Si può dire quello che si vuole su Grillo, ma dice delle profonde verità.
Fukushima: contaminata come Chernobyl.
La contaminazione del suolo intorno in un’area di 600 km attorno alla disastrata centrale nucleare giapponese di Fukushima è comparabile ai livelli riscontrati dopo la catastrofe atomica di Cernobyl nel 1986. E’ quanto sostiene Tomio Kawata, ricercatore presso l’ente nazionale per la gestione delle scorie nucleari (Numo), che ha presentato una relazione sulla materia alla Commissione nipponica per l’energia atomica.
Nucleare in Italia: Berlusconi esce allo scoperto: i programmi saranno riavviati “tra uno o due anni”.
Le intenzioni del Governo nel dietrofront sul nucleare che rende vano il referendum di giugno, erano chiare a tutti, ma se qualcuno aveva ancora qualche dubbio sulla buona fede delle intenzioni sulla moratoria, oggi, 25° anniversario della tragedia di Chernobyl, arrivano le dichiarazioni di Berlusconi a non lasciare ..speranze. Perché è evidente adesso più che mai che il nucleare in Italia è solo stato rimandato.
“Tra uno o due anni sarà possibile riavviare il programma nucleare italiano, perché l’opinione pubblica sarà più consapevole di questa necessità e non sarà influenzata dalla preoccupazione per la tragedia di Fukushima”. Con queste irresponsabili parole, il presidente del Consiglio ha “svelato l’imbroglio” e annunciato i suoi progetti sull’energia atomica, durante la conferenza stampa con il presidente francese Nicolas Sarkozy, in chiusura del vertice Italia-Francia, a Villa Madama.
“Gli accadimenti giapponesi – ha continuato il premier – è emerso nei sondaggi che facciamo normalmente, hanno spaventato i cittadini. Se avessimo fatto il referendum, il nucleare non si sarebbe potuto fare per molti anni a venire”. E invece “tra uno o due anni l’opinione pubblica sarà consapevole della necessità di tornare all’energia nucleare”.
E per rassicurare i francesi, con cui l’Italia ha stipulato dei contratti proprio sulle centrali nucleari, ha aggiunto che i patti siglati “non vengono abrogati, stiamo decidendo di andare avanti in settori come quello della formazione”. Optare per il nucleare – ha aggiunto Berlusconi – è una scelta “di buon senso per andare verso quello che è un destino ineluttabile”.
Referendum nucleare: deciderà la Cassazione se abrogarlo
La Cassazione si esprimerà a giorni sulla validità del referendum del 12 e 13 giugno prossimi. Infatti dopo che è stato votato in l’emendamento (resta però da sapere come voterà il Senato) nel decreto omnibus che rimanda a settembre ma non abroga la legge sul ritorno delle centrali nucleari in Italia, resta da capire se andremo o meno a votare ai referendum su nucleare, acqua pubblica e legittimo impedimento.
La Cassazione dovrà valutare ora se l’emendamento (che ha presentato Francesco Rutelli leader di Alleanza per l’Italia) soddisfi appieno i requisiti che porterebbero all’abrogazione del referendum. La Cassazione potrebbe però anche valutare che l’emendamento soddisfi in parte la necessità di abrogazione del referendum e dunque andremmo a votare lo stesso ma con una domanda un po’ diversa.
Infine, per le opposizioni e per i comitati promotori del referendum resta una strada per salvare il voto di giugno, ritenuto comunque necessario per abrogare definitivamente la legge del ritorno al nucleare. Lo spiega bene ReporterNuovo:
ovvero il fatto che nell’emendamento del governo si parli di una sorta di «rinvio» di dodici mesi per quel che riguarda le scelte sulla politica nucleare dell’esecutivo. L’emendamento, infatti, dopo aver definito nel dettaglio i vari punti da abrogare del testo del governo sulla moratoria nucleare per un anno, riafferma che «entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge il Consiglio dei ministri adotta la strategia energetica nazionale nella definizione della quale il Consiglio dei ministri tiene conto delle valutazioni effettuate a livello di Unione Europea e a livello internazionale in materia di scenari energetici e ambientali». Ma per i giuristi questa obiezione non sembra poter incidere in alcuna maniera nella decisione della Corte.
ll governo rinuncia al nucleare.
“Acquisire ulteriori evidenze scientifiche”. Con queste motivazioni il governo ha di fatto bloccato il progetto delle centrali nucleari. Fino a un mese fa il ritorno all’atomo era considerato un baluardo dell’esecutivo. Poi Fukushima ha cambiato le carte in tavola. Sì, perché i riflettori dei media si sono inevitabilmente accesi sul tema e l’opinione pubblica si è dimostrata interessata (e divisa). Insomma, ci sono le condizioni ideali per una larga partecipazione al referendum del 12 giugno: proprio ciò che il governo vuole evitare. Non solo perché se il quorum venisse raggiunto sarebbe probabile la vittoria del “sì”. Il principale motivo di tensione per la maggioranza è un altro quesito referendario, quello che chiede di abrogare il legittimo impedimento. Un pronunciamento degli italiani su questo tema (e una vittoria del sì), sarebbe una bocciatura senza appello per il premier. L’urgenza diventa quindi quella di disinnescare la consultazione referendaria, eliminando l’appuntamento del 12 giugno (leggi l’articolo). Come si articolerà ora la politica energetica del governo? Di fonti rinnovabili si parla poco. Ma il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia lancia lo “shale gas”, che secondo molte ricerche è un’energia tutt’altro che pulita.
Ed ora dobbiamo vincere il referendum.
Nucleare e acqua pubblica: si scalda la macchina referendaria
Si inizia a far sul serio per i referendum di inizio giugno su nucleare e acqua pubblica (ai quali si aggiunge quello sul legittimo impedimento): i comitato del sì e quelli del no hanno cominciato a muoversi e preparano le prime iniziative. Partiamo dall’acqua: il comitato Acqua Bene Comune, promotore del referendum, ha indetto una manifestazione nazionale per sabato 26 marzo a Roma e cerca di far coppia con i promotori della consultazione antinucleare:
Sabato 26 marzo il popolo dell’acqua ha indetto a Roma una grande manifestazione nazionale per 2 SI’ ai referendum per l’acqua bene comune, per il SI’ per fermare il nucleare, per la difesa dei beni comuni, dei diritti e della democrazia. Una piazza per l’acqua, una piazza per la vita.Questi referendum sono fondamentali per tutte le donne e uomini che guardano ad un altro modello di società, di sviluppo e al futuro del pianeta
Referendum nucleare, Francesco Ferrante (Pd): “è sbagliato, ma andate a votare sì”
Francesco Ferrante, componente della Commissione Ambiente del Senato ha tentato di chiarire, senza fortuna la posizione del PD sull’ambiente. La posizione altalenante di Bersani sul nucleare, quella favorevole di Veltroni sugli inceneritori, il percorso politico di Veronesi fino alla presidenza dell’Agenzia nucleare, non lasciano pensare che si tratti esattamente di un partito ecologista.
Persino le critiche degli Ecodem a Veronesi sembrano quanto mai tardive. Lo stesso Ferrante, d’altronde, si dichiara antinuclearista ma non ha appoggiato il referendum sul nucleare né quello sull’acqua pubblica, che “ha raccolto da solo 1.400.000 firme, più di quello sul divorzio e di quello sull’aborto.
Ma, allora, cosa ha da dire il Pd su ambiente, acqua pubblica, energia nucleare, fonti rinnovabili e rifiuti?
Referendum acqua, nucleare ed elezioni nella stessa data?
Mentre si riscalda la macchina referendaria per i due super quesiti che verranno proposti agli italiani a breve (quello sull’acqua pubblica e quello sull’energia nucleare), si è già capito che entrambi i referendum avranno un solo grande nemico: l’astensionismo. Per combatterlo, e per risparmiare qualche euro che di questi tempi male non fa, la proposta che arriva dalle associazioni pro acqua pubblica e da quelle anti nucleare è sempre la stessa: accorpare i referendum con le elezioni amministrative che si svolgeranno tra primavera e inizio estate in molti comuni italiani. Riguardo al referendum sull’acqua pubblica la richiesta di accorpamento può essere anche sottoscritta su internet, andando sul sito acquabenecomune. Per quanto riguarda il nucleare, invece, la strategia scelta è stata diversa: le associazioni ambientaliste hanno scritto a Silvio Berlusconi e a Roberto Maroni, rispettivamente premier e ministro dell’Interno, per chiedere che si voti nello stesso giorno delle amministrative.