01:59 am | Ottobre è il mese di consapevolezza del cancro al seno e gli scienziati dell’Università di Leicester e dell’Imperial College di Londra, nel Regno Unito, hanno annunciato che un…
6 ottobre 2012 / Leggi tutto
Just another WordPress.com weblog
01:59 am | Ottobre è il mese di consapevolezza del cancro al seno e gli scienziati dell’Università di Leicester e dell’Imperial College di Londra, nel Regno Unito, hanno annunciato che un…
6 ottobre 2012 / Leggi tutto
Un team internazionale di ricercatori ha scoperto un modo più efficace per la visualizzazione delle proteine, qualcosa che potrebbe presto portare alla possibilità di filmare il loro funzionamento a livello molecolare.
Il team proveniente da Germania, Svezia e Stati Uniti si è basato su un lavoro precedente guidato da uno degli autori dello studio, il professor Richard Neutze dell’Università di Göteborg, che fu uno dei primi al mondo a visualizzare le proteine usando impulsi a raggi X molto brevi e ad alta intensità. Quanto meglio gli scienziati riescono a mappare la struttura delle proteine e il loro comportamento nelle cellule, tanto più si possono approssimare alla scoperta della cura per gravi malattie quali cancro e malaria.
Questo nuovo studio, pubblicato nella rivista Nature Methods, verifica questo metodo su un nuovo tipo di proteina, e i risultati fanno ben sperare per gli esperimenti futuri. Il team ha osservato la proteina di membrana in un tipo di batterio che vive lontano dalla luce del sole. Lo studio delle proteine di membrana è importante poiché esse trasportano sostanze attraverso la membrana cellulare e quindi si occupano della comunicazione con l’ambiente che circonda la cellula e con le altre cellule.
L’autrice principale dello studio Linda Johansson dell’Università di Göteborg ha detto: “Noi siamo riusciti a creare un modello dell’aspetto di questa proteina. Il prossimo passo è quello di fare dei filmati in cui poter osservare le varie funzioni della proteina, ad esempio come essa si sposta durante la fotosintesi. Noi in pratica abbiamo sviluppato un nuovo metodo per creare cristalli proteici incredibilmente piccoli. Noi abbiamo anche mostrato che è possibile utilizzare cristalli molto piccoli per determinare la struttura di una proteina di membrana.”
E’ nata la radiologia del Terzo millennio. Immagini delle ossa tridimensionali, dell’intero scheletro, tramite radiazioni bassissime. E subito «lette» dall’intelligenza artificiale in modo che il medico non abbia solo una serie di piatte radiografie ma abbia un’elaborazione dei vari carichi dell’apparato scheletrico, delle anomalie, delle possibili correzioni anche millimetriche.
Si chiama Eos, è frutto della tecnologia spaziale francese ed è atterrato all’Istituto Humanitas di Rozzano. Primo in Italia a dotarsene. Si presenta come un’ampia cabina gialla dove si entra in piedi. Pochi secondi e lo scheletro del paziente «esce» virtualmente dal corpo per «ricomporsi» nelle fotografie hi-tech del computer. Si ricompone e parla di sé, racconta acciacchi e defaillance: difetti di postura, danni alla colonna vertebrale, all’anca, al ginocchio, alle articolazioni. Tutto registrato in posizione eretta, come accade naturalmente. Facile poi «progettare» interventi correttivi mini-invasivi, personalizzati e altamente precisi. Il massimo risultato con il minimo dei raggi: niente «bombardamenti», ma una dose di radiazioni inferiore del 90% rispetto a una comune Tac e di 8 volte rispetto a una radiografia tradizionale. I raggi X domati. Come sognava la due volte Nobel (1903 e 1911) Marie Curie, «madre» della radiografia.
Alcuni scienziati stanno usando le più recenti tecnologie di scannerizzazione per tracciare l’evoluzione del volo, esaminando le dimensioni e la forma del cervello degli uccelli in varie specie, sia antiche che moderne. Il progetto riunisce ricercatori del Museo nazionale della Scozia e dell’Università di Abertray Dundee nel Regno Unito insieme all’Università di Lethbridge in Canada.
Il cervello degli uccelli cresce fino a riempire quasi completamente il cranio, il che significa che il cranio può essere usato per analizzare le dimensioni e la forma del cervello. Gli scienziati sono interessati in particolare alla struttura chiamata flocculo. Parte del cervelletto, il flocculo integra segnali visivi e di equilibrio durante il volo, permettendo all’uccello di concentrarsi sugli oggetti in movimento in tre dimensioni mentre sono in volo.
Una questione fondamentale è se le specie con un flocculo più grande siano più capaci di elaborare segnali visivi e di equilibrio durante il volo. Similmente gli scienziati desiderano scoprire se gli uccelli che hanno perduto la capacità di volare, come è successo per il dodo, hanno un flocculo più piccolo. Oltre a fare nuova luce sull’evoluzione del volo, i ricercatori sperano che i loro risultati riveleranno se alcuni dinosauri simili a uccelli fossero realmente dinosauri o uccelli che non erano più in grado di volare.