Domani è la festa del lavoro. Buonanotte compagni maltrattati e dimenticati. Buonanotte compagni che protestate, che salite sul tetto di una fabbrica o nelle viscere di una miniera per rivendicare il vostro diritto di lavorare, di avere una famiglia, di fare un progetto, di mandare i figli all’università. Buonanotte compagni precari scostumati e arroganti, che sognate di poter pagare l’affitto e magari di potervi sposare. Una volta all’anno, fra tanta retorica e tante parole vuote anche voi, anche noi abbiamo diritto ad essere rispettati. Per un giorno dimenticate tutti i guai, le preoccupazioni, i pensieri e festeggiate, con una birra, una partita a carte, una gita furi porta in un parco, nel bar sotto casa. Forse verranno tempi migliori, forse no. Nessuno può toglierci il diritto di sognare. La notte è diventata la parte più bella della giornata.
I Who pubblicarono nel luglio 1971 Who’s next un album di grande qualità.
Dopo la pubblicazione di Tommy nel 1969, Pete Townshend concepisce un’altra opera rock intitolata Lifehouse, che avrebbe dovuto mischiare rock e teatro. Ma il progetto, troppo ambizioso, si rivela un fallimento. Tuttavia il chitarrista decide di salvarne le tracce per pubblicare successivamente un album, Who’s Next. Il gruppo è in uno stato di grazia e lo si capisce da episodi come l’iniziale Baba O’Riley, lanciata da un’introduzione di sintetizzatore, e Bargain.
Ma i momenti migliori sono senza ombra di dubbio la ballata Behind Blue Eyes, caratterizzata dal connubio tra l’iniziale parte acustica e l’esplosione finale espressa dall’incessante rullare di Keith Moon, e il lungo manifesto di rivolta Won’t Get Fooled Again, dove la band esprime il meglio di se. Love Ain’t For Keeping e My Wife sono episodi minori. My Wife fu scritta dal bassista John Entwistle ed è l’unico brano dell’album che non sia stato scritto da Pete Townshend. Going Mobile è un’escursione nel territorio acustico, con l’ironica voce nasale di Pete che racconta una storia d’amore con allegria e spensieratezza . Nel disco compare il pianista Nicky Hopkins, che anima le malinconiche The Song Is Over e Getting In Tune, in un clima tipicamente 70’s.
Da notare che, eccetto Baba O’ Riley e Won’t Get Fooled Again, il disco è composto da canzoni d’amore.