Di Beppe Sarno
Fiorentino Sullo fu padre costituente e fu, fra le altre cose importanti che fece, autore di un progetto di riforma della legge edilizia rivoluzionario che prevedeva l’esproprio generalizzato e preventivo di tutte le aree edificabili e che trovò nel suo partito acerrimi nemici che fecero fallire il progetto. Sullo fu ministro dei Lavori Pubblici, ministro della Pubblica Istruzione, ministro per la Ricerca Scientifica e ministro per l’Attuazione delle Regioni. Fiorentino Sullo fu anche uno dei componenti di spicco della corrente politica interna alla DC chiamata “Base”. Assieme a Sullo vi fu un gruppo di politici irpini che furono fra i maggiori interpreti nazionali di questa forte corrente che furono esponenti di spicco della “Base” fra cui spiccarono per intelligenza politica e spirito d’iniziativa Ciriaco De Mita e Gerardo Bianco.
De Mita e Bianco nel 1953 aderirono al progetto di Giovanni Marcora di costituire una nuova corrente all’interno della DC definita rivoluzionaria. Negli anni cinquanta i giovani cattolici che risposero all’appello di Marcora rifacendosi alla tensione ideale del partito che fu di De Gasperi diedero voce all’iniziativa attraverso due giornali la “Base” e “Prospettive”. Questi due giornali hanno rappresentato uno dei momenti più impegnati di autocritica all’interno della DC. De Mita e Bianco furono fra i principali esponenti di questa nuova corrente. “La crisi del partito si è espressa dal 1948 ad oggi soprattutto in una diminuita capacità del partito di essere l’espressione esclusiva sul piano politico dell’intero mondo cattolico. Ciò non deve però indurre ad una forma di malinteso interclassismo tendete al corporativismo dove l’azione politica sul terreno economico-sociale si svilisce nella pura ricerca di equilibrio statico come componente elle forze in movimento. L’azione politica non è stasi ma lotta: è superamento delle posizioni acquisite, non accomodamento di esse.” Questo veniva scritto nel 1954. Dall’ottobre del 1953 al luglio del 1954 si consumò la crisi del degasperismo. Fu proprio il vuoto politico che si creò, che portò alla nascita del giornale “La Base” ed alla nascita della omonima corrente. Dallo scacco elettorale subito dalla Dc sulla cd. “legge truffa “venne fuori la crisi del partito sui problemi del rapporto della Dc con il mondo cattolico, l’interpretazione dell’interclassismo, e l’azione politica come lotta e questo fu un elemento di divisione con La Pira che invece era molto legato alla gerarchia ecclesiastica. I democristiani scomodi come De Mita e Bianco usarono il giornale per mettere in evidenza la frattura operatasi all’interno della Dc. “ il maggior errore commesso nel passato dalla classe dirigente cattolica e stato quello di non avere avuto fiducia nel contributo attivo politico della base cattolica, ridotta a puro strumento elettorale….. le esigenze sociali dell’operaio, del contadino, dell’impiegato, dell’intellettuale cattolico in quanto uomini che vivono a contatto con questa realtà storica e con le insufficienze che da esso sprigionano non possono essere diverse dalle esigenze che spingono il contadino, l’operaio, intellettuale non cattolico ad abbracciare il comunismo.” ( Numero zero de “La Base”) ma che cosa significava base cattolica? Con la “Base” nasceva un nuovo integralismo con gli stessi problemi irrisolti, ma con la volontà di metterli sul tavolo senza rinchiudersi in una posizione integralista. “ O si rinuncia a costruire un reale partito democratico e si punta a un movimento di unità nazionale, al fine di utilizzare in modo indiscriminato le masse cattoliche che le forze nazionali di destra per un giuoco reazionario, oppure si rifiuta questo gioco e si vuole realmente contribuire alla soluzione di gravi problemi che travagliano la società italiana, ed occorre allora fare del partito un’autentica forza popolare, impegnata in una politica di rinnovamento democratico”(Quaderno de “La Base” primavera del 1954.) Con queste dichiarazioni, di fatto si apriva un dialogo a sinistra. Ma bisognava fare i conti con l’integralismo che aveva forti perplessità nei confronti dell’apertura a sinistra. “ Se Il dibattito sull’apertura potrà essere condotto, come ci auguriamo, anche su queste colonne, dovremo tener distinti i tre aspetti fondamentali dello stesso problema: quello teologico morale, quello ideologico di partito, quello strettamente politico” (“La base”1° novembre 1953) sul giornale della corrente della “La Base” ci cominciava a ragionare di rapporti con i comunisti e con i socialisti in una prospettiva storica che rifiutava la visione sturziana dei rischi di un’apertura a sinistra. Quei democristiani scomodi di cui De Mita fu elemento di spicco fecero un grosso sforzo di rinnovamento pur avendo limiti politici e ideologici e sui rapporti con i due partiti della sinistra si aprì una frattura fra i due: de Mita credeva al dialogo con i comunisti Bianco era più vicino ai socialisti. Finita l’esperienza de “La Base” come giornale nacque la rivista ”Prospettive.” il giornale ebbe breve vita. Nnasceva dopo di Congresso di Napoli e la corrente “Iniziativa democratica” voleva imporre le sue idee vagamente ispirate ad idee di sinistra.” Prospettive” Proponeva l’apertura ai socialisti come alternativa al centrismo, il rinnovamento dello Stato e l’incontro fra i bisogni del proletariato con il ceto medio e gli intellettuali. anche l’esperienza di “Prospettive” finì con una chiusura d’ autorità da parte della direzione democristiana. Rileggere l’esperienza politica di quei democristiani scomodi ci deve servire a fare un bilancio politico-culturale e a delle riflessioni sulla nostra classe politica.
In primo luogo si avverte la mancanza in Italia di un partito popolare che non può essere riconosciuto Nell’attuale PD. In secondo luogo è che i problemi come l’impegno sociale, la programmazione, l’industrializzazione, la partecipazione statale nelle industrie oggi più che mai necessaria. Tutti i temi trattati nelle due riviste e oggetto del dibattito politico che i democristiani scomodi fecero all’interno della corrente di base della DC sono stati in parte dimenticati e volutamente accantonati in nome di un liberismo che usa lo Stato come strumento di potere a vantaggio di pochi. Quei democristiani scomodi di cui Sullo, Ciriaco De Mita, Gerardo Bianco furono fra i principali interpreti danno viva la sensazione della grande debolezza politico-culturale del nostro paese e della sua classe politica attuale. L’ultima considerazione che si può fare e che i cattolici veramente impegnati ascoltando i messaggi Di Papa Francesco se ne facciano interpreti considerando la possibilità di impegnarsi a costruire quel partito popolare come fu la DC, per costruire una reale alternativa alla situazione attuale per ritornare al messaggio scritto dai padri costituenti nella nostra Costituzione in cui confluirono diverse forze politiche con diversa ispirazione politica ed ideale, tutte passate attraverso il doloroso momento della liberazione dal giogo fascista e che avevano condiviso la galera, l’esilio, il confino.