UN ITALIANO: UN ITALIANO VERO!

Sapete tutti della vicenda di Adlib. Il sindacalista travolto, da un camion mentre teneva un sit in davanti alla sede di una multinazionale i cui dipendenti erano minacciati di licenziamento. Come sapete che il camionista che l’ha travolto, non era di fede trumpiana nè al soldo dell’azienda; ma era gravemente in ritardo nelle consegne da fare per conto di un’altra multinazionale, ritardo che avrebbe comportato un taglio insostenibile a una paga già scarsa.Se ve lo ricordo, allora, non è per aggiungere le mia reazione alle vostre. Perchè le do per scontate. Come do per scontata la reazione delle istituzioni, corretta ma efficace solo a risolvere casi umani; perchè con le multinazionali è lecito abbaiare ma non mordere.Se vi scrivo è allora è solo per farvi riflettere su di un signore che ho sentito e visto in Tv: un signore che, con tutta la forza e l’autorità del “sindacalista reale”, raccontava la vicenda. Un nero? Sì; ma più esattamente un italiano di pelle nera. Così come lo era, anche se magari non anagraficamente, il sindacalista ucciso.Italiani, sissignori. E con il desiderio di esserlo e di essere considerati come tali. Come i ragazzi che frequentano le nostre scuole. Come il pizzettaro che ti chiama dottò e, conoscendoti, affronta l’argomento della campagna acquisti della Roma all’insegna “dell’andrà mejo quest’anno” (una previsione che, in base alla legge dei grandi numeri, prima o poi si rivelerà corretta…). E come i tanti lavoratori in cui la solidarietà di classe (sempre ricambiata) fa premio su qualsiasi altra considerazione.Essere italiani. E per una scelta di vita. Straordinaria proprio per la sua normalità. E per il suo risultato; dare un futuro al nostro paese, sulla base di una comunità condivisa.Quello che non è normale, allora, è l’atteggiamento delle cosiddette “forze politiche”. E, in particolare, di quelle di sinistra. Che si confrontano con la destra sui temi dell’accoglienza (dove hanno una coda di paglia lunga così) e non su quelli dell’integrazione (dove troverebbero il campo aperto).E che non muovono un dito né sulla Bossi-Fini né per lo jus soli; per il timore inespresso di “chiedere troppo”.Avallando così un ordinamento per il quale entrare in Italia per lavorare è un reato; e che, per ottenere la cittadinanza, te la devi meritare; magari superando un apposito esame.E tutto questo non è affatto normale.

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