Dei 54 reattori presenti in Giappone ne sono rimasti solo 15 funzionanti. Anche gli 11 impianti che entro agosto avranno terminato l’iter dei controlli non saranno avviati fino ad ulteriori stress test. Intanto prendono piede fenomeni come il ‘setsuden’ (risparmio di elettricità, in giapponese), una campagna mediatica che cerca di “aumentare la consapevolezza pubblica dell’importanza di adottare di stili di vita sostenibili”Tre reattori su quattro sono fermi, e il Giappone sogna un futuro meno nucleare e con più energia verde, una volta ultimati i controlli in corso sulla sicurezza atomica. Presto anche i 14 impianti rimasti in servizio verranno arrestati per condurre verifiche, come quelle che la Tokyo Electric Company (Tepco), tuttora alle prese coi tentativi di tenere a bada la bomba radioattiva di Fukushima Daiichi, condurrà sull’ennesimo reattore che sarà fermato per testarne l’affidabilità. Intanto, il primo ministro Naoto Kan si è dimesso ufficialmente venerdì. A una condizione, però: che Yoshihiko Noda, fino a oggi ministro delle Finanze, diventato oggi il nuovo premier giapponese adotti progetti di legge che, oltre a coprire il deficit del 2011, possano avviare la transizione di un sistema eccessivamente nuclearista come quello giapponese alla produzione di energia pulita. E portare le rinnovabili a soddisfare dall’attuale 2% almeno il 20% del fabbisogno elettrico del Paese.
Sono rimasti 15 i reattori oggi funzionanti dei 54 presenti Giappone. Solo per il momento. L’arresto in questi giorni del reattore n.7 della centrale di Kashiwazaki-Kariwa, nella Prefettura di Niigata, e degli altri 14 nei primi mesi del 2012, potrà infatti mettere fuori servizio tutta la macchina nucleare nipponica entro la prossima primavera. Anche gli 11 impianti che entro agosto avranno terminato l’iter dei controlli di routine condotti in questi ultimi mesi, infatti, sembra non saranno avviati fino ad ulteriori stress test. Che, sul modello Ue, il Giappone vuole condurre su tutte le sue centrali, prima di riavviarle