Ciao Margherita!
Gli umani battono i computers. Al cruciverba.
ESO: Scoperti 50 nuovi pianeti extraterrestri
Il numero dei pianeti extrasolari che orbitano attorno ad altre stelle, e di cui l’esistenza è certa, ha superato la soglia dei 600. Un gruppo di astronomi europei ha infatti annunciato oggi la scoperta di più di 50 nuovi esopianeti trovati con HARPS (High Accuracy Radial velocity Planet Searcher), che fa parte degli strumenti di cui è dotato il telescopio da 3,60 metri dell’Osservatorio Australe Europeo (ESO; La Silla, Cile).
Si tratta del più avanzato ed efficiente cacciatore di esopianeti basato a terra. Tra i nuovi arrivati ci sono 16 super-Terre, una delle quali orbita al confine della “zona abitabile” della propria stella – la stretta fascia attorno a ogni stella in cui le temperature permettono l’esistenza dell’acqua in forma liquida, se le condizioni sono favorevoli. Studiando le proprietà dei nuovi pianeti trovati finora da HARPS, l’equipe ha inoltre potuto accertare che sulla base delle scoperte finora fatte circa il 40% delle stelle simili al Sole hanno almeno un pianeta meno massiccio di Saturno.
Un milione di fotografie.
HAT-P-7b: è il milionesimo soggetto fotografato dal telescopio spaziale Hubble. E’ la Nasa ad annunciare il risultato relativo al pianeta extrasolare orbitante intorno a una stella più calda del Sole, catturato da Hubble lunedì 4 luglio a qualche mese di distanza dal 21esimo anniversario del suo lancio nello spazio. Quest’osservazione è, in realtà, un’analisi spettroscopica – in cui la luce fotografata viene separata nei sui componenti principali, relativi ai diversi componenti chimici che compongono l’oggetto – ottenuta grazie allo spettrometro interno della Wide Field Camera 3, di cui è dotato Hubble dopo l’ultima riparazione del 4 maggio 2009 e che copre lo spettro infrarosso e visibile. “Stiamo cercando le impronte spettrali che indichino la presenza di vapore acqueo nell’atmosfera. Si tratta di un’osservazione estremamente precisa e servirà circa 1 mese di analisi prima di avere la risposta” – ha spiegato Drake Deming dell’Università del Meryland – “Hubble ha dimostrato che è ideale, come attrezzatura, per caratterizzare le atmosfere degli esopianeti, siamo molto eccitati di vedere cosa ci rivelerà di questo lontano mondo.” Hubble è stato lanciato il 24 aprile 1990 durante la missione Shuttle Discovery STS-31, collezionando circa 50 Terabyte di dati – disponibili al pubblico – grazie ad un lavoro di 130 scatti al giorno.
Trichinosi: sequenziato il genoma del parassita.
Il genoma del nematode parassita che provoca la trichinosi Trichinella spiralis, è stato sequenziato da un gruppo di ricercatori della Washington University School of Medicine a St. Louis, che ne dà conto in un articolo pubblicato su Nature Genetics.
Attualmente la trichinosi – che si può contrarre mangiando carne di maiale e selvaggina – si riscontra per lo più in Asia e in alcune aree dell’Europa dell’Est, ma si stima che al mondo siano circa 11 milioni le persone da esso infettate. Il trattamento è efficace solo se avviene in uno stadio precoce della malattia: “Quando si viene infettati, ci vogliono due settimane perché le larve si spostino dall’intestino ai muscoli dove vivono. Una volta che il muscolo è invaso, i farmaci sono poco efficaci. E anche se la malattia raramente ha esiti mortali, i pazienti soffrono spesso per mesi o per anni di dolori muscolari e fatica cronici”; spiega Makedonka Mitreva, prima firmataria dell’articolo.
Fra i nematodi, T. spiralis si è separata dal ramo filogenetico che ha portato a C. elegans, uno dei principali modelli animali della ricerca biologica, circa 600-700 milioni di anni fa. Finora è stato sequenziato il genoma di una decina di nematodi, la metà dei quali parassiti.
Piccolo espediente per sconfiggere la tubercolosi ?
Ricercatori finanziati dall’UE al Laboratorio europeo di biologia molecolare (EMBL) di Amburgo in Germania hanno gettato nuova luce sui meccanismi degli enzimi di un gruppo particolare di batteri che comprende il Mycobacterium tuberculosis (Mtb), il bacillo responsabile della tubercolosi (TBC). Pubblicate nella rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), queste scoperte potrebbero essere la chiave per nuove terapie mirate.
Dati gli scopi di questo studio, il team dell’EMBL, guidato dal dott. Matthias Wilmanns, si è concentrato sull’interessante capacità del bacillo di produrre istatina e triptofano, due amminoacidi essenziali, con l’aiuto di un singolo enzima. Questa abilità lo distingue dalla maggior parte degli altri organismi, che necessitano di due diversi enzimi per svolgere questo lavoro. Invece degli enzimi HisA e TrpF, Mtb usa soltanto un enzima per catalizzare entrambe le reazioni. Questo enzima multifunzione, conosciuto come PriA, può riconoscere e legarsi a due diverse molecole o substrati.
Il genoma degli oranghi potrebbe rivoluzionare conoscenza sull’evoluzione umana
Per la prima volta in assoluto, un consorzio internazionale di scienziati, finanziato dall’UE, è riuscito nell’impresa di decodificare il genoma degli oranghi. La ricerca, pubblicata nella rivista Nature, mostra l’immensa diversità dei geni degli oranghi in Indonesia ed evidenzia alcuni indizi decisamente interessanti relativi all’evoluzione degli ominidi e, quindi, degli esseri umani.
Lo studio è stato in parte finanziato da due progetti dell’UE: ALGGENOMES (“Algorithms for analysis of genes and genomes”) e BIOSEQANALYSIS (“Computational methods for biological sequence analysis with application to evolution of yeast mitochondrial genomes”), per i quali, nell’ambito del Settimo programma quadro (7° PQ), sono state stanziate due borse Marie Curie (Marie Curie International Re-integration Grant) del valore di 100.000 euro ciascuna.
Da sempre si ritiene che la capacità di una popolazione di conservare un buono stato di salute e adattarsi ai cambiamenti ambientali sia dovuta a una sua diversità genetica molto ampia. Tuttavia, analizzando la diversità genetica di due specie di oranghi (orango del Borneo e di Sumatra) gli scienziati sono giunti a conclusioni ben lontane dalle aspettative.
Un software per liberare i ricercatori dalla postura ‘microscopica’
Scienziati finanziati dall’UE hanno sviluppato un sistema che libera i ricercatori dall’ingrato lavoro di passare molte ore curvi su un microscopio alla ricerca di cellule interessanti all’interno di grandi campioni. Il sistema è descritto nella rivista Nature Methods da un team guidato dal Laboratorio europeo di biologia molecolare (EMBL) in Germania.
Il lavoro è stato supportato dall’UE mediante tre progetti: MITOCHECK (“Regulation of mitosis by phosphorylation – A combined functional genomics, proteomics and chemical biology approach”), MITOSYS (“Systems biology of mitosis”) e SYSTEMS MICROSCOPY (“Systems microscopy – a key enabling methodology for next-generation systems biology”).
Alzheimer: il meccanismo della formazione placche amiloidi.
Basta un piccolo errore nella sequenza di processi di ripiegamento per rendere la proteina altamente instabile beta-2 micro-globulina.
Un passo decisivo per la ricerca sulle patologie che coinvolgono la formazione di placche beta amiloidi è stato compiuto dai ricercatori dell’Università di Leeds, che hanno scoperto la reazione che dà il via alla formazione delle fibre amiloidi.
Le fibre amiloidi, implicate in un ampia gamma di patologie, si formano quando le proteine si srotolano e si legano tra loro in lunghe strutture fibrose. Finora tuttavia rimanevano oscuri i primi meccanismi che causano lo srotolamento a catena delle proteine di partenza.
“Il nostro obiettivo era quello di scoprire che cosa rende una proteina perfettamente normale una proteina che va incontro con alta probabilità all’aggregazione in placche: se si riuscisse ad arrestare il primo evento scatenante si aprirebbe una strada interessante per nuove strategie terapeutiche”, ha commentato Sheena Radford, professoressa di biologia molecolare dell’Università di Leeds.