Asma, in una variante genetica, un rischio maggiore.
Il 90 per cento dei bambini con due copie di una comune variazione genetica potrebbero sviluppare asma gia’ a partire dai 6 anni di eta’. Lo studio della University of Chicago e’ stato pubblicato sulla rivista New England Journal of Medicine. Gli scienziati hanno scoperto che bambini con questa mutazione genetica avevano una probabilita’ quattro volte piu’ alta di sviluppare la patologia. Gli effetti scatenanti, inoltre, sarebbero frutto di una interazione fra la variante genetica e l’insorgere del comune raffreddore. Il marker genetico studiato e’ una variazione piuttosto comune su una regione del cromosoma 17, chiamata 17q21. La meta’ dei bambini coinvolti nello studio ne possedeva una copia e il 25 per cento ne aveva 2. La combinazione del rischio genetico e della risposta infettiva al comune raffreddore causato da rinovirus in bambini con meno i 3 anni di eta’, era associata allo sviluppo di asma entro i sei anni.
Fumo in macchina: polveri sottili superiori di 10 volte: a rischio asma e sibili soprattutto i bambini.
01:15 pm | Una sigaretta in più, proprio mentre siamo al volante: niente di più sbagliato, soprattutto se in macchina non siamo soli. E non solo perché rischiamo di distrarci oltre…
21 ottobre 2012 / Leggi tutto
Allergie scatenate da acari: presto dei trattamenti sulla base di nuovi studi.
Se gli acari della polvere domestica vi provocano l’asma, potreste presto tirare un respiro di sollievo. Ricercatori nel Regno Unito hanno identificato una molecola che potrebbe condurre allo sviluppo di nuovi trattamenti contro le allergie a queste fastidiose creature. I risultati dello studio sono stati presentati sul Journal of Biological Chemistry.
Immunologi dell’Università di Nottingham, guidati dal dott. Amir Ghaem-Maghami e dal professor Farouk Shakib, hanno scoperto come la molecola DC-SIGN potrebbe potenzialmente essere un antagonista dell’acaro della polvere domestica. Il team fa sapere che la molecola si trova alla superficie delle cellule immunitarie che contribuiscono a individuare un importante allergene dell’acaro della polvere domestica, che gli esperti chiamano Der p 1. Gli asmatici dell’Europa settentrionale potrebbero incolpare Der p 1 dello scatenarsi dei loro attacchi asmatici.
I ricercatori ritengono che il riconoscimento dell’allergene da parte del sistema immunitario potrebbe causare una sensibilizzazione in atto e lo sviluppo di sintomi allergici. Grazie a questi risultati di ricerca, gli scienziati potrebbero contribuire a gettare luce su come il nostro sistema immunitario identifica e reagisce agli allergeni. Questo condurrà quindi a terapie o trattamenti migliori per combattere le allergie.
Indubbiamente, milioni di asmatici accoglieranno con favore la notizia. L’acaro della polvere domestica, insieme ad altri allergeni ambientali, contribuise ad aggravare le altre allergie. I detriti dell’acaro della polvere domestica sono ricchi di allergeni che provocano reazioni quando sono trasmessi nell’aria e vengono inalati, dicono i ricercatori.
Asma: un quarto degli attacchi potrebbero essere evitati se si seguissero le prescrizioni mediche
l 25 per cento degli attacchi gravi di asma potrebbe essere evitato se il paziente si attenesse con piu’ attenzione alle prescrizioni e raccomandazioni del suo medico. Uno studio pubblicato dalla rivista The Journal of Allergy and Clinical Immunology riporta infatti una forte correlazione fra l’aderenza alle prescrizioni farmacologiche dettate dal medico curante e la frequenza degli attacchi di asma.
”Nel 25 per cento dei casi in cui era prescritta l’inalazione di corticosteroidi, e questa veniva effettuata correttamente, si verificava una riduzione, che arrivava anche all’11 per cento, degli attacchi d’asma” ha spiegato Keoki Williams, direttore dell’Henry Ford’s Center for Health Policy and Health Service Research in Detroit, che ha condotto la ricerca. Gli scienziati hanno coinvolto nello studio 298 pazienti che sono stati seguiti in un periodo di tempo di due anni, durante il quale sono complessivamente incorsi in 435 attacchi di asma . L’uso dei corticosteroidi per inalazione varia nel corso del trattamento della patologia, a seconda dei cambiamenti nella natura episodica degli attacchi. Lo studio, comunque, dimostra che e’ possibile prevenire i sintomi dell’asma attenendosi rigorosamente alle prescrizioni mediche.
Asma: alcuni farmaci anti-colesterolo possono inasprirne i sintomi.
I sintomi dell’asma possono peggiorare a causa delle statine impiegate per tenere sotto controllo il colesterolo. E’ quanto emerge da uno studio presentato nel corso dell’American College of Allergy, Asthma, and Immunology che si conclude oggi a Boston (Stati Uniti).
I ricercatori affermano che l’esito dello studio, condotto su 40 pazienti fumatori e asmatici da almeno 5 anni, contraddice i risultati di studi precedenti da cui emergeva, al contrario, che il potere anti-infammatorio delle statine portasse giovamento, oltre che ai livelli di colesterolo, anche ad altri disturbi come, appunto, l’asma.
Pediatria: i bambini liberi dall’asma con sole e vitamina D
Bambini più protetti dall’asma grazie al sole: a sostenerlo è un team di ricercatori spagnoli del Public Health Centre di Castellón guidati da Alberto Arnedo-Pena in uno studio pubblicato sull’International Journal of Biometeorology, da cui emerge che l’esposizione al sole incrementa i livelli di vitamina D, e che sarebbe quest’ultima a proteggere i più piccoli dall’asma.
Lo studio è parte del più ampio progetto di ricerca International Study of Asthma and Allergies in Childhood (ISAAC) condotto dall’Università della Murcia (Spagna).
Il 90% della vitamina D presente nel nostro corpo viene sintetizzata durante l’esposizione al sole, spiegano i ricercatori, e spesso nei soggetti asmatici i livelli di questa vitamina sono inferiori
Tumori prostatici: sono sei caffè al giorno tra le possibili vie preventive.
L’abitudine di bere molto caffe’ potrebbe piu’ che dimezzare le probabilita’ di sviluppare un tumore alla prostata mortale. Secondo uno studio dell’Universita’ di Harvard durato 20 anni e che ha coinvolto quasi 50mila uomini, coloro che avevano bevuto almeno sei caffe’ al di’ avevano il 20 per cento di probabilita’ in meno di ammalarsi di cancro alla prostata rispetto a chi non ne aveva bevuto neanche una tazzina.
Non solo. I bevitori di caffe’, come ha riportato il Journal of the National Cancer Institute, sono risultati avere addirittura il 60 per cento di probabilita’ in meno di morire per colpa di questo tumore. Lo studio ha inoltre scoperto che non c’e’, in questo caso, alcuna differenza tra il caffe’ tradizionale e quello decaffeinato. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno confrontato le abitudini di bere caffe’ negli uomini ogni quattro anni tra il 1986 e il 2006.
Bambini, paracetamolo sotto accusa.
Il verdetto di uno studio neozelandese sul popolare e diffusissimo antinfiammatorio-analgesico: non andrebbe somministrato a malati al di sotto dei 15 mesi di vita perché triplica le probabilità che diventino sensibili agli allergeni e sviluppino forme asmatiche verso i 6 anni
Asma e allergie potrebbero dipendere anche dall’assunzione di paracetamolo nei primi mesi di vita. Lo sostiene una ricerca neozelandese pubblicata su Clinical and Experimental Allergy 1, condotta su 1.500 bambini. Secondo gli studiosi dell’Otago University di Wellington (Nz), l’utilizzo precoce di farmaci a base di paracetamolo triplica le probabilità di diventare sensibili agli allergeni e raddoppia le possibilità di sviluppare sintomi dell’asma intorno ai sei anni.
Eppure il paracetamolo si usa tantissimo, non solo come antipiretico per la febbre sopra i 38 gradi, ma anche, e soprattutto, come antidolorifico. Il principio attivo è infatti alla base di moltissimi farmaci (circa 120), generici o ben noti come marchi commerciali. Lo contengono ad esempio prodotti come Tachipirina, Efferalgan, Zerinol, Tachifudec, Vicks medinait sciroppo, Neocibalgina, Buscopan e Actigrip, solo per citare i più conosciuti.
Per verificare gli effetti del farmaco sulla salute dei più piccoli, l’equipe coordinata da Julian Crane ha preso in esame quasi 1.500 bambini. Il campione è stato seguito per anni con uno studio prospettico; in questo modo i ricercatori hanno potuto indagare l’associazione tra consumo di paracetamolo nei primi mesi di vita e il rischio di sviluppare l’asma in età scolare. Per farlo hanno reclutato, tra il 1997 e il 2001, 1.105 donne in gravidanza in due centri della Nuova Zelanda, Christchurch e Wellington.(repubblica.it)