Un farmaco ottenuto dal virus del vaiolo modificato geneticamente, e ora usato come vaccino, potrebbe riuscire a rallentare la progressione del tumore al fegato. Per provarlo e’ appena iniziata una sperimentazione clinica multicentrica di fase 2 coordinata dall’universita’ di San Diego, che ne ha dato notizia in un comunicato. “Il farmaco e’ gia’ noto, e si sa che e’ sicuro perche’ e’ stato usato come vaccino – spiega Tony Reid, il coordinatore – ora stiamo lo stiamo usando come potenziale agente distruttivo per il tumore al fegato“. Secondo le teorie e i test preclinici, il vaccino e’ in grado di distruggere selettivamente le cellule tumorali, e di stimolare il sistema immunitario a combattere il tumore. La sperimentazione dura 18 settimane, durante le quali il farmaco viene sia introdotto per endovena che iniettato nel tumore stesso .
Cancro al fegato: vaccino vaiolo arriva alla fase 2 del test.
Gli ormoni sessuali predeterminano lo sviluppo differenziato dei nervi.
03:43 am | Analizzando la genesi del sistema nervoso periferico a livello del tessuto mammario è stato identificato il meccanismo attraverso cui nei maschi manca una fitta rete di neuroni sensoriali,…
10 dicembre 2012 / Leggi tutto »
Da cellule della pelle ottenute cellule del sistema immunitario per combattere il cancro.
Combattere il cancro attraverso la pelle dei pazienti. I ricercatori della Oxford University hanno trasformato cellule della pelle in cellule del sistema immunitario, una mutazione che potrebbe essere utilizzata per fronteggiare alcune tipologie di tumore.
Il risultato e’ stato raggiunto solo in laboratorio e mai sperimentato sugli esseri umani. L’ipotesi di terapia, quindi, e’ ancora molto lontana ma la premessa potrebbe aprire scenari curativi davvero interessanti. Sfruttare la potenza del sistema immunitario e’ una strategia molto inseguita dagli studiosi in campo oncologico, soprattutto nella ricerca di vaccini contro i tumori. L’indagine, pubblicata sulla rivista ‘Gene Therapy’, e’ stata focalizzata sulle cellule dendritiche, che organizzano una parte della risposta immunitaria, veicolate in modo da poter attaccare direttamente le cellule cancerose. Il team ha utilizzato i progressi nella tecnologia delle staminali per creare nuove cellule dendritiche direttamente dalla pelle di un paziente.
Sclerosi Multipla: studio globale individua nuove varianti genetiche.
Un team internazionale di scienziati, guidati dalla Charité – Universitätsmedizin Berlin e dall’Istituto Max Delbrück di medicina molecolare (MDC) in Germania, ha trovato nuove varianti genetiche che contribuiscono allo sviluppo della sclerosi multipla, una malattia immunologica.
Lo studio, presentato sulla rivista Nature, è stato in parte finanziato dal progetto NEUROPROMISE (“Neuroprotective strategies for multiple sclerosis”), che si è aggiudicato una sovvenzione di 11,4 milioni di euro nell’ambito dell’area tematica “Scienze della vita, genomica e biotecnologie per la salute” del Sesto programma quadro dell’UE (6° PQ). I ricercatori ritengono che i risultati potrebbero portare allo sviluppo di nuovi metodi di trattamento.
Nel complesso sono emerse 29 varianti genetiche, che vanno ad aggiungersi alle altre 23 che sono già registrate. Il team, composto da 24 gruppi di ricerca provenienti da 15 nazioni, spiega che la sclerosi multipla è caratterizzata da un danno causato alle fibre nervose e allo strato di mielina che avvolge le fibre nervose sia nel cervello che nel midollo spinale. Quando questo accade, i pazienti possono lamentare intorpidimento, incontinenza, disturbi della vista e dell’andatura.
Sale e ipertensione arteriosa: cosa c’e’ all’origine della correlazione
In seguito al consumo di sale, le persone predisposte mantengono più facimente la temperatura corporea, a discapito del controllo della pressione
Una nuova ricerca della Case Western Reserve University School of Medicine e della Kent State University ha permesso di compiere un notevole passo in avanti nella comprensione dei meccanismi che determinano la correlazione tra consumo di sale e pressione arteriosa. Secondo i risultati dello studio, il cui resoconto è apparso sulla rivista Hypertension Research, il sale indurrebbe un aumento dei valori pressori perché renderebbe più difficoltoso per il sistema cardiovascolare regolare sia la pressione sanguigna sia la temperatura.
Da decenni, la ricerca medica sa cercando di chiarire in che modo i valori di pressione siano legati all’introito di sale. Alcuni individui, descritti come altamente sensibili, mostrano un incremento della pressione arteriosa, contrariamente alle persone in cui tale reazione fisiologica non si verifica.
Risposte infiammatorie comandate da un ‘interruttore generale’ nei globuli bianchi.
Una proteina che funge da “interruttore generale” in alcuni globuli bianchi determinando la promozione o l’inibizione del processo d’infiammazione è stata scoperta da un gruppo di ricercatori dell’Imperial College di Londra, che ne riferiscono in un articolo sulla rivista Nature Immunology.
Il risultato è ritenuto importante per progettare nuove strategie terapeutiche contro malattie, come l’artrite reumatoide, caratterizzate da una risposta infiammatoria abnorme dell’organismo.
Le risposte infiammatorie non sono sempre patologiche, ovviamente; anzi rappresentano un’importante meccanismo di difesa dell’organismo nei confronti di infezioni e danni ai tessuti.
Sclerosi multipla: non e’ solo un problema immunologico.
Il principale effetto positivo di un farmaco da poco approvato dalla FDA, il fingolimod, non sarebbe legato alle sue proprietà di immunomodulazione, ma un’azione diretta sul sistema nervoso centrale
Nella sclerosi multipla è in azione un processo biologico finora sconosciuto. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori della Scripps Institution che stava approfondendo i meccanismi d’azione del fingolimod, il primo farmaco orale per il trattamento delle forme recidivanti di sclerosi multipla che nel settembre scorso è stato approvato dalla FDA statunitense. La scoperta è descritta in un articolo pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences.
Finora si riteneva che il farmaco agisse sul sistema immunitario mal funzionante del paziente in modo da prevenirne l’attacco ai tessuti cerebrali. Gli studi sul farmaco avevano infatti mostrato che, fra i suoi effetti, uno molto importante era la fosforilazione di un particolare tipo di recettori, detti SIPR, presenti sulla superficie di alcune specifiche cellule. La fosforilazione determina l’internalizzazione del recettore nella cellula e la sua distruzione. Un sottotipo di questi recettori, i S1P1, ha un ruolo critico nel rilascio dagli organi linfatici dei linfociti, che nei pazienti con sclerosi multipla possono danneggiare le cellule del sistema nervoso. L’ipotesi di base era dunque che fosse proprio la distruzione di questi recettori a determinare gli effetti positivi del farmaco.