Posts tagged ‘tsipras’

aprile 13, 2020

Quando la Grecia ci chiedeva aiuto

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di Gad Lerner – Il Venerdì – 10 aprile 2020 –

“Il tempo (a volte) è galantuomo. E allora vale la pena rileggere, cinque anni dopo, come si comportò il governo italiano nel 2015, quando con l’acqua alla gola era la Grecia, e chiedeva la rinegoziazione dei suoi debiti.
A gennaio il partito di sinistra Syriza vinse le elezioni, Alexis Tsipras divenne primo ministro, e il governo greco fece appello agli altri Paesi dell’Europa mediterranea (Italia, Francia, Spagna, Portogallo) perché insieme dessero vita a un fronte comune antirigorista per superare i vincoli di un patto di stabilità divenuto insostenibile e anacronistico.
Il nostro premier dell’epoca, Matteo Renzi, per prima cosa invitò a Firenze la cancelliera tedesca Angela Merkel e, in una certa cena che i giornali definirono «blindata», la rassicurò: l’Italia non avrebbe ceduto alla tentazione del cosiddetto «Club Méd» perché il nostro non era un Paese malandato come la Grecia e, semmai, poteva offrirsi come mediatore tra l’Europa del Nord e l’Europa del Sud.
Quando in estate il gioco si fece duro e, dopo il fallimento delle trattative condotte dal ministro Varoufakis con la Troika, ormai si profilava lo strangolamento economico della Grecia, Tsipras escogitò una mossa clamorosa: la convocazione di un referendum per chiedere ai suoi cittadini se approvavano o bocciavano il diktat della Ue.
Fu allora che Renzi, prima con una serie di tweet dei suoi, e poi con un’intervista al Sole 24 Ore, scelse di tirare un colpo sotto la cintura al primo ministro greco: «Non abbiamo tolto le baby pensioni agli italiani per lasciarle ai greci. Noi abbiamo fatto la riforma del lavoro, ma non è che con i nostri soldi alcuni armatori greci possono continuare a non pagare le tasse. Potrei continuare».
Accusando Tsipras di essere un difensore di fannulloni e miliardari, e contrapponendogli l’immagine di un’Italia virtuosa applicatrice delle normative comunitari, il nostro primo ministro seppelliva definitivamente la possibilità di una riforma complessiva delle politiche di bilancio dell’Unione.
Altro che battere i pugni sul tavolo! Meglio fare i primi della classe, e al diavolo i poveri greci. Com’è andata a finire lo sappiamo. La Grecia si è piegata.
Due anni dopo, nel 2017, il presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem, ci avrebbe ripagati così, rivolgendosi agli europei mediterranei: «Non è che puoi spendere tutti i soldi per alcool e donne e poi chiedere aiuto». Che avesse tratto ispirazione da qualcuno?, cinque anni fa ci siamo giocati la chance di inaugurare una politica di vera solidarietà europea. Ci serva di lezione oggi che facciamo i conti con ben altro contagio”.

aprile 5, 2020

Tremonti avvisa gli italiani: “Non facciamoci fregare: il Mes è un enorme raggiro”

“Poi tutto saltò con la crisi greca e con la Troika appunto: Bce, Fmi e Commissione che salvarono, con i nostri capitali e calpestando la nostra democrazia, le banche tedesche e francesi”. Draghi, Lagarde e Juncker… “Ripeto che la proposta degli eurobond era per creare debito veramente europeo, non debito nazionale controllato dall’Europa. Ora sento sigle dalla sinistra semantica sanitaria. Il punto è: chi emette i titoli per cui si inventa varia nomenclatura? L’ambiguità sprigionata dal detto-non-detto suggerisce l’uso bizantino della formula ‘quasi’: quasi eurobond. Oggi come oggi i nuovi titoli non può emetterli a statuto vigente la Banca europea degli investimenti. Per statuto va esclusa la Bce, in teoria potrebbe farlo la Commissione, ma in realtà in questo senso c’è solo un precedente, remoto e marginale. Ecco che arriviamo al Mes. La situazione oggi è questa: devi capitalizzarlo per attivarlo, e per capitalizzarlo devi sottoscrivere nel nostro caso circa 100 miliardi. Ovviamente facendo altro debito”.

Ma che senso ha se dobbiamo mettere soldi in un veicolo che poi ce li restituisce, se la Bce si è sostanzialmente impegnata a sottoscrivere i titoli di tutti? – chiede Cervo. E Tremonti spiega: “Assumendo che il Mes cubi 700 miliardi, e che all’Italia venga data solo la sua quota di competenza, nel dare e nell’avere mettere 100 vorrebbe dire avere solo qualcosa in più in termini finanziari. Ma pagando un altissimo prezzo politico. Sarebbe una partita di giro, anzi in realtà è una partita di raggiro. Possono raccontarcela come vogliono: avvio soft, finalità virtuose, eccetera. Ma l’ingresso del veicolo in Italia presuppone comunque fortissime condizionalità. Può essere che la partenza sia soft, ma l’evoluzione sarà hard. Anche perché c’è un punto che tutti hanno ignorato: il ministro tedesco deve riferire al Bundestag ogni minimo elemento dell’attività del Mes. Noi abbiamo costituzionalizzato l’Ue, la Germania l’ha germanizzata. Possono dire quello che vogliono, ma la disciplina del Mes spinge verso una direzione diversa da quella che ci viene raccontata”.

Continua Tremonti: “Nei palazzi e dintorni c’è in giro troppa gente che pensa di utilizzare il programma Mes per restare al governo come ha fatto Tsipras, il ventriloquo della Troika. Considerando quello che sta succedendo, e prevedendo quello che succederà a livello sociale nel Paese, il problema non sarà avere la fiducia dei mercati ma avere un governo che abbia la fiducia del popolo. Non tanto adesso, ma quando ci sarà la vera crisi economica in tutte le sue manifestazioni (posti di lavoro persi, aziende chiuse, disordini, mali tipici di queste fasi)”. Condivide la necessità di non bypassare il Parlamento in una circostanza del genere?

Conclude Tremonti: “Quella del Mes è una partita di raggiro, dato che la cifra economica è marginale, mentre quella politica è enorme. La chiamata dello straniero è un film che gli italiani hanno già visto nel 2011, effetti disastrosi compresi. Qualche tempo fa, prima della pandemia, a Londra ho avuto una conversazione con un importantissimo politico laburista inglese che mi ha detto: ‘L’errore fatto dal Regno Unito nel 2011 fu quello di non contrastare Merkel e Sarkozy che attaccavano l’Italia. È vero che il tuo era un governo proto-populista, ma allora fu consentito alla Germania di dominare sull’Italia e sull’Europa’. Quindi certo, come minimo bisogna passare dal Parlamento. Non è una idea mia peraltro: sta scritto in Costituzione”.

 

febbraio 22, 2015

L'”Europa tedesca” vista dalle banche.


Contropiano.org – Carlo Conti
Tutti i giornali, noi compresi, ci siamo in queste settimane occupati quasi soltanto del contenzioso europeo intorno alla nuova Grecia di Tsipras e Varoufakis, attratti – giustamente – dall’ennesima variazione sul tema dello scontro tra Davide e Golia.
Altro…

febbraio 22, 2015

Ma i Padroni non vinceranno sempre!

Manolis Glezos, il primo partigiano greco e un’icona (oltre che un membro del comitato centrale) per Syriza, si scaglia a testa basta contro Alexis Tsipras. “L’accordo all’Eurogruppo è una vergogna  –  ha scritto il 91enne politico ellenico -. Avevamo fatto delle promesse e non le abbiamo mantenute. Chiedo scusa al popolo greco. Dobbiamo reagire e subito. E tra la libertà e l’oppressione, io scelgo la libertà”.  Lo schiaffo di Glezos però è destinato a fare malissimo a Tsipras impegnato in queste ore a contenere la rabbia che monta nel suo partito per l’intesa raggiunta a Bruxelles.

Il decano di Syriza è un pezzo di storia della Grecia. La sua vicenda politica inizia nel 1941 quando, appena diciottenne, ha scalato all’alba l’Acropoli per ammainare la bandiera nazista alzata dagli invasori del Terzo reich. Un gesto che ha dato il via alla Resistenza ellenica contro i tedeschi. Da allora il suo carattere sanguigno e il suo carisma sono un punto di riferimento per la sinistra radicale. Ultimi episodi in ordine di tempo, 70 anni dopo l’impresa del Partenone, i diversi tafferugli con la polizia in cui è rimasto coinvolto tra il 2010 e il 2014 durante le manifestazioni contro l’austerity. La lettera scritta oggi da Glezos ai militanti non tradisce chi ammira la sua sincerità e il suo stile diretto: “Chiedo ai militanti di Syriza di reagire prima che sia troppo tardi. Troviamoci in assemblea straordinaria e discutiamo. So che quando si tratta bisogna fare pure delle concessioni. Ma questo per me è troppo. Non ci può essere compromesso tra schiavo e padrone, né tra oppressore e oppresso”.

febbraio 14, 2015

Ecco come l’austerità ha fatto indebitare la Grecia.

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Anche se la zona Euro e l’economia Greca dovessero sopravvivere alla crisi attuale, c’è un’assurdità nei suoi trattati (il fiscal compact) che minaccia l’esistenza della zona Euro a lungo termine. Le crisi si ripresenteranno ogniqualvolta c’è un periodo di forte crescita nella zona Euro. Squilibri nel commercio interno, surplus e deficit, riappariranno, e i paesi creditori e le istituzioni monetarie europee daranno di nuovo la stessa risposta, completamente sbagliata. Con queste premesse, e con i danni agli investimenti che questo ciclo genera, l’Europa è un continente perduto.

Ma per colmo dell’ironia è proprio Syriza, erroneamente considerata anti-Euro, che ha qualcosa che almeno somiglia a un piano per salvare l’eurozona da se stessa.

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febbraio 12, 2015

Caso Grecia. La Germania costretta ad “aprire”

Una Angela Merkel fisicamente provata da una notte di trattative sull’Ucraina a Minsk e dalla resistenza greca ad ogni ricatto economico, ha per la prima volta ammesso che bisognerà cercare un “compromesso”, anziché la pura e semplice capitolazione di Atene.

Sulla Grecia «bisogna cercare un compromesso, che si ottiene quando i vant Altro…

febbraio 6, 2015

Non basta una cravatta per fare un amico.

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febbraio 6, 2015

Io sto con la Grecia!

La battaglia della Grecia è la battaglia di tutti i cittadini europei contro le elites nazionali e internazionali dell’1-10% che negli anni della crisi si sono arricchiti oltre ogni limite a danno dei lavoratori, dei precari dei disoccupati.

L’Europa avrà un futuro solo se sarà ripristinato un equilibrio sostenibile tra paesi del nord e paesi del sud, solo se la ricchezza sarà ridistribuita all’interno dei singoli paesi,  solo se le istituzioni finanziarie torneranno a rispondere ai governi democratici.

febbraio 5, 2015

Un vero cialtrone.

Grecia, Renzi scarica Alexis Tsipras: “Decisione della Bce legittima e opportuna”La decisione della Bce sulla Grecia? “E’ legittima e opportuna“. Matteo Renzi ha commentato così la mossa di mercoledì della Banca centrale europea, che ha deciso di non accettare più i titoli di Stato ellenici detenuti dalle banche del Paese in cambio di liquidità. Una decisione giusta, ha detto il presidente del Consiglio, “dal momento che mette tutti i soggetti in campo attorno ad un tavolo “. “In un confronto diretto e positivo – aggiunge il premier italiano – che, andando oltre una concezione burocratica tutta rivolta all’austerità, sia capace di rispettare e far rispettare gli impegni presi e di guardare con maggiore fiducia e determinazione ad un orizzonte europeo fatto di crescita e investimenti“. Una posizione identica aveva preso in mattinata la Francia: il presidente francese, François Hollande, in conferenza stampa a Parigi, che aveva definito “legittima” la mossa di Francoforte, che “induce greci ed europei a mettersi intorno a un tavolo”, mentre il ministro delle Finanze di Atene, Yanis Varoufakis, aveva lanciato una pesantissima provocazione verso Berlino: “La Germania sa bene che cosa può succedere quando si scoraggia troppo a lungo una nazione orgogliosa e la si espone a trattative e preoccupazioni di una crisi del debito deflattiva, senza luce alla fine del tunnel: questa nazione prima o poi fermenta. Un evidente riferimento alla nascita del Terzo Reich.

febbraio 1, 2015

Ma che vuol dire?