Istat: cresce il numero degli italiani che emigrano, anche stranieri se ne vanno
CONTROLACRISI – L’Aquila 3 feb 07:19 – Se nel 2012 il numero di cittadini stranieri che hanno lasciato l’Italia e’ in aumento rispetto all’anno precedente (+17,9%), ancor piu’ marcato e’ l’incremento dei connazionali che hanno deciso di trasferirsi in un paese estero: sono stati 68mila, il 35,8% in piu’ rispetto al 2…Visualizza altro
http://www.controlacrisi.org/notizia/Lavoro/2014/2/3/39291-istat-cresce-il-numero-degli-italiani-che-emigrano-anche/
Le illusioni di Saccomanni e la bassa domanda di lavoro qualificato.
di D.Palma e G.Iodice, da Left 24 gennaio 2014
E’ alta e continua a salire la febbre della disoccupazione in Italia, raggiungendo punte sempre più drammatiche nel settore giovanile dove è arrivata a superare il 42%. Ma ancor più rilevante è la lettura che di questo dato viene proposta da chi governa , che vorrebbe ricondurre il fenomeno ad una insufficienza qualitativa dell’offerta di lavoro.
I giovani sarebbero infatti poco occupabili perché non dotati di una adeguata formazione, come ha recentemente ribadito il Ministro dell’Economia Saccomanni affermando che “Il sistema produttivo e industriale del terzo millennio richiede preparazioni e competenze che il sistema scolastico non e’ in grado di assicurare”.
Sorretta dalle cifre che parlano di un continuo scivolamento dell’Italia in posizioni di retrovia del sistema educativo, l’osservazione di Saccomanni sembrerebbe del tutto coerente e andrebbe a individuare nelle politiche per l’istruzione e la formazione il principale nervo scoperto della nostra disoccupazione giovanile. Sennonché se si guarda ai tassi di disoccupazione relativi ai laureati si scopre che questi sono più elevati di quelli relativi ai diplomati e che le quote più alte di contratti di lavoro c.d. “instabili” si riscontrano fra i lavoratori laureati. Ciò sta a significare che si è determinato un fenomeno di overeducation , ossia la presenza di una qualificazione dell’offerta di lavoro maggiore di quella che caratterizza la domanda da parte del sistema produttivo.
Sotto questo punto vista, l’arretramento del Paese nelle classifiche dell’alta formazione sembrerebbe dunque coerente con le caratteristiche del suo sistema produttivo, e la dotazione di risorse umane ad alta qualificazione appare persino ridondante. Invocare il miglioramento del sistema dell’istruzione e della formazione è dunque legittimo, purché si consideri la composizione della domanda di lavoro e il ruolo che su di essa esercita la specializzazione del sistema produttivo. Che nel caso italiano ha un preciso significato, considerata la caduta della sua produzione industriale: esiste un consistente problema di domanda delle merci del nostro paese legato alla qualità di tale produzione, che disabilita le opportunità di impiego delle risorse umane più qualificate, ma che condiziona sfavorevolmente anche la domanda di lavoro meno qualificata.
Tornare ad investire sul sistema produttivo per approntarne una reale riqualificazione che aiuti il rilancio della domanda, risulta per questo la priorità fondamentale.
Se collassa l’Ue: rischiamo la stessa fine della Jugoslavia
L’Unione Europea? Rischia di fare la fine dell’ex Jugoslavia, sostiene Gabriele Bonfiglio, autore di una recente ricerca (università di Palermo) sul futuro del vecchio continente proiettato verso Oriente. Chiunque abbia a che fare con la geopolitica sa che certe previsioni, in apparenza assurde, possono risultare credibili. Meglio dunque…Visualizza altro
http://www.libreidee.org/2014/01/se-collassa-lue-rischiamo-la-stessa-fine-della-jugoslavia/
medioevo prossimo venturo.
Nel tempo del nuovo feudalesimo instaurato dal potere egemone, che utilizza armi di distruzione di massa come il terrorismo economico e la disinformazione sistematica.
Giorgio Cattaneo – «Questo paese è meraviglioso», disse la donna, allungando lo sguardo sul latte nebbioso che esalava dalle acque e dai canneti della Maremma nella luce cruda e ancora incerta del prim…Visualizza altro
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=96258&typeb=0&Dov-e-finito-il-nostro-Paese–
I conti in tasca al jobs act di Renzi.
Per dare davvero un assegno a tutti quelli che hanno perso il lavoro servono almeno 18 miliardi. Dove trovarli, se non si vuole aprire la guerra per una redistribuzione tra poveri?
di Nicolò Cavalli da Thinking Pagina 99
La mano visibile dello Stato.
di Daniela Palma e Guido Iodice, da Left del 21 dicembre 2013
Negare l’efficacia delle politiche di aumento della spesa pubblica di ispirazione keynesiana per il superamento dell’attuale crisi, passa il più delle volte per l’affermazione che oggi siamo di fronte ad una realtà più complessa, che negli anni ’30 gli effetti potevano essere più diretti e visibili. E che, in definitiva, se le politiche keynesiane hanno potuto funzionare è perché c’è stata la guerra e la conseguente necessità di ricostruire tutto daccapo. C’è insomma una diffusa vulgata diminutiva del keynesismo, che vive sulle spalle di un’approssimazione storica di quello che è stato il suo momento di lancio. E’ la vulgata che predilige la metafora delle buche da scavare e poi riempire, e che ridimensiona l’interventismo dell’America di Roosevelt, mentre i fatti sono andati ben diversamente, prefigurando una visione rivoluzionaria a tutto tondo, consapevole che la mano visibile dello stato crea anche le condizioni per lo sviluppo futuro di un paese.
Il triste fallimento della sangemini.
Il noto marchio italiano di acque minerali è sull’orlo del baratro: i creditori pretendono pagamenti pesanti e le offerte di acquisto non sono andate a buon fine.
Poche se non nulle: le speranze di salvare dalla bancarotta la Sangemini, uno dei marchi più importanti del nostro paese per quel che riguarda le acque minerali, sono praticamente rid…Visualizza altro