Archive for Maggio, 2022

Maggio 27, 2022

Democristiani scomodi.

Di Beppe Sarno

Fiorentino Sullo fu  padre costituente e fu, fra le altre cose importanti che fece, autore di un progetto di riforma della legge edilizia rivoluzionario che prevedeva l’esproprio generalizzato e preventivo di tutte le aree edificabili e che trovò nel suo partito acerrimi nemici che fecero fallire il progetto. Sullo fu ministro dei Lavori Pubblici, ministro della Pubblica Istruzione, ministro per la Ricerca Scientifica e ministro per l’Attuazione delle Regioni. Fiorentino Sullo fu anche uno dei componenti di spicco della corrente  politica interna alla DC chiamata “Base”. Assieme a Sullo vi fu un gruppo di politici irpini che furono  fra i maggiori interpreti nazionali di questa forte corrente che furono esponenti di spicco della “Base” fra cui spiccarono per intelligenza politica e spirito d’iniziativa Ciriaco De Mita e  Gerardo Bianco.

De Mita e Bianco nel 1953 aderirono al progetto di Giovanni Marcora di costituire una nuova corrente all’interno della DC definita rivoluzionaria. Negli anni cinquanta i giovani cattolici che risposero all’appello di Marcora rifacendosi alla tensione ideale del partito che fu di De Gasperi diedero voce all’iniziativa attraverso due  giornali la “Base” e “Prospettive”. Questi due giornali hanno rappresentato uno dei momenti più impegnati di autocritica all’interno della DC. De Mita e Bianco furono  fra i principali esponenti di questa nuova corrente. “La crisi del partito si è espressa dal 1948 ad oggi soprattutto in una diminuita capacità del partito di essere l’espressione esclusiva  sul piano politico dell’intero mondo cattolico. Ciò non deve però indurre ad una forma di malinteso interclassismo tendete al corporativismo dove l’azione politica sul terreno economico-sociale si svilisce nella pura ricerca di equilibrio statico come componente elle forze in movimento. L’azione politica non è stasi ma lotta: è superamento delle posizioni acquisite, non accomodamento di esse.” Questo veniva scritto nel 1954. Dall’ottobre del 1953 al luglio del 1954 si consumò la crisi del degasperismo. Fu proprio il vuoto politico che si creò,  che portò alla nascita del giornale “La Base” ed alla nascita della omonima corrente. Dallo scacco elettorale subito dalla Dc sulla cd. “legge truffa “venne fuori la crisi del partito sui problemi del rapporto della Dc con il mondo cattolico, l’interpretazione dell’interclassismo, e l’azione politica come lotta e questo fu un elemento di divisione con La Pira che invece era molto legato alla gerarchia ecclesiastica. I democristiani scomodi come De Mita e Bianco usarono il giornale per mettere in evidenza la frattura operatasi all’interno della Dc. “ il maggior errore commesso nel passato dalla classe dirigente cattolica e stato quello di non avere avuto fiducia nel contributo attivo politico della base cattolica, ridotta a puro strumento elettorale….. le esigenze sociali dell’operaio, del contadino, dell’impiegato, dell’intellettuale cattolico in quanto uomini che vivono a contatto con questa realtà storica e con le insufficienze che da esso sprigionano non possono essere diverse dalle esigenze che spingono il contadino, l’operaio, intellettuale non cattolico ad abbracciare il comunismo.” ( Numero zero de “La Base”) ma che cosa significava base cattolica?  Con la “Base” nasceva un nuovo integralismo con gli stessi problemi irrisolti,  ma con la volontà di metterli sul tavolo senza rinchiudersi in una posizione integralista. “ O si rinuncia a costruire un reale partito democratico e si punta a un movimento di unità nazionale, al fine di utilizzare in modo indiscriminato le masse cattoliche che le forze nazionali di destra per un giuoco reazionario, oppure si rifiuta questo gioco e si vuole realmente contribuire alla soluzione di gravi problemi che travagliano la società italiana, ed occorre allora fare del partito un’autentica forza popolare, impegnata in una politica di rinnovamento democratico”(Quaderno de “La Base” primavera del 1954.) Con queste dichiarazioni, di fatto si apriva un dialogo a sinistra. Ma bisognava fare i conti con l’integralismo che aveva forti perplessità nei confronti dell’apertura a sinistra. “ Se Il dibattito sull’apertura potrà essere condotto, come ci auguriamo, anche su queste colonne, dovremo tener distinti i tre aspetti fondamentali dello stesso problema: quello teologico morale, quello ideologico di partito, quello strettamente politico” (“La base”1° novembre 1953) sul giornale della corrente della “La Base” ci cominciava a ragionare di rapporti con i comunisti e con i socialisti in una prospettiva storica che rifiutava la visione sturziana dei rischi di un’apertura a sinistra. Quei democristiani scomodi di cui De Mita fu elemento di spicco fecero un grosso sforzo di rinnovamento pur  avendo limiti politici e ideologici e sui rapporti con i due partiti della sinistra si aprì una frattura fra i due: de Mita credeva al dialogo con i comunisti Bianco era più vicino ai socialisti. Finita l’esperienza de “La Base” come giornale nacque la rivista ”Prospettive.” il giornale ebbe breve vita. Nnasceva dopo di Congresso di Napoli e la corrente “Iniziativa democratica” voleva imporre le sue idee  vagamente ispirate ad idee di sinistra.” Prospettive” Proponeva l’apertura ai socialisti come alternativa al centrismo, il rinnovamento dello Stato e l’incontro fra i bisogni del proletariato con il ceto medio e gli intellettuali. anche l’esperienza di “Prospettive” finì con una chiusura d’ autorità da parte della direzione democristiana.  Rileggere l’esperienza politica di quei democristiani scomodi ci deve servire a fare un bilancio politico-culturale e a delle riflessioni sulla nostra classe politica.

In primo luogo si avverte la mancanza in Italia di un partito popolare che non può essere riconosciuto Nell’attuale PD. In secondo luogo è che i problemi come l’impegno sociale, la programmazione, l’industrializzazione, la partecipazione statale nelle industrie oggi più che mai necessaria. Tutti i temi trattati nelle due riviste e oggetto del dibattito politico che i democristiani scomodi fecero all’interno della corrente di base della DC sono stati in parte dimenticati e volutamente accantonati in nome di un liberismo che usa lo Stato come strumento di potere a vantaggio di pochi. Quei democristiani scomodi di cui Sullo, Ciriaco De Mita, Gerardo Bianco  furono fra i principali interpreti danno viva la sensazione della grande debolezza politico-culturale del nostro paese e della sua classe politica attuale. L’ultima considerazione che si può fare e che  i cattolici veramente impegnati ascoltando i messaggi Di Papa Francesco se ne facciano  interpreti considerando  la possibilità di impegnarsi a costruire quel partito popolare come fu la DC, per costruire una reale alternativa alla situazione attuale per ritornare al messaggio scritto dai padri costituenti nella nostra Costituzione in cui confluirono diverse forze politiche con diversa ispirazione politica ed ideale, tutte passate attraverso il doloroso momento della liberazione dal giogo fascista e che avevano condiviso la galera, l’esilio, il confino.

Maggio 25, 2022

Quattro NO e un NI’!

Di Beppe Sarno

Il  12 giugno prossimo siamo chiamati a votare sui cinque referendum, promossi da Lega e Radicali e ammessi lo scorso 16 febbraio dalla Corte costituzionale, tutti riguardanti il tema della giustizia.

Il primo quesito (scheda rossa) riguarda l’Abolizione della legge Severino (D.lgs. n. 235/2012) e propone di eliminare l’automatica incandidabilità, ineleggibilità e decadenza di parlamentari, membri del governo, consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali, in caso di condanna penale. A cadere anche l’art. 11 che impone la sospensione degli amministratori locali condannati anche in via non definitiva.

Il secondo quesito (scheda arancione) : prevede l’abrogazione dell’art. 274 comma 1 lett. c) del codice di procedura penale  con riferimento alla parte in cui consente di portare in carcere una persona sotto processo, se vi è il rischio che possa commettere un reato della stessa specie di quello per cui si procede. L’obiettivo dei promotori del referendum è evitare che la carcerazione preventiva possa colpire persone che poi risultino innocenti.

Il terzo quesito (scheda gialla) Separazione delle funzioni dei magistrati: in caso di voto favorevole al quesito referendario, il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale.

Il quarto quesito (scheda grigia) Consigli giudiziari. Si prevede che anche i membri cosiddetti “laici”, cioè avvocati e professori, possano partecipare attivamente alla valutazione dell’operato dei magistrati nell’ambito del Consiglio giudiziario territoriale (ora solo spettante ai magistrati).

Il quinto quesito (scheda verde) Elezione togati Csm: si richiede con il Sì l’abrogazione dell’obbligo, per un magistrato che voglia essere eletto, di trovare da 25 a 50 firme per presentare la candidatura. L’attuale obbligo impone a coloro che si vogliano candidare di ottenere il beneplacito delle correnti o, il più delle volte, di essere ad esse iscritti. Si tornerebbe alla legge originale del 1958 che prevedeva che tutti i magistrati in servizio potessero proporsi come membri del CSM presentando semplicemente la propria candidatura.

Per raggiungere il quorum dovranno votare la maggioranza (50%+1) degli aventi diritto al voto e si dovrà raggiungere la maggioranza (50%+1) dei voti validamente espressi.

Per ciò che riguarda la legge Severino va osservato che La Costituzione recita: “art. 65 La legge determina i casi di ineleggibilità e di incompatibilità con l’ufficio di deputato o di senatore“, e il successivo  “art. 66 Ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità”.

L’ incandidabilità è in buona sostanza  uno status di inidoneità funzionale all’assunzione di cariche elettive, mentre l’ ineleggibilità, serve  a garantire la libera ed eguale espressione del voto del corpo elettorale. Dunque se ineleggibilità e incandidabilità non coincidono, come può il legislatore definire incandidabile un cittadino alle elezioni per il Parlamento.

Per ciò che riguarda l’ incandidabilità sopravvenuta, viene introdotto un principio di  retroattività. Cioè l’organo giudiziario con una sentenza, modifica di fatto la composizione politica del parlamento (potere legislativo) potendo portare alla decadenza del parlamentare che è stato precedentemente votato democraticamente. Senza tener conto dell’art. 3 della Costituzione “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Non credo che un potere diverso da quello legislativo possa decidere con una sentenza se un candidato non merita di sedere in Parlamento, dal momento che questo privilegio spetta ai cittadini elettori che democraticamente scelgono di non votare il candidato  conoscendo il suo pregresso giudiziario. Voto “Nì”

Il secondo quesito riguarda l’abrogazione dell’art. 274 comma 1 lett. c) del codice di procedura penale. La vittoria del “Si” comporterebbe che le misure cautelari (tra cui quella del carcere), sarebbero applicabili soltanto nei casi stabiliti dal primo periodo della lettera c) dell’art. 274, comma I c.p.p., vale a dire solo per “gravi delitti con uso di armi o di altri mezzi di violenza personale o diretti contro l’ordine costituzionale ovvero delitti di criminalità organizzata”. In concreto ciò significa escludere la carcerazione preventiva per corrotti, bancarottieri, ladri e scippatori seriali, che anche se arrestati in flagranza dovrebbero essere subito rilasciati. Io voto “NO”

 Il  referendum sulla separazione della carriera tra giudici e pubblici ministeri imponendo una netta separazione tra le funzioni comporta  il rischio di una subordinazione  dei PM alla politica, rischio reso evidente dalla previsione, contenuta nella riforma del processo penale approvata dal Consiglio dei ministri, che il Parlamento approvi i criteri generali per l’esercizio dell’azione penale, che è in palese contrasto con la Costituzione. Io voto “NO”.

Consigli giudiziari:  Si tratta di un referendum inutile perché già, ha proposto di dare ai membri non togati il diritto di parola, che è una proposta che  non determina possibili interferenze tra il ruolo degli avvocati e quello dei magistrati. Io voto “NO”

Il quinto quesito è di fatto un quesito senza senso perché come opportunamente osserva il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale “Il quesito sulle modalità di presentazione delle candidature dei magistrati per le elezioni del Consiglio Superiore della Magistratura non avrebbe effetti concreti, non comporta alcuna riforma del CSM, esprime soltanto diffidenza verso il pluralismo culturale incarnato dalle correnti in seno al corpo dei magistrati.” Voto “NO”

Modificare il sistema giudiziario italiano a colpi di referendum è un’operazione dilettantistica e pericolosa che non affronta seriamente il problema del funzionamento della complessa macchina giudiziaria italiana. Né tantomeno la cd. Riforma Cartabia  risolve i complessi problemi della giustizia del nostro paese. Sia i referendum che la riforma Cartabia  partono da un profondo senso di sfiducia della magistratura, peraltro recentemente ampiamente meritato, ma colpire l’autonomia dell’amministrazione della giustizia subordinandola  al potere politico non punisce la magistratura nel suo complesso ma limita gli ambiti di democrazia esistenti nel nostro paese già ampiamente limitati da un’azione governativa reazionaria e conservatrice.

Concludendo il sì ai referendum renderebbe la giustizia italiana più amerikana con la conseguenza che i magistrati si adatterebbero  ad amministrare una giustizia fortemente subordinata alla politica ed ai poteri forti che essa esprime diventando più forte con i deboli e più debole con i forti.

Maggio 4, 2022

PAPA FRANCESCO E LA GUERRA

di Giuseppe Giudice

In una lunga intervista al Corriere della Sera, Papa Francesco ha detto cose di grande rilevanza. Che fanno a pugni con il “mainstream” di una stampa, in larghissima parte sostenitrice di un bellicismo e di una escalation militare nella guerra russo-ucraina. In realtà , come ho già detto, l’Italia è tra i paesi dell’Europa Occidentale uno con minore libertà di stampa di fatto. Chi contesta il bellicismo è considerato oggettivamente un servo di Putin. Una grandissima menzogna. Del resto, negli altri grandi paesi europei, c’è molto più contraddittorio e dialettica nei mass media. In Francia, in Germania, perfino nei paesi più bellicisti come la GB e gli USA (vedi il New York Times ) non c’è narrazione unica. Ma veniamo a quelli che ritengo i passi più qualificanti dell’intervista del Papa.

1) riprende il discorso sulla Terza Guerra Mondiale a pezzi; sostenuta da una fortissima escalation (negli ultimi venti-trenta anni) della produzione di materiale bellico, del suo commercio e vendita; con gli enormi profitti realizzati

2) si pone apertamente il problema (pur certo non approvando la politica imperiale di Putin) delle concrete responsabilità dell’Occidente per aver voluto espandere ad est la Nato.

3) come ha rilevato Tomaso Montanari, il Papa rifiuta il concetto di “guerra giusta ” (vedi l’Enciclica “Fratelli tutti”) mettendo anche in discussione passi del Catechismo scritto da Ratzinger – che sia pur di sbieco non esclude che ci possano essere guerre giuste – La guerra giusta non esiste soprattutto in un mondo in cui c’è stato una enorme crescita di armi di distruzione di massa (l’atomica, le armi chimiche e batteriologiche) e il forte aumento del potenziale distruttivo delle stesse armi convenzionali

4) Si dichiara nettamente contrario all’escalation miltare , nella guerra in corso. All’aumento delle spese militari in Europa. La via da seguire è sempre quella della diplomazia e del negoziato, per quanto possa apparire difficile in questo momento

Chiaramente il Papa parla con il suo linguaggio (che è quello di Vescovo di Roma), ma mostra di avere una visione della politica estera molto più seria e profonda di molti leader politici.

Personalmente io condivido in pieno la posizione di Corbyn in merito alla guerra (non poi così distante da quella di Francesco). Corbyn è un critico feroce di Putin, del suo regime di capitalismo oligarchico, segnato da enormi disuguaglianze. Ma evidenzia sempre le gravissime responsabilità dell’Occidente , nell’aver determinato la situazione attuale. Chiede l’immediato ritiro delle truppe russe, la cessazione dei bombardamenti sui civili, e l’avvio di un negoziato …..ma non ha alcuna simpatia per Zelensky ed il suo nazionalismo. Contesta duramente l’ultra bellicismo di Boris Johnson (che fra l’altro ha intrattenuto ottimi rapporti con Putin fino al 2020) la sua volontà di estendere la guerra, di inviare armi sempre più micidiali ed offensive fra cui aerei potenti) all’Ucraina , per poter bombardare il territorio russo. E poi si rifiuta di accogliere i profughi ucraini (li vuole mandare in Ruanda!).

La posizione pacifista di Corbyn è la più coerente con l’essere socialisti oggi. Poi certo , quando si guardano le sparate di quel mezzo comico che minaccia la distruzione nucleare dell’intera isola britannica , non si può che sorridere per queste baggianate.

Maggio 2, 2022

Incontro con Padre Maurizio Patriciello.

Di  Antonella Ricciardi.

In un’Aula Magna gremita di studenti ed insegnanti, con la partecipazione del dirigente scolastico, Enrico Carafa, Padre Maurizio Patriciello ha incontrato gli studenti al Liceo Pizzi di Capua.

 Impegnato da anni nell’avversare la criminalità, soprattutto organizzata, Padre Maurizio Patriciello da anni contrasta in particolare la camorra, e senza odio, ma con la determinazione a migliorare la situazione, sul piano sociale e per favorire uno stato più elevato di consapevolezza, di coscienza. Nonostante varie intimidazioni, che alla fine gli sono valse l’assegnazione di una scorta, presente anche al Pizzi (alcune persone, da lui chiamate familiarmente “amici”) don Maurizio è andato sempre avanti. La paura, infatti, affermava don Maurizio, può essere utile, quando ci aiuta ad essere prudenti, ma non deve diventare paralizzante, impedendo di agire: altrimenti, si toglie senso alla vita stessa.  Le sue denunce sull’inquinamento ambientale hanno portato finalmente, il 22 maggio 2015, alla legge 68, che prevede specificamente reati ambientali. Una legge che non riusciva ad essere approvata dal Parlamento, dove si era impantanata da 20 anni circa, a causa soprattutto delle pressioni di Squinzi, in nome della Confindustria. Grazie a questa legge, c’è stata una presa di coscienza sulla necessità di interventi decisivi per impedire l’inquinamento da rifiuti e cercare di porre rimedio con bonifiche in zone in situazione già colpite da reati ambientali. La criminalità organizzata un tempo si limitava  soprattutto al contrabbando di sigarette, poi  sul molto più deleterio traffico di droga; la zona del Parco Verde di Caivano, dove si trova la parrocchia di Padre Maurizio Patriciello, è addirittura la più grande piazza di spaccio d’Europa. Il traffico di stupefacenti, quindi, leggeri (ma fino a un certo punto) e pesanti si è affiancato alle più tradizionali attività di rapine, estorsioni (considerate come “tasse” da tributare ad un Anti-Stato, dai camorristi), sfruttamento della prostituzione, infiltrazione in gare d’appalto, favoriti da inserimenti in amministrazioni locali. In questi ultimi casi, manager criminali si aggiudicano appalti truccati, mettendo le mani su lavori pubblici. Soprattutto tra una parte dei costruttori, infatti, si è mossa la forza imprenditoriale della camorra. Anche riguardo lo smaltimento dei rifiuti, spiegava molto chiaramente il sacerdote, per risparmiare soldi non li si era smaltiti nel modo più corretto, soprattutto riguardo quelli industriali, molto più pericolosi di quelli urbani. Tutto, ciò, peraltro, è avvenuto con la complicità di politici collusi ed imprenditori criminali del Nord; lo stesso Carmine Schiavone, collaboratore di giustizia, aveva affermato, in modo eloquente: “Sono loro che ci sono venuti a cercare”.  Non potevano lasciare indifferenti, naturalmente, gli esempi concreti, espressi da Padre Maurizio, riguardo sue esperienze di vita vissuta, in cui ha raccontato suoi contatti con le persone, per spezzare le catene del male. Allo stesso Carmine Schiavone, infatti, don Maurizio aveva scritto una lettera aperta, chiedendogli di rivelare di più per combattere lo smaltimento illegale di rifiuti. Inaspettatamente, Carmine Schiavone, che viveva in una località protetta, aveva accettato di incontralo: quest’uomo, responsabile di un numero di omicidi imprecisato aveva rivelato anche altro, ed era morto tempo dopo, tenendo con sé un crocifisso di legno regalatogli dallo stesso don Maurizio. Ancora, Padre Maurizio, che nella sua predicazione incontra soprattutto la strada, aveva narrato della sua amicizia con Salvatore, un cutoliano, che gli chiedeva di pregare per lui. Preso dal desiderio di bruciare le tappe, in una realtà difficile, Salvatore aveva infatti aderito alla fazione della “Nuova Camorra Organizzata” di Raffaele Cutolo; tuttavia, si erano bruciati proprio gli anni migliori di Salvatore, trascorsi, dopo iniziali guadagni più facili, in carcere. In un contesto in cui era difficile sottrarsi all’idea di prevaricare, per non essere prevaricati, Salvatore era in parte emarginato, in parte temuto… Alla fine, lo stesso Salvatore era stato purtroppo ucciso, in una delle tante faide che hanno macchiato di sangue la Campani. Vicende di cronaca nerissime, purtroppo familiari in determinati luoghi: lo stesso don Maurizio, più volte, del resto, aveva dovuto celebrare funerali di persone vittime di faide, che a volte aveva lui stesso battezzato.  Incontri che fanno perdere, incontri che salvano: Salvatore aveva incontrato le persone sbagliate, don Maurizio aveva scoperto in sé la propria vocazione sacerdotale dopo avere dato un passaggio ad un frate francescano, che chiedeva l’autostop. Del tutto condivisibile, meritevole, inoltre, è stata la posizione espressa da Padre Maurizio Patriciello, per accogliere e non far sentire discriminati e non accettati i figli di persone che avessero avuto problemi per la camorra; in particolare, le sue parole sono state a favore della piccola Denyse Cutolo, che gli aveva scritto una lettera di affettuosa stima, conoscendo la sua opera. Figlia di Raffaele alla Cutolo: concepita dopo varie peripezie legali,  con inseminazione artificiale, perché lui non aveva avuto benefici per uscire dal carcere.  Denyse Cutolo, 14 anni, è infatti una persona innocente, ancora di più da aiutare a sentirsi inserita nella società; una ragazzina già provata dal terribile isolamento, in condizioni di 41 bis, che aveva vissuto il padre.  Anche secondo il già vescovo di Caserta, Raffaele Nogaro, Cutolo si era ravveduto; Raffaele Cutolo affermava, tra l’altro, che la croce fosse la vera cattedra di vita. Quello di Raffaele Cutolo è stato uno dei casi di detenzioni più lunghi della storia italiana: dopo decenni di carcere, era rimasto in 41 bis fino al decesso, per malattia, a 79 anni, nel 2021: negli ultimi mesi era stato ospedalizzato in una clinica esterna al carcere. Anche in questo intenso passaggio, infatti, si è rivelata molto la grande bontà di Padre Maurizio, a favore di un trattamento più umano per i detenuti, che non colpisca anche le loro famiglie- Uno Stato che rispetti di più, può essere più rispettato, soprattutto agli occhi di persone innocenti. Un episodio antecedente, che può illuminare ancora di più il modo con cui Padre Maurizio Patriciello susciti i sentimenti migliori, precedente all’incontro al Pizzi aveva riguardato proprio questo caso: vi erano state alcune polemiche, in occasione di una Messa in suffragio dello stesso Raffaele Cutolo, solo perché sul manifesto del primo anniversario del decesso si era scritto  di celebrazione per l’anima benedetta del defunto: un polverone suscitato da un consigliere comunale di Napoli, Francesco Emilio Borrelli, ed incoraggiato dal giornalista Sandro Ruotolo.  Le parole sul manifesto funebre erano state definite addirittura “esecrabili”, con parole di biasimo addirittura verso un incolpevole prete del comune vesuviano di Ottaviano, certamente non responsabile di quanto scritto dalle pompe funebri, in accordo con la famiglia che aggiungeva anche di ricordarlo con immenso amore.  Eppure, quella formula è standard, si può constatare: senza particolare significato celebrativo. Don Maurizio Patriciello, aveva chiarito, con un deciso e rasserenante articolo sul quotidiano cristiano cattolico “L’Avvenire” quanto, fermo restando la condanna dei delitti, la Messa fosse del tutto legittima, in quanto fosse dovere della Chiesa pregare per la misericordia di Dio, per i peccatori (e tutti lo sono, sebbene solo alcuni siano rei), e di quella persona in particolare; la preghiera per la misericordia, del resto, può essere per chiunque. I tragici errori di Raffaele Cutolo erano stati severamente condannati da magistrati che, comunque, avevano rispettato alcuni suoi diritti base, essenziali, e quando si rivolgevano a lui, lo chiamavano “signore”, ricordava nell’articolo don Maurizio Patriciello; anche la Messa meritava rispetto.  Don Maurizio Patriciello aggiungeva anche che l’unica pena che si auspicava vi fosse, e per questo si pregava, era rivedere la propria vita alla luce di Dio, e che fosse plausibile che venisse chiamato Purgatorio quello che, nell’auspicio delle preghiere, fosse un cammino di purificazione, evolutivo: in quella, ed in generale nelle Messe in suffragio. Quella di don Maurizio Patriciello, nel caso di Raffaele Cutolo, era stata invece la sacrosanta difesa di una preghiera per la misericordia: una difesa anche della libertà di coscienza, dato che rischia di essere totalitario ostacolare perfino una preghiera di benedizione; una preghiera di benedizione, che, comunque, si era poi svolta con tranquillità e senza ostentazioni. Tale posizione di Padre Maurizio Patriciello aveva quindi toccato profondamente i cuori; lo stesso don Maurizio aveva appunto ricevuto la lettera affettuosa dell’innocente Denyse Cutolo. Peraltro, a volte chi collabori con la giustizia può avere avuto anche colpe più estrema di altri: al riguardo, padre Maurizio aveva ricordato l’agghiacciante caso di Giovanni Brusca: un individuo che aveva premuto il telecomando per uccidere il giudice Falcone, che aveva determinato l’uccisione di un bambino, tenuto prima prigioniero per mesi, per distruggerne il padre, collaboratore di giustizia: il caso, naturalmente, era quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, vittima della peggiore infamia. Del resto, si può aggiungere, anche recenti sentenze della Corte Costituzionale, la più alta giurisdizione d’Italia, nel 2019 e 2021, hanno precisato quanto collaborazione con la giustizia e pentimento etico-morale possano anche a volte non andare insieme: ci sono anche casi di persone ravvedute, che non abbiano collaborato per timore di rappresaglie.  Inoltre, un equilibrio nella distinzione tra ambito di fede, intimo e libero, e differenza con atteggiamenti di altra natura è molto chiaro, nel pensiero di don Maurizio: ricordando, ad esempio, il tragico caso, ad esempio, del giovanissimo Ugo Russo, “guappo” quindicenne ucciso a 15 anni, mentre attuava una rapina. Su quella vicenda, don Maurizio, al Pizzi, aveva ricordato che  nel comune vesuviano di Sant’Anastasia, durante processioni per la Madonna dell’Arco (riti che, fatti bene, erano certamente belli), erano state poste dietro alcune immagini di Maria quelle di Ugo Russo: in quel caso, Padre Maurizio notava ci fosse una indebita sovrapposizione di ambiti, perché la famiglia aveva sì tutto il diritto di piangere il proprio caro, e di pregare per lui, ma nel privato, ed in celebrazioni apposite: cosa diversa da occasioni celebrative. Del resto, la figura di Ugo era l’emblema, e quasi un monito: Ugo Russo poteva ricordarci di non sprecare la vita, perché è una quella terrena: bellissima e fragilissima. L’impegno di Padre Maurizio per uscire dalla situazione di terra dei fuochi, di discariche abusive e di roghi di rifiuti tossici (che diffondono diossina), e farla tornare ad essere “Campania felix”, fertile, feconda naturalmente, è stato unito ad un’analisi non conformista e veritiera su tante situazioni. Del resto, determinate realtà sono frutto di una questione meridionale ancora molto viva: dai tempi in cui il Meridione era stato trattato come una colonia, senza riforme sociali e con leggi da stato di guerra: tutte misure da superare; disagi che avevano causato anche una drammatica, impetuosa emigrazione.  La valorizzazione del Sud, quindi, è stata al centro dell’analisi di don Patriciello: dai bene storico-artistici, tra cui la finalmente recuperata Reggia rustica (Palazzo di campagna con fattoria) borbonica di Carditello, a San Tammaro, all’amore per l’espressivo idioma locale: vera e propria lingua napoletana, con una ricca tradizione letteraria, che si affianca e non contrappone alla lingua italiana ed alle lingue straniere.  Gli interventi di padre Maurizio, che ha dialogato attivamente con la scuola, hanno spaziato dal contrasto alla violenza, con particolare sensibilità allo stillicidio riguardo i femminicidi, all’importanza anche religiosa della tutela ambientale, ricordando anche l’enciclica papale “Laudato si”, a favore della salvaguardia della natura. L’attenzione al nesso tra salute ed ambiente ha visto una particolare attenzione di Padre Maurizio, anche perché viene dal mondo della sanità, essendo stato capo reparto in un ospedale; a proposito di sanità, rimarcava ancora don Maurizio, il senso dei vaccini per il covid è proprio limitare le ospedalizzazioni, per lasciare posto ai malati più gravi: non solo di covid, ma anche di tumori, ed altre patologie di rilievo.  Tematiche da considerare primarie, naturalmente: infatti, ricordava don Maurizio, secondo quanto già affermato da Sant’Agostino, bisogna essere uniti sulle cose importanti, liberi sul resto. Giustamente, il dirigente scolastico, professor Enrico Carafa notava così quanto posizioni più giustamente anticonformiste, rivoluzionarie nel senso migliore, potessero arrivare proprio da rappresentanti della Chiesa: in linea con le stesse posizioni di Papa Francesco. Del resto, è una “eversione”, in senso positivo, quella che cerca di rovesciare una situazione d’ingiustizia. Attraverso il suo esempio di bene, Padre Maurizio scuote così la coscienza di coloro che operino per il male: chi fa il male, tende a giustificarlo, pur non correttamente, ma ha comunque una coscienza, con il cui profondo deve fare i conti: con la sua opera, don Maurizio toglie gli alibi a coloro che pensino che il mondo si regga solo sulle prevaricazioni reciproche, dimostrando che un’altra realtà esiste e si può costruire: una realtà di pace, simboleggiata anche da un ulivo bonsai, donato dalla scuola allo stesso sacerdote.