzione per il riconoscimento della Palestina come Stato osservatore non membro. Il voto è previsto per questa sera alle 21 italiane. La risoluzione, con ogni probabilità, passerà nonostante l’opposizione di Israele e Stati Uniti. Il presidente palestinese, Abu Mazen, che la scorsa notte si è incontrato a New York con il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e con emissari dell’amministrazione di Barack Obama, guida la delegazione che presenterà formalmente la risoluzione. I palestinesi sostengono di poter contare sul voto favorevole di almeno 140 dei 193 Paesi membri dell’assemblea e confidano di poter raccogliere ancora altri voti prima dell’inizio della sessione plenaria, che comincia alle 16 italiane. La riunione di oggi per far entrare la Palestina come osservatore non membro continua a provocare imbarazzi, prudenze, timori e mezze polemiche. Il voto è previsto per la serata italiana.