Posts tagged ‘PSE’

gennaio 23, 2015

Sostegno alle posizioni di SYRIZA e della sinistra greca.

La vittoria di Syriza apre nuove prospettive politiche per la sinistra europea. Infatti esistono possibilità di correggere nel breve periodo i limiti finanziari dell’Unione Europea ; ma anche questi provvedimenti devono essere concepiti in uno scenario politico del suo ruolo di cui si sono perse le tracce, in una fase storica in cui le logiche della globalizzazione richiederebbero la presenza politica e morale di un’Unione Europea più democratica e solidale.

In questa prospettiva noi chiamiamo tutti i progressisti ad una azione di presenza e di sollecitazione, iniziando dai propri Governi e dal Parlamento Europeo, per contrastare le attuali fallimentari concezioni dell’Europa. 

novembre 19, 2013

Cattivi maestri.

D’Alema ha sempre odiato il Pd, da prima della sua nascita, e si vanta di sentirsi a casa solo nel Pse (ma davvero lì lo sopportano ancora?) http://www.gadlerner.it/2013/11/19/dalema-odia-il-pd

ottobre 29, 2013

Andrea Costa primo deputato socialista

ottobre 23, 2013

Il PD vuole andare nel PSE….magari!

Facciamo un riassunto: Renzi: il mio Pd starebbe nel PSE. OK.
Cuperlo: il Pd sia nei partiti membri del PSE. Ok. Civati: Si, il Pd collocato nel PSE, ma andrei più in là. Pittella: Il Pd deve entrare nel PSE. Al congresso, chiederò di mettere al voto un documento su tale obiettivo. Ok.

Maggioranza bulgara. Quattro candidati, tutti d’accordo. Risultato: quello che vedete sotto.

luglio 25, 2013

Sogno un PSI senza Nencini.

     Se dovessimo riuscire ad eleggere un nuovo segretario al posto del bollito  Nencini, pur essendo il Psi un micro partito, lo stesso   potrebbe comunque diventare la base per creare  uno strumento su cui far convergere subito le forze che riconoscono il socialismo europeo come proprio orizzonte. Nel momento in cui SEL ha chiesto la iscrizione al PSE se tale richiesta divenisse in qualche modo operativa si potrebbe  togliere  il nostro partito Psi da una  subalternità al PD che non ha alcuna ragione di essere. Si potrebbe riprendere il discorso interrotto da Nencini nel 2009 in un contesto completamente nuovo. Intanto andrebbe fatto un patto in vista delle europee. Certo questo non rivoluzionerà certo la situazione politica italiana, ma può dare un punto di riferimento ad una area a cui non piace il PD ma non vogliono Ingroia, inutili arcobaleni o sinistre sinistrate. Il Psi potrebbe dotarsi una linea e liberarsi dalla morsa della cooperativa ex SDI, SeL ne potrebbe essere avvantaggiata perchè il Psi comunque già aderisce al Pse ed alla IS, ed inoltre marginalizzerebbe del tutto in SeL chi sotto traccia lavora per un nuovo assurdo arcobaleno. Naturalmente il tutto si giustifica se Nencini non è più segretario e si costruisce una nuova maggioranza nel Psi.

luglio 14, 2013

PSI, BISCARDINI, OCCORRE UNA FASE NUOVA, NENCINI E’ UNO OSTACOLO AL RINNOVAMENTO.

 

https://i0.wp.com/www.immaginidistoria.it/immagini/787.jpg    Da ieri un nuovo corso per il PSI. Lo ha annunciato Roberto Biscardini all’assemblea aperta che si è svolta ieri al Teatro Capranica di Roma alla presenza di 300 socialisti venuti da tutte le parti d’Italia. Biscardini ha detto: “Esiste una domanda sociale di socialismo che non trova risposte nelle attuali formazioni politiche che si richiamano a quei valori. Non basta più neppure questo PSI senza guida politica e senza coraggio. Adesso occorre imprimere una svolta radicale, superando la logica della sopravvivenza e i patetici tentativi di passare dall’uno all’uno virgola.  Occorre avere un ambizione forte e dare al partito quella spinta vitale che negli ultimi mesi ha completamente perduto e si può puntare ad un partito a due cifre con poche idee ma chiare e tenacia nel sostenerle. Per questo occorre un congresso di rilancio per dare al paese una nuova forza politica socialista larga e unitaria corrisponde al bisogno di socialismo che c’è nel paese, per affrontare la grave crisi economica e sociale con proposte e formule nuove. Un processo di ricostruzione che possiamo fa crescere dal basso uscendo dalla logica delle vecchie e piccole nomenclature. Ma per questo è bene che Nencini faccia un passo indietro e favorisca per il bene del partito il rinnovamento che il PSI ha bisogno. Nulla di personale contro di lui, ma una fase è finita.”

febbraio 24, 2013

SPETTRI E FANTASMI SULLO SCENARIO INTERNAZIONALE: PER UN RILANCIO DELL’INTERNAZIONALE SOCIALISTA

di Felice Besostri

Un fantasma si aggira per il mondo, ma non in Europa, terreno di caccia riservato al PSE: l’Internazionale Socialista. Se non viviamo nel miglior mondo possibile sappiamo a chi poterlo imputare. Sia chiaro che, se si guarda alla contraddizione tra gli strumenti necessari per tentare di stabilire una società più giusta e i mezzi a disposizione, non si può essere soddisfatti e ciò a prescindere dal fatto se, oltre che la volontà -o la pia intenzione- di cambiare le cose, abbiamo un corpo teorico all’altezza del compito. Il fatto che altre formazioni nazionali o internazionali, per esempio la Sinistra Unita Europea, non ce l’abbiano non è né una consolazione, né una giustificazione.

Le critiche alle insufficienze dell’Internazionale Socialista hanno un fondamento, ma sono al contempo ingenerose e frutto di un modello di internazionalismo che non è, e non può essere, quello di partiti socialisti. Se, infatti, dobbiamo non essere soddisfatti dell’Internazionale Socialista, non dobbiamo mai dimenticare i guasti delle varie incarnazioni dell’internazionalismo comunista, soprattutto perché erano schermo della politica di potenza dell’U.R.S.S., ai cui interessi erano subordinate le tattiche e le strategie dei partiti comunisti affiliati. Lo si è visto nel caso di rotture interne al movimento comunista, quando le differenze non venivano regolate da un dibattito politico condotto sulle riviste ideologiche, ma affidate alla repressione cruenta. Quando ci fu la rottura con la Jugoslavia di Tito, in quel paese i kominternisti venivano internati in lager sulla brulla Isola Calva (Goli Otok) in Dalmazia, mentre nell’Europa orientale i titoisti, anzi i trozkisti titini, erano tra le vittime privilegiate dei processi staliniani, insieme con gli ex combattenti della guerra di Spagna nelle Brigate Internazionali e i comunisti con ascendenza ebraica. La rottura tra la Cina Popolare e l’U.R.S.S. ha comportato rotture tra i partiti delle due linee con pesanti conseguenze nelle aree di frizione, come in Asia e in America Latina. Nell’Internazionale Socialista, come si è ricostituita nel Secondo Dopoguerra del XX° Secolo (Francoforte s. M. 1951), ci sono partiti che hanno svolto un ruolo di guida, la SPD e i partiti laburisti e socialdemocratici scandinavi: un ruolo che si rafforzava quando erano alla guida del loro paese e i propri esponenti alla guida dell’Internazionale Socialista.

Un nome basta per tutti: Willy Brandt, leader della SPD, Cancelliere tedesco e Presidente dell’IS, anche se non contemporaneamente. La Ostpolitik fu condotta anche grazie all’IS, a quel tempo il PSE era un mero Ufficio di Collegamento tra partiti socialisti nella CEE, come anche su di essa si riverberò il prestigio della Commissione Nord Sud (Commission for International Developmental Issues) presieduta dal Willy Brandt e attiva nell’ambito del sistema ONU. In seguito alle Primavere arabe, sulle quali sta cadendo l’inverno del fondamentalismo islamico, prima che si schiudessero le gemme della democrazia e sbocciassero i fiori della libertà, fu rimproverata la presenza tra gli associati del Partito dell’egiziano Mubarak o quello tunisino di Ben Alì, dimenticando il ruolo essenziale dei laburisti norvegesi negli accordi di Oslo del 1993: un passo decisivo, purtroppo rimasto incompiuto, verso la pace e la convivenza tra israeliani e palestinesi. L’IS è stata per anni l’unica organizzazione che accogliesse tra i suoi membri Al Fatah e partiti socialisti sionisti israeliani, ora come membro effettivo il solo Meretz e lo storico partito laburista di Rabin, declassato ad osservatore. Nella lotta contro l’apartheid, l’Internazionale Socialista è stata una protagonista, così come per l’indipendenza delle colonie portoghesi, non per nulla sono membri effettivi l’ANC del Sud Africa, lo SWAPO della Namibia, lo MPLA angolano, il FRELIMO del Mozambico e i movimenti di liberazione della Guinea e Capo Verde. Movimenti un tempo icone della sinistra antagonista nostrana, come il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale sono da tempo membri effettivi dell’Internazionale Socialista, insieme con il più moderato Partito di Liberazione Nazionale di Costarica, l’unico paese che ha abolito le forze armate e che da tempo immemorabile non ha conosciuto golpe y caudillos militari e con un sistema di sicurezza sociale di modello scandinavo. Ha perso colpi con la perdita di potere di Accion Democratica, la cui corruzione non può far dimenticare i meriti del suo leader storico Carlos Andrés Perez, ostacolo ad ogni avventura anti-cubana  o che l’altro membro effettivo venezuelano è il MAS di Teodoro Petkof, l’ideologo di formazione marxista, cui ci si ispirava per una comprensione dei fenomeni politico sociali latino-americani, che non fossero infatuazione romantica del guerrilismo e dell’icona di Che Guevara con il basco nero in testa.

L’appoggio ad Allende e la solidarietà dopo l’11 di settembre è un altro dei meriti dell’Internazionale Socialista e di molti dei suoi partiti membri, compreso il PSI. La sinistra cilena di ispirazione socialista si è divisa, ma anche qui non è senza significato che tutti e tre i tronconi dal Partito per la Democrazia, l’antesignano del PD italiano, il Partito Socialista del Cile e il Partito Radical Socialdemocratico siano membri effettivi e che la vittoria del Frente Amplio in Uruguay, che nel 2004, dopo Chavez 1998, Lagos 2000 e Lula 2002, con l’elezione a presidente del socialista Tabaré Vázquez aprì una nuova serie delle vittorie elettorali della sinistra (Bolivia e Cile 2005, Ecuador 2006) che hanno cambiato il volto politico del Sud America, più dei focolai di guerriglia. Punto di forza il Cile e debolezza il Brasile, perché il Partito Laburista Democratico è nella coalizione di governo ma non fa parte dell’IS, né il Partito Socialista Brasiliano, l’unico partito estraneo a coalizioni di potere e strumentali della storia brasiliana, a differenza dello stesso PCB, né il PT, che pure è invitato permanente e che nel suo statuto si definisce socialista democratico (“com o objetivo de construir o socialismo democrático.”,art. 1 Statuto PT 2012).

Lo scopo di queste informazioni è quello di spingere ad analisi un po’ più articolate della liquidazione dell’IS, per alcuni dei suoi membri nord-africani – tra l’altro non più membri – o centro-americani come il PRI messicano, dimenticando per quest’ultimo paese il Partito della Rivoluzione Democratica e gli affiliati tunisini, come il Forum Democratico per il Lavoro e le Libertà o il Partito Social democratico in Egitto e il Fronte delle Forze Socialiste in Algeria, dove è affiliato anche lo FNL. Il rafforzamento del PSE, peraltro organizzazione fraterna, ha indebolito l’IS, tra i cui 99 membri effettivi soltanto 26 sono europei di 22 paesi e tra essi mancano molti della UE, come il Labour Party della Gran Bretagna, nella cui capitale ha sede, o i laburisti norvegesi, a capo di una delle poche coalizioni di sinistra rosso-verde al governo negli anni delle sconfitte elettorali europee (Germania, Gran Bretagna, Svezia, Portogallo, Spagna e Grecia). Semplici osservatori sono anche gli olandesi del PvdA, per loro scelta, mentre maltesi, estoni, lettoni e  i laburisti della Nuova Zelanda sono scesi di status per mancato pagamento delle quote, in totale sono 18 i partiti in tale situazione. I partiti della IS sono al governo i 51 Stati, in 12 dei quali hanno sia il presidente che la maggioranza parlamentare e in altri 5 il primo ministro. Tra i 19 stati del G20 (il 20° è l’UE) l’IS è presente in 12, ma al governo soltanto in 3 (Francia, Mexico e Sud Africa) e in 2 è opposizione, ma con possibilità di andare al Governo (Germania e Gran Bretagna). Nella Federazione Russa, Brasile, Cina, India e Stati Uniti non ci sono partiti affiliati all’IS, che possano aspirare alla guida di quei paesi. Soltanto il Sud Africa ora e in futuro il Brasile, se aderisse il PT, rappresentano un’eccezione tra le nuove nazioni destinate a un ruolo economico mondiale. Tra i G8 i partiti socialisti possono giocare un ruolo in Francia, Germania e Gran Bretagna, non in Giappone(il Partito Socialista non è più membro ma soltanto quello Socialdemocratico) e in Italia a condizione che il PD risolva i suoi mal di pancia sull’affiliazione internazionale (un possibile e auspicabile sviluppo dell’alleanza elettorale PD, PSI e SEL).

A mio avviso l’IS va rilanciata, un’ottica soltanto europea non basta a una sinistra che voglia essere soggetto attivo a livello planetario, come planetarie sono le sfide dello sviluppo economico, dei diritti dei popoli e della democrazia, ma senza pensare ad un centro organizzatore della rivoluzione socialdemocratica nel mondo. L’art. 1 dello Statuto dice che “ L’INTERNAZIONALE SOCIALISTA è un’associazione di partiti e organizzazioni politiche che cerca di stabilire il socialismo democratico” ma, si precisa all’art. 2, che lo scopo è “di rafforzare la collaborazione tra i partiti affiliati e di coordinare il loro atteggiamenti e attività con il consenso”, non esistono deliberazioni vincolanti, che se anche fossero previste non ci sono strumenti coercitivi per farle rispettare: questa è la grande differenza con le esperienze dell’Internazionale Comunista(Komintern) o del  Information Bureau of the Communist and Workers’ Parties (Cominform), un nome anodino per questioni di immagine, ma dietro il quale si nascondeva il ferreo controllo del PCUS.

Nelle critiche all’Internazionale Socialista si coglie un modello di Internazionale, che non è quello socialista democratico. La sanzione massima, l’espulsione, è difficilissima in quanto è di competenza del Congresso e a maggioranza qualificata dei 2/3 (art. 5.1.,3 Statuto). L’Internazionale Socialista non può essere altro da quello che i partiti, specialmente i maggiori, vogliono che sia. Basta guardare il bilancio del 2010, l’ultimo pubblicato, per capire che non è una priorità per i partiti socialisti. Il totale delle entrate ammonta a Sterline 1.180.127 , aumentato a Sterline 1.380.000 nel 2011, cioè € 1.595.000: nello stesso anno il bilancio del PSE prevede entrate per € 5.187.221, più di 3 volte tanto. Lo staff assorbe un quinto del bilancio e non superava al momento del suo splendore, cioè con la segreteria generale dell’amico Berndt Carlsson( morto nell’attentato libico di Lockerbee all’aereo della Pan Am il 21 dicembre 1988) la decina di persone, fattorini compresi. La forza dell’IS è sempre stata quella del prestigio dei suoi leader, oltre che il nominato Brandt, Olof Pame, Felipe Gonzales, Lionel Jospin, Bruno Kreisky e anche Bettino Craxi, che facilitò l’ingresso del PDS o i dirigenti del Partito laburista Israeliano, quando erano la forza egemone in quel paese: un epoca finita, non solo simbolicamente, con l’assassinio di Itzak Rabin.

L’IS, il cui Presidente Papandreu è stato, nei fatti, abbandonato dai grandi partiti socialisti, che non erano al governo in nessuno dei paesi guida, merita invece un rilancio almeno per due ragioni. La prima è la attualità e validità della sua Dichiarazione dei Principi approvata dal XVIII° Congresso di Stoccolma del 1989, frutto di una Commissione presieduta, se ben ricordo, da Felipe Gonzales. Un documento che contiene le linee per un diverso ordinamento mondiale in buona parte coincidente con quelle dei Forum Social Mundial, iniziati a Porto Alegre nel 2001. La seconda è che tra i suoi membri effettivi c’è un piccolo partito, l’Alleanza Social Democratica di Islanda, nato da un’unificazione tra socialdemocratici e comunisti, al governo insieme con un Partito di sinistra alternativa, grazie a elezioni vinte superando la maggioranza assoluta, senza aiuto di abnormi e porcellosi premi di maggioranza e che nella crisi finanziaria ha preferito, sotto la pressione di 2 referendum popolari, far fallire le banche piuttosto che strozzare i propri cittadini. Speriamo che una rinnovata attenzione per l’Internazionale Socialista spingerà qualche editore a pubblicare in Italiano la monumentale Geschichte der Internationale (Storia dell’Internazionale ) del socialista austriaco Julius Braunthal.    La mancata pubblicazione spiega, tra molti altri fattori, la superficialità, in generale,  o comunque la sottovalutazione, con le quali si affronta il tema della dimensione internazionale della sinistra. Persino il PSI fu lascito fuori dall’IS, che riconosceva soltanto il PSDI, che peraltro aveva tra i suoi ranghi, l’ultima esponente attiva di una generazione di rivoluzionari, Angelica Balabanoff.  Se si fosse dedicato lo stesso tempo ed energie a riflettere sulla crisi ed inadeguatezza degli strumenti di cooperazione oltre le frontiere, di quello dedicato al sub- comandante Marcos, saremmo in una situazione migliore: se esiste un complotto mondiale della grande finanza e delle multinazionali, dovrebbe essere logico costruire strumenti di iniziativa politica allo stesso livello. Pur con i suoi limiti, almeno il campo sovietico, garantiva l’esistenza di un polo alternativo. Ora la diminuzione di controlli sui movimenti di capitale e l’incompiuta costruzione, a livello continentale, di organizzazioni di cooperazione economica e politica in grado di progettare scelte di sviluppo alternative a quelle dettate dal solo profitto a breve termine, rende necessaria l’esistenza di un’organizzazione come l’Internazionale Socialista, in grado di estendere la cooperazione oltre i partiti variamente affiliati, come previsto dall’art. 2 comma 2 dello Statuto: “L’Internazionale Socialista cercherà anche di estendere le relazioni tra l’IS e altri partiti orientati in senso socialista, non affiliati, che desiderano cooperare”. Pare un progetto da sviluppare più interessante della riesumazione dell’Ulivo Mondiale o di un generico democraticismo progressista

dicembre 14, 2012

Un compagno di cui essere orgogliosi.

L’europarlamentare del Socialist Party Irlandese Paul Murphy sfida il Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi sul tentativo della BCE di rendere le classi lavoratrici europee ostaggio dell’austerità.

febbraio 10, 2012

La grecia siamo noi.

Altro che inseguire il Partito Socialista europeo e la sua politica di complicità con la ristrutturazione capitalista, l’austerity sta portando a sinistra il paese ellenico cancellando di fatto i socialisti dal parlamento. Noi non siamo sostenitori dei sondaggi, spesso, soprattutto in Italia, questi sono utilizzati più come strumento comunicativo per indirizzare il voto che per fotografare le tendenze reali in atto. In questo caso però non si parla di alcuni punti percentuali ma di cifre impressionanti. Per come leggiamo il processo politico in atto, in Grecia si segna una rottura nettissima tra la sinistra radicale e quella social-liberista sulla base della questione del Governo di salvezza nazionale. E’ quindi l’adesione o l’opposizione alle politiche liberiste a guida prussiana che determina un nuovo assetto politico in un Paese ridotto alla fame per assecondare il volere dei mercati.
Il nuovo sondaggio d’opinione condotto dalla Public Issue per conto del quotidiano Kathimerini parla chiaro, conferma il primato di Nea Dimocratia, il partito di centro destra guidato da Antonis Samaras, con il 31% mentre conferma la caduta libera del Pasok, il partito socialista guidato dall’ex premier Giorgos Papandreou con l’8% delle preferenze. Con il 18%, viene Sinistra Democratica, il nuovo partito formato da Fotis Kouvelis, cui segue il Partito Comunista con il 12,5%, Syriza/Synaspimos (altro partito di sinistra) con il 12%. Complessivamente parliamo di circa il 40% dell’elettorato!   Il numero di coloro che, in caso di elezioni, si asterrebbero dal voto ha raggiunto il 30%. La stragrande maggioranza degli intervistati, il 91%, si dice insoddisfatta dall’operato del governo di Lucas Papademos. Per quanto riguarda le elezioni, il 58% degli intervistati si e detto convinto che si dovrebbe andare alle elezioni anticipate, contro il 38% che si è dichiarato contrario.

gennaio 4, 2012

Compagni, riunifichiamo la sinistra italiana.

La tematica dell’unione della sinistra è una questione da sempre irrisolta nello scenario politico italiano. C’era una volta Bettino Craxi, che al di là di discutibili azioni ed eventi aveva un sogno: l’Unità Socialista.

L’occasione si ebbe nel 1989, i riformisti del Partito Comunista Italiano, primo fra tutti il nostro attuale Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, spingevano per una convergenza assieme ai Socialisti di Craxi, creando un forte dibattito in tutto il Paese. La stragrande maggioranza dei membri del PCI si mostrò disponibile, così come quelli del PSI. Tuttavia, Craxi preferì rimanere al governo con il pentapartito e non si dimise. Il riavvicinamento tra comunisti e socialisti resterà un miraggio, un appuntamento mancato che graverà sul futuro della sinistra italiana fino ad oggi.

Il sogno Craxiano di unità Socialista è ancora attuale: è l’unico presupposto indispensabile per qualsiasi evoluzione sociale. I partiti della Sinistra italiana, che nel Parlamento Europeo si identificano nell’ S&D (Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici) e nel PES (Partito del Socialismo Europeo), dovrebbero riunirsi un un unico grande partito socialdemocratico, progressista e riformista.

Niente più accozzaglie centriste, solo un grande Partito di Sinistra di ispirazione socialista che possa concentrarsi sul miglioramento della vita delle persone in modo da proteggere i più vulnerabili non solo in un momento di crisi, ma anche oltre. Un grande Partito che si possa identificare nel contesto del Socialismo Europeo, che possa promuovere la giustizia sociale, riformare i mercati finanziari, difendere l’eguaglianza sociale e la parità dei diritti. Un unico Partito che abbia un forte carattere e una lunga e duratura storia.

Fonte antonio stornello.

Ci siamo! siamo tutti d’accordo e allora prendiamo qualche iniziativa concreta.