Posts tagged ‘Tar Lazio’

febbraio 22, 2013

Clini vince ricorso, sventata emergenza rifiuti a Roma.

Il ministro dell'Ambiente Corrado Clini Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini

ROMA – Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso del ministro dell’ambiente Corrado Clini contro l’ordinanza del Tar del Lazio che aveva sospeso il decreto sul trasferimento dei rifiuti di Roma in quattro siti della regione. ”Un’ottima notizia” commenta il ministro che aggiunge: ”Possiamo rimetterci al lavoro, abbiamo poco tempo per evitare l’emergenza rifiuti a Roma”.

Il Tar aveva sospeso il decreto del ministro Clini che aveva permesso il 15 gennaio scorso al commissario per l’emergenza rifiuti, Goffredo Sottile, di individuare quattro impianti dove destinare i rifiuti indifferenziati di Roma, Fiumicino, Ciampino e Stato del Vaticano.

febbraio 9, 2013

Rifiuti Lazio, stop del Tar a trasferimenti in 4 impianti.

Il ministro dell'Ambiente Corrado Clini Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini

ROMA – Il Tar del Lazio ha sospeso il decreto del ministro dell’Ambiente Clini che ha permesso al commissario per l’emergenza rifiuti di individuare quattro impianti dove destinare la spazzatura di Roma. Gli impianti che secondo il piano dovevano ricevere i rifiuti della Capitale, evitando così l’emergenza nella capitale, sono quelli di Albano laziale (Roma), Viterbo, Colfelice e Castelforte (Latina). In ottemperanza al decreto del ministro Clini il 15 gennaio scorso il commissario Goffredo Sottile aveva individuato i quattro impianti per trattare i rifiuti indifferenziati di Roma, Fiumicino, Ciampino e Stato del Vaticano. Il percorso istruttorio e la motivazione alla base dell’individuazione dei quattro impianti cui conferire i rifiuti indifferenziati di Roma “denotano un insufficiente e lacunoso esame dei presupposti”.

marzo 18, 2010

Le Monde critica Berlusconi

Errori, denunce, ricorsi, cambi delle regole del gioco: le elezioni regionali italiane, che si terranno in 13 regioni su 20 il 28 e il 29 marzo, tendono all’imbroglio, persino alla farsa. Lunedì 8 marzo il tribunale amministrativo di Roma ha rifiutato di convalidare una lista di sostegno alla candidata del partito di Silvio Berlusconi, il Popolo Della Libertà, nel Lazio, Renata Polverini. La corte d’appello aveva già annullato questa lista depositata oltre il termine.

Questa decisione è una cattiva notizia per il presidente del Consiglio che, per riparare al dilettantismo dei quadri del PdL, aveva fatto adottare nel Consiglio dei ministri del 5 marzo, un decreto interpretativo, firmato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, autorizzando una lettura più elastica della legge elettorale.

Tutto inizia sabato 27 febbraio a Roma. Quel giorno, il mandatario del PdL entra negli uffici della commissione elettorale di Roma, la sua lista sottobraccio, qualche minuto dopo mezzogiorno, ora limite per il loro deposito. Soltanto, ecco che il mandatario si allontana nuovamente poco dopo per ritornare dopo le 12. “Un onere più importante” argomenta, spiegando il suo ritardo col fatto di essersi fermato per strada “per mangiare un panino”.  I funzionari dell’ufficio elettorale non si sono curati di ciò. Panino o meno, l’orario è orario : il mandatario, malgrado le sue proteste, viene invitato ad andar via.

Quella che non era altro che una figuraccia prende l’aspetto di una grottesca cantonata quando, due giorni dopo, la lista di Roberto Formigoni (PdL), governatore uscente della Lombardia potenzialmente sicuro di ottenere un quarto mandato, è con sua beffa escluso dalla competizione elettorale. Motivazione: le firme valide di Formigoni sono in numero insufficiente.

Nel corso della settimana, il dibattito si è concentrato sul problema di sapere se sia necessario privilegiare la legge elettorale alla lettera o piuttosto il suo spirito: permettere a 12 milioni di elettori ( 9 in Lombardia, 3 nel Lazio) di poter esercitare una scelta politica vera. Tra frustrazione e agitazioni, Berlusconi studia tre scenari: la possibilità di ricorsi giuridici, il rinvio delle elezioni e un adattamento alle circostanze della legge elettorale. È finalmente quest’ultima soluzione che sarà scelta, salvando anche Formigoni in Lombardia.

Questa manipolazione della legge elettorale è stata vivamente denunciata dall’opposizione. Domenica parecchi raggruppamenti di protesta hanno avuto luogo a Roma e in altre città della Penisola. Una manifestazione è prevista sabato nella capitale italiana per denunciare un presidente del consiglio che “cambia le regole del gioco a modo suo” e si comporta “come se il Paese gli appartenesse”.

La destra non esce al meglio da questi pasticci in serie. Fondato da un anno, il Popolo Della Libertà sembra un club di sostenitori, una corte devota a Berlusconi ma incapace di assicurare il compito basilare di un partito politico: presentare dei candidati alle elezioni. “Il PdL non mi piace” ha dichiarato Gianfranco Fini,  nondimeno co-fondatore del partito. “Non sono nemmeno capaci di preparare le liste” ha borbottato Umberto Bossi, presidente della Lega Nord e alleato di Berlusconi.

Conseguenza: la quota di popolarità del governo è caduta di quattro punti secondo un sondaggio ISPO pubblicato domenica dal Corriere Della Sera. Gli italiani che approvano il governo non sono che il 39%, contro il 43% di inizio febbraio. “Le convulsioni osservate questi ultimi giorni a proposito delle liste hanno avuto un’influenza negativa sulla popolarità del governo” , spiega Renato Mannheimer, direttore dell’istituto.Un altro sondaggio, realizzato da DEMOS E PI, pubblicato lo stesso giorno da Repubblica, attesta anch’esso le conseguenze di questo imbroglio: il 45,3% delle persone interrogate stimano che i partiti politici di oggi sono “peggiori” di quelli della prima repubblica, mandati via per gli scandali politico-finanziari degli inizi degli anni ’90. Il politologo Ilvo Diamanti osserva: “Il modello inventato da Berlusconi crea oggi disillusione”.

Philippe Ridet su Le Monde, 10/3/2010

marzo 12, 2010

No a stop dei talk show Il Tar boccia l’Agcom

Accolto il ricorso di Sky e Telecom Italia Media a favore della sospensione del regolamento

Michele Santoro durante la trasmissione Annozero 

 Stop al regolamento dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nella parte che blocca i talk show in periodo elettorale. Il Tar del Lazio ha accolto la richiesta di Sky e Telecom Italia Media a favore della sospensione del regolamento, esattamente all’art. 6 comma 2, varato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che disciplina la par condicio in vista delle Regionali. Le richieste sono state discusse davanti alla III sezione ter del Tribunale amministrativo regionale, presieduta da Maria Luisa De Leoni e così stamattina hanno deciso i giudici.

Il Tar ha accolto la richiesta di sospensiva di Sky e Ti Media “considerato che a conclusione di una prima delibazione – spiegano i giudici nella motivazione – propria della fase cautelare, risultano non sprovviste di profili di fondatezza del ricorso le censure dedotte avverso la delibera impugnata”.
Ci aspettiamo che i criteri adottati dal TAR siano fatti propri anche dalla Commissione Parlamentare di Vigilanza Rai e che tutto il sistema sia messo nelle stesse condizioni”: lo afferma Pier Luigi Bersani, segretario del Pd.
  “Si comincia smantellare il castello di illegalità”. Così Michele Santoro commenta la decisione di stamattina del Tar del Lazio sul regolamento Agcom per la par condicio. “Aspettiamo ora di capire le motivazioni – aggiunge il giornalista – per vedere quanto il Tar intervenga anche se indirettamente sul regolamento della Commissione di Vigilanza”. Ora Santoro attende dalla Rai un comportamento consequenziale e ricorda di aver sempre sostenuto l’illeggittimità delle disposizioni sulla par condicio.

“Il buon senso alla fine prevale. La decisione del Tar del Lazio restituisce ai cittadini il diritto di sapere per una scelta consapevole in occasione delle elezioni regionali e mette i giornalisti in condizione di onorare il loro dovere di informare”: è il commento del presidente e del segretario dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Lorenzo Del Boca e Enzo Iacopino. 

 Commentando la sentenza del Tar del Lazio che ha sospeso il regolamento varato dall’Agcom che di fatto impediva i dibattiti coi politici in campagna elettorale, il direttore di Sky TG24 Emilio Carelli ha dichiarato: ” Si tratta di una sentenza giusta che riconosce la validità della battaglia che portiamo avanti da anni e che vede di nuovo garantito al cittadino telespettatore il diritto di essere informato in televisione non solo dai telegiornali, ma anche da dibattiti e confronti fra i più importanti candidati alle elezioni”.

marzo 9, 2010

Il decreto salvaliste è intepretativo a chiacchiere.

 la norma interpretativa deve solo chiarire, non innovare o abrogare una disposizione precedente :La giurisprudenza amministrativa ha avuto modo di puntualizzare (Con. St., Sez. IV, 23 ottobre 2008, n. 5238; Sez. V, 2 luglio 2002; e proprio da ultimo Sez. VI, 28 dicembre 2009, n. 8759) che affinché una norma interpretativa, e quindi retroattiva, possa essere considerata costituzionalmente legittima, è necessario che la stessa si limiti a chiarire la portata applicativa di una disposizione precedente, che non integri il precetto di quest’ultima e, infine, che non adotti un’opzione ermeneutica non desumibile dall’ordinaria esegesi della stessa.Consegue che va predicata l’insussistenza dei presupposti giustificativi della norma interpretativa ove la sua funzione non sia contenuta nel limiti tracciati dalla riferita giurisprudenza costituzionale, e cioè quella di precisare una delle diverse interpretazioni possibili della norma preesistente.  L’elemento caratterizzante delle norme interpretative risiede dunque nel fatto che esse hanno la finalità di precisare quanto contenuto nella norma interpretata, rendendo obbligatorio un significato che sia comunque desumibile in via esegetica dalla norma oggetto di interpretazione”.Ne consegue che il pasticcio del D.L. fatto firmare al Presidente della Repubblica Napolitano è altamente indiziato di essere anticostituzioanle, cioè una merdata.Ma come giustamente è stato detto la dichiarazione di costituzionalità o meno di una norma non spetta la Presidente della Repubblica.

Il testo completo dell’ordinanza è su Giustizia Amministrativa.it

marzo 8, 2010

Lo avevamo detto: Ghedini bocciato.

Berlusconi dovrebbe licenziare tutti i suoi avvocati. Infatti Ghedini e compagni non sono stati in grado di scrivergli un decreto presentabile. Ieri avevamo detto che per come era formulato il decreto salvaliste, nel caso del Lazio i giudici avrebbero potuto rigettare il ricorso del PDL, perchè in quel caso le liste non sono erano state  consegnate  e  a rigor di logica la lista della Polverini per la provincia di Roma  non poteva essere ammessa. Così è stato. I giudici sono stati seri ed imperziali. Per Berlusconi ovviamente si tratta di magistrati Talebani. Ma un decreto scritto in fretta e pasticciato come il “salvaliste” non poteva andar lontano. Sono contento ed anch’io invece dei miei 62 anni me ne sento 26. Certo faranno in modo di far riammettere la lista Polverini per la provincia di Roma. Ma vuoi mettere la soddisfazione? Silvio viola tutte le leggi possibili, ma i suoi avvocati sono solo dei ” dilettanti allo sbaraglio” come li ha definiti Bossi e non sono riusciti a creare la truffa perfetta.  Sono contento, si perde sempre ma ogni tanto si vince e quella piccola vittoria ti compensa di tanti schiaffi presi. Domani è un altro giorno, io mi alzo alle quattro per andare a lavorare, ma sono contento uguale. Ghedini cambia mestiere.

dicembre 17, 2009

Forza Marco

Con un’ordinanza depositata il 14 dicembre la seconda sezione del TAR del Lazio ha definito “rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale” sollevata nel ricorso presentato per il Partito Socialista da Felice Besostri, relativamente all’assegnazione dei seggi al parlamento europeo, al termine delle elezioni dello scorso 6 e 7 giugno.
In particolare, si legge nell’ordinanza, il TAR ha rilevato l’incongruità dell’assegnazione di due seggi, computati come resti, ad altrettante forze politiche (Lega Nord e IdV) che in tale ambito hanno riportato poco più di 400.000 voti lasciando “irragionevolmente priva di ogni rappresentanza e di ogni altro effetto la volontà politica espressa da molti elettori, premiando, in sede di riparto dei resti, quorum molto più bassi in modo non congruo e, comunque, non proporzionato rispetto alle finalità di razionalizzazione del sistema politico perseguite con l’introduzione di una soglia di sbarramento”. Il TAR Lazio ha dunque ordinato l’immediata trasmissione degli atti alla Corte costituzionale che si pronuncerà nei prossimi mesi: in caso di conferma del giudizio di illegittimita’ della norma anche da parte della Consulta ne deriverebbe l’attribuzione di un seggio ciascuno alla Lista Comunista (nella circoscrizione centro) ed a Sinistra e Liberta’ (nella circoscrizione Sud)

“Non sbagliavamo, ha commentato Marco Di Lello, a parlare di Legge Truffa: anche il Tar Lazio, evidentemente la pensa come noi”  Sulla base di questa decisione sarebbe Niki Vendola ad entrare nel Parlamento di Strasburgo e siccome Niki ha detto già da tempo che non è sua intenzione rinunciare alla carcica di Presidente della Regione Puglia potrebbe essere Marco di Lello a subentragli. Auguri sinceri a Marco Di Lello.