Archive for marzo, 2022

marzo 27, 2022

Il misterioso caso della morte di Francesco Di Dio!

Intervista di  Antonella Ricciardi

Francesco Di Dio è deceduto nel carcere di Opera il 3 giugno 2020.

Dopo una iniziale ipotesi di omicidio colposo, s’indaga per una possibile azione di soffocamento esterno e di alterazione della scena del ritrovamento del corpo.

Risulta che sia stata distrutta la registrazione della videosorveglianza, nonostante la corretta e documentata richiesta nei tempi previsti. Tale distruzione è contraria alle indicazioni di un disciplinare della polizia penitenziaria, e la fasciatura, “gessatura” professionale ad un piede amputato di Francesco. La medicazione era normalmente opera di un infermiere del carcere, che operava più volte al giorno: l’unico a non avere ancora deposto, nonostante tutto. Nonostante il pentimento interiore, a Francesco sono stati negati tutti i benefici, malgrado indicazioni contrarie, recenti, della Corte Costituzionale.  A Francesco Di Dio, purtroppo, era stata negata, invece, perfino la detenzione ospedaliera. Gli errori di devianza nella Stidda, dovuti ad un disagio commesso a gravi problemi familiari e di tossicodipendenza, non dovevano precluderne diritto a salute, vita e reinserimento sociale; arresti ospedalieri.  L’odissea di Francesco viene così ripercorsa nelle parole della zia Maria.

Ricciardi: “Riguardo il caso di tuo nipote, Francesco Di Dio, purtroppo deceduto nel carcere di Opera il 3 giugno 2020, una situazione anomala riguarda la videosorveglianza, che è stata distrutta, nonostante fosse stata richiesta, correttamente entro i tre mesi richiesti. Cosa pensi di questa situazione, riguardo sue cause e possibili sviluppi?”

Di Dio: “Noi, famiglia Di Dio la richiesta della videosorveglianza l’abbiamo fatta fin da subito, quando è morto Francesco il 03/06/2020, telefonicamente tramite l’avvocato Eliana Zecca al direttore del carcere di Opera Silvio Di Gregorio.  Il 13 luglio 2020, dopo 40 giorni per iscritto, perciò entro i 90 giorni, e quindi i filmati erano “recuperabili”.

Silvio Di Gregorio risponde alla nostra richiesta il 6 novembre 2020, dopo 5 mesi, dicendo che le nostre richieste telefoniche sono avvenute in ritardo tra l’evento della morte e la nostra richiesta della videosorveglianza: assolutamente falso!!

Perché le nostre richieste telefoniche sono avvenute addirittura prima che noi facessimo la richiesta per iscritto.

Inoltre ha omesso che noi la richiesta l’abbiamo fatto anche per iscritto. Una furberia di Silvio Di Gregorio.

Il disciplinare della polizia penitenziaria precisa che quando succede un fatto rilevante il filmato si deve mantenere per 120 giorni, quindi quattro mesi. Quando c’è reato sei mesi più 30 giorni e siccome quando è morto Francesco Di Dio hanno aperto un fascicolo per omicidio colposo rientra in tutti e due i casi.

Inoltre il disciplinare della polizia penitenziaria specifica che l’accesso alle telecamere ce l’hanno: il direttore del carcere Silvio Di Gregorio e il comandante della polizia penitenziaria Amerigo Fusco.

Chi non rispetta la legge va punito e questi signori non sono a casa loro, ed in malafede non ci hanno voluto dare il filmato.

Inoltre, desidero ricordare che a marzo 2020 nel carcere di Opera c’è stata una rivolta dei detenuti per problema covid: in quell’occasione il direttore del carcere di Opera ha conservato la videosorveglianza, mentre quando è morto mio nipote NO.

Silvio Di Gregorio ha adottato due pesi e due misure. I filmati per accusare i detenuti se li è conservati. I filmati per la morte di un detenuto, che è fatto rilevante, NO.”

Ricciardi: “Un altro aspetto cruciale riguarda la situazione della fasciatura del piede amputato di Francesco: lo stesso medico legale nota che si trattava di una medicazione complessa, dentro la quale sono stati trovati hashish, psicofarmaci, una chiavetta Usb con file musicali ed un filmato pornografico; la complessità della medicazione, professionale, fa pensare che non sia stata opera di Franco. Cosa pensi di questa situazione? Anche considerando che l’ infermiere risulta l’unica persona a non avere deposto.”

Di Dio: “Penso che il tipo di fasciatura è stata fatta da una figura professionale specializzata qual è l’infermiere ed è lui che l’ha fatta il giorno che è morto mio nipote Francesco, ed è ancora lui che ci deve dire chi ha messo gli psicofarmaci, l’hashish e la chiavetta USB nel piede di Francesco.

Francesco è come se avesse avuto un piede rotto, un piede ingessato, fatta di tante garze e fasciature e cotone; fa pensare che il tutto sia stato nascosto prima che gli facessero la fasciatura complessa, perché in un piede ingessato non si può arrivare a nascondere nulla e soprattutto all’avampiede, che non ci si può arrivare con la mano a prendere o lasciare qualcosa e poi la fasciatura è stata trovata senza sgualciture e squarciature, ma intatta. Se li avesse nascoste lui, li avrebbe nascosti lateralmente nel piede, e non certamente nella cicatrice dell’amputazione, che era una parte dolorante e sensibile. Quando camminava e rintuzzava la cicatrice nella carta con cui riempiva la scarpa provava dolore: era una parte del suo corpo che lui non avrebbe provato ulteriormente.

Personalmente non gli ho mai visto una fasciatura di quel tipo su Francesco quando andavamo a fare i colloqui, gli ho sempre trovato una sola fascia senza cotone e garze; insomma, una fasciatura leggera.”

Ricciardi: “Altre anomalie riguardano l’ultima visualizzazione del filmino a luci rosse, certamente non visto da Francesco in quella occasione, poichè l’ultimo accesso risaliva al 2018.  Inoltre, era stato chiamato a testimoniare un detenuto, “vicino” di cella, che non risultava essere uno degli abitali vicini: un certo Feliciello. Cosa pensi possano significare tutti questi dati? Ci sono ipotesi e/o convinzioni che tu abbia maturato maggiormente al proposito?”

Di Dio: “Il perito nominato dal Tribunale di Milano ha scritto nero su bianco che il film per adulti è stato copiato il  18/09/ 2018, che è la stessa data dell’ultimo utilizzo. Molto probabilmente la chiavetta è stata sequestrata dalla polizia penitenziaria lo stesso giorno che è stato copiato il film per adulti e tenuto da loro fino al 03/06/2020, giorno  della morte del mio caro nipote Francesco e ricomparsa magicamente nel piede di mio nipote;  ed ecco che adesso spunta anche la complicità delle guardie nell’aver dato all’infermiere la chiavetta usb per inserirla nella fasciatura del piede.

Sempre il perito del Tribunale di Milano afferma che la chiavetta è stata utilizzata su più dispositivi, perciò non era di mio nipote.

Quando andavamo a fare i colloqui Francesco portava tanti dolcetti comprati in carcere ad Opera ed anche il caffè, noi gli dicevano che il caffè era fatto buono e mio nipote in quel momento iniziava ad elogiare il detenuto Orazio Paolello, che si trovava di fronte alla sua cella dicendo che l’aveva fatto lui.

La cosa molto strana è che il giorno della morte di mio nipote di fronte alla sua cella ci si trovava un certo Feliciello Domenico. Franco non ha mai parlato di Feliciello.

Infine un altra fatto molto strano è che Feliciello si trovasse nella sezione di Franco, in quanto Feliciello proveniente da un’associazione diversa di Franco.

Quando andavo in carcere, una signora mi ha spiegato che in carcere i detenuti li dividevano in base all’associazione di appartenenza per evitare che litigassero tra di loro.

Quindi il Feliciello era fuori luogo nella sezione di Franco, in quanto appartenente ad una diversa associazione.

In effetti non so cosa pensare sullo spostamento dei detenuti. Forse, Paolello è stato spostato per non fare vedere e per non fare sentire quello che succedeva.”

 Ricciardi: “La vicenda di tuo nipote è particolarmente straziante, per diversi aspetti, differenti, ma che s’intrecciano: gli venivano negate tutte le attenuazioni del grado d’intensità della pena, nonostante la buona condotta e la funzione rieducativa della pena, sancita dall’articolo 27 della Costituzione.  Cosa pensi di queste possibili responsabilità diffuse?

Di Dio: “La storia di mio nipote Francesco è straziante su diversi aspetti intanto perché è stato ucciso dentro il carcere di Opera mentre era in custodia dello Stato. 

Francesco è entrato in carcere quando aveva appena 18 anni, sano e pieno di vita e ce l’hanno restituito morto. Secondo l’art. 27 della Costituzione la pena deve costituire la limitazione della libertà e non deve essere contraria al senso di umanità.

Invece mio nipote è stato torturato umiliato anche davanti alla famiglia,

 non una volta ma tantissime volte.

Per Francesco abbiamo chiesto gli arresti ospedalieri, perché il carcere non è un ospedale e non ce li hanno concessi.

Quando chiedevamo gli arresti ospedalieri la direzione sanitaria del carcere ha risposto anche quindici giorni prima che Franco stava bene, adesso che è morto in carcere dice che stava male ed aveva tante patologie; insomma dicono quello che gli fa più comodo a secondo le circostanze e non la verità

La verità è che Franco aveva necessità di uscire dal carcere, tante volte le malattie si manifestano quando l’anima non ce la fa più a sopportare le atrocità, aveva diritto a una struttura alternativa per il morbo di Burger, che era un urlo alla sua disperazione. Noi gli leggevamo il terrore negli occhi, la polizia penitenziaria si intrometteva anche nelle videochiamate.

Il morbo di Burger è stato un urlo della sua anima, che nessuno ha voluto sentire.

Se Franco quando era piccolino ha sbagliato per devianza della droga e per altri disagi, lo Stato ha sbagliato doppiamente nei suoi confronti, perché si è vendicato su un ragazzino e non su un boss come l’aveva definito il giornale “la Repubblica” negli anni ‘90. Poi Franco si era ravveduto moralmente. Nella vita tutti sbagliamo e tutti  meritiamo una seconda possibilità di vita.”

 Ricciardi: “Due domande in una: cosa ti aspetti dalle indagini in corso? C’è altro che senti di esprimere riguardo questa vicenda, così altamente simbolica?”

Di Dio: “I primi otto mesi dopo la morte di Franco ci siamo affidati completamente alla giustizia italiana, senza presentare nessuna denuncia. Ma siamo stati delusi profondamente perché il Pm Cristian Barilli ha chiesto l’archiviazione.  Il caso di mio nipote non è stato archiviato perché il nostro medico legale ha affermato che Franco è morto per asfissia provato dall’esterno ed è passato al Tribunale di Milano. Noi da parte della Procura di Milano non sappiamo nulla, perché le indagini sono secretate.

Spero che il Tribunale di Milano prenda a cuore il dramma di  mio nipote e della sua i famiglia, affinché venga fuori la verità e i colpevoli consegnati alla giustizia e che dentro le carceri non succeda mai più quello che è successo a Francesco.

Non servono strutture nuove quando il carcere è criminale, invece serve innanzitutto togliere dal carcere chi ci lavora con mentalità criminale. Mi aspetto che Franco venga ricordato come martire della giustizia italiana, affinché vi sia un carcere più umano e corretto.

Il carcere dovrebbe essere contrario ad ogni forma di disumanità, ma purtroppo non è così, tutto ciò che dico è contemplato nella Costituzione. Ma alcuni lavoratori della polizia penitenziaria hanno una mentalità criminale superiore ai detenuti che invece di rieducarli, li ammazzano.

E’ un bene che si sappia quello che succede dentro le carceri.

Dentro le carceri deve essere affermato lo stato di diritto e non macellerie. Ovvio che non parlo di tutte le carceri ma quelli che ho visitato io sono simili; nel mio immaginario pensavo che il carcere di Opera, trovandosi a Milano, doveva essere più avanti come civiltà. Invece è il peggiore tra quelli che ho visitato ed in primis dovrebbe vergognarsi Silvio Di Gregorio e il comandante della polizia penitenziaria Amerigo Fusco.”

marzo 13, 2022

Prendere le distanze.

Di Beppe Sarno

Questa guerra trova gran parte dell’opinione pubblica schierata dalla parte dell’Ucraina. Si tende a dimenticare la cause, le ragioni di un parte e dell’altra. E’ opinione comune che solo la guerra può risolvere la guerra. E’ avvenuto cosi che ignorando la nostra Costituzione abbiamo mandato armi e uomini a sostenere la guerra del presidente Zeleski contro Putin.

 l’Europa intera trainata dalla Francia e dalla Germania si è affrettata a promuovere sanzione durissime contro la Russia. Fanno impressione le centinaia di sfollati che si stanno riversando in Europa ed è giusto dare loro sostegno e assistenza umanitaria. I sacrifici che vengono imposti, il fatto che i lavoratori e le fasce medie hanno cominciato a pagare un conto salato da pagare a causa della guerra sono ritenuti sacrifici assolutamente necessari.

Come socialisti non possiamo, però, trasformarci in tifosi da stadio, e dobbiamo il dovere di ragionare su quello che è successo, perché, quali le conseguenze e come uscirne. E’ doveroso ignorare quello che una internazionale della disinformazione tende a dare per scontato, perché questo è il frutto di una campagna elettorale già in corso in Italia. I  partiti al governo,   attenti all’opinione pubblica perché l’anno venturo sarà anno di elezioni,  tentano di indirizzare il consenso senza nessuna seria discussione del problema e dei suoi aspetti complessivi. Invece tutto quello a cui stiamo assistendo con lo strazio di centinaia di morti dall’una e dall’altra parte e le migliaia di profughi che attraversano l’Europa in cerca di salvezza e di un futuro migliore è solo frutto di interessi economici contrapposti.  Il capitalismo occidentale a guida americana si scontra con il capitalismo russo per togliere spazi di sfruttamento al governo russo per sottrare alla Russia fette di mercato quale quello della fornitura delle fonti di energia: il gas, il petrolio ed altre fonti di approvvigionamento.

La  guerra in questo momento agli occhi di una determinata classe politica diventa non solo uno strumento per risolvere questioni di politica estera nei rapporti fra due stati in conflitto fra di loro, ma anche come mezzo estremo per la risoluzione di crisi economiche interne di uno stato per cui anche se il conflitto vedesse vincere l’odiato Putin, la finanza internazionale avrà trovato il suo profitto dalla guerra a prescindere da ogni altra considerazione.  

I pacifisti nostrani, che gridano all’orrore e vorrebbero Putin morto, considerano la guerra come un disastro per tutti perché alla fine si distrugge ricchezza nazionale intesa come un bene comune per cui  tutte le classi sociali debbono essere solidali fra di loro unite da un vincolo etico contro il nemico. La storia antica e recente e l’attualità di tutte le guerre in corso, dimostra che la colossale distruzione di ricchezza che ogni giorno avviene serve meravigliosamente a risanare economie in crisi e/o di sovrapproduzione all’interno degli stati, come  puntualmente ci ha insegnato Carlo Marx.

Mai come ora l’Europa è apparsa unita dietro alla parola Pace.  La guerra è una donna sterile che non produce nulla se non distruzione e morte perché come possiamo vedere in questi giorni  a meno di immaginare una soluzione finale vi si legge un’impotenza delle parti un causa a prevalere gli uni sugli altri. Questa impotenza della guerra a raggiungere gli obbiettivi suoi ci fa sperare che essa possa risolversi con un onorevole compromesso fra Russia ed Ucraina.

La sensazione però che qualcuno abbia interesse che la guerra duri a lungo nasce dalla considerazione che tanti, troppi traggono vantaggio, perché certe economie stagnati riprendono vigore,  i titoli industriali salgono vertiginosamente e le borse danzano allegramente sui cadaveri lasciati  a marcire per le strade. Certo la benzina aumenta, il costo dell’energia aumenta, i  camionisti si fermano, ma questa nuvola non offusca la fortuna di quelli che con l’economia di guerra si arricchiscono.

Noi che ci dichiariamo socialisti possiamo accettare tutto questo.  Per noi una produzione che abbia come unico scopo la crescita della ricchezza di una categoria di imprenditori e che ha per unico obbiettivo il profitto non può essere accettata, perché alla fine il conto sarà pagato sempre dagli stessi: i lavoratori e il ceto medio impoverito. Secondo l’analisi Marxista la guerra accelera con i suoi vantaggi e con i suoi danni il ritmo dell’economia generale solo a vantaggio delle classi dominanti siano esse le multinazionali finanziarie internazionali sia gli oligarchi di Putin.

In termini assoluti la guerra è solo e soltanto un mezzo di superamento di crisi interne economiche o come mezzo, come nel nostro caso di eliminazione di “concorrenze moleste”.

Cosa fa il governo Draghi di fronte alla crisi economica che la guerra sta accelerando? Condanna la Russia, esprime parole di solidarietà per il popolo Ucraino ma fa poco o nulla per noi sudditi e per impedire la mancanza di generi di ogni tipo, l’aumento dei prezzi generalizzati su ogni categoria di merci, all’aumento delle materie prime, dei trasporti e dell’energia.

 Il governo Draghi guarda da una sola parte, dimenticando  di tutelare l’interesse generale, si preoccupa solo gli interessi particolari degli imprenditori e delle banche: il mercato domina sovrano. Draghi passato il momento di emergenza della pandemia ha contribuito ad inasprire il costo della vita, con la sua politica tributaria, che riversa i suoi maggiori oneri sui consumi. Col  pretesto della guerra si determina sempre il maggior impoverimento della popolazione ed in particolar modo dei lavoratori incapaci di far fronte con il loro bassi salari al crescente aumento del costo della vita be dall’altra il sempre maggior arricchimento di pochi gruppi e ceti privilegiati per cui l’attuale condizione determina enormi profitti.

Putin e Zelesky capi di due governi reazionari sono stati per un verso e per l’altro costretti a suicidarsi e mentre il frutto di questo suicidio è terrore e morte.

 l’Italia intanto è attraversata da uno spirito reazionario mefitico, c’è collera, malvagità  dietro  la bandiera della pace si nascondono la malafede dei gruppi  al potere che usando ideali di libertà e fratellanza fra i popoli alimentano invece idee fortemente conservatrici  che servono  solo a giustificare la loro determinazione di rimanere al potere in nome di una emergenza da loro stessi generata. Così si giustificano le censure che sradicano i diritti dei cittadini.  E i mezzi di comunicazione? stampa, televisioni pubbliche e private, radio, social sono unanimi nel tacere o nel parlare  in un’unica direzione. Ci vuole poco per capire che non è più né la guerra, ne la sua evoluzione, ne il problema dei profughi che interessa  ma il gruppo di persone al potere. Il “Quarto potere” è ridotto al livello del buffone di corte che loda il padrone e ne ruffianeggia le trame. Tutto viene dall’alto: Draghi è onnipotente: una minoranza privilegiata fabbrica l’opinione e diventa la coscienza del paese. E’ l’ubriacatura del servilismo; è un cupio dissolvi collettivo. Chi non è con loro è contro di loro, chi prova a ragionare o è un fascista o un comunista. Questa dissoluzione porta gli uomini al potere che da maestri di cinismo quali sono,  ci giocano e ci portano dove vogliono. Un’oligarchia onnipotente che si identifica con lo Stato ne hanno occupato gli organismi e provano calpestando la Costituzione , ad annullare la  sovranità popolare.

Non so quando finirà questa guerra e come finirà; sono consapevole però che questa guerra come tutte le guerre soddisferà le pretese di qualcuno che resterà soddisfatto della guerra come istituzione e quindi, invece di desiderare la fine di tutte le guerre, avrà la tendenza opposta.  C’è una casta che guarda e sempre guarderà alla guerra come ad una finalità della vita.

marzo 6, 2022

Ma Shakespeare era pacifista?

Di Beppe Sarno

Boris Jhonson ha dichiarato che sa come fermare Putin. Nessuno però dice come fermare Zeleski e il Battaglione d’Azov. Ma questa è la guerra: il bene da una parte e il male dall’altra e chi non si adegua al pensiero unico o è fascista o putiniano. I quattordicimila civili assassinati dalle brigate nazifasciste ucraine sono come i  morti in mare  nel tentativo di attraversare il mediterraneo per arrivare nella terra promessa, che tanto promessa non è.

Questa è l’Italia di Bruno Vespa che dice che Mussolini fece anche cose buone, di Draghi che se ne fotte del parlamento, di Letta con l’elmetto e Di Maio uno che dà della bestia a Putin, che sorride sempre e vorrei sapere che c’è da sorridere col Covid che continua a imperversare, con la guerra che fa vittime innocenti con gli operai che finiscono in mezzo a una strada. Di Maio intanto sorride e non è mai spettinato.

In questo clima surreale è lecito chiedersi  cosa  pensa della guerra qualcuno dei grandi pensatori, scrittori o musicisti o artisti. Scarterei Omero che ha scritto un intero poema sulla guerra, anche se poi cerca di ripigliarsi con l’Odissea, ma anche l’Odissea finisce in un bagno di sangue. Per non parlare del Tasso o  dell’Ariosto e anche Dante è molto ambiguo sul tema della guerra. Nella Divina Commedia infatti puoi trovare tante frasi a favore della guerra e da altrettante a favore della pace. Di Wagner non ne parliamo.

E allora mi viene, ricordando Boris Johnson il genio eterno di William Shakespeare.

Nell’epitaffio di Shakespeare è scritto “buon amico per l’amore di Gesù, guardati dal  rimuovere la polvere qui rinchiuso. Benedetto sia colui che rispetterà queste pietre; maledetto sia chi turberà le mie cose….”.

Il genio dorme l’eterna pace con queste parole e mi viene da chiedermi cosa penserebbe se tornasse a vedere ciò che avviene in  questi giorni e come descriverebbe il  barbaro spettacolo che si sta rappresentando.

Voterebbe a favore degli armamenti o come Bernard Shaw farebbe almeno delle riserve? Shakespeare fu al tempo stesso un creatore e un cortigiano, un uomo pratico e  un’idealista. Seppe vivere nella vita reale ma seppe anche sognare. Fu cortigiano nei suoi madrigali alla “vergine regina” che per nulla tagliava teste e che era una donna insopportabile. Il genio che ha comparato Elisabetta alla regina di Saba per chi voterebbe oggi: per Putin o per  Zeleski?

A ben vedere Shakespeare non ebbe un’idea sola né una patria sola era talmente grande che se n’è perfino negata l’esistenza tanto la sua personalità si sia confusa con i suoi personaggi ognuno dei quali e così vivo è così diverso. Fra tanti personaggi così  diversi l’uno dall’altro solo il poeta non si riesce a scorgere e quindi e difficile comprenderne il  pensiero. Per conoscere cosa pensa il genio  sulla guerra bisogna decidere se egli parteggiava per Faucoinbridge o per Enrico. Sembra leggendo le pagine immortali che il genio sia rimasto imparziale, ma ame sembra che non sia così.

‘A une immagination comme la sienne,il faut une patrie moins limitèe qual la patrie terrestre, cette patrie est l’ideal”(Villemais).

Comodo così!

Ma noi viviamo il nostro tempo. Certamente però, qualcuno delle oltre 50 opere del genio avrà sicuramente trovato dei pensieri a favore della guerra; ma si sa! Di pensieri Shakespeare ne aveva per tutti i gusti. “Shakespeare è come il Vangelo” ha detto qualcuno e quindi nella sterminata opera shakesperiana si può trovare qualche frase dal sapore bellicoso. Quello che fu definito il  cantore dalla lingua di miele può essere tranquillamente scambiato per un furente tifoso della guerra. E stato detto “datemi tre parole di un uomo e ve lo faccio condannare a morte”. Lo definirono “il cigno di Avon” non falco, non sparviero; lo definirono  “l’amabile Will”. Qualcuno se lo è immaginato di origine siciliana,  amante del vino delle belle donne e avendo vissuto d’amore l’amore cantò. L’amore sovrasta le sue tragedia e sopra la tragedia c’è il sole che domina. L’ amore è più grande dell’odio fra i Montecchi e i Capuleti; è più forte Di Antonio sconfitto da Cleopatra è più forte di Otello. Negli  stessi drammi storici di Shakespeare alla fine l’amore vince e conduce  ogni  vicenda crudele in un finale di serenità. Possiamo vederlo nelle nozze di Enrico con Caterina di Francia pegno di pace fra due terre rivali; lo vediamo in quell’altro Enrico con Margherita d’Angjou quando Carlo settimo chiese la tregua d’armi. Tutte le donne del poeta sono sempre portatrici di un messaggio di conciliazione: Imogene, Porzia, Cordelia, Desdemona, Perdita e Miranda figure luminose; mentre Ofelia e Giulietta erano martiri d’amore. Enrico Heine riteneva addirittura che anche Lady Macbeth fosse portatrice d’amore. Scopriamo quindi che il poeta si dimostra imparziale e abbia descritto queste donne con la tenerezza di un innamorato e la dolcezza di un padre. Cleopatra confessa ad Antonio il suo desiderio di pace, oppure Lady Percey nell’ Enrico VIII piange sugli orrori della guerra. Sentiamo l’uomo presente nella tragedia più di quanto imprechi Otello l o bestemmi Riccardo III. nelle “pene d’amore perdute” Shakespeare ci racconta delle tre principesse che vanno a chiedere la provincia d’Aquitania al Re  di Navarra e nel racconto c’è il messaggio che le controversie possono essere risolte senza ambasciatori e senza guerre basta un incontro amichevole.

“…. sotto l’albero verde, chi ama stendersi con me e accordare i suoi canti a quelli degli uccelli, che esso venga, che esso venga, che esso venga! Qui non avrà altri nemici che l’inverno e la tempesta….” datemi trenta parole di un uomo e ve lo farò assolvere per la vita!

Shakespeare non è per la guerra nemmeno con la Barbara Germania,  nelle “Pene d’amore perdute” c’è un paragone fra le mogli e gli orologi della Germania “sempre da sorvegliare” e nemmeno con gli italiani francesi è stato generoso: paragona L’Italia a un delfino mutilatore di cadaveri e definisce Giovanna d’Arco come una pazza isterica al pari di Margherita D’anjou entrambe guerriere. Anche con i suoi connazionali Shakespeare non è stato molto generoso perché pur essendo un nazionalista per necessità nel “Troilo e Cressida” tratta malissimo l’eroico Ettore malgrado la leggenda  volesse gli inglesi discendenti di Ettore.

Shakespeare quando parla della storia patria racconta sempre  insidie tradimenti, stragi, tutti gli errori delle guerra delle due rose, tutte le fetenzie di Riccardo III deforme di corpo e di animo; racconta di Enrico VIII assassino di tre mogli è di 60.000 sudditi; di re Giovanni, debole crudele,  di re Riccardo II narcisista  usurpatore e ancora di Re Enrico IV così fiero di sé da invidiare i poveri “che possono dormire”. Per non parlare di Enrico V, vincitore di Azincourt, che insieme  ai suoi compagni di merenda si divertiva ad ammazzare la gente per strada.

Macbeth si macchiava di molti crimine e  Re Edmondo  e  Gonerilla una delle tre figlie di Re Lear che per gelosia fa morire avvelenata la sorella Regan con la quale divideva il regno. Le storie di cui parla Shakespeare non sono frutto della fantasia del poeta ma fatti autentici trovati nelle cronache di Holinshed, anche se qualcuno ha visto in Amleto Giordano Bruno.

Accanto agli eroi di guerra c’è sempre qualcuno saggiamente critico come Tersite che  nel Trolio e Cressida il quale osservando i due eroi Achille e Ajace commenta ironicamente “per liberare una Mosca da una ragnatela, costoro la prenderebbero a sciabolate”  e poi c’è  Pandoro che chiama Agamennone uno scervellato e Nestore viene definito un vecchio formaggio bacato; Ajace un bruto. Enrico V fa una figuraccia con Falstaff  perché avendolo il re chiesto una spada il filosofo Falstaff che non ama la guerra gli porge  un fiasco di vino. Allora il re ricorda a Falstaff che la vita è un debito che si deve pagare a Dio. Falstaff brandendo il fiasco ormai vuoto afferma “ sì ma non prima della scadenza” Claudio nella scena capitale di “Misura per misura” afferma il suo diritto alla vita e grida “ Oh, Vivere!…. L’esistenza la più pesante e  la più penosa che la vecchiezza, la malattia, la miseria, la prigione rendono intollerabile, è un paradiso in confronto ciò che temiamo dalla morte!” Per finire voglio ricordare volentieri il Giacomo di “ Come vi piacerà”, che alcuni hanno identificato nel poeta, che piange per il cadavere di un cervo o Prospero della “Tempesta” che perdona ai nemici e insegna al suo schiavo Calibano, mostro ripugnante, le regole di una sana misantropia. “Pronto a cadere su di me; che, quando mi sono svegliato, ho pianto per sognare di nuovo».

Alla luce di questa narrazione si può concludere che il grande genio   William  Shakespeare ci ha spiegato da par suo quanto odiasse la guerra. Io ormai vecchio sognatore socialista mi limito ad ululare alla luna nelle notti di luna piena e a pensare che se Colui che è morto per noi, risorgesse ancor oggi,  ripeterebbe forse l’invocazione di Caterina d’Aragona nell’Enrico VIII:

“Spiriti della pace, dove siete?”

E sconsolato tornerebbe indietro osservando quanto è inutile la primavera.

marzo 3, 2022

“Coloro che non ricordano il passato saranno condannati a viverlo di nuovo”

Di Beppe Sarno

La Russia ha lanciato un’operazione su vasta scale  dell’Ucraina dopo che il presidente Vladimir Putin ha autorizzato, quella che ha definito, una “operazione militare speciale” nell’est.

l’occidente sia essa L’Europa che l’America hanno condannato questa operazione e l’Europa compresa l’Italia si è prestata ad inviare armi e personale militare a sostegno per l’esercito. Il governo Draghi cancellando di fatto l’articolo 11 della Costituzione in cui espresso il sacro principio il ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie si è assunta la grave responsabilità di entrare in una guerra al fianco di uno dei contendenti.

I bombardamenti nella regione del Donbass si sono intensificati quando Putin ha riconosciuto le due regioni separatiste di Donetsk e Luhansk come indipendenti e ha ordinato il dispiegamento di quelle che ha chiamato forze di pace, una mossa che l’Occidente ha definito l’inizio di un’invasione.

Mercoledì, i separatisti hanno lanciato un appello a Mosca per chiedere aiuto per fermare la presunta aggressione ucraina – affermazioni che gli Stati Uniti hanno respinto come propaganda russa.

La Russia ha lanciato un’invasione su vasta scala giovedì poco dopo che Putin ha detto di aver autorizzato un’azione militare per difendersi da quelle che ha detto essere minacce provenienti dall’Ucraina.

I missili russi hanno colpito diverse città ucraine, tra cui Kiev, mentre l’Ucraina ha riferito di colonne di truppe che si riversavano attraverso i suoi confini nelle regioni orientali di Chernihiv, Kharkiv e Luhansk e sbarcavano via mare nelle città di Odessa e Mariupol nel sud.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha dichiarato la legge marziale e ha fatto appello ai leader mondiali per imporre tutte le possibili sanzioni alla Russia, incluso Putin, che ha accusato di voler distruggere lo stato ucraino.

Immediatamente gli Stati occidentali si sono accordati per infliggere pesanti ritorsioni economiche alla Russia fra cui quello di tagliare la Russia fuori dal sistema finanziario SWIFT.

Da due giorni sono iniziate le trattative fra i rappresentanti dell’Ucraina e rappresentanti della Russia per cercare di fermare la guerra.

Cosa chiede La Russia per fermare la guerra?  la richiesta principale Di Putin e che le nazioni ex sovietiche come Bielorussia Georgia Ucraina non facciano mai parte della NATO così come in buona sostanza riconosciuto dai precedenti accordi internazionali. L’America risponde che allo stato attuale L’Ucraina non è in possesso dei requisiti democratici per accedere all’organizzazione mondiale della NATO.

L’Ucraina dal canto suo chiede l’istituzione di una no-flyzona  e   la sospensione degli attacchi militari.

Infine il Presidente Putin ha chiesto la “denazificazione” dell’esercito di Kiev con la messa al bando del “battaglione Azov” che è l battaglione Azov è un reggimento della Guardia nazionale ucraina che  nel maggio del 2014  è stato nei ranghi delle forze armate di Kiev. Il battaglione neonazista è stato anche associato a accuse di tortura e di abusi dei diritti umani e continua d essere tra i più tenaci e feroci oppositori delle milizie separatiste filorusse che hanno occupato una parte delle province di Donetsk e Lugansk.

Oggi l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione a schiacciante maggioranza che chiede alla Russia di fermare gli attacchi nei confronti dell’Ucraina.

Mentre l’intero mondo occidentale si sbraccia nel definire Putin un pazzo furioso paragonandolo ad Hitler, nessuno si domanda se l’America e l’Europa vogliono veramente la pace o invece come alcuni compagni sottolineano l’America, a soprattutto L’Europa, o almeno una parte dell’Europa non ha interesse alla pace.

Tutto questo mentre il mondo ignora completamente ciò che avviene in Siria bombardata quotidianamente da Israele e la guerra civile in Yemen rappresenta la più grande crisi umanitaria di oggi. Questa guerra va avanti da più di sei anni, e l’invasione del paese è stata condotta dall’Arabia Saudita, volendo mettere al potere il “suo popolo” in quel paese. È poco da dire che si tratta di una catastrofe umanitaria e umana totale perché oltre 2 milioni di bambini sono affamati e affamati per le strade di città e villaggi devastati. Le operazioni saudite nello Yemen sono state assistite dai loro alleati, Stati Uniti, Gran Bretagna ed Emirati Arabi Uniti. La prima richiesta di Putin di fatti è rivolta ai paesi occidentali perché è da loro che deve essere accettato il principio che l’Ucraina non entrerà mai nella Nato e certamente non basta una semplice rassicurazione del premier inglese, ma è sicuramente necessario un atto formale.

Il problema è invece un altro Putin: chiede la denazificazione dell’esercito. Il battaglione Azov detto anche la legione straniera Ucraina è una parte consistente dell’esercito Ucraino che si ispira a principi neonazisti di cui gli stati europei fingono di non accorgersi.

Andriy Yevhenovych Biletsky è un politico di estrema destra nazionalista bianco ucraino e leader del partito politico National Corps. Fu il primo comandante della milizia volontaria Azov Battalion, e co-fondatore del movimento nazionalista Social-National Assembly. Dal 2014 al 2019 Biletsky è stato membro del parlamento ucraino.

Intanto i nazionalisti ucraini che fanno arte dell’esercito ucraino usano la bandiera gialla e blù con lo stesso logo  (la runa “Wolfsangel”) che era  usata dalla 2a divisione SS Panzer “Das Reich” nella seconda guerra mondiale. Il loro leader, Andriy Biletsky, una volta disse che lo scopo dell’Ucraina era di “guidare le Razze Bianche del mondo in una crociata finale” contro “Untermenschen a guida semita”. Gli attivisti del partito nazionalista ucraino tengono nelle loro sedi il ritratto del leader dell’UPA Stepan Bandera.

Vediamo nelle immagini televisive il Presidente Zelinsky con alle spalle la bandiera Ucraina con il logo dei Wolfsangels simbolo nazista.

Il 22 gennaio 2010, il presidente uscente dell’Ucraina Viktor Yushchenko ha conferito a Stefan Bandera il titolo postumo di Eroe dell’Ucraina. Il titolo fu poi revocato per le proteste della comunità internazionale.

Bandera fu in gran parte responsabile dei massacri di civili polacchi e in parte dell’Olocausto in Ucraina. Per aver orchestrato l’assassinio nel 1934 del ministro dell’Interno polacco Bronisław Pieracki, Bandera fu condannato a morte ma la sentenza fu commutata in ergastolo. Nel 1939, in seguito all’invasione congiunta tedesco-sovietica della Polonia, Bandera fu rilasciato dalla prigione e si trasferì a Cracovia, nella zona della Polonia occupata dai tedeschi.

L’Olocausto in Ucraina ha avuto luogo nel Reichskommissariat Ucraina, nel governo generale, nel governo generale della Crimea e in alcune aree sotto il controllo militare a est del Reichskommissariat Ucraina (tutte sottomesse alla Germania nazista), nel Governatorato della Transnistria e nella Bucovina settentrionale (entrambe occupate dal quest’ultima annessa alla Romania) e la Rutenia dei Carpazi (allora parte dell’Ungheria) nella seconda guerra mondiale. Le aree elencate fanno oggi parte dell’Ucraina.[ Tra il 1941 e il 1944, più di un milione di ebrei che vivevano nell’Unione Sovietica furono assassinati dalle politiche di sterminio della “Soluzione finale” della Germania nazista. La maggior parte di loro fu uccisa in Ucraina perché la maggior parte degli ebrei sovietici prima della seconda guerra mondiale viveva nel Pale of Settlement, di cui l’Ucraina era la parte più grande.

Stefan Bandera è il riferimento storico della Brigata di Azov che è parte integrante dell’esercito dell’Ucraina con cui noi oggi ci apprestiamo a combattere contro l’orso sovietico. I soldati italiani vanno a combattere al fianco di gente che ha a celebrato il compleanno di Hitler nel 2018 distruggendo un campo rom a Kiev e inseguendo i suoi residenti terrorizzati, compresi i bambini, per le strade. Il compleanno di Bandera, il 1 gennaio, è diventato una festa ufficiale ucraina.

Il Presidente Ucraino  Zelensjy chiede aiuto ad Israele che  allo stato sembra non inviare personale militare. Certo mi domando come potrebbe un ebreo combattere sotto la bandiera che porta il  logo  (la runa “Wolfsangel”) che era  usata dalla 2a divisione SS Panzer “Das Reich” nella seconda guerra mondiale?

Alla richiesta di Zelensky ha risposto il  primo ministro israeliano Naftali Bennett che ha rifiutato la richiesta del presidente ucraino di fornire assistenza militare alla nazione dell’Europa orientale assediata, anche se ha inviato aiuti umanitari e ha votatao a favore della risoluzione dell’ONU che condanna l’occupazione militare dell’Ucraina.

 I media occidentali sono rimasti per lo più in silenzio sul ruolo dei gruppi nazisti neo e classici nel Maidan e nella guerra nell’Ucraina orientale, scegliendo di eliminarli dalla narrativa sull'”aggressione russa” che hanno creato. Nessuno ne parla e se qualche vago accenno vien fatto viene subito messo a tacere.

La domanda sorge spontanea: perché?

La pietà e la solidarietà per il popolo ucraino sofferente non ci deve far dimenticare che come è stato detto “non si può manifestare per la Pace senza denunciare il progetto americano ed europeo di spingere tutto l’Occidente ad una politica di guerra rappresentando con un bombardamento mediatico martellante ed unilaterale la Federazione Russa come il nemico frontale da combattere tentando di sanare tutti gli atti criminosi di guerra ed aggressione commessi dal 1991 in poi dagli usa e dalla nato in Europa e nel mondo per imporre in modo violento un modello politico economico e finanziario, ormai in crisi drammatica , che sta distruggendo ovunque le società civili, i valori umani e le risorse naturali e le istituzioni  democratiche” (F. Bartolomei).

 La Germania si è fatta capofila di questa escalation antirussa e allora sorge il sospetto che la Germania abbia interesse che la guerra non si fermi e duri a lungo per poter giustificare nei confronti della comunità internazionale la sua corsa al riarmo annunciata  dal cancelliere  tedesco, Olaf Scholz, il quale nel corso di un intervento al Parlamento in cui ha condannato aspramente l’attacco russo all’Ucraina ha dichiarato che Il governo federale tedesco intende finanziare le Forze armate (Bundeswehr) con un fondo speciale da 100 miliardi di euro.

La Germania al di là della propaganda mediatica si appresta diventare una potenza militare oltre che economica e quindi è chiaro che la volontà dei suoi governati è quella di  costruire la quarta potenza politica ed economica mondiale dopo l’America, la Russia e la Cina. Questo significa la morte del sogno europeo e la riduzione dell’Italia ad un paese insignificante sul piano internazionale pronto ad obbedire al dittatore di turno.

marzo 2, 2022

La guerra non ferma la guerra!

Di Beppe Sarno

Certamente va condannato l’atto scellerato di Putin di invadere l’Ucraina e di arrivare alle porte di Kiev.

Come stiamo vedendo la guerra ha innestato una spirale pericolosa  che come primo risultato ha portato il rafforzamento della NATO e la subordinazione dell’Italia e dell’Europa  agli interessi politici ed economici americani. Il discorso di Biden alla televisione e il consenso ricevuto nel suo paese ne sono la riprova.   

Bettino Craxi fu il primo a denunciare il pericolo che la crisi dell’Unione Sovietica si risolvesse nel passaggio dell’economia di stato ad un’economia di mercato predatoria ed affamatrice dei lavoratori. Il capitalismo finanziario occidentale preferì appoggiare il tentativo di Eltsin a danno della speranza di Gorbaciov che sognava di trasformare la federazione degli stati russi  in una socialdemocrazia con lo strumento della perestroika e della glasnost.   La scelta dell’occidente di partecipare al banchetto delle immense ricchezze dell’URSS hanno, da un lato inserito la Russia nella competizione internazionale con caratteristiche sue proprie, dall’altro hanno generato quel nazionalismo esasperato di cui Putin si è fatto interprete.

L’Italia e l’Europa invece di spendersi fin da subito per trovare una soluzione pacifica alla tragedia della guerra fra Ucraina e Russia ha deciso di armare l’Ucraina. Questo atto irresponsabile cancella con un colpo di spugna l’art. 11 della Costituzione rinnega i valori della resistenza e mette d’accordo tutta la classe politica italiana da Meloni a Bersani. L’Usa e l’Europa hanno dimostrato chiaramente di voler destabilizzare  la parte orientale del nostro continente al fine di isolare la Russia per scopi commerciali e di politica  di basso livello.  Le televisioni nazionali sostengono che sia giusto partecipare a questa guerra anche a costo di rinnegare la nostra costituzione. Certamente il popolo ucraino va aiutato, ma non inviando armi e aiuti militari.  La nostra  coscienza civile ci deve imporre di evitare il maggior danno che alla guerra si contrapponga un’altra guerra. La giusta resistenza del popolo ucraino contro la prepotenza dell’invasore non deve spingerci a dire che è giusto inviare armi e soldati in Ucraina.

È sbagliata la convinzione che i buoni siano da una parte e i cattivi dall’altra. Non è così! a chi dice questo va ricordato che non è vero che questa è la prima volta che comincia una guerra in territorio europeo dopo la fine della seconda guerra mondiale. Il governo D’Alema bombardò la ex Jugoslavia per portarvi la democrazia.

Sappiamo com’è andata a finire!

La guerra in  l’Ucraina è scoppiata nel 2014. La  brigata d’Azov tristemente famosa ha fatto migliaia di vittime senza che nessuno si si commuovesse. A Biden non interessa l’economia europea; al presidente americano  interessa sottomettere l’Europa ai propri disegni imperiali.

Il Governo Draghi cammina nella scia di questo disegno incapace di esprimere un’autonomia che il governo Conte con tutti i suoi limiti aveva cercato di imporre. Conte è caduto non per la cattiva gestione della pandemia ma perché non asservito al capitalismo politico militare finanziario internazionale.

Nel dibattito politico interno americano Biden cerca di conquistare consensi umiliando la Russia e isolandola dal resto dell’Europa.

La guerra più che un delitto è una follia. E’ una follia per l’Europa perché essa al di la delle vite umane che si stanno perdendo,  seguirà n disastro economico di cui gli imprenditori più chiaroveggenti dall’una e dall’altra parte non ignorano e di cui già stanno calcolando le conseguenze. Chi alla fine pagherà il conto saranno come sempre i lavoratori e le classi subalterne.

Per questi motivi la guerra sarà una catastrofe cruenta che aggiungerà nuove rovine a quelle già esistenti e non risolverà i problemi dell’Ucraina, della Russia e di nessuno. Come abbiamo visto dopo aver violato la nostra Costituzione invocando lo stato di necessità, verrà violato, in nome della guerra, ogni diritto, ogni istituzione di libertà di ragione di democrazia. La guerra senza risolvere alcun problema, accanto alle ferite della pandemia ne aggiungerà, per tutti, nessun escluso,  altre ancora più terribili ancora più sanguinanti.

Gli unici attori al di fuori di queste logiche sono, non a caso, Pap Francesco e il presidente cinese Xi Jinping. Ed è nella loro mediazione che guardiamo  con ansia.

Nel frattempo Israele bombarda regolarmente la Siria ma nessuno si commuove come se quella guerra non essitesse.