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aprile 21, 2012

Tre domande.

CSS, combustibili solidi secondari o ecoballe?

Una settimana fa il Ministero dell’Ambiente ha annunciato che a breve sarà pronto un decreto che autorizza i cementifici a bruciare i CSS, ossia combustibili solidi secondari. Ovviamente non si specifica cosa siano, perché a parlar chiaro sia mai si faccia peccato. Scoprire cosa siano i CSS sembra difficile, una parte della loro composizione, esattamente quel 50% di frazione secca contemplata ci viene svelata da Alternativa sostenibile:

cartoni per latte, vino, succhi di frutta…; le gomme sintetiche non clorurate; le resine e fibre artificiali e sintetiche con contenuto di Cl inferiore a 0,5% in massa; gli pneumatici fuori uso.

Peraltro quasi tre anni fa l’ex assessore all’ambiente della Regione Campania Walter Ganapini nonché ex presidente di Greenpeace autorizzò i cementifici della Campania a bruciare le ecoballe. Ma allora non si chiamavano CSS e il sospetto è che ci si riferisca, in assenza di parole che li descrivano chiaramente, esattamente a quei pacchi enormi che comprimono ogni sorta di immondizie.

Altreconomia pubblica l’esaustivo articolo in cui pone tre interrogativi prima che si autorizzino i cementifici a bruciare i rifiuti. Il primo è: siamo sicuri che i rifiuti che saranno bruciati nei cementifici saranno sempre a norma? il secondo è: siamo sicuri che con questo sistema non si deprimeranno gli sforzi di quelle comunità virtuose che lavorano per riciclare risorse anche nell’interesse economico di tutti? Infine il terzo è: un cementificio può per legge inquinare l’aria più di un inceneritore, si intende lasciare così questo stato di cose?