Posts tagged ‘partito socialista italiano’

Maggio 1, 2021

Vento del Nord!

Pubblicato su Avanti! del 27 aprile 1945 |

di Pietro Nenni |

Quando parlammo la prima volta di vento del Nord, i pavidi, che si trovano sempre al di qua del loro tempo, alzarono la testa un poco sgomenti. Che voleva dire? Era un annuncio di guerra civile? 

Era un incitamento per una notte di San Bartolomeo? Era un appello al bolscevismo?

Era semplicemente un atto di fiducia nelle popolazioni che per essere state più lungamente sotto la dominazione nazi-fascista, dovevano essere all’avanguardia della riscossa. Era il riconoscimento delle virtù civiche del nostro popolo, tanto più pronte ad esplodere quanto più lunga ed ermetica era stata la compressione. Era anche un implicito omaggio alle forze organizzate del lavoro ed alla loro disciplina rivoluzionaria.

Ed ecco il vento del Nord soffia sulla penisola, solleva i cuori, colloca l’Italia in una posizione di avanguardia.

Nelle ultime quarantotto ore le notizie dell’insurrezione e quelle della guerra si sono succedute con un ritmo vertiginoso. La guerra da Mantova dilagava verso Brescia e Verona, raggiunte e superate nel pomeriggio di ieri. L’insurrezione dalla periferia guadagnava Milano e da Torino si propagava a Genova.

Nell’ora in cui scriviamo tutta l’alta Italia al di qua dell’Adige è insorta dietro la guida dei partigiani. A Milano, a Torino e a Genova i Comitati di Liberazione hanno assunto il potere imponendo la resa dei tedeschi e incalzando le brigate nere fasciste in vittoriosi combattimenti di strada.

Sappiamo il prezzo della riscossa. A Bologna ha nome Giuseppe Bentivogli. Quali nomi porterà la testimonianza del sangue a Torino e a Milano? La mano ci trema nel dare un dettaglio dell’insurrezione milanese. Ieri mattina alle cinque, secondo una segnalazione radiotelegrafica, il posto di lotta e di comando di Alessandro Pertini e dell’Esecutivo del nostro partito era circondato dai tedeschi e in grave pericolo. Nessuna notizia è più giunta in serata per dissipare la nostra inquietudine o per confermarla. Ma sappiamo, ahimè, che ogni battaglia ha le sue vittime e verso di esse, oscure od illustri, sale la nostra riconoscenza.

Perché gli insorti del Nord hanno veramente, nelle ultime quarantotto ore, salvato l’Italia. Mentre a San Francisco, assente il nostro paese, si affrontano i problemi della pace, essi hanno fatto dell’ottima politica estera, facendo della buona politica interna, mostrando cioè che l’Italia antifascista e democratica non è il vaniloquio di pochi illusi o di pochi credenti, ma una forza reale con alla sua base la volontà l’energia il coraggio del popolo.

 In verità il vento del Nord annuncia altre mete ancora oltre l’insurrezione nazionale contro i nazi-fascisti. Gli uomini che per diciotto mesi hanno cospirato nelle città, che per due lunghi inverni hanno dormito sulle montagne stringendo il fucile, che escono dalle prigioni o tornano dai campi di concentramento, questi uomini reclamano, e all’occorrenza sono pronti a imporre, non una rivoluzione di parole, ma di cose. Per essi il culto della libertà non è una dilettantesca esasperazione dell’”io” demiurgico, ma sentimento di giustizia e di eguaglianza per sé e per tutti. Alla democrazia essi tendono non attraverso il diritto formale di vita, ma attraverso il diritto sostanziale dell’autogoverno e del controllo popolare. Non si appagheranno quindi di promesse, né di mezze misure. La rapidità stessa e l’implacabile rigore delle loro rappresaglie sono di per sé sole un indice della loro maturità, perché se la salvezza del paese è nella riconciliazione dei suoi figli, alla riconciliazione si va non attraverso l’indulgenza e la clemenza, ma l’implacabile severità contro i responsabili della dittatura fascista e della guerra.

 In codesta primavera della patria che consente tutte le speranze, c’è per noi un solo punto oscuro, si tratta di sapere se gli uomini che qui a Roma scotevano sgomenti il capo all’annuncio del vento del Nord, che vedevano sorgere dal passato l’ombra di Marat o quella di Lenin se qualcuno osava parlare di comitato di salute pubblica, che trovavano empio o demagogico il nostro grido: “tutto il potere ai Comitati di Liberazione”, si tratta di sapere se questi uomini intenderanno o no la voce del Nord e sapranno adeguarsi ai tempi. Ad essi noi ripetiamo quello che ieri, da queste stesse colonne, dicevamo agli Alleati. – Abbiate fiducia nel popolo, secondatene le aspirazioni, scuotete dalle ossa il torpore che vi stagna, rompete col passato, non fatevi trascinare, dirigete.

A questa condizione oggi è finalmente possibile risollevare la nazione a dignità di vita nuova, nella concordia del più gran numero di cittadini.

Vento del Nord.

Vento di Liberazione contro il nemico di fuori e quelli di dentro.

aprile 1, 2021

COMPAGNI CHE HANNO FATTO LA STORIAGRANDI SEGRETARI SOCIALISTIIGNAZIO SILONE 1941 / 1944

Ignazio Silone, pseudonimo di Secondino Tranquilli (Pescina, 1º maggio 1900 – Ginevra, 22 agosto 1978), è stato uno scrittore, giornalista, politico, saggista e drammaturgo italiano. Annoverato tra gli intellettuali italiani più conosciuti e letti in Europa e nel mondo, il suo romanzo più celebre, Fontamara, emblematico per la denuncia della condizione di povertà, ingiustizia e oppressione sociale delle classi subalterne, è stato tradotto in innumerevoli lingue; tra il 1946 e il 1963 ha ricevuto ben dieci candidature al Premio Nobel per la letteratura[1].Per molti anni esule antifascista all’estero, ha partecipato attivamente e in varie fasi alla vita politica italiana, animando la vita culturale del paese nel dopoguerra: tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia, ne viene in seguito espulso per la sua dissidenza con la linea stalinista[2]; si sposta dunque su posizioni affini al socialismo democratico. La rottura con il partito comunista, negli anni del secondo dopoguerra, lo porterà ad essere spesso osteggiato dalla critica italiana e solo tardivamente riabilitato, mentre all’estero[3] è stato sempre particolarmente apprezzato.IndiceL’infanzia nella MarsicaVeduta di Pescina dopo il sisma del 1915La casa natale«Sono un socialista senza partito e un cristiano senza Chiesa»(Ignazio Silone[4])Figlio di Paolo, piccolo proprietario contadino ed ex-emigrante in Brasile e di Marianna Delli Quadri, tessitrice, Ignazio trascorre l’infanzia nel paese natale abruzzese di Pescina, nella Marsica (è molto probabile che il cognome acquisito Silone affondi le proprie radici nell’antichità del popolo dei Marsi, considerata la memoria di personaggi antichi come Quinto Poppedio Silone, condottiero marso).Alla morte del padre (1911), il primogenito Domenico assume il gravoso compito di sostituire il padre nel duro lavoro dei campi, mentre la madre lavora come tessitrice e il piccolo Secondino inizia gli studi ginnasiali nel locale Seminario diocesano. Interrompe ben presto gli studi a causa delle condizioni disagiate della famiglia.[5]Il 13 gennaio 1915 la Marsica è messa in ginocchio dallo spaventoso terremoto di Avezzano che provoca nel solo paese natìo dello scrittore oltre 3.500 vittime; muoiono sotto le macerie la madre e altri numerosi suoi familiari; Secondino riesce a salvarsi con il fratello Romolo, il più piccolo della famiglia. Il dramma personale del non ancora quindicenne Silone lo segnerà per tutta la vita e trasparirà anche nella sua produzione letteraria, come ricorda Richard W. B. Lewis[6]: «Il ricordo del terremoto erompe dalle sue pagine con lo stesso significato che per Dostoevskij ebbe l’esperienza di scampare all’ultimo minuto dall’esecuzione capitale».Così scrive al fratello, alcuni mesi dopo il sisma, di ritorno dal Seminario di Chieti (dove studiava) al paese natale distrutto:[7]«Ahimè! son tornato a Pescina, ho rivisto con le lagrime agli occhi le macerie; sono ripassato tra le misere capanne, coperte alcune da pochi cenci come i primi giorni, dove vive con un’indistinzione orribile di sesso, età e condizione la gente povera. Ho rivisto anche la nostra casa dove vidi, con gli occhi esausti di piangere, estrarre la nostra madre, cerea, disfatta. Ora il suo cadavere è seppellito eppure anche là mi pare uscisse una voce. Forse l’ombra di nostra madre ora abita quelle macerie inconscia della nostra sorte pare che ci chiami a stringerci nel suo seno. Ho rivisto il luogo dove tu fortunatamente fosti scavato. Ho rivisto tutto…»L’incontro con Don OrioneNei drammatici giorni che seguono il tremendo sisma, i due fratelli Tranquilli vengono affidati alle cure della nonna materna Vincenza che riuscirà ad ottenere per il maggiore l’assistenza del Patronato Regina Elena e il successivo trasferimento in un collegio romano nei pressi del cimitero del Verano, da cui Silone fugge dopo poco tempo e per tale motivo ne viene poco dopo espulso.Don OrioneÈ un prete che molto si era speso per i disastrati del terremoto a concedere asilo a Silone e al suo amico Mauro Amiconi, destinando i due giovani presso un collegio di Sanremo; il sacerdote si chiama Don Luigi Orione che da quel momento avrà sempre un occhio benevolo per i due fratelli.Così Silone ricorderà più avanti l’incontro con quello che definì «uno strano prete»:[8]«Benché Don Orione fosse allora già inoltrato nella quarantina e io un ragazzo di sedici anni, a un certo momento mi avvidi di un fatto straordinario, era scomparsa tra noi ogni differenza di età. Egli cominciò a parlare con me di questioni gravi, non di questioni indiscrete o personali, no, ma di questioni importanti in generale, di cui, a torto, gli adulti non usano discutere con noi ragazzi, oppure vi accennano con tono falso e didattico. Egli mi parlava, invece, con naturalezza e semplicità, come non avevo ancora conosciuto l’eguale, mi poneva delle domande, mi pregava di spiegargli certe cose e induceva anche me a rispondergli con naturalezza e semplicità senza che mi costasse alcuno sforzo»L’anno successivo, da Sanremo, il giovane Silone viene trasferito nel collegio San Prospero di Reggio Calabria, anch’esso gestito da Don Orione, sia a causa della sua cagionevole salute sia per il suo carattere irrequieto e insofferente alla disciplina.Durante i suoi frequenti ritorni a Pescina, Silone inizia a partecipare attivamente alle vicende del paese, la cui popolazione è afflitta dai problemi sociali, accentuatisi nel post-terremoto; in una delle piccole “rivoluzioni” che si consumano nel paese marsicano e a cui lo scrittore prende parte (una sorta di lotta contro i locali Carabinieri venuti a trarre in arresto tre soldati in licenza per questioni di gelosia), Silone rimedia un processo e una condanna a mille lire di ammenda.Frattanto non si interrompe il rapporto con il sacerdote (che nel frattempo si occupa anche del fratello minore Romolo destinandolo al collegio di Tortona) con il quale Silone intrattiene un costante rapporto epistolare.Le prime esperienze politicheDopo aver appreso alcune notizie circa ruberie e malversazioni da parte delle autorità che avevano colpito alcuni paesi della Marsica nel periodo del dopo-terremoto, Silone si fa paladino delle ingiustizie patite da quei “cafoni” (che descriverà con passione nel suo capolavoro letterario) e decide di inviare una circostanziata denuncia all’Avanti!, tramite tre lettere pubblicate sul “foglio” socialista ma che non producono gli effetti sperati.Si iscrive quindi alla Lega dei Contadini e, alla fine del 1917, la sua scelta politica può dirsi compiuta con l’abbandono degli studi e del paese natale per recarsi a Roma, dove si iscrive alla Unione Giovanile Socialista, aderendo alle idee propugnate durante la Conferenza di Zimmerwald (1915).Bordiga, uno dei fondatori del Partito Comunista Italiano, cui Silone fu molto vicinoSi avvicina alla politica in un periodo tra l’altro di grande travaglio per il Partito Socialista Italiano, diviso com’era tra riformisti e rivoluzionari (questi ultimi avevano trovato il loro punto di riferimento nel bolscevismo della Rivoluzione russa del 1917) inserendosi, nell’ambito della contesa tra le due correnti, in una posizione vicina a quella di sinistra, allineato alle posizioni dei suoi due esponenti principali, Amadeo Bordiga e Antonio Gramsci.

marzo 5, 2014

LEGGE ELETTORALE: LA VOCE DELLA BASE SOCIALISTA ED IL SILENZIO DEI VERTICI

Mariannetv

Non si placa la polemica sulla proposta di legge elettorale. Oltre agli interventi ufficiali di Franco Bartolomei e Gerardo Labellarte, che hanno voluto essere presenti e commentare insieme a noi il disegno della nuova norma elettorale, registriamo un silenzio generalizzato nel resto della dirigenza del PSI.

Certo lo choc di una legge elettorale nata per uccidere i partiti piccoli e costringerli al cannibalismo attraverso il contendersi il famoso “diritto di tribuna” è grande; uno choc maggiorato dalla nonchalance con cui Luciano Violante la espone e con cui i maggiori partiti la sostengono. Eppure tanto silenzio stride. Speriamo che nei prossimi giorni ci sia una reazione che si riveli all’altezza della gravità della situazione.

Si agita invece moltissimo la base socialista. Tra le tante e mail che ci sono arrivate abbiamo scelto due posizioni, rappresentative dello stato d’animo interno al partito fatto “di carne e sangue” e non di apparato.

Stefano…

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ottobre 24, 2013

Nencini vergognati.

Foto del Senatore Riccardo NENCINI  La Puppato e i TRE socialisti  NENCINI,BUEMI E LONGO, se lo ricordino.
Con 218 voti favorevoli (il quorum richiesto per non rendere necessario il referendum confermativo era 214), 58 contrari e 12 astensioni il Senato ha approvato a maggioranza assoluta la deroga all’art. 138 della

Costituzione che istituisce il Comitato parlamentare per le riforme costituzionali. Si è aperta la strada allo stravolgimento della Costituzione.
È un giorno molto triste per la democrazia.

agosto 18, 2013

DOPO IL CAPITALISMO.


intervista a Lelio Basso 1972

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agosto 11, 2013

PD e SINISTRA PENSIERI SUSCITATI DA REICHLIN.

 

 See full size image  Per il PD rispetto al PCI si può parafrasare quello che dicono gli svizzeri dei ticinesi: hanno i difetti degli italiani senza averne le qualità. Quindi Reichlin può scrivere lo stesso articolo per PD e PCI, come per PDS e DS perché il continuum purtroppo esiste. C’è sempre una missione nazionale che la storia ha assegnato alle varie incarnazioni, che è più importante dell’interesse contingente e che se quel gruppo dirigente, che via si è incarnato nel PCI, PDS, DS e PD, rinunciasse alla missione ( o dobbiamo dire mission, così come si parla di governance) sarebbe la democrazia in pericolo. Il PD resta tuttora la miglior macchina per la conquista del potere, per farne cosa è secondario. E’ vero come han…Continua a leggere

Felice Carlo Besostri

luglio 14, 2013

Socialismo & P.S.I: alcune idee per il PSI che verra’.

A valle dell’incontro al Capranica di Roma e riprendendo cose dette, ridette e scritte dal sottoscritto nell’ultimo anno, alcune idee per il PSI che verra’.

 

Siamo qui per far ripartire un partito storico della sinistra italiana politicamente del tutto inesistente nella nostra società. Vorrei, quindi, porre alcune domande e che siano i fari di questo mio intervento. Primo, quali sono le motivazioni politiche per l’esistenza di un partito socialista, oggi, in Italia? In altre parole, un partito socialista è realmente necessario? Se si, per fare cosa?

 

Al giorno d’oggi, noi tutti, lottiamo quotidianamente contro il solidificarsi di una status politico-finanziario i cui risvolti egoistici sono in costante accelerazione. Testimoniamo, inoltre, lo sgretolamento atomistico delle aree della sinistra storica, incluso il nostro partito.

https://www.facebook.com/notes/manuel-santoro/socialismo-psi-alcune-idee-per-il-psi-che-verra-di-manuel-santoro/606208086067828

luglio 14, 2013

PSI, BISCARDINI, OCCORRE UNA FASE NUOVA, NENCINI E’ UNO OSTACOLO AL RINNOVAMENTO.

 

https://i0.wp.com/www.immaginidistoria.it/immagini/787.jpg    Da ieri un nuovo corso per il PSI. Lo ha annunciato Roberto Biscardini all’assemblea aperta che si è svolta ieri al Teatro Capranica di Roma alla presenza di 300 socialisti venuti da tutte le parti d’Italia. Biscardini ha detto: “Esiste una domanda sociale di socialismo che non trova risposte nelle attuali formazioni politiche che si richiamano a quei valori. Non basta più neppure questo PSI senza guida politica e senza coraggio. Adesso occorre imprimere una svolta radicale, superando la logica della sopravvivenza e i patetici tentativi di passare dall’uno all’uno virgola.  Occorre avere un ambizione forte e dare al partito quella spinta vitale che negli ultimi mesi ha completamente perduto e si può puntare ad un partito a due cifre con poche idee ma chiare e tenacia nel sostenerle. Per questo occorre un congresso di rilancio per dare al paese una nuova forza politica socialista larga e unitaria corrisponde al bisogno di socialismo che c’è nel paese, per affrontare la grave crisi economica e sociale con proposte e formule nuove. Un processo di ricostruzione che possiamo fa crescere dal basso uscendo dalla logica delle vecchie e piccole nomenclature. Ma per questo è bene che Nencini faccia un passo indietro e favorisca per il bene del partito il rinnovamento che il PSI ha bisogno. Nulla di personale contro di lui, ma una fase è finita.”

giugno 11, 2013

Finalmente un pò di buonsenso.

https://i0.wp.com/www.partitosocialista.it/Portals/PartitoSocialista/images/default/Loghetti/Partito/nuovo_simbolo_600.jpg   “Il prossimo anno le nostre decisioni politiche più impegnative ruoteranno attorno all’Europa e alle scadenze elettorali e istituzionali che investiranno Bruxelles”.
E’ quanto si legge nella lettera che oggi il segretario nazionale del Psi Riccardo Nencini ha inviato al segretario del Pd Guglielmo Epifani e al leader di Sel Nichi Vendola.
“In giugno – prosegue Nencini – avrà inizio il semestre di presidenza italiano dell’Unione Europea. Il mese precedente si terranno le elezioni europee.
Per la prima volta, e si tratta di una significativa novità, il vertice della Commissione verrà deciso con un meccanismo più diretto, aperto e corale.
Nell’ incontro tenuto recentemente dal Pse a Lipsia è stata positivamente valutata la candidatura del Presidente del Parlamento Europeo, che anche noi sosteniamo, alla presidenza della Commissione medesima”.
Concludendo la sua lettera il leader socialista osserva come: “Vi sono insomma sufficienti argomenti per riallacciare il filo del dialogo cogliendo l’occasione “Europa”.
Non nego che la costruzione di una posizione comune gioverebbe alla sinistra italiana e al Paese.”

Maggio 30, 2013

Che bella signora.