Posts tagged ‘Ucraina’

giugno 2, 2022

Rassegnatevi alla Pace!

Di Beppe Sarno

Il governo Draghi ha inviato una proposta di pace fra Ucraina e Russia giudicata insoddisfacente dai vertici Russi. Contemporaneamente violando l’art.11 della Costituzione  Draghi continua a inviare armi  dei più svariati tipi. Ovviamente il parlamento è tenuto all’oscuro della natura degli armamenti  inviati per motivi di sicurezza.  Certo è che le armi vengono spedite sotto il controllo del Comando Operativo di Vertice Interforze (Covi) guidato dal commissario straordinario generale Francesco Paolo Figliuolo. E si occuperà la Nato della consegna logistica sul territorio ucraino. Se aggiungiamo l’adesione alle sanzioni contro la Russia e la feroce battaglia mediatica che fanno apparire Zelesky e il battaglione di Azov come degli eroici combattenti e Putin come un Hitler con l’atomica possiamo affermare senza tema di smentita che l’Italia è in guerra contro la Russia al fianco di Zelesky. Eppure l’ineffabile presidente del consiglio al pari di tutti i leaders europei sono  ammirevoli per il loro commovente zelo per la pace; ogni capo di governo la propone ne delinea le generose condizioni e nello stesso tempo studia come affamare la Russia e il suo popolo. Ci si indigna e ci si stupisce  del fatto che Putin si ostini a ricusarla per una pervicace e fatale incontentabilità. Nel frattempo i combustibili raggiungono prezzi  record, le piccole e medie imprese lavorano a ritmi ridotti le materie prime mancano, i granai cominciano a svuotarsi. Tutto questo accade mentre il Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, proponendo nuove e più feroci sanzioni contro la Russia,   affabula gli interlocutori e dedica alla pace discorsi non meno obbliganti e piani di condizioni estremamente vantaggiose, a suo dire, per la Russia e per tutti i paesi d’Europa all’Ucraina oppressa con particolare riguardo alla causa delle democrazia, del diritto e della indipendenza dei popoli.

Tutte queste cose di cui la von der Leyen sembra avere l’esclusiva presenta un inconveniente, lieve ma decisivo, che l’Europa, il Regno Unito,  gli Usa  pur volendo la pace continuano ad alimentare la guerra inviando armi, uomini, consiglieri militari, applicando sanzioni e non si intendono con Putin che da parte sua continua a bombardare l’Ucraina.

E’ stato dimostrato che la famosa guerra dei trent’anni  durò tanto perché i condottieri dei popoli in guerra impiegarono tanto tempo per capire ciò che poi riconobbero essere stato chiaro per tutti sin dal primo momento e cioè che era perfettamente inutile cercare una decisione diversa da quella dettata dal primo anno di guerra e che gli altri ventinove anni furono spesi nel rincorrere ciò che si era fatto nel primo. Nel frattempo i morti, la fame e la carestia fecero milioni di vittime innocenti. Eppure appare chiaro a tutti l’inutilità di questa guerra. Deve estremamente eccitante per i soldati di un parte e dell’altra che combattono e muoiono, sapere che coloro che ritengono indispensabile la continuazione della guerra fino alla resa finale dell’uno o dell’altro contendente  e dei loro sacrifici sono anche dell’opinione che ci si potrebbe benissimo porre fine. I termini della questione che hanno generato questa guerra sono chiari: da una parte Putin  chiede l’indipendenza del Donbass e della Crimea dall’Ucraina sulla base della circostanza che sono stati di fatto legati alla Russia già da otto anni  e quindi si chiede cheKiev riconosca che le due regioni appartengono alla Russia. Inoltre la Russia ha chiesto la neutralità dell’intera Ucraina e quindi la dichiarazione formale che mai l’Ucraina entrerà nella Nato. Dal canto suo Zelesky mentre si dichiara disponibile a trattare sul modo di arrivare a un cessate il fuoco e pronto a discutere sui territori contesi dichiara “Questa guerra non finirà così. Scatenerà la guerra mondiale», aggiungendo che «Tutti coloro che sono venuti sulla nostra terra, tutti coloro che hanno dato gli ordini… sono tutti criminali di guerra». Difficile credere alla sincerità dell’uno e dell’altro anche perché se da una parte c’è l’America di Biden,  dall’altra c’è la Cina e ognuno sostiene  le rispettive ragioni dei contendenti. Intanto Biden fa sapere che se la Cina dovesse occupare Taiwan l’America è pronta a difenderla, dimenticando che Taiwan non è uno stato riconosciuto dagli USA. Ma si sa da sempre l’America è un paese che difende ed esporta democrazia per combattere “l’autoritarismo, la lotta alla corruzione e la promozione del rispetto dei diritti umani». La storia ci ammonisce del contrario e cioè che da una parte i popoli liberati il gusto della libertà prende il sopravvento sulla gratitudine dei liberatori sino a punto di  schierarsi contro questi ultimi, forse perché solitamente i liberatori hanno la strana tendenza a farsi pagare i loro disinteressati servizi con delle ipoteche  su quella libertà che fu la loro fatica.  Intanto assistiamo tutti ad un universale logoramento che ognuno della parti in causa progetta a danno dell’altro. Oggi giorno dai telegiornali nazionali, dai giornali, dai media sentiamo dire che è necessario logorare il nemico per giungere alla vittoria finale e mi domando che cosa ci sia  ancora da logorare per arrivare alla vittoria finale se è vero che oltre alle migliaia di morti  dall’una parte e dall’altra ci saranno gravissime ripercussioni economiche che pagheranno tutti, come universalmente riconosciuto. Pagheranno tutti: Ls Russia, l’Europa, gli Stati Uniti.  Quanto ci vorrà per l’Italia per ricostituire le ricchezze sprecate in questa assurda guerra? Per quel che ci riguarda il militarismo della signora Ursula von der Leyen santificata da  Mario Draghi che applaude soddisfatto, uscirà spezzato dalla guerra non per la eventuale vittoria o sconfitta del proprio campione, ma  per l’estenuazione alla quale  essa, complice il nostro Mario Draghi avrà ridotto il popolo che essa pretende di rappresentare: fabbriche chiuse, operai disoccupati, servizi sociali mortificati. D’altra parte, non mi sembra che chi si arma con rinnovato accanimento possa attribuire un significato democratico ed antimilitarista alla pretesa del disarmo altrui.  Questo poteva essere il punto di vista di Mefistofele nel duello fra Faust e Valentino.  D’altronde pretendere la pace come risultato esclusivo della guerra con la vittoria di uno dei contendenti significa voler  estirpare l’erba maligna della guerra lasciandone intatte le radici per le future rigerminazioni.  

Non c’è nessuno che crede sinceramente che l’Ucraina o la Russia siano in grado di assicurare la vittoria dell’uno sull’altro con un grande sacrificio di uomini e ricchezza nazionale perché se così fosse si potrebbe comprendere perché nessuno vuole la pace, ma dal momento che non è dimostrabile con assoluta certezza che una vittoria quale viene chiesta da Zelesky può essere ottenuta non solo cacciando i Russi dai territori occupati, ma obbligandoli ad arrendersi senza condizioni, domandiamoci se è logico porre termini che non si possono imporre fin che la guerra non sia stata vinta.

Moriranno ancora molti soldati, moriranno ancora molti civili, donne bambini, anziani ma alla fine ci si dovrà rendere conto che la guerra va fermata perché la vita non si arrenderà mai alle esigenze delle vittorie militari e per quanto ci si impegni sul piano del logoramento del nemico, la vita saboterà tuto questo perché la vita è vilmente ma irriducibilmente pacifista.

aprile 16, 2022

Papa Francesco

L’odio, prima che sia troppo tardi, va estirpato dai cuori. E per farlo c’è bisogno di dialogo, di negoziato, di ascolto, di capacità e di creatività diplomatica, di politica lungimirante capace di costruire un nuovo sistema di convivenza che non sia più basato sulle armi, sulla potenza delle armi, sulla deterrenza. Ogni guerra rappresenta non soltanto una sconfitta della politica, ma anche una resa vergognosa di fronte alle forze del male.

Nel novembre 2019, a Hiroshima, città simbolo della Seconda guerra mondiale i cui abitanti furono trucidati, insieme a quelli di Nagasaki, da due bombe nucleari, ho ribadito che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. L’uso dell’energia atomica per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche.

Chi poteva immaginare che meno di tre anni dopo lo spettro di una guerra nucleare si sarebbe affacciato in Europa? Così, passo dopo passo, ci avviamo verso la catastrofe. Pezzo dopo pezzo il mondo rischia di diventare il teatro di una unica Terza guerra mondiale. Cui si avvia come fosse ineluttabile.

Invece dobbiamo ripetere con forza: no, non è ineluttabile! No, la guerra non è ineluttabile! Quando ci lasciamo divorare da questo mostro rappresentato dalla guerra, quando permettiamo a questo mostro di alzare la testa e di guidare le nostre azioni, pèrdono tutti, distruggiamo le creature di Dio, commettiamo un sacrilegio e prepariamo un futuro di morte per i nostri figli e i nostri nipoti.La cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione di potere, la violenza, sono motivi che spingono avanti la decisione bellica, e questi motivi sono spesso giustificati da un’ideologia bellica che dimentica l’incommensurabile dignità della vita umana, di ogni vita umana, e il rispetto e la cura che le dobbiamo.

Di fronte alle immagini di morte che ci arrivano dall’Ucraina è difficile sperare. Eppure ci sono segni di speranza. Ci sono milioni di persone che non aspirano alla guerra, che non giustificano la guerra, ma chiedono pace. Ci sono milioni di giovani che ci chiedono di fare di tutto, il possibile e l’impossibile, per fermare la guerra, per fermare le guerre. È pensando innanzitutto a loro, ai giovani, e ai bambini, che dobbiamo ripetere insieme: mai più la guerra. E insieme impegnarci a costruire un mondo che sia più pacifico perché più giusto, dove a trionfare sia la pace, non la follia della guerra; la giustizia e non l’ingiustizia della guerra; il perdono reciproco e non l’odio che divide e che ci fa vedere nell’altro, nel diverso da noi, un nemico.

Mi piace qui citare un pastore d’anime italiano, il venerabile don Tonino Bello, vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, in Puglia, instancabile profeta di pace, il quale amava ripetere: i conflitti e tutte le guerre «trovano la loro radice nella dissolvenza dei volti».

Quando cancelliamo il volto dell’altro, allora possiamo far crepitare il rumore delle armi. Quando l’altro, il suo volto come il suo dolore, ce lo teniamo davanti agli occhi, allora non ci è permesso sfregiarne la dignità con la violenza. Nell’enciclica «Fratelli tutti» ho proposto di usare il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari per costituire un Fondo mondiale destinato a eliminare finalmente la fame e a favorire lo sviluppo dei Paesi più poveri, così che i loro abitanti non ricorrano a soluzioni violente o ingannevoli e non siano costretti ad abbandonare i loro Paesi per cercare una vita più dignitosa. Rinnovo questa proposta anche oggi, soprattutto oggi. Perché la guerra va fermata, perché le guerre vanno fermate e si fermeranno soltanto se noi smetteremo di ‘alimentarle’.

Francesco

marzo 6, 2022

Ma Shakespeare era pacifista?

Di Beppe Sarno

Boris Jhonson ha dichiarato che sa come fermare Putin. Nessuno però dice come fermare Zeleski e il Battaglione d’Azov. Ma questa è la guerra: il bene da una parte e il male dall’altra e chi non si adegua al pensiero unico o è fascista o putiniano. I quattordicimila civili assassinati dalle brigate nazifasciste ucraine sono come i  morti in mare  nel tentativo di attraversare il mediterraneo per arrivare nella terra promessa, che tanto promessa non è.

Questa è l’Italia di Bruno Vespa che dice che Mussolini fece anche cose buone, di Draghi che se ne fotte del parlamento, di Letta con l’elmetto e Di Maio uno che dà della bestia a Putin, che sorride sempre e vorrei sapere che c’è da sorridere col Covid che continua a imperversare, con la guerra che fa vittime innocenti con gli operai che finiscono in mezzo a una strada. Di Maio intanto sorride e non è mai spettinato.

In questo clima surreale è lecito chiedersi  cosa  pensa della guerra qualcuno dei grandi pensatori, scrittori o musicisti o artisti. Scarterei Omero che ha scritto un intero poema sulla guerra, anche se poi cerca di ripigliarsi con l’Odissea, ma anche l’Odissea finisce in un bagno di sangue. Per non parlare del Tasso o  dell’Ariosto e anche Dante è molto ambiguo sul tema della guerra. Nella Divina Commedia infatti puoi trovare tante frasi a favore della guerra e da altrettante a favore della pace. Di Wagner non ne parliamo.

E allora mi viene, ricordando Boris Johnson il genio eterno di William Shakespeare.

Nell’epitaffio di Shakespeare è scritto “buon amico per l’amore di Gesù, guardati dal  rimuovere la polvere qui rinchiuso. Benedetto sia colui che rispetterà queste pietre; maledetto sia chi turberà le mie cose….”.

Il genio dorme l’eterna pace con queste parole e mi viene da chiedermi cosa penserebbe se tornasse a vedere ciò che avviene in  questi giorni e come descriverebbe il  barbaro spettacolo che si sta rappresentando.

Voterebbe a favore degli armamenti o come Bernard Shaw farebbe almeno delle riserve? Shakespeare fu al tempo stesso un creatore e un cortigiano, un uomo pratico e  un’idealista. Seppe vivere nella vita reale ma seppe anche sognare. Fu cortigiano nei suoi madrigali alla “vergine regina” che per nulla tagliava teste e che era una donna insopportabile. Il genio che ha comparato Elisabetta alla regina di Saba per chi voterebbe oggi: per Putin o per  Zeleski?

A ben vedere Shakespeare non ebbe un’idea sola né una patria sola era talmente grande che se n’è perfino negata l’esistenza tanto la sua personalità si sia confusa con i suoi personaggi ognuno dei quali e così vivo è così diverso. Fra tanti personaggi così  diversi l’uno dall’altro solo il poeta non si riesce a scorgere e quindi e difficile comprenderne il  pensiero. Per conoscere cosa pensa il genio  sulla guerra bisogna decidere se egli parteggiava per Faucoinbridge o per Enrico. Sembra leggendo le pagine immortali che il genio sia rimasto imparziale, ma ame sembra che non sia così.

‘A une immagination comme la sienne,il faut une patrie moins limitèe qual la patrie terrestre, cette patrie est l’ideal”(Villemais).

Comodo così!

Ma noi viviamo il nostro tempo. Certamente però, qualcuno delle oltre 50 opere del genio avrà sicuramente trovato dei pensieri a favore della guerra; ma si sa! Di pensieri Shakespeare ne aveva per tutti i gusti. “Shakespeare è come il Vangelo” ha detto qualcuno e quindi nella sterminata opera shakesperiana si può trovare qualche frase dal sapore bellicoso. Quello che fu definito il  cantore dalla lingua di miele può essere tranquillamente scambiato per un furente tifoso della guerra. E stato detto “datemi tre parole di un uomo e ve lo faccio condannare a morte”. Lo definirono “il cigno di Avon” non falco, non sparviero; lo definirono  “l’amabile Will”. Qualcuno se lo è immaginato di origine siciliana,  amante del vino delle belle donne e avendo vissuto d’amore l’amore cantò. L’amore sovrasta le sue tragedia e sopra la tragedia c’è il sole che domina. L’ amore è più grande dell’odio fra i Montecchi e i Capuleti; è più forte Di Antonio sconfitto da Cleopatra è più forte di Otello. Negli  stessi drammi storici di Shakespeare alla fine l’amore vince e conduce  ogni  vicenda crudele in un finale di serenità. Possiamo vederlo nelle nozze di Enrico con Caterina di Francia pegno di pace fra due terre rivali; lo vediamo in quell’altro Enrico con Margherita d’Angjou quando Carlo settimo chiese la tregua d’armi. Tutte le donne del poeta sono sempre portatrici di un messaggio di conciliazione: Imogene, Porzia, Cordelia, Desdemona, Perdita e Miranda figure luminose; mentre Ofelia e Giulietta erano martiri d’amore. Enrico Heine riteneva addirittura che anche Lady Macbeth fosse portatrice d’amore. Scopriamo quindi che il poeta si dimostra imparziale e abbia descritto queste donne con la tenerezza di un innamorato e la dolcezza di un padre. Cleopatra confessa ad Antonio il suo desiderio di pace, oppure Lady Percey nell’ Enrico VIII piange sugli orrori della guerra. Sentiamo l’uomo presente nella tragedia più di quanto imprechi Otello l o bestemmi Riccardo III. nelle “pene d’amore perdute” Shakespeare ci racconta delle tre principesse che vanno a chiedere la provincia d’Aquitania al Re  di Navarra e nel racconto c’è il messaggio che le controversie possono essere risolte senza ambasciatori e senza guerre basta un incontro amichevole.

“…. sotto l’albero verde, chi ama stendersi con me e accordare i suoi canti a quelli degli uccelli, che esso venga, che esso venga, che esso venga! Qui non avrà altri nemici che l’inverno e la tempesta….” datemi trenta parole di un uomo e ve lo farò assolvere per la vita!

Shakespeare non è per la guerra nemmeno con la Barbara Germania,  nelle “Pene d’amore perdute” c’è un paragone fra le mogli e gli orologi della Germania “sempre da sorvegliare” e nemmeno con gli italiani francesi è stato generoso: paragona L’Italia a un delfino mutilatore di cadaveri e definisce Giovanna d’Arco come una pazza isterica al pari di Margherita D’anjou entrambe guerriere. Anche con i suoi connazionali Shakespeare non è stato molto generoso perché pur essendo un nazionalista per necessità nel “Troilo e Cressida” tratta malissimo l’eroico Ettore malgrado la leggenda  volesse gli inglesi discendenti di Ettore.

Shakespeare quando parla della storia patria racconta sempre  insidie tradimenti, stragi, tutti gli errori delle guerra delle due rose, tutte le fetenzie di Riccardo III deforme di corpo e di animo; racconta di Enrico VIII assassino di tre mogli è di 60.000 sudditi; di re Giovanni, debole crudele,  di re Riccardo II narcisista  usurpatore e ancora di Re Enrico IV così fiero di sé da invidiare i poveri “che possono dormire”. Per non parlare di Enrico V, vincitore di Azincourt, che insieme  ai suoi compagni di merenda si divertiva ad ammazzare la gente per strada.

Macbeth si macchiava di molti crimine e  Re Edmondo  e  Gonerilla una delle tre figlie di Re Lear che per gelosia fa morire avvelenata la sorella Regan con la quale divideva il regno. Le storie di cui parla Shakespeare non sono frutto della fantasia del poeta ma fatti autentici trovati nelle cronache di Holinshed, anche se qualcuno ha visto in Amleto Giordano Bruno.

Accanto agli eroi di guerra c’è sempre qualcuno saggiamente critico come Tersite che  nel Trolio e Cressida il quale osservando i due eroi Achille e Ajace commenta ironicamente “per liberare una Mosca da una ragnatela, costoro la prenderebbero a sciabolate”  e poi c’è  Pandoro che chiama Agamennone uno scervellato e Nestore viene definito un vecchio formaggio bacato; Ajace un bruto. Enrico V fa una figuraccia con Falstaff  perché avendolo il re chiesto una spada il filosofo Falstaff che non ama la guerra gli porge  un fiasco di vino. Allora il re ricorda a Falstaff che la vita è un debito che si deve pagare a Dio. Falstaff brandendo il fiasco ormai vuoto afferma “ sì ma non prima della scadenza” Claudio nella scena capitale di “Misura per misura” afferma il suo diritto alla vita e grida “ Oh, Vivere!…. L’esistenza la più pesante e  la più penosa che la vecchiezza, la malattia, la miseria, la prigione rendono intollerabile, è un paradiso in confronto ciò che temiamo dalla morte!” Per finire voglio ricordare volentieri il Giacomo di “ Come vi piacerà”, che alcuni hanno identificato nel poeta, che piange per il cadavere di un cervo o Prospero della “Tempesta” che perdona ai nemici e insegna al suo schiavo Calibano, mostro ripugnante, le regole di una sana misantropia. “Pronto a cadere su di me; che, quando mi sono svegliato, ho pianto per sognare di nuovo».

Alla luce di questa narrazione si può concludere che il grande genio   William  Shakespeare ci ha spiegato da par suo quanto odiasse la guerra. Io ormai vecchio sognatore socialista mi limito ad ululare alla luna nelle notti di luna piena e a pensare che se Colui che è morto per noi, risorgesse ancor oggi,  ripeterebbe forse l’invocazione di Caterina d’Aragona nell’Enrico VIII:

“Spiriti della pace, dove siete?”

E sconsolato tornerebbe indietro osservando quanto è inutile la primavera.

marzo 2, 2022

La guerra non ferma la guerra!

Di Beppe Sarno

Certamente va condannato l’atto scellerato di Putin di invadere l’Ucraina e di arrivare alle porte di Kiev.

Come stiamo vedendo la guerra ha innestato una spirale pericolosa  che come primo risultato ha portato il rafforzamento della NATO e la subordinazione dell’Italia e dell’Europa  agli interessi politici ed economici americani. Il discorso di Biden alla televisione e il consenso ricevuto nel suo paese ne sono la riprova.   

Bettino Craxi fu il primo a denunciare il pericolo che la crisi dell’Unione Sovietica si risolvesse nel passaggio dell’economia di stato ad un’economia di mercato predatoria ed affamatrice dei lavoratori. Il capitalismo finanziario occidentale preferì appoggiare il tentativo di Eltsin a danno della speranza di Gorbaciov che sognava di trasformare la federazione degli stati russi  in una socialdemocrazia con lo strumento della perestroika e della glasnost.   La scelta dell’occidente di partecipare al banchetto delle immense ricchezze dell’URSS hanno, da un lato inserito la Russia nella competizione internazionale con caratteristiche sue proprie, dall’altro hanno generato quel nazionalismo esasperato di cui Putin si è fatto interprete.

L’Italia e l’Europa invece di spendersi fin da subito per trovare una soluzione pacifica alla tragedia della guerra fra Ucraina e Russia ha deciso di armare l’Ucraina. Questo atto irresponsabile cancella con un colpo di spugna l’art. 11 della Costituzione rinnega i valori della resistenza e mette d’accordo tutta la classe politica italiana da Meloni a Bersani. L’Usa e l’Europa hanno dimostrato chiaramente di voler destabilizzare  la parte orientale del nostro continente al fine di isolare la Russia per scopi commerciali e di politica  di basso livello.  Le televisioni nazionali sostengono che sia giusto partecipare a questa guerra anche a costo di rinnegare la nostra costituzione. Certamente il popolo ucraino va aiutato, ma non inviando armi e aiuti militari.  La nostra  coscienza civile ci deve imporre di evitare il maggior danno che alla guerra si contrapponga un’altra guerra. La giusta resistenza del popolo ucraino contro la prepotenza dell’invasore non deve spingerci a dire che è giusto inviare armi e soldati in Ucraina.

È sbagliata la convinzione che i buoni siano da una parte e i cattivi dall’altra. Non è così! a chi dice questo va ricordato che non è vero che questa è la prima volta che comincia una guerra in territorio europeo dopo la fine della seconda guerra mondiale. Il governo D’Alema bombardò la ex Jugoslavia per portarvi la democrazia.

Sappiamo com’è andata a finire!

La guerra in  l’Ucraina è scoppiata nel 2014. La  brigata d’Azov tristemente famosa ha fatto migliaia di vittime senza che nessuno si si commuovesse. A Biden non interessa l’economia europea; al presidente americano  interessa sottomettere l’Europa ai propri disegni imperiali.

Il Governo Draghi cammina nella scia di questo disegno incapace di esprimere un’autonomia che il governo Conte con tutti i suoi limiti aveva cercato di imporre. Conte è caduto non per la cattiva gestione della pandemia ma perché non asservito al capitalismo politico militare finanziario internazionale.

Nel dibattito politico interno americano Biden cerca di conquistare consensi umiliando la Russia e isolandola dal resto dell’Europa.

La guerra più che un delitto è una follia. E’ una follia per l’Europa perché essa al di la delle vite umane che si stanno perdendo,  seguirà n disastro economico di cui gli imprenditori più chiaroveggenti dall’una e dall’altra parte non ignorano e di cui già stanno calcolando le conseguenze. Chi alla fine pagherà il conto saranno come sempre i lavoratori e le classi subalterne.

Per questi motivi la guerra sarà una catastrofe cruenta che aggiungerà nuove rovine a quelle già esistenti e non risolverà i problemi dell’Ucraina, della Russia e di nessuno. Come abbiamo visto dopo aver violato la nostra Costituzione invocando lo stato di necessità, verrà violato, in nome della guerra, ogni diritto, ogni istituzione di libertà di ragione di democrazia. La guerra senza risolvere alcun problema, accanto alle ferite della pandemia ne aggiungerà, per tutti, nessun escluso,  altre ancora più terribili ancora più sanguinanti.

Gli unici attori al di fuori di queste logiche sono, non a caso, Pap Francesco e il presidente cinese Xi Jinping. Ed è nella loro mediazione che guardiamo  con ansia.

Nel frattempo Israele bombarda regolarmente la Siria ma nessuno si commuove come se quella guerra non essitesse. 

gennaio 28, 2015

Ucraina, l’Ue verso nuove sanzioni. In ballo anche la partita del gas. Il No della Grecia a Mogherini.

L’escalation della crisi Ucraina torna ad agitare l’Europa. C’è stato un colloquio telefonico – il secondo in due settimane – tra il presidente Barack Obama e la cancelleria tedesca Angela Merkel e la stampa russa oggi fa capire senza mezzi termini che sta tornando in ballo la partita sul gas.
O Altro…

marzo 28, 2014

Il successo del programma greco deve essere esportato in Ucraina.

Il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schauble è citato da Bloomberg e ripreso oggi anche dal blog di Wolfgang Munchau Eurointelligence per aver detto – è incredibile ma è proprio così – che l’Unione Europe dovrebbe utilizzare la sua espAltro…

— con Francesco Maggi

gennaio 17, 2014

Glaziev: un quadro fosco di come i paesi europei siano stati saccheggiati dall’adesione all’UE.


16 gennaio 2014 (MoviSol) – Sergei Glaziev, consigliere economico del Presidente Putin, ha documentato in numerosi articoli di fine anno i vantaggi che avrà l’economia ucraina dalla collaborazione con l’Unione Doganale Eurasiatica e la Russia, invece di entrare a far parte dell’Unione Europea. A sostegnVisualizza altro
http://www.movisol.org/14news012.htm

aprile 22, 2012

Euro 2012: cani decimati, polemiche sull’Ucraina.

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I campionati europei di calcio, in programma tra un paio di mesi in Polonia ed Ucraina, suscitano ormai da settimane aspre polemiche per il trattamento cui sono stati sottoposti molti cani randagi nelle città ucraine che ospiteranno l’evento.

L’Ucraina è un Paese in gravi difficoltà, politiche, sociali e culturali. Al momento della candidatura ai campionati europei di calcio, il governo in carica sperava che la manifestazione potesse rilanciare il Paese, avvicinarlo ad un’eventuale adesione all’Unione Europea e farne conoscere le eccellenti potenzialità turistiche a tutto il mondo.

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febbraio 8, 2010

UCRAINA: Yanukovich vince di misura

KIEV – Il leader dell’opposizione ucraina, Viktor Yanukovich, ha vinto la sfida elettorale con il  premier Yulia Tymoshenko. La commissione elettorale ha dato l’annuncio ufficiale, assegnando a Yanukovich il 48,4 per cento dei voti, poco più del 2 per cento in più della Tymoshenko, che è al 45,9 per cento. Il vantaggio di Yanukovich si è assottigliato man man che andava avanti lo scrutinio. Lo stretto margine tra i voti dei due aspiranti a succedere al presidente uscente, Victor Yuschenko, rende probabile che la Tymoshenko – che già ieri aveva parlato di “massicci brogli” – decida di prolungare la battaglia per vie giudiziarie, prolungando l’incertezza. Ma a dissipare le residue speranze della pasionaria di Kiev è arrivato il verdetto dell’Osce. L’organizzazione per la
Cooperazione e la sicurezza in Europa, incaricata dei monitoraggi elettorali, ha promosso il voto ucraino definendolo “trasparente e onesto”.