TARANTO 23 giugno 2021: Il Consiglio di Stato annulla sentenza del Tar di Lecce: l’ex Ilva non si ferma. Ancora una volta lo stato non si smentisce: il profitto prima di tutto, prima della salute dei lavoratori e dei cittadini.Accolto il ricorso dell’azienda contro lo spegnimento dell’area a caldo dello stabilimento di Taranto. Gli impianti vanno avanti. Il Consiglio di Stato ha deciso l’annullamento della sentenza del Tar di Lecce. Viene accolto il ricorso dell’azienda contro lo spegnimento dell’area a caldo dello stabilimento di Taranto. “Vengono dunque a decadere le ipotesi di spegnimento dell’area a caldo dello stabilimento di Taranto di Acciaierie d’Italia e di fermata degli impianti connessi, la cui attività produttiva proseguirà con regolarità”, spiega la società in una nota con riferimento alla pronuncia del Consiglio di Stato che, all’esito dell’udienza del 13 maggio 2021, ha pubblicato oggi la decisione con cui è stato disposto l’annullamento della sentenza del Tar di Lecce dello scorso febbraio. I giudici del Tar avevano riconosciuto la legittimità dell’ordinanza del sindaco di Taranto di spegnimento dell’area a caldo. Il Consiglio di Stato si è espresso su ricorso di ArcelorMittal.”Questa sezione ritiene che gli elementi emersi dall’istruttoria processuale abbiano fornito un quadro tutt’altro che univoco sui fatti dai quali è scaturita l’ordinanza contingibile e urgente. Anzi, quanto è emerso è più incline a escludere il rischio concreto di un’eventuale ripetizione degli eventi e la sussistenza di un possibile pericolo per la comunità tarantina”, si legge nelle motivazioni della sentenza.Ora i programmi del governo per avviare la transizione green dell’acciaieria possono andare avanti. “Alla luce del pronunciamento del Consiglio di Stato sull’ex Ilva, che chiarisce il quadro operativo e giuridico, il governo procederà in modo spedito su un piano industriale ambientalmente compatibile e nel rispetto della salute delle persone”. afferma il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. “L’obiettivo – aggiunge il ministro – è rispondere alle esigenze dello sviluppo della filiera nazionale dell’acciaio accogliendo la filosofia del PNRR recentemente approvato”.I LAVORATORI E I CITTADINI POSSONO CONTINUARE A MORIRE PER I PROFITTI DEI PADRONI
UN ITALIANO: UN ITALIANO VERO!
Sapete tutti della vicenda di Adlib. Il sindacalista travolto, da un camion mentre teneva un sit in davanti alla sede di una multinazionale i cui dipendenti erano minacciati di licenziamento. Come sapete che il camionista che l’ha travolto, non era di fede trumpiana nè al soldo dell’azienda; ma era gravemente in ritardo nelle consegne da fare per conto di un’altra multinazionale, ritardo che avrebbe comportato un taglio insostenibile a una paga già scarsa.Se ve lo ricordo, allora, non è per aggiungere le mia reazione alle vostre. Perchè le do per scontate. Come do per scontata la reazione delle istituzioni, corretta ma efficace solo a risolvere casi umani; perchè con le multinazionali è lecito abbaiare ma non mordere.Se vi scrivo è allora è solo per farvi riflettere su di un signore che ho sentito e visto in Tv: un signore che, con tutta la forza e l’autorità del “sindacalista reale”, raccontava la vicenda. Un nero? Sì; ma più esattamente un italiano di pelle nera. Così come lo era, anche se magari non anagraficamente, il sindacalista ucciso.Italiani, sissignori. E con il desiderio di esserlo e di essere considerati come tali. Come i ragazzi che frequentano le nostre scuole. Come il pizzettaro che ti chiama dottò e, conoscendoti, affronta l’argomento della campagna acquisti della Roma all’insegna “dell’andrà mejo quest’anno” (una previsione che, in base alla legge dei grandi numeri, prima o poi si rivelerà corretta…). E come i tanti lavoratori in cui la solidarietà di classe (sempre ricambiata) fa premio su qualsiasi altra considerazione.Essere italiani. E per una scelta di vita. Straordinaria proprio per la sua normalità. E per il suo risultato; dare un futuro al nostro paese, sulla base di una comunità condivisa.Quello che non è normale, allora, è l’atteggiamento delle cosiddette “forze politiche”. E, in particolare, di quelle di sinistra. Che si confrontano con la destra sui temi dell’accoglienza (dove hanno una coda di paglia lunga così) e non su quelli dell’integrazione (dove troverebbero il campo aperto).E che non muovono un dito né sulla Bossi-Fini né per lo jus soli; per il timore inespresso di “chiedere troppo”.Avallando così un ordinamento per il quale entrare in Italia per lavorare è un reato; e che, per ottenere la cittadinanza, te la devi meritare; magari superando un apposito esame.E tutto questo non è affatto normale.
CONTRO IL NEO-ATLANTISMO
di Giuseppe Giudice
Si potrebbe ripetere con Marx che la storia quando si ripete , la prima volta si presenta come tragedia e la seconda come farsa. Mi pare il caso di questo neo-atlantismo ideologico proposto da Biden ad una Europa senza idee. Una sorta di “unione sacra ” delle democrazie contro gli stati autocratici e dittatoriali. Devo fare una premessa necessaria per poter meglio far capire il senso del mio ragionamento. Io non sono affatto un ammiratore (anzi) del capitalismo oligarchico russo (anche se sono stato sempre contro le sanzioni). Così come non ho mai creduto che la Cina fosse un paese socialista e neanche in transizione verso il socialismo. Un paese che ha un numero di miliardari quasi uguali a quelli degli USA, con fortissime disuguaglianze. Che ha utilizzato , nel suo frenetico sviluppo , il lavoro minorile, ritmi di lavoro estenuanti ed anche forme di vera e propria schiavitù. La questione degli Uiguri dura da anni. Ma la condanna che fa Biden è evidentemente strumentale. Perchè, allo stesso modo, dovrebbe condannare il regime autocratico e dispotico di Erdogan, che fa lavorare come schiavi i bambini fuggiti con le famiglie dalla guerra in Siria e per la feroce repressione dei curdi (nonchè la persecuzione dei dissidenti). Ma la Turchia fa parte della Nato (e pur avendo avuto una politica estera ballerina – ha avuto armi anche dalla Russia) e non si tocca. E ci tocca vedere Draghi inchinarsi di fronte al sultano turco. Dicevo del rapporto tra tragedia e farsa. Personalmente sono sempre stato vicino ad una posizione di “neutralismo attivo” così come la espressa LOmbardi per tutta la vita. E come la ha espressa la sinistra laburista inglese (ma anche Olof Palme). Ma il primo atlantismo non era altro che il risultato della divisione del mondo in aree d’influenza tra le potenze vincitrici della II Guerra mondiale USA ed URSS. Si chiamò “guerra fredda” , ma alcuni storici contestano questa affermazione. In realtà era una politica di non ingerenza nelle rispettive aree di influenza che poi avevano la copertura ideologica della teoria dei “campi” il campo proletario e socialista dell’URSS” il Campo del -mondo libero- degli USA ed alleati. …si sono prodotte guerre regionali , ma si è sempre evitato con accuratezza un conflitto globale. Del resto gli USA non sono intervenuti quando ci fu l’invasione dell’Ungheria , prima, e della Cecoslovacchia, dopo. L’URSS non è certo intervenuta per fermare i colpi di stato reazionari organizzati dagli USA , in Cile, Argentina. Brasile, Uruguay o in Guatemala. Detto in estrema sintesi. Naturalmente , anche all’interno della Nato in Europa, ci sono stati tentativi di assumere posizioni più autonome in politica estera. Vedi l’Ost-Politik di Willy Brandt. Che era certo motivata dal far svolgere un ruolo di distensione tra ovest ed est Europa. Ma anche dai forti interessi economici che la Germania aveva nei confronti dell’URSS. A Brandt gli fecero pagare un prezzo salato (contemporaneamente dalla DDR e dagli USA) , ma è anche vero che fitti scambi economici sia con l’Urss che poi con la Russia, la Germania ha continuato a intrattenerli. Come dicevo, oggi siamo alla farsa. Credo che questo neo-atlantismo propugnato da Biden , sia determinato dalla crisi ventennale che gli USA vivono nello scacchiere internazionale. Che è culminata con la guerra in Iraq del 2003. Che non solo è stato un atto sciagurato e criminale, ma ha registrato un colossale fallimento. Che in seguito ha dato fiato al terrorismo islamico di Al Queda e dell’ISIS. Poi c’è stata la grande crisi economica del 2008 partita dagli USA. Biden , come dicevo, sta, cercando di recuperare un ruolo forte a livello internazionale, ed aveva bisogno del sostegno europeo. Ma la questione è molto complessa. Sia perchè la Cina detiene una quota importante del debito pubblico USA (che Biden vuole ridurre) , sia perchè l’Europa ha ormai forti interdipendenze con l’economia cinese. Quindi, al di là dei proclami, bisogna fare i conti con questa realtà. Volendo o nolendo , la Cina ha raggiunto il PIL degli USA (non quello pro-capite, da cui è molto distante) , ha fatto notevoli progressi nel campo dell’Hi Tech (anche se gli USA manterranno, per diverso tempo il primato). E comunque Biden, per raggiungere tali obbiettivi, ha certo bisogno di dare più coesione sociale ad un paese che ha visto ancor più crescere le disuguaglianze, la povertà, il razzismo. Il jobs Act di Biden ha questo obbiettivo : Marta Fana ,una studiosa serissima, che certo non ha alcuna simpatia per gli USA, ha comunque rilevato che il piano di Biden è comunque molto più avanzato del PNRR di Draghi (che in realtà si muove entro schemi “tedeschi”). Fra l’altro il Piano Biden ha subito forti contestazioni dall’establishment clintoniano dei democrats. Ed è sostenuto criticamente da Sanders e dalla Ocasio-Cortez . I quali però hanno preso nettamente le distanze da Biden , in politica estera. Penso al tema della Palestina, ed il continuo ricordo che essi fanno del sostegno USA ai regimi fascisti e criminali dell’America Latina. Cerco di giungere alle conclusioni, anche per stanchezza mentale. Io sono sempre stato contro la teoria dei “campi”. Ad esempio se l’America fa porcherie, non mi va di difendere un regime criminale solo dice di essere antiamericano (pure Mussolini ed Hitler lo erano). Ho sempre condannato l’imperialismo americano. Ma non credo che gli USA siano l'”impero del male ” o il “grande Satana”. E’ oggi un paese complesso in cui stanno emergendo fenomeni nuovi , di cui occorre tener conto. Preferisco la saggezza ebraica che dice “il nemico del mio nemico non è mio amico” a quella maoista. E comunque credo che la sinistra debba recuperare la sua missione che quella della liberazione dell’uomo da ogni sfruttamento ed oppressione di classe, politica ed ideologica
Il 41 Bis e il diritto alla tutela dello stato di salute del detenuto: il caso di Pasquale Condello!
Intervista di Antonella Ricciardi
Pasquale Condello, un tempo condannato per un coinvolgimento nella ‘ndrangheta, attualmente non è più collegato alla devianza: da tempo, è più un paziente che un detenuto, la cui sofferenza psichiatrica, subentrata con la prigionia, è un dato incontrovertibile. Pasquale Condello, entrato sano in carcere, nel corso degli anni ha subito un tracollo dell’equilibrio mentale. Del resto, la percentuale di persone che avvertono disequilibri mentali, dopo anni di reiterazione del regime di 41 bis, non è bassa, e, pur con vari gradi di intensità, variabili da persona a persona, non deve lasciare indifferenti. Situazioni, quindi, tra le più difficili, nelle già dolenti comunità delle carceri; luoghi di massima sicurezza, ma dove è minima la possibilità di umanizzazione della pena. Sull’argomento si esprime così l’avvocata Federica Barbero, del foro di Novara, che, correttamente, cerca di approfondire la disponibilità di documentazione medica, in vista di una possibile collocazione differente per Pasquale Condello, che gli garantisca cure molto più adeguate al suo stato di salute. Le varie prigioni, pur avendo proprie direzioni sanitarie, non sempre possiedono al loro interno adeguati reparti sanitari, per situazioni più complicate. Lo stesso Pasquale Condello aveva iniziato a manifestare una profonda sofferenza psichiatrica già nel carcere di Parma, fornito di un centro clinico interno, che però non era riuscito a migliorarne la situazione. In tempi più recenti, si può ricordare che la direzione sanitaria di varie carceri aveva ottenuto la detenzione di persone, anche dai nomi più discussi in strutture esterne al carcere. Per questi detenuti le condizioni di salute risultavano talmente delicate, da dovere essere gestite fuori dal carcere. E’ : è stato il caso, di Raffaele Cutolo, che, dichiarato non dimissibile, pur nelle gravi restrinzioni del 41 bis, era però potuto essere meglio curato, nell’ultimo periodo della sua vita, tra luglio 2020 e febbraio 2021 collocato in una struttura esterna: l’Ospedale Civile Maggiore di Parma, che è anche clinica universitaria. Tornando alla situazione di Pasquale Condello, persona ormai del tutto inerme ha diritto alla tutela della salute con adeguate misure di cura perché sono doveri di legalità e civiltà, per coloro che ne siano responsabili. La Corte Costituzionale, si è più volte espressa contro l’automaticità della ostatività della carcerazione, in caso di non collaborazione con la giustizia: non sempre dovuta a sicura pericolosità sociale, ma a volte dovuta al volere evitare in modo più deciso vendette trasversali, oltre ad essere frutto di remore sulle delazioni. Nel 2019, infatti, la Corte Costituzionale aveva aperto ai permessi premio, nell’aprile 2021 alla liberazione condizionale (cfr l’ordinanza n. 97 dell’11 maggio 2021 con cui la Corte è intervenuta sulla questione di legittimità costituzionale degli artt. 4-bis, comma 1, e 58-ter della legge 26 luglio 1975, n. 354 (Norme sull’ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà), nonché dell’art. 2 del D.L. 13 maggio 1991, n. 152 (Provvedimenti urgenti in tema di lotta alla criminalità organizzata e di trasparenza e buon andamento dell’attività amministrativa), convertito, con modificazioni, nella legge 12 luglio 1991, n. 203, con riferimento agli artt. 3, 27, terzo comma e 117, primo comma, Cost., nella parte in cui escludono che possa essere ammesso alla liberazione condizionale il condannato all’ergastolo, per delitti commessi avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416-bis c.p., ovvero al fine di agevolare l’attività delle associazioni in esso previste, che non abbia collaborato con la giustizia.) Già in precedenza, c’erano comunque stati alcuni casi di benefici, per “collaborazione impossibile”: quando si conosceva troppo poco di determinate organizzazioni, e situazioni comunque impossibilitanti per tale situazione. Un clima quindi più equanime e disteso si sta diffondendo su queste scottanti tematiche: del resto, ministra della Giustizia è divenuta proprio Marta Cartabria, già presidente della Corte Costituzionale. Una possibile collocazione detentiva esterna per Pasquale Condello è, comunque, qualcosa di minore di un beneficio: semplicemente è richiesta di un fondamentale diritto costituzionale alla salute.
Ricciardi: “Le condizioni mentali di Pasquale Condello sono da un certo tempo allarmanti, addirittura in peggioramento, in un contesto di grave isolamento, che metterebbe a dura prova chiunque: può spiegare più specificamente quale sia la situazione e che gli ultimi, drammatici episodi?”
Barbero: “Il signor Condello indubbiamente soffre di disturbi della personalità, probabilmente legati proprio al regime carcerario cui è costretto. Negli ultimi anni ha riferito al personale sanitario del carcere degli episodi di violenza fisica: in particolare ha più volte riferito di ricevere scosse elettromagnetiche e di avere il timore di esser avvelenato. Frutto di un proprio delirio probabilmente…”
Ricciardi: “Pasquale Condello ha bisogno di cure specialistiche, ma il carcere ha possibilità d cure limitate; del resto, il carcere non è un ospedale…La difesa si sta muovendo per un possibile differimento della
pena? Ultimamente si sta parlando di più forme di detenzione non carceraria, in centri di cura per malati psichiatrici: le R.EM.S….”
Barbero: “,Gli Istituti detentivi classici non godono del personale sanitario necessario per offrire ad ogni detenuto il giusto ed adeguato supporto medico o psicologico. Stiamo valutando la possibilità di richiedere un trasferimento in altro Istituto carcerario dotato di reparto sanitario o, nel caso, un differimento pena con contestuale applicazione di una misura di sicurezza.
Ad oggi non possiamo però ancora dire come ci orienteremo, sono necessari esami clinici specifici per poter valutare quale sia la scelta più opportuna per la tutela della salute del signor Condello e per la contestuale tutela della sicurezza pubblica.”
Ricciardi: “ A prescindere da un possibile differimento della pena la stessa Direzione Sanitaria del carcere di Novara ha delle responsabilità, e, in quanto misura di emergenza, ha il potere di disporre collocazione in centro di cura esterno, nel momento in cui non riesca più a gestire una situazione troppo grave: si sta muovendo qualcosa in questo senso?”
Barbero: “No, al momento nulla di cui a nostra conoscenza. Su questo punto non ce la sentiamo neppure di entrare nel merito. Di fatto sono state tentate diverse visite psichiatriche a cui il più delle volte il detenuto ha però rifiutato di sottoporsi. Credo che anche il personale addetto stia comunque tentando di comprendere le problematiche di cui il Condello soffre.”
Ricciardi: “ Pasquale Condello è tuttora gravato dal 41 bis, ma il diritto costituzionale alla salute è corretto venga prima di tutto: se anche il 41 bis rimanesse, una cura anche esterna deve essere una concreta
possibilità; inoltre, recentemente la Corte Costituzionale ha più volte aperto ad una carcerazione non automaticamente ostativa, anche in caso di non collaborazione con la giustizia. Pensa che il clima più equo al riguardo potrà portare maggiore serenità anche su questo caso? Tenendo presente che il differimento è anche meno di un beneficio, e nello stesso tempo è qualcosa di più basilare…”
Barbero: “Beh sicuramente.. certo è che il regime carcerario di cui all’art. 41bis O.P. è stato concepito per limitate tipologie di reato e che, sin dall’introduzione, è un argomento particolarmente dibattuto che lascia aperti miriadi di quesiti. Al proposito in merito all’ordinanza della Corte Costituzionale L’incompatibilità con la Costituzione deriva dal carattere assoluto della presunzione, che fa della collaborazione con la giustizia l’unica strada a disposizione dell’ergastolano per accedere alla valutazione della magistratura di sorveglianza da cui dipende la sua restituzione alla libertà. La Corte afferma, però, che spetti al Parlamento modificare questo aspetto della disciplina relativa all’”ergastolo ostativo”, posto che un intervento meramente demolitorio della Corte potrebbe produrre effetti disarmonici sul complessivo equilibrio di tale disciplina, compromettendo le esigenze di prevenzione generale e di sicurezza collettiva che essa persegue per contrastare il fenomeno della criminalità mafiosa.
Una rivoluzione promessa!
Di Hugo Girone
Per ben due volte Platone dovette scontrarsi con la realtà nel suo tentativo di costruire la città ideale. Una prima volta andò a Siracusa e fu venduto come schiavo e la seconda volta dovette darsela a gambe per salvarsi.
Tommaso Campanella che sognava la Città Celeste, dovette scontare 27 anni di carcere e Thomas Muntzer in nome della “Nuova Gerusalemme” fu decapitato per ordine di Filippo d’Assia, detto “il buono”. Karl Marx cambiò prospettiva e invece di sognare improbabili stati ideali, diede agli intellettuali il gravoso compito di cambiare il mondo, non di interpretarlo. (Tesi su Feuerbach,12) , perché “il razionale è reale” ed è l’azione rivoluzionaria che rende reale il razionale.
In Marcuse l’intellettuale riceve ascolto dalle masse e ne diventa forza trainante. Mannehim afferma che “le utopie sono spesso verità premature”. Infine Calamandrei definisce la nostra Carta Costituzionale “una rivoluzione promessa”. Abbiamo potuto constare che “l’uomo nuovo” promesso dal comunismo non è mai nato ed il paradiso comunista si è rivelato una truffa. L’isola immaginaria che Tommaso Moro descriveva non si è realizzata in terra e Stalin lo ha clamorosamente smentito facendo diventare quel sogno un incubo.
I Padri Costituenti delinearono le linee di uno Stato in cui libertà, democrazia e solidarietà trovassero piena attuazione. Più volte abbiamo assistito al tentativo di modificare la Costituzione, più volte il tentativo è stato infruttuoso ma alcune pesanti bordate la Costituzione ha dovuto sopportarle. Come mai questa svolta autoritaria? Il liberismo non sopporta la democrazia, la finanza mondiale ha altri disegni. Nel 2013 era scritto in un documento della J.P. Morgan “le costituzioni europee, nate dall’esperienza della lotta al fascismo, mostrano una forte influenza delle idee socialiste“. Liberatevi delle vostre costituzioni, ci chiede la finanza internazionale.
Che fare? Tendere a rendere universale l’esperienza della “Comune di Parigi” o più semplicemente e più concretamente attestarsi nella difesa dei valori costituzionali scritti in quella carta che Calamandrei chiamava “Rivoluzione Promessa?” La Comune di Parigi durò due mesi e dieci giorni e si concluse in un bagno di sangue e Parigi non era la Francia. La nostra Costituzione invece è stata scritta con il sangue dei martiri del fascismo a partire da Giacomo Matteotti ed è ancora lì.
Il reale è razionale diceva Karl Marx ed è da qui che dobbiamo partire. Difendere i valori scritti nella nostra Costituzione antifascista e democratica significa difendere i diritti dei cittadini. Non ci illudiamo: la democrazia scritta nella Costituzione è ben lungi dall’essere concretamente attuata; nella fabbriche nei posti di lavoro non è mai entrata la democrazia. Anche quella che potremmo definire democrazia politica tende ad indebolirsi in maniera sempre più evidente attraverso gli strumenti che di volta in volta vengono messi in campo dal legislatore di turno perché debbono solo servire a ridurre le minoranze all’impotenza. Diceva Ferrero (in Potere 1947) “nelle democrazie l’opposizione è un organo della sovranità popolare altrettanto vitale quanto il governo. Sopprimere l’opposizione significa sopprimere la sovranità del popolo.” Per ben due volte la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionali le leggi elettorali vigenti. Non è costituzionalmente corretta la legge per l’elezione de membri del Parlamento Europeo, non sono costituzionali buona parte delle leggi elettorali regionali che prevedendo soglie di sbarramento altissime combinate con abnormi premi di maggioranza e queste leggi rendono le opposizioni inesistenti. Quel cinquantuno per cento che vince sulla base delle leggi elettorali vigenti, cancella il restante 49 per cento. Se poi si considera che un buon cinquanta per cento non si reca a votare quel cinquantuno percento diventa poco più di un quarto.
Ecco come la democrazia in cui il popolo è sovrano, attraverso i meccanismi che il legislatore mette in campo per renderla operante fa scomparire il popolo sostituendo a questo una massa facilmente manipolabile.
“Quod principi placuit, legis habet vigorem” diceva Ulpiano.
La riduzione dei parlamentari imporrà al legislatore di mettere mano alla legislazione elettorale al fine di un adeguamento dei collegi elettorali al numero ridotto dei candidati da eleggere.
Costantino Mortati in seno all’Assemblea Costituente propose di affermare nella costituzione il principio della rappresentanza proporzionale perché “ si tratta di vedere se e in quanto i principi elettorali influiscano sul funzionamento della Costituzione” e poi “la proporzionale costituisce un freno allo strapotere della maggioranza ed influisce anche, in senso positivo sulla stabilità governativa; infine che sussiste l’esigenza di coordinare le norme per l’elezione della prima e della seconda camera così da armonizzare le due rappresentanze.” Eliminare la proporzionale dalla Costituzione secondo Tosato “ porterebbe a dedurre che laddove non vi sia il sistema proporzionale, non sia nemmeno democrazia.” Antonio Giolitti all’epoca comunista affermò “Abbiamo proposto il sistema proporzionale come quello che riteniamo più idoneo e adeguato allo sviluppo della democrazia moderna” e ancora “voglio ricordare la garanzia che il sistema elettorale costituisce per i diritti delle minoranze in particolare per il loro diritto ad essere rappresentate nel Parlamento e ad avere quell’influenza che corrisponde al loro peso e alla loro entità nella vita politica del paese.” Togliatti che aveva le idee chiare in proposito di elezioni assunse una posizione ambigua e nel feeling con la Monarchia pasticciò una discutibile mediazione facendo cadere l’opzione proporzionale in Costituzione dando spazio alla destra liberalconservatrice. L’idea del proporzionale non nasce con Mortati. Infatti il sistema elettorale proporzionale è stato applicato per la prima volta, nel 1899, in Belgio. Nel 1907 fu adottato dal Il Regno svedese. Nel medesimo periodo ha trovato applicazione in alcuni Cantoni svizzeri e, nel 1914, venne adottato in Germania, limitatamente alle ventisei grandi circoscrizioni urbane.
In Italia il sistema elettorale proporzionale fu adottato nel 1919. Questa prima esperienza si dimostrò breve e tormentata. Il proporzionalismo venne abolito nel 1923 dalla Legge Acerbo.
In Italia, la dottrina proporzionalista della “giusta rappresentanza” fu inizialmente divulgata dall’Associazione per lo studio della rappresentanza proporzionale, fondata, il 16 maggio 1872, da esponenti del mondo liberalconservatore. Del Comitato promotore facevano parte, tra gli altri, Una rivoluzione promessa!e Attilio Murialti. Successivamente il proporzionalismo “partitico” fu sostenuto dall’’Associazione Proporzionalista, fondata a Milano nel 1911 da socialista Alessandro Schiavi, socialista. L’Associazione era diretta, oltre che dallo stesso Alessandro Schiavi, da Filippo Turati e Emilio Caldara, dai cattolici Filippo Meda, Leone Scolari, Stefano Cavazzoni e dal radicale Arnaldo Agnelli.
l’Associazione Proporzionalista Milanese affermava tra l’altro “La Rappresentanza Proporzionale deve essere prima di tutto una rappresentanza per partiti che, adeguando l’origine alla funzione del deputato, garantisca il carattere politico dell’elezione e trasformi organicamente l’atomismo inorganico ed apolitico del localismo elettorale. Topografia politica e non politica topografica“.
Luigi Sturzo in un famoso articolo del 1925 dal titolo “La proporzionale risorgerà” affermò che “ Ecco perché nei popoli a struttura politica complessa, è necessario un regime elettorale che lasci al suffragio universale, la limpidezza della sua caratteristica e l’influsso della sua dinamica, e insieme dia la possibilità di un incanalamento delle varie forze discordi, su risultati politiche, rispondenti a diffusi stati di coscienza, di cultura e di interessi. Di qui la necessità della proporzionale ormai comune in tutta l’Europa Centrale.” Pietro Gobetti dedicò un intero numero del suo giornale “La Rivoluzione Liberale” alla causa proporzionalista. Affermò Gobetti nel 1923 “Voglio la proporzionale come strumento rivoluzionario di formazione delle nuove classi dirigenti.” Ed anche “la proporzionale obbliga gli individui a battersi per una idea, vuole che gli interessi si organizzino, che l’economia sia elaborata dalla politica“.
Non c’è da illudersi la legge elettorale che verrà conterrà poco o nulla di proporzionale e molto di maggioritario ed uninominale. Evidentemente, il sistema proporzionale è refrattario, non è utilizzabile contro la democrazia. Il difetto del proporzionale per i nostri governanti è quello di dare voce a tutti perché tende ad essere quanto più aderente al numero dei voti espressi. La natura del proporzionale implica uno sforzo affinché tutte le forze in campo presenti fra gli elettori possano trovare sbocco politico e una adeguata rappresentanza. È quindi la tecnica per tradurre il numero dei voti espressi dagli elettori in un numero proporzionale di eletti. Per essere rappresentato, un gruppo politico deve raggiungere soltanto un numero minimo di voti. Se si pretende che la rappresentanza sia espressione delle opinioni individuali liberamente espresse e non già di una entità territoriale, di un ceto o di uno stato; se si desidera che il soggetto dell’atto elettorale siano gli elettori, suddivisi secondo le opinioni e non già appartenenti a un territorio arbitrariamente circoscritto; il proporzionalismo è il solo sistema elettorale in grado di supportare un tale diritto. Quindi non illudiamoci la sinistra divisa e frammentata com’è, assisterà impotente allo scempio della democrazia che Berlusconi, Monti, Letta, Renzi e infine Draghi hanno messo in atto giorno per giorno negli ultimi trent’anni. Le politiche antidemocratiche consentiranno ad uomini politici espressione della finanza internazionale di mantenere il proprio potere privando le persone dei diritti civili e dei diritti economici, del diritto di scegliere il proprio destino. La legge Acerbo fu il primo passo del primo governo Mussolini non a caso scrutinio di lista con premio di maggioranza, poi il 17 gennaio 1925 legge elettorale uninominale con un turno. Il 17 maggio 1928 fu poi la volta della legge elettorale plebiscitaria ed infine nel 1924 e nel 34 gli elettori votarono per il listone predisposto dal Magnifico Duce.
Non c’è da stare tranquilli!