Posts tagged ‘trigliceridi’

ottobre 15, 2013

Colesterolo “buono” (HDL) diventa cattivo in assenza di attività motoria adeguata

 

 

 

Gli scienziati scoprono che il colesterolo HDL può comportarsi male nelle persone sedentarie o che fanno poco movimento, esponendole a maggior ragione al rischio di malattie cardiache, nonché obesità e alti livelli di trigliceridi……

agosto 18, 2013

Super-colazione promossa, per allontanare lo spettro di obesità e diabete.

Una colazione ben nutrita non solo è un primo passo verso una forma fisica più snella, ma è anche una valida alleata per avere energia in più, migliorare il buonumore e prevenire condizioni come , , ipertensione e problemi cardiovascolari: a sostenerlo è un gruppo di ricercatori dell’University of Tel Aviv (Israele), secondo cui non è importante solo “cosa” si mangia, ma anche “quando”.dieta mediterranea 300x198 Super colazione promossa, per allontanare lo spettro di obesità e diabete

I risultati dello studio, pubblicati su Obesity, mettono in evidenza che i benefici di una colazione “super” vanno oltre i chili e centimetri di girovita persi. Daniela Jakubowicz e colleghi hanno assegnato a 93 donne obese due diete ipocaloriche da seguire per un periodo di 12 settimane, consistenti ciascuna in un totale di 1400 calorie giornaliere suddivise, rispettivamente, in 700 calorie a colazione, 500 a pranzo e 200 a cena per il primo gruppo e in 200 calorie a colazione, 500 a pranzo e 700 a cena per il secondo.

Dallo studio è emerso che, rispetto alle partecipanti assegnate al gruppo della cena abbondante, le donne del gruppo della “super-colazione” – che nel menu comprendeva anche un dolce, come un pezzo di torta al cioccolato – avevano nel corso della giornata livelli significativamente più bassi di , glucosio e trigliceridi, e quindi un minor rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, e ipertensione. Non solo: le signore che avevano consumato 700 calorie a colazione alla fine delle 12 settimane di studio avevano perso in media 8 chili e 7,5 centimetri di girovita, contro i 3 chili e i 3,5 centimetri di girovita dell’altro gruppo.

luglio 21, 2012

Alzheimer: scoperto un legame con i grassi nel sangue.

fatty_cells

01:49 am | Nuovi passi avanti nella comprensione dell’Alzheimer, la malattia neurodegenerativa che colpisce circa 36 milioni di persone in tutto il mondo: secondo uno studio pubblicato su Neurology da un…

21 luglio 2012 / Leggi tutto »

aprile 25, 2012

La soia, e l’aiuto che offre alleviando sintomi da fegato grasso.

Le della possono ridurre significativamente l’accumulo di e di nel delle persone obese.

 

E’ quanto emerge da un ricerca condotta da un gruppo dell’Universita’ dell’Illinois scienziati presentata in occasione dell’Experimental Biology Meeting in corso a San Diego. ”Quasi un terzo degli americani adulti ha una malattia del , nella maggior parte dei casi asintomatica. L’obesita’ e’ un fattore di rischio per questa condizione, uno stato che puo’ condurre ad insufficienza epatica”, ha detto Chen Hong, docente di Scienze dell’Alimentazione e Nutrizione umana presso l’ateneo americano.

ottobre 17, 2010

Ricercatori dedicano studi a geni per determinare connessione tra obesita’ e grasso.

Alcuni scienziati finanziati dall’UE hanno identificato 18 nuovi luoghi genetici che influenzano l’obesità in generale e 13 nuovi luoghi associati alla distribuzione del grasso. I ricercatori europei, ma anche australiani, canadesi e statunitensi, hanno usato un campione di quasi 250.000 elementi per studiare i collegamenti genetici con i tratti umani. I risultati dei due studi, pubblicati sulla rivista Nature Genetics, hanno gettato nuova luce sul perché alcune persone sono più soggette all’obesità di altre.

In quanto membri del consorzio GIANT (Genetic Investigation of Anthropometric Traits) che comprende 400 esperti di 280 istituti di ricerca in tutto il mondo, gli scienziati hanno condotto una meta analisi su larga scala di studi di associazione di tutto il genoma (GWAS) fornendo informazioni sul rapporto vita fianchi (WHR) e l’indice di massa corporea (BMI).

agosto 6, 2010

I lipidi nel sangue associati a 95 geni.

La maggioranza delle variati identificate come associate al colesterolo LDL sono associate anche alle patologie cardiovascolari

Sono 95 le regioni del genoma umano – in parte già note e in parte no – le cui varianti sono associate alla regolazione dei livelli sanguigni di colesterolo e trigliceridi: questa la conclusione di un nuovo studio effettuato dai ricercatori della School of Public Health dell’Università del Michigan guidati da Tanya Teslovich.

// //

Sul totale, due regioni genomiche sono quelle ben conosciute che rappresentano i bersagli delle terapie farmacologiche; alcune altre sono note per essere associate a valori estremi di livelli di colesterolo e trigliceridi; infine ben 59 varianti sono state associate ai per la prima volta, come viene spiegato nell’articolo di resoconto pubblicato sulla rivista Nature.

Inoltre, molte delle varianti identificate in queste regioni genomiche nelle popolazioni di origine europea sono le stesse che influenzano il profilo lipidico anche di soggetti asiatici e afroamericani.

Il gruppo di studiosi ha focalizzato la propria attenzione sui quattro parametri che costituiscono il cosiddetto profilo lipidico di un individuo: colesterolo totale, colesterolo LDL (o “colesterolo cattivo”), colesterolo HDL (o colesterolo “buono”) e trigliceridi combinando i risultati di 46 studi differenti per complessivi 100.000 soggetti considerati.

luglio 28, 2010

Trigliceridi alti: predisposizione scritta in quattro geni.

Non è un singolo gene a essere responsabile degli alti livelli di trigliceridi, ma un mosaico di mutazioni sia comuni sia rare in più geni

Le scienze mediche hanno riconosciuto da tempo l’ipertrigliceridemia – ovvero, la presenza di alti livelli di trigliceridi nel sangue – come un fattore di rischio per malattie ed eventi cardiovascolari.

Spesso questa condizione, molto meno nota della ipercolesterolemia presso il grande pubblico, si associa anche ad altre patologie altrettanto gravi, quali l’obesità il diabete o la pancreatite.

luglio 9, 2010

Trigliceridi alti: una proteina mancante alla base del disturbo.

I topi privi della proteina possiediono un enzima essenziale per la metabolizzazione dei trigliceridi, ma esso non riesce a raggiungere i capillari dove deve svolgere la sua funzione

Per quale motivo alcuni individui soffrono di alti livelli di trigliceridi, con conseguente maggior rischio di incorrere in patologie cardiovascolari oltre che a stati infiammatori del pancreas? A questa domanda ha cercato di rispondere uno studio pubblicato sulla rivista Cell Metabolism, a firma di Loren Fong e Stephen Young dell’Università della California a Los Angeles.

I ricercatori hanno identificato il componente – denominato lipoproteina lipasi, o LPL – responsabile del trasporto di un enzima cruciale per l’elaborazione dei trigliceridi all’interno dei capillari, dove svolge la sua funzione.

“La LPL è richiesta per il normale metabolismo dei trigliceridi nel sangue”, ha spiegato Fong. “in assenza di LPL, i trigliceridi si accumulano”.

Da decenni si sapeva che l’enzima LPL è prodotto nel tessuto adiposo e muscolare prima che svolga la sua funzione nei vasi sanguigni, ma finora non era noto come vi arrivasse.(liquidarea)

aprile 29, 2010

Gli zuccheri «nascosti» che fanno male al cuore.

Bibite gassate, succhi di frutta zuccherati e prodotti dolciari di vario tipo possono, se assunti in quantità eccessiva, nuocere alla salute del cuore. La responsabilità, secondo i ricercatori dell`Emory University School of Medicine di Atlanta (Usa), sarebbe degli zuccheri aggiunti usati per la preparazione di questi alimenti. La metà di questi zuccheri assunti quotidianamente si trova nelle bibite, spiega Miriam Vos, che ha guidato la ricerca, “ma si trovano in molti altri prodotti, dai cereali ai prodotti da forno”.

La ricerca, pubblicata sul Journal of the American Medical Association, è stata condotta su 6.113 soggetti esaminati per sette anni, dal 1999 al 2006. Gli studiosi hanno rilevato che in media un americano adulto assume attualmente il 15,8% dell`introito quotidiano di calorie dagli zuccheri aggiunti – circa 90,56 grammi, ovvero 21,4 cucchiaini, pari a 359 calorie – contro il 10,6% del 1977-78, e contro una media che dovrebbe attestarsi, secondo gli studiosi, a circa il 5% dell`introito calorico giornaliero.

Gli effetti degli zuccheri sul cuore, si legge nello studio, possono interessare già coloro che superano il 5% di calorie dagli zuccheri aggiunti: per chi arriva al 10%, ad esempio, il livello di colesterolo buono (HDL) presente nel sangue può diminuire fino a tre volte. Un elevato consumo di zuccheri è inoltre risultato associato ad alti livelli di trigliceridi e, in particolare nelle donne, all`incremento del colesterolo cattivo (LDL).

“Lo studio ha dimostrato l`esistenza di una correlazione tra i fattori di rischio cardiovascolare e il consumo di zuccheri aggiunti nei cibi – spiega Miriam Vos, ricercatrice dell`Emory University School -. Circa la metà di questi carboidrati si trova nelle bevande analcoliche, ma essi sono presenti in gran quantità anche in diversi altri prodotti”.(il sole 24 ore)