«Pace su che, per fare che? La Fiat continua a lasciare a casa la gente e a sfruttare per due coloro che ha la bontà di far lavorare.»
Inaugurando per l’ennesima volta lo stabilimento Sevel in Abruzzo Sergio Marchionne ha dichiarato che quegli investimenti saranno gli ultimi in Italia, se resterà ancora in vigore la Costituzione e ancor di più s…Visualizza altro
Intervista di Marco Berlinguer (Pubblico, 20 ottobre 2012)
La missione che si è dato Emiliano Brancaccio – brillante economista napoletano – è quantomai difficile. Nientedimeno che rompere un tabù: quello che si è creato attorno alla dottrina del libero commercio mondiale. La sua tesi è che con la crisi della globalizzazione capitalistica, nei fatti nuove forme di protezionismo e di controllo politico stanno crescendo. E che quella dottrina è in crisi e ormai superata. Ed è tempo che la sinistra se ne accorga, se non vuole che le proposte di limitazione dei movimenti di capitali e di merci – che incontrano crescenti consensi un po’ ovunque, anche in Italia – siano cavalcate soltanto da forze populistiche e nazionaliste.
«L’atteggiamento di Marchionne è insopportabile», dice Susanna Camusso, Segretario Generale della CGIL. Il giorno dopo la sentenza del giudice del lavoro di Torino che ha riconosciuto la legittimità dell’accordo separato di Pomigliano ma anche il diritto della FIOM a non essere esclusa dalla fabbrica, il nuovo fattore di scontro è diventato l’annuncio dell’amministratore delegato della FIAT di sospendere gli investimenti in Italia.
Marchionne ha detto che vuole capire bene gli effetti della sentenza. Il problema della FIAT continua ad essere quello della governabilità degli stabilimenti di fronte a un piano da 20 miliardi di investimenti. Con la FIOM riammessa in fabbrica la FIAT teme di poter avere problemi nella gestione della nuova organizzazione del lavoro.
«E io continuo a pensare che in realtà il mitico piano Fabbrica Italia non sia niente più che un’affermazione. Non c’è nulla di trasparente in questa vicenda. Ogni occasione è buona per Marchionne per ribadire che non è detto che rimanga in Italia. È davvero un modo poco rispettoso di stare nel nostro paese. Le regole vanno rispettate, e Marchionne non lo fa. La sua è una rincorsa infinita. Vorrei che i miei colleghi di CISL e UIL non continuassero a chiudere gli occhi».
Ci mancava pure Marchionne, non bastano i guai che abbiamo.
Fiat sempre più americana. Dal 12 aprile la società guidata da Sergio Marchionne salirà di un ulteriore 5% in Crhysler portando così il controllo del marchio americano al 30%. Marchionne ha poi negato che il biscione potrebbe ritornare nel mercato statunitense prima del 2013, e infine commentando l’assise generale lanciata tramite un video da Emma Marcegaglia domenica 10 aprile, ha confermato gli umori del presidente di Confidustria, sostenendo di essersi sentito abbandonato dal Governo su Mirafiori e Pomigliano. Salvo poi correggere il tiro e dichiarare: «Il governo ha fatto quello che poteva. Il ministro Sacconi ha fatto il massimo in quelle condizioni, ha cercato di inquadrare il discorso nel modo giusto. Quindi in questo senso non siamo stati soli».