l’INPS ha un nuovo responsabile per le relazioni esterne. Si chiama Claudia Marin e la sua particolarità è che fino a poche settimane fa era portavoce di Maurizio Sacconi. Che in qualità di ministro del lavoro aveva anche il controllo dell’INPS stessa…
Un incarico di consolazione con la caduta del governo? Un cadeau dell’ineffabile Mastropasqua? (il presidente dell’Inps che un anno fa dichiarò che se avessero detto ai lavoratori parasubordinati il reale importo delle loro future pensioni ci sarebbe stata la rivolta sociale…). E il nuovo governo cosa controllava? Chissà…
Chissà se c’è stata la selezione ed evidenza pubblica che un ruolo così prestigioso (e ben remunerato) pretenderebbe. Magari qualcuno avrà la voglia di approfondire.
Mi manda Picone.
Chi è il pusher di sacconi?
Attenti ai nuclei clandestini!
Sacconi. Qui invece il rapporto della Caritas insieme alla Fondazione Zancan che rivela un incremento dei poveri tra le famiglie italiane.
Infine ci sarebbe questa. Ma nel 2008 dissero Unanimi (o quasi) e a “fuoco incrociato” dx-sx(?) che rappresentare la follia e la disperazione estrema non era politicamente corretto.
Sacconi contro l’esito del referendum sull’acqua.
Il ministro del Welfare ha dichiarato davanti alla platea di Confindustria: “Il risultato della consultazione non è definitivo”. Parole che hanno scatenato la reazione di chi si era mobilitato per la raccolta firme: “Si dimetta”

Il referendum sull’acqua ha raggiunto il quorum e oltre il 95 per cento dei votanti ha scelto il “sì” per entrambi i quesiti. Per i cittadini è impensabile ignorare il significato politico di quel voto. Non è così invece per il ministro del Welfare Maurizio Sacconi che ieri, ospite a un convegno del Centro Studi di Confindustria, ha dichiarato che l’esito della consultazione popolare non sarebbe affatto definitivo. Una frase passata in sordina, ma rilanciata da un articolo de L’Unità. “Altro che sorella acqua – ha detto Sacconi – mi auguro che troveremo il modo per mettere in discussione il referendum”. Parole che hanno scatenato la reazione di chi si era mobilitato per la raccolta firme.
Fra poco li dimetteremo noi.
La Fiat se ne va in America.
Il numero uno della Fiat vedrà Berlusconi, ufficialmente per chiarire i piani di Fabrica Italia. Ma sul tavolo ci sono soprattutto le affermazioni dei giorni scorsi su una possibile fusione a stelle e strisce con Chrysler, che porterebbe il gruppo a piazzare le sue sedi negli Usa, lasciando nel Belpaese solo la manovalanza. I grandi sostenitori delle “rivoluzione” dell’amministratore delegato adesso sono in imbarazzo: ma come? Tutto il sistema di relazioni industriali si adegua alle esigenze di Fiat e lui annuncia che il centro del gruppo sarà Detroit? Sacconi ha provato a spegnere l’incendio: “Mi ha spiegato che sono solo ipotesi future, senza alcun riferimento né per l’oggi né per il domani”. Possibile che a Marchionne, attento comunicatore, sia uscita una frase dal sen sfuggita? In realtà, chiusa la campagna d’Italia con la scissione in Borsa, l’accordo di Mirafiori e la vittoria nel referendum, il capo del Lingotto si è lanciato a capofitto nella sua personale offensiva americana per sedurre le banche e i sindacati in vista di futuri investitori e di un possibile ritorno in borsa del marchio . E se qualcuno da noi chiede spiegazioni, la tempesta viene placata da qualche buona frase conciliante.
cala la popolarità di Berlusconi…. echi se ne frega!
Secondo il sondaggio Ipr Marketing per Repubblica.it, sono solo il 39% coloro che dichiarano di avere fiducia nel presidente del Consiglio. Una cifra che rappresenta il punto più basso mai raggiunto dal Cavaliere dall’inizio della legislatura. Per contro il 55% dichiarano di non avere fiducia, una cifra che conferma il dato fatto registrare da marzo a oggi.Il dato preoccupante però e che gli italiani hanni fiducia del ministro del Welfare Maurizio Sacconi e quello dell’Interno Roberto Maroni. Con il primo che conferma il primato (64%) e con il secondo che guadagna 3 punti rispetto a giugno arrivando a un 62% che lo piazza al secondo posto. e qwuesta non è una buona notizia. fin quando la sinistra non riuscirà in maniera unitaria ad elaborare una proposta politica che ridia entusiasmo alla gente i dati sulla popolarità in calo di Berlusconi non avranno senso.In meno di tre anni abbiamo bruciato Rosa nel Pugno, Costituente Socialista, Sinistra Arcobaleno, Sinistra e Libertà e Sinistra Ecologia Libertà. Le Fabbriche di Niky non sono ancora entrate in piena produzione. e allora senza un centrosinistra rinnovato o una nuova sinistra, la destra continuerà a vincere e vedere Maroni o Tremonti o chiunque altro alla presidenza del consiglio non servirà a modificare la deriva autoritaria e la crisi economica in atto.
sacconi socialista!?!
Sacconi: “Da oggi il paese è più moderno”
cioè:
“Da oggi i sindacati non contano proprio più un cazzo”
Se lui è socialista io sono Filippo Turati.
Scende la fiducia degli italiani nei confronti di Berlusconi.
Sembra che gli Italiani malgrado la droga quotidiana di telegiornali fasulli comincino a riflettere su quello che Berlusconi è e su cosa rappresenta il suo governo. Infatti da quanto emerge dalla rilevazione mensile che l’Ipr Marketing fa per conto di ‘Repubblica.it’ sulla fiducia a Premier, Governo, Ministri e Partiti presenti in Parlamento sembra che la fiducia nei confronti di Berlusconi scenda di due punti toccando il (46%) con una sfiducia record da parte degli scontenti(52%); Governo e Pdl stabili (40% e 46%); Pd e Idv in crescita rispettivamente di 3 e 2 punti (40% il primo, 38% il secondo).
I PARTITI – In questa speciale classifica sulla fiducia ai partiti, il comando della graduatoria rimane nelle mani del PDL, che si conferma al 46% di fiducia. E’ da notare però una netta ripresa dell’opposizione di sinistra; se per il PD si registra una crescita del 3%, che gli consente di tornare al 40%, anche l’Italia dei Valori sale di due punti rispetto allo scorso mese e arriva al 38%. L’UDC, stabile al 40%, si conferma al momento seconda forza alle spalle del Pdl, sebbene ora affiancata dal PD. La Lega Nord rimane stabile al 31%. Per quanto riguarda i ministri ci fa piacere registrare che il meno amato dagli italiani sia Maurizio Sacconi, titolare del dicastero del Welfare con un 62%. Alle sue spalle il Ministro della Paura Roberto Maroni, stabile al 60%. Segue al 58% un poker di ministri: Angelino Alfano (stabile), Giulio Tremonti (+1%), Renato Brunetta (-3%), Claudio Scajola (+2%). Praticamente uno peggio della’altro. Mi piacerebbe sapere che percentuale gli Ialiani danno alla bella Mara Carfagna.