Più intelligenti e con una capacità di apprendimento migliorata. Sono i topi sottoposti ad un trapianto di cellule umane del cervello, precisamente della glia. Queste assieme aineuroni costituiscono il sistema nervoso ed hanno una funzione nutritiva e di sostegno per i neuroni, assicurando l’isolamento dei tessuti nervosi e la protezione da corpi estranei in caso di lesioni. La scoperta è stata messa a segno all’University of Rochester Medical Center di New York e lo studio è stato pubblicato sulla rivista ‘Celle Stem Cell. Un passo importante perché è uno dei primi lavori ad indagare il ruolo delle cellule gliali nello sviluppo delle capacità conoscitive dell’uomo.Un passo che potrebbe aprire una strada a terapie più mirate per le patologieneurologiche, la schizofrenia e la malattia di Huntington.
I risultati hanno dimostrato che la glia, pur non avendo un ruolo nella conduzione degli impulsi elettrici neuronali, è importante nel modulare l’attività cerebrale.
Cellule cerebrali umane impiantate nei topi, che diventano più intelligenti.
Liposuzione e lipofilling le pratiche estetiche più amate dagli italiani
È la liposuzione, ossia l’eliminazione del grasso in eccesso, l’intervento di chirurgia estetica più praticato nel 2012 in Italia, mentre l’aumento del seno, il più praticato nel 2011, finisce addirittura fuori dal podio, al quarto posto. È quanto emerge dai dati dell’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe), presentati in occasione del convegno “Chirurgiaestetica: facciamo il punto” organizzato a Firenze il 2 e 3 marzo. “Per il secondo anno consecutivo abbiamo realizzato un’indagine dedicata alla chirurgia plastica a fine estetico – afferma il presidente di Aicpe, Giovanni Botti -. Lo scopo è cogliere tendenze e fotografare delle situazioni, per capire quale direzione sta prendendo questo settore, che oggi ricopre un ruolo all’interno della nostra società”.
Dal sondaggio, a cui hanno risposto 255 chirurghi plastici in tutta Italia, risulta che nel 2012 la chirurgia plastica ha registrato un calo: quasi 9 specialisti su 10 (88%) dichiarano di aver operato meno dell’anno precedente, con un calo dell’attività compreso tra il 10 e il 15%.al terzo posto si impone il trapianto di grassoautologo, che si conferma una delle novità più importanti del settore. “L’innesto di grasso prevede di iniettare del grassoprecedentemente prelevato da una zona del corpo in un’altra – precisa Botti -. Piace perché consente di ottenere risultati naturali utilizzando tessuto proprio e non sostanze di sintesi o protesi. Si tratta di una tendenza in atto: basti pensare che l’anno scorso in Gran Bretagna per la prima volta, il numero di interventi di innesto di grasso (lipofilling) ha superato, seppur di poco, quello delle liposuzioni. Occorre peraltro ricordare che il tessuto adiposo da trapiantare è dapprima prelevato in un’altra zona del corpo ricorrendo comunque perlomeno a una microliposuzione.
SLA: continua la sperimenazione delle cellule staminali, nessun risultato avverso.
01:24 am | Prosegue la sperimentazione sulla sclerosi laterale amiotrofica (Sla) che ha portato qualche mese fa al primo trapianto al mondo di cellule staminali cerebrali umane: lo studio non ha…
6 dicembre 2012 / Leggi tutto »
Trapianti di organi tra viventi adesso è possibile: passata la legge.
01:41 am | Via libera dal Senato alla legge che consente il trapianto parziale tra viventi, a titolo gratuito, di polmone, intestino e pancreas. Il Senato ha approvato all’unanimità, con 223…
17 settembre 2012 / Leggi tutto
Emofilia: il tipo “A”, è possibile curarlo con trapianto midollo osseo.
Il trapianto di midollo osseo potrebbe curare l’emofilia di tipo A. La notizia arriva dal Dipartimento di Scienze della Salute di Novara. Un team di ricercatori ha recentemente scoperto come il trapianto di midollo osseo abbia un potente effetto terapeutico su questa patologia, grazie alla produzione della proteina FVIII. L’emofilia A, infatti, e’ una malattia caratterizzata da una grave insufficienza della coagulazione del sangue, dovuta alla carenza o alla ridotta funzionalità di una delle proteine della coagulazione: il fattore VIII o FVIII.
Autismo: con trapianto di midollo si rallenta la sindrome di Rett.
Ricercatori della University of Virginia School of Medicine negli Usa hanno utilizzato un trapianto di midollo osseo per bloccare i sintomi della Sindrome di Rett, una malattia facente parte delle disfunzione di tipo autistico.
Lo studio, effettuato su top’ di laboratorio, e’ stato pubblicato su ‘Nature’. “Normalmente,il midollo osseo viene utilizzato per trattamenti delle disfunzioni del sistema immunitario. Evidentemente esiste un collegamento tra sistema immunitario e la Sindrome di Rett, una malattia neurologia debilitante per le ragazze e mortale per i ragazzi, causata da una mutazione di un gene sul cromosoma X” ha spiegato Noel C. Derecki, ricercatore a capo dello studio.
“Abbiamo effettuato un trapianto di midollo osseo in topi con gravi casi della malattia, e poche settimane di vita. I topi hanno recuperato benissimo, mettendo su peso, camminando e respirando meglio”.
Pediatria: bambino affetto da una devastante malattia renale salvato da terapia innovativa.
Un bimbo salvato dagli effetti devastanti di una malattia renale genetica che lo avrebbe costretto a un doppio trapianto rene-fegato, mortale nella metà dei casi. E una madre tornata a vivere dopo 40 mesi trascorsi in ospedale, accanto al suo piccolo malato.
La nefrologia italiana festeggia la Giornata mondiale del rene, che si celebra l’8 marzo insieme alla Festa della donna, annunciando il “successo formidabile” di una terapia pionieristica eseguita per la prima volta nel nostro Paese e fra le prime al mondo. A raccontare la storia a lieto fine del baby-paziente, che oggi ha 5 anni ma ha iniziato la sua odissea a 6 mesi, è Rosanna Coppo, presidente della Società italiana di nefrologia (Sin). E’ proprio nel Reparto di nefrologia, dialisi e trapianto da lei diretto, all’ospedale Regina Margherita di Torino, che il bambino è stato curato con un farmaco ‘intelligente’ sperimentale, abbinato a un singolo trapianto di rene. Ad agosto l’operazione, oggi il responso finale: “La funzionalità renale è tornata perfetta”, ed “è stata aperta una nuova via che permetterà di salvare molte vite”. “All’età di 6 mesi il bimbo viene ricoverato con pallore e debolezza – ricorda Coppo oggi a Milano, durante un incontro sulle iniziative in programma per la Giornata del rene promossa da Sin e Fir (Fondazione italiana rene) – Gli esami rilevano anemia grave con emolisi, ossia rottura dei globuli rossi in circolo, e insufficienza renale acuta”. Immediatamente la madre, 30 anni, altri 2 figli più grandi, riconosce con terrore un quadro clinico ‘fotocopia’ di quello della sorella, costretta alladialisi a soli 29 anni per una malattia rara: “Una forma atipica di sindrome emolitico-uremica. Nella forma più tipica – precisa l’esperta – questa patologia non è altro che l’infezione responsabile dell’epidemia scoppiata l’estate scorsa in Europa, dovuta a una contaminazione alimentare da batterio Escherichia Coli”. Nella ‘versione’ meno diffusa, invece, la malattia non è infettiva bensì genetica, “causata dalla mancanza di una proteina prodotta dal fegato – spiega Coppo – che normalmente ha il compito di inibire un fattore chiave del sistema immunitario, il cosiddetto complemento. Lo stato di perenne attivazione del complemento dissemina i vasi dell’organismo, e soprattutto dei reni, di microtrombi” che finiscono per uccidere l’organo-filtro del nostro corpo. Il bimbo, come sua zia, era condannato alla dialisi. Il piccolo viene dunque messo indialisi all’ospedale Regina Margherita di Torino. “Per un anno fa dialisi peritoneale a domicilio – continua la presidente Sin – ma un anno dopo siamo stati costretti a passare all’emodialisi in ospedale: per la madre e il suo bambino significava recarsi 5 giorni a settimana in un centro fuori città, per sedute lunghe 3-4 ore”.
Trapianto capelli: nuova tecnica per impiantare follicoli dei peli delle gambe
Nuove frontiere per combattere la calvizie: per risultati naturali si punta sull’uso di peli di altre parti del corpo
Trapiantare i peli delle gambe sulla testa di uomini che devono fare i conti con unacalvizie incipiente potrebbe rivelarsi una valida soluzione per una chioma più naturale
Lo suggerisce dalle pagine della rivista Archives of Dermatology Sanusi Umar, consulente di dermatologia presso l’Università della California di Los Angeles. A detta dell’esperto d’oltreoceano i peli delle gambe avrebbero una struttura più simile a quella dei capelli della zona anteriore della testa, in genere la prima a subire un diradamento.
GLI EFFETTI – Il dermatologo ha per ora testato il nuovo approccio in due pazienti con risultati incoraggianti come si legge sulla rivista scientifica. In un caso ha utilizzato esclusivamente peli delle gambe per ricreare la linea di capelli originale sulle tempie del proprio paziente, trapiantando ben 1025follicoli piliferi. Nel secondo caso, invece, ha utilizzato sia peli delle gambe (circa 1000) sia 600 capelli prelevati da altre aree del capo. In entrambi i casi il trapianto ha dato vita, nei nove mesi successivi, ad una attaccatura dei capelli dall’aspetto morbido e naturale . Il 75-80 per cento dei peli trapiantati si è allungato nel suo nuovo «alloggiamento» e, a 3-4 anni di distanza, la perdita di capelli trapiantati è stata minima.
Trapianto di fegato: un modello matematico per stabilirne la necessità e salvare vite umane.
Ricercatori dell’universita’ dello Utah hanno sviluppato un insieme di equazioni di calcolo che aiuta a comprendere se e in quali quantita’ i pazienti assumono il paracetamolo come antidolorifico e valutare se e’ necessario un trapianto di fegato per sopravvivere.
“E’ un’importante opportunita’ per usare i metodi matematici per migliorare la pratica medica e salvare vite umane”, ha spiegato Fred Adler, docente di Matematica e Biologia e coautore dello studio che ha sviluppato e testato il nuovo metodo. Lo studio e’ pubblicato su Hepatology, rivista specifica per le malattie e la funzionalita’ del fegato. Adler e il suo team hanno dimostrato che attraverso l’utilizzo dei risultati di soli quattro comuni esami di laboratorio medico – noti come AST, ALT, INR e creatinina – l’equazione e’ in grado di prevedere con precisione e in modo rapido quali pazienti soggetti a overdose di antidolorifico sopravvivranno con i soli trattamenti medici e quali avranno necessariamente bisogno di un trapianto di fegato per sopravvivere.