Posts tagged ‘fiat auto’

gennaio 27, 2015

Marchionne copia Renzi.


Fiat Pomigliano, le scandalose elezioni Rsa con il trucco che escludono Fiom e Slai Cobas

‘Vi piace vincere facile?”: è il titolo di un volantino a firma delle rsa della Fiom dello stabilimento Fiat Chysler di Pomigliano d’Arco, nel quale i rappresentanti del sindacato di Landini sottolineano l’esclusione alle prossime elezioni delle rsa in fabbrica da parte dei sindacati firmatari di accordo.
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gennaio 26, 2015

Perchè un socialista non dovrebbe volere mai Prodi Presidente della Repubblica.

Prodi che tutti vogliono capo dello Stato ha compiuto uno dei più grandi disastri della storia economica italiana. Da presidente dell’IRI attraverso le privatizzazioni provvide a smantellare settori trainanti dell’economia italiana: quello agro-alimentare già dell’Iri (acquisito da gruppi inglesi, olandesi ed americani), il Nuovo Pignone dell’Eni, la siderurgia di Stato, l’Italtel, l’Imi. Sono state inoltre privatizzate Telecom in parte anche Enel ed Eni, già enti di Stato che potrebbero presto finire nelle mani delle solite multinazionali estere.
Ovviamente, una operazione così complessa non nasce né viene portata avanti da un uomo solo, perlopiù impacciato come è il professore bolognese. Serve un forte gruppo di potere. Ve ne sono alcuni, internazionali, particolarmente potenti: Bilderberg, Rothschild, Goldman Sachs… Prendiamo allora quest’ultimo, una cosiddetta merchant bank (banca d’affari) già presente al famoso summit del Britannia, dove si decise lo smantellamento dello Stato-imprenditore italiano; ha poi ricoperto un ruolo essenziale nel processo di privatizzazione delle partecipazioni statali, favorendo l’intervento delle grandi multinazionali sue clienti privilegiate e potendo contare per questo sull’amicizia di importanti uomini di potere nostrani, come Mario Draghi, che è stato fino all’altro ieri vicepresidente Goldman per l’Europa, e poi proprio il Romano Prodi, a più riprese consulente di livello della banca e per questo assai ben remunerato (3,1 miliardi di lire di compensi, come scrissero il Daily Telegraph e l’Economist).

Draghi, oltre che direttore generale del Tesoro tra il ’96 e il 2003, presiedette nel ’93 il Comitato per le privatizzazioni; nello stesso periodo Goldman Sachs, tramite il fondo Whitehall, acquisì nel 2000 l’ingente patrimonio immobiliare dell’Eni di San Donato Milanese, oltre agli immobili della Fondazione Carialo e, assieme alla Morgan Stanley, quelli della Unim, Ras e Toro. Prodi era presidente dell’Iri quando decise la privatizzazione della Credito Italiano proprio tramite la Goldman Sachs, che fissò il valore delle azioni a 2.075 lire, meno di quello di Borsa (che era a quota 2.230). Ma dobbiamo  Prodi anche la perdita di molti dei marchi storici del nostro comparto agroalimentare, ovviamente finiti (male) in mano straniera. Prodi concluse la cessione dell’Italgel (900 miliardi di fatturato) alla Nestlé per 703, così come l’assai discussa vendita della Cirio-Bertolli-De Rica (fatturato 110 miliardi, valutata 1.350), ad una fantomatica finanziaria lucana (Fisvi) al prezzo di 310 miliardi, che ne garantì il pagamento con la futura alienazione di parte del gruppo stesso alla multinazionale Unilever (ne abbiamo già parlato ieri a proposito del caso Sme).
Ma proseguiamo e, per non sembrare cultori di spy story, buttiamoci nella concretezza dei numeri. Quello della Sme a De Benedetti non è l’unica cessione sballata che Prodi avrebbe voluto effettuare, a prezzi poi rivelatisi impropri. Pare essere proprio un vizietto del professore, sempre così generoso coi poteri che contano. Pensiamo alla Stet, ricca e potente finanziaria delle telecomunicazioni, che controllava Sip, ma anche Italtel e Sirti: nell’ottobre 1988 Iri vendette a Stet il 26% del pacchetto azionario Italtel per 440 miliardi, quando in base a un piano elaborato due anni prima da Prodi e Fiat ne avrebbe ricavati solo 210. O ancora, alla vicenda del Banco di Santo Spirito, acquistata dalla Cassa di risparmio di Roma diretta dal demitiano Pellegrino Capaldo: il progetto iniziale – appoggiato dall’attuale premier – prevedeva introiti per l’Iri tra i 350 e i 500 miliardi, mentre quello finale, profondamente trasformato, toccò quota 794 miliardi. Abbiamo già accennato alle cifre improprie della privatizzazione Credit, durante il “Prodi II” all’Iri. E forse varrebbe anche la pena di rievocare altre storiacce, come quella della sciagurata gestione del buco Finsider o dei fondi neri Italstat.
Chiudiamo con l’episodio della vendita Alfa Romeo alla Fiat. Prodi, allora presidente Iri cui apparteneva il marchio del Biscione attraverso Finmeccanica, in tempi recenti ha sostenuto: «Volevo vendere l’Alfa alla Ford, fecero di tutto per impedirmelo e ci riuscirono». È stato subito smentito da Fabiano Fabiani, ex ad di Finmeccanica e all’epoca dei fatti a capo della delegazione che trattava per conto dell’azionista pubblico la cessione della casa automobilistica di Arese: «Non ho percepito un’opposizione di Prodi all’acquisizione dell’Alfa Romeo da parte della Fiat». Le cose andarono così. L’Alfa perdeva centinaia di miliardi l’anno eppure la Ford, probabilmente ritenendo che si potesse usare un nome di grande tradizione e una casa con clienti affezionatissimi per sbarcare in Europa, avanzò un’offerta assai generosa: ben 3.300 miliardi (secondo alcune fonti 4.000) per acquisire gradualmente il pieno controllo entro otto anni, piano di investimento di 4.000 miliardi per il quadriennio successivo all’acquisto, ottime garanzie per coloro che risultavano impiegati nel carrozzone. L’offerta venne formalizzata il 30 settembre del 1986 e restava valida fino al 7 novembre dello stesso anno. Tutti d’accordo? Non proprio. Prodi informò subito Cesare Romiti: nulla di male, poteva essere un tentativo per ottenere un rilancio Fiat, che puntualmente arrivò il 24 ottobre. Ma era assai deludente: prevedeva un prezzo di acquisto di 1.050 miliardi, in cinque rate senza interessi, prima rata nel 1993 (alla fine Fiat sborsò in realtà tra i 300 e i 400 miliardi), poi 4.000 miliardi di investimenti entro il 1995 e molti posti di lavoro da tagliare per recuperare competitività. Bene : il 6 novembre l’Iri di Prodi cedette l’Alfa alla famiglia Agnelli, quella che dieci anni più tardi, con Prodi al governo, sarebbe stata tenuta artificialmente a galla con gli ecoincentivi per l’auto.
«Per me in particolare sarebbe come sconfessare parte della mia storia professionale, visto che da presidente dell’Iri in quegli anni ho avviato uno dei più consistenti processi di privatizzazione intrapresi in Europa»ha detto Prodi reo confesso.

ottobre 29, 2013

Mentre noi ci masturbiamo con Renzi.

 

Electrolux delocalizza, «come se a Torino chiudesse la Fiat»

La multinazionale svedese annuncia nuovi tagli negli stabilimenti di Susegana, Porcia, Forlì e Solaro. 261 fra gli operai e 200 tra gli impiegati, che vanno a sommarsi a quelli già programmati. 1550 esuberi in totale. Trasloco in Polonia e Ungheria

Electrolux delocalizza in Polonia, 1550 esuberi Visualizza altro

luglio 11, 2013

Gli affari di Marchionne e il disastro dell’Italia


«Pace su che, per fare che? La Fiat continua a lasciare a casa la gente e a sfruttare per due coloro che ha la bontà di far lavorare.»
Inaugurando per l’ennesima volta lo stabilimento Sevel in Abruzzo Sergio Marchionne ha dichiarato che quegli investimenti saranno gli ultimi in Italia, se resterà ancora in vigore la Costituzione e ancor di più sVisualizza altro

giugno 19, 2013

Fiat. Ritorna la protesta a Termini Imerese.


Torna la protesta in Sicilia con gli operai della Fiat dell’indotto di Termini Imerese che sono tornati a manifestare a Palermo per chiedere risposte.

Torna la protesta in Sicilia con gli operai della Fiat e dell’indotto di Termini Imerese che sono tornati in piazza a manifestare a Palermo per chiedere ai governi nazionale e regionale delle risposte riVisualizza altro

giugno 15, 2013

Pomigliano, la polizia scorta i lavoratori fin dentro la Fiat e carica Fiom e Slai Cobas

 

Lavoratori scortati dalla polizia per entrare in fabbrica. E’ quanto è accaduto in queste ore davanti allo stabilimento di Pomigliano d’Arco dove Fiom e Slai Cobas hanno indetto un sit in di protesta contro il primo sabato di recupero. La polizia ha usato la mano dura nei confronti di sindacalisti e lavoratorVisualizza altro

gennaio 27, 2013

La fiat non fa danni solo in Italia.

Michał Olszewski – Eppure Franciszek Gierot sperava di potere evitare questo scenario. Siamo nel ristorante Corona, accanto alla fabbrica, a prendere un tè. Le previsioni meteo sono in sintonia con il momento: vento violento e neve mischiata a pioggia che batte sui vetri. Le nuvole sono così basse che si ha l’impressione di poterle toccare con la mano. A quanto pare l’anno comincia veramente male.

Gierot ha lasciato nella sua macchina (una Lancia Delta nera) una busta bianca proveniente dall’ufficio della direzione a Bielsko-Biała. La busta contiene la lista dei futuri licenziati tra i membri del sindacato Agosto 80, che dirige. Liste simili sono arrivate ai responsabili di tutte le altre organizzazioni sindacali della fabbrica Fiat a Tychy. Gierot sa già quello che succederà.

Le cifre parlano da sole. Fino a poco tempo fa lo stabilimento produceva ogni giorni 2.300 veicoli, cioè un veicolo nuovo lasciava la linea d’assemblaggio ogni 37 secondi. Nel 2012 questa cifra è scesa a 1.600 e nel 2013 sarà portata a mille. Questo significa che una catena di montaggio dovrà essere soppressa: 1.450 dei 4.900 lavoratori perderanno il loro posto di lavoro.

gennaio 16, 2013

Marchionne superpartes.

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Marchionne: “Sostenni Monti, ora c’è una fase nuova.

dicembre 5, 2012

Chiudere? Non è necessario!

Chiudere—

 

novembre 29, 2012

Serbia. Ecco come si lavora alla Fiat di Kragujevac

Orari di lavoro massacranti, salari di tre volte inferiori a quelli dei colleghi polacchi, di cinque rispetto agli italiani. La Fiat è nell’occhio del ciclone, dopo le recenti denunce sul…Visualizza a