| Due studi diversi pubblicati entrambi su Journals of Gerontology, un solo risultato: la vitamina D protegge le donne di mezza età, oltre che dal rischio di osteoporosi, dal…
5 dicembre 2012 / Leggi tutto »
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| Due studi diversi pubblicati entrambi su Journals of Gerontology, un solo risultato: la vitamina D protegge le donne di mezza età, oltre che dal rischio di osteoporosi, dal…
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Dopo i 65 anni è possibile prevenire le fratture, soprattutto quelle dell’anca, assumendo dosi elevate di vitamina D. E’ questa la conclusione cui sono i giunti i ricercatori del Center on Aging and Mobility dell’University Hospital di Zurigo (Svizzera) in un’analisi dei risultati ottenuti in 11 diversi studi clinici sulla somministrazione orale di questo prezioso nutriente. A darne notizia è il New England Journal of Medicine.
Nonostante diverse ricerche abbiano cercato di gettare luce sul ruolo svolto dalla vitamina D nella prevenzione delle fratture, i risultati ottenuti nel corso degli anni si sono rivelati, a volte, contraddittori. Per questo motivo gli autori di questo nuovo studio hanno deciso di analizzare l’insieme dei dati raccolti nelle varie ricerche. L’analisi ha riguardato, in totale, 31.022 individui di età superiore a 65 anni, nel 91% dei casi donne. Nei diversi studi sono state registrate 1.111 fratture all’anca e 3770 fratture non-vertebrali.
I meno giovani lo ricordano: il cucchiaio di olio di fegato di merluzzo era un rito quotidiano, nel tempo reso più dolce e gustoso da aromi di agrumi o simili. Lo consigliavano il medico e il tam tam tra le neomamme, unite contro un nemico antico, il rachitismo, che rendeva fragili le ossa dei bambini e le faceva crescere storte e asimmetriche, simbolo di una povertà da scacciare. E invece era mancanza di sole e luce e quindi di vitamina D, come Huldschinsky scoprì nel 1919: i bambini con il rachitismo guarivano se esposti a raggi ultravioletti. Da allora, il livello di guardia sul valore della Vitamina D si è molto abbassato, confinandola a sola prevenzione per l’osteoporosi, la malattia delle ossa deboli, nella terza età. “Pensare che la Vitamina D serva solo alle ossa è come guardare la punta di un iceberg senza accorgersi di quello che c’è sotto, vale a dire il potere di difesa che ha per il sistema immunitario, la circolazione sanguigna e persino contro il cancro“, afferma Annamaria Colao, professoressa di Endocrinologia dell’Università Federico II di Napoli.
Assumere una pillola di vitamina B ogni giorno potrebbe proteggerci dall’Alzheimer, ritardando significativamente la perdita di memoria in eta’ avanzata.
Uno studio della Oxford University, presentato in occasione del British Science Festival, ha dimostrato che questi supplementi sono in grado di diminuire il declino della memoria del 70 per cento in alcune persone anziane. Non solo. I ricercatori hanno rilevato che le pillole di vitamina D e di acido folico dimezzano il tasso di riduzione del volume cerebrale in alcuni pazienti. “Tra i 40 e i 50 anni d’eta’ – ha detto Celeste de Jager, che ha coordinato lo studio – si verificano molti cambiamenti a livello cerebrale prima di arrivare ai sintomi clinici. Nella mezza eta’ la gente dovrebbe cominciare a pensare ai loro livelli di vitamina”.
Un team internazionale di scienziati, guidati dalla Charité – Universitätsmedizin Berlin e dall’Istituto Max Delbrück di medicina molecolare (MDC) in Germania, ha trovato nuove varianti genetiche che contribuiscono allo sviluppo della sclerosi multipla, una malattia immunologica.
Lo studio, presentato sulla rivista Nature, è stato in parte finanziato dal progetto NEUROPROMISE (“Neuroprotective strategies for multiple sclerosis”), che si è aggiudicato una sovvenzione di 11,4 milioni di euro nell’ambito dell’area tematica “Scienze della vita, genomica e biotecnologie per la salute” del Sesto programma quadro dell’UE (6° PQ). I ricercatori ritengono che i risultati potrebbero portare allo sviluppo di nuovi metodi di trattamento.
Nel complesso sono emerse 29 varianti genetiche, che vanno ad aggiungersi alle altre 23 che sono già registrate. Il team, composto da 24 gruppi di ricerca provenienti da 15 nazioni, spiega che la sclerosi multipla è caratterizzata da un danno causato alle fibre nervose e allo strato di mielina che avvolge le fibre nervose sia nel cervello che nel midollo spinale. Quando questo accade, i pazienti possono lamentare intorpidimento, incontinenza, disturbi della vista e dell’andatura.
L’indebolimento del sistema immunitario è il risultato di una quantità insufficiente di vitamina D in circolo nell’organismo umano che potrebbe far aumentare il rischio di cancro e osteoporosi.
Un team di scienziati britannici ha però creato un nuovo test ematico super preciso in grado di determinare l’influenza che la dieta di una persona ha sulla sua carenza di vitamina D. Il test è descritto in due articoli del Nutrition Journal.
Dopo aver valutato i dati ottenuti in 20 anni di ricerca, i ricercatori hanno scoperto che mancava un legame chiaro tra la carenza di vitamina D e lo stato di salute e malattia. E qui entra in gioco il test
Coordinati dal professor Declan Naughton, i ricercatori della Kingston University di Londra hanno sviluppato il test in un periodo di cinque mesi, scoprendo come sia possibile distinguere varie forme di vitamina D assorbite dal corpo attraverso la dieta e la luce del sole (cioè la vitamina D12 e la vitamina D3) da composti ad esse strettamente legati.
“Molte persone sanno che la fonte principale di vitamina D è l’esposizione alla luce del sole perché gli esseri umani producono questo tipo di vitamina D naturalmente dall’azione del sole sulla pelle,” dice l’autore anziano dello studio, il professor Naughton del Dipartimento di Scienze della vita della Kingston. “Ma forse non tutti sanno che un altro tipo di questa vitamina si può trovare in alimenti come il salmone, lo sgombro, le sardine e il tuorlo dell’uovo. Il nostro nuovo test può misurare singolarmente tutte le forme della vitamina D che contano e, potenzialmente, aiutarci ad individuare con esattezza la causa di un’eventuale deficienza. Magari i soggetti hanno semplicemente bisogno di più sole o forse dovrebbero fare più attenzione alla dieta.”
Muscoli degli italiani sotto la lente con la campagna nazionale itinerante ‘Più forza nella vita’, un tour che toccherà con check-up gratuiti 8 città della Penisola per informare i cittadini sulla sarcopenia.
E’ il nome tecnico della perdita progressiva e generalizzata di massa muscolare e forza fisica, che inizia a manifestarsi dai 40-50 anni e aumenta con l’età fino a colpire il 30% degli ultra 60enni e il 50% degli over 80: più di 5 milioni di italiani. Molti già a 50 anni hanno perso il 10% della massa muscolare; entro i 70 anni il deficit supera il 30%, col risultato che la sarcopenia rappresenta la principale causa di invalidità e debolezza nell’anziano. ‘Più forza nella vita’ – prima iniziativa del genere nel nostro Paese, sostenuta da Abbott e presentata oggi a Milano – partirà da Torino per poi far tappa a Milano, Brescia, Bologna, Pescara, Bari, Roma e Latina. Un team di esperti del Centro di medicina dell’invecchiamento del Policlinico Gemelli di Roma salirà su un camper e viaggerà lungo lo Stivale, per misurare con test specifici la forza e l’efficienza muscolare degli italiani. L’obiettivo è informare soprattutto gli over 60 sulla sarcopenia e sul modo per prevenirla e combatterla: un’alimentazione completa e bilanciata, se necessario l’uso di supplementi nutrizionali ad hoc e una regolare attività fisica. “
Le cellule T (timo) sono la difesa dell’organismo umano contro le infezioni. Individuando e distruggendo i patogeni esterni, queste cellule ci aiutano a rimanere sani. Una nuova ricerca svolta in Danimarca rivela che le cellule T necessitano di dosi fisiologiche di vitamina D nel sangue per poter essere attive e compiere il proprio ruolo di difesa in modo adeguato. Quest’ultima scoperta, i cui particolari sono pubblicati sulla rivista Nature Immunology, potrebbe aiutare i medici a risolvere i casi di reazioni autoimmunitarie e anche a contrastare il rigetto di organi trapiantati.
Le cellule T sono un tipo di leucociti che rivestono un ruolo centrale nel sistema immunitario. Per poter trovare, reagire e combattere le varie infezioni dell’organismo, le cellule T devono trasformarsi, da dormienti e innocue, in cellule attive in grado di uccidere virus e batteri spesso anche pericolosi.
Bambini più protetti dall’asma grazie al sole: a sostenerlo è un team di ricercatori spagnoli del Public Health Centre di Castellón guidati da Alberto Arnedo-Pena in uno studio pubblicato sull’International Journal of Biometeorology, da cui emerge che l’esposizione al sole incrementa i livelli di vitamina D, e che sarebbe quest’ultima a proteggere i più piccoli dall’asma.
Lo studio è parte del più ampio progetto di ricerca International Study of Asthma and Allergies in Childhood (ISAAC) condotto dall’Università della Murcia (Spagna).
Il 90% della vitamina D presente nel nostro corpo viene sintetizzata durante l’esposizione al sole, spiegano i ricercatori, e spesso nei soggetti asmatici i livelli di questa vitamina sono inferiori
La carenza di vitamina D mette a rischio le arterie, che perdono la loro elasticita’. Lo afferma uno studio presentato al meeting dell’American College of Cardiology, secondo cui questa condizione porta a pressione alta e maggior rischio cardiovascolare.
I ricercatori della Emory University hanno studiato 554 persone sane intorno ai 47 anni d’eta’ verificando il tasso di vitamina D nel sangue, che nel 14 per cento dei casi era sotto i 20 nanogrammi per millilitro, mentre nel 33 per cento sotto i 30. A tutti i partecipanti e’ stata misurata l’elasticita’ delle arterie comprimendo il braccio e misurando la velocita’ di rilassamento dei vasi sanguigni e con altri metodi: il risultato e’ stato che le persone con scarsi livelli di vitamina D avevano le arterie piu’ indurite, ma la condizione e’ stata rimossa dopo la somministrazione per sei mesi di supplementi.
“Non sappiamo bene il meccanismo che lega la vitamina D alle arterie”, hanno spiegato gli autori, “potrebbero essere coinvolte le cellule endoteliali dei muscoli intorno ai vasi, o l’ormone angiotensina che regola l’apertura e la chiusura delle arterie. Il risultato pero’ ci dice che la salute del cuore passa per un sufficiente tasso di vitamina D nel sangue” .