Cinque sedute di radioterapia al posto delle 40 solitamente necessarie. E poi raggi più sicuri, precisi e con minori effetti collaterali. Tutto questo grazie ad una radioterapia che sfrutta l’accelerazione di particelle atomiche come se fossero un bisturi invisibile, che agisce solo lì dove serve. La terapia non è nuova, si chiama adroterapia, ma è innovativa l’applicazione della radioterapia. L’ha presentata Roberto Orecchia, direttore della divisione di radioterapia dello Ieo e direttore scientifico della Fondazione Cnao (Centro nazionale di adroterapia oncologica). “Utilizziamo questa tecnologia per trattare la malattia nella sua fase iniziale, quando il Psa (l’antigene prostatico specifico) non supera i 10/15 nanogrammi per millilitro”. Essenziale quindi è la diagnosi precoce. Dopo può intervenire la cura. Rapida e di durata inferiore a quella tradizionale.
Tumore alla prostata: cinque sedute contro quaranta per sconfiggerlo.
Cancro alla prostata: lo stanerà un test delle urine.
Con un semplice test delle urine si potrà rivelare la presenza, o prevederne lo sviluppo e l’aggressività, di un tumore alla prostata.
Presto potrebbe essere disponibile un test delle urine che aiuterà a smascherare la presenza di un cancro alla prostata, un tipo di cancromolto aggressivo che ancora oggi miete numerose vittime tra gli uomini. Questo esame si presenterebbe come un opzione alla biopsia che è più invasiva, e permetterebbe anche di predire l’aggressività e la progressione della malattia.
La ricerca condotta per sviluppare questo nuovo test è stata presentata al 2012 Genitourinary Cancers Symposium of the American Society of Clinical Oncology di San Francisco (Usa) dal dottor Daniel Lin, membro associato del Centro Hutchinson Public Health Sciences Division, professore associato e capo della divisione di Oncologia Urologica presso la University of Washington Department of Urology.
«Le biopsie prostatiche sono invasive e non sempre prendono tutto il tumore. La raccolta delle urine esame è molto meno invasiva. Se un test diagnostico basato sulle urine potrà essere sviluppato aiuterebbe a predire se e quanto la malattia è aggressiva o la progressione della malattia, e sarebbe l’ideale», ha spiegato il dottor Lin.
Tumore alla prostata: sopravvalutati controlli annuali e PSA.
Nuovi dati emersi da un ampio studio Usa dimostrano che l’esame digitale rettale della prostata e la conta del livello del Psa (l’antigene), cui ogni anno si sottopongono gli uomini oltre i 50 anni sono nel complesso inutili, perche’ non salvano le vite.
E’ quanto emerge dalle analisi dei dati di 76.000 uomini tra i 55 e i 70 anni lungo un periodo di tempo di 10-13 anni pubblicato sull’ultimo numero del Journal of the National Cancer Institute.
“I dati confermano che la maggioranza degli uomini non ha bisogno di eseguire ogni anno gli esami della prostata”, ha spiegato Gerald Andriole della Washington University School of Medicine, perche’, ha proseguito, “la grande maggioranza dei tumori che abbiamo trovato sono a crescita lenta e difficilmente sono mortali”.
Nuovi studi della Cattolica sul cancro della prostata e della vescica.
I risultati preliminari di una sperimentazione multicentrica internazionale sul tumore ‘superficiale’ della vescica e di uno studio sul ruolo della risonanza magnetica funzionale nella diagnosi di carcinoma prostatico, nonche’ lo stato dell’arte sulle migliori tecniche ricostruttive funzionali ed estetiche nella chirurgia genitale maschile.
Sono questi in sintesi alcuni dei contributi scientifici che ricercatori e specialisti dell’Universita’ Cattolica – Policlinico A. Gemelli di Roma presenteranno nell’ambito dell’84mo Congresso Nazionale della Societa’ Italiana di Urologia. “Il tumore non muscolo-invasivo della vescica, anche detto ‘superficiale’- anticipa Marco Racioppi, specialista dell’Unita’ Operativa di Urologia del Policlinico A. Gemelli, diretta dal prof. Pier Francesco Bassi – seppure non infiltrante e’ caratterizzato da un alto tasso di recidive locali e, in misura minore, di progressione. Per tali motivi la rimozione chirurgica endoscopica di tali neoplasie e’ seguita abitualmente da cicli di chemio o immunoterapia endovescicale. La ricerca urologica ci vede impegnati continuamente nel miglioramento dei risultati di queste terapie e nello studio di nuove molecole.
PSA e tumore alla prostata: occhio all’eccessivo allarmismo.
Ogni anno in Italia si registrano tra i 45 mila e i 50 mila nuovi casi di tumore alla prostata diagnosticati con il test del Psa (l’antigene prostato specifico). Ma di questi nuovi casi, il 70% è a basso rischio, e solo il 30% è a rischio intermedio o alto. Il risultato di questa sovradiagnosi, che in alcuni casi sfocia nel sovratrattamento, è che nel 2007 sono state eseguite 30 mila Tac alla prostata inutili, per un costo di circa 30 milioni di euro.
Il dato arriva dall’incontro “Il tumore della prostata tra diagnosi precoce, certezze scientifiche e innovative prospettive di cura”, il 26 maggio scorso a Roma, cui hanno partecipato Giario Conti, Direttore dell’Unità Operativa di Urologia dell’Ospedale Sant’Anna di Como e presidente Auro.it (Associazione Urologi Italiani) e Giacomo Cartenì, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica dell’Ospedale Cardarelli di Napoli.
Abiraterone acetato: aumenta significativamente la sopravvivenza nei casi di carcinoma prostatico.
Abiraterone Acetato incrementa significativamente la sopravvivenza complessiva nei pazienti affetti da carcinoma prostatico metastatico
resistente alla castrazione
Pubblicati oggi i risultati sul New England Journal of Medicine
Milano, 1° giugno 2011 – Pubblicato oggi sul New England Journal of Medicine uno studio condotto su pazienti affetti da cancro alla prostata metastatico sottoposti a chemioterapia e trattati successivamente con abiraterone acetato associato a prednisone, i cui risultati hanno mostrato un aumento della sopravvivenza complessiva rispetto ai pazienti trattati con placebo e prednisone.
Lo studio è stato sviluppato da Ortho Biotech Oncology Research & Development, Unit of Cougar Biotechnology, Inc., società affiliata di Janssen Pharmaceutical.
Lo studio di Fase III randomizzato, controllato verso placebo, COU-AA-301, ha dimostrato che la molecola abiraterone acetato, inibitore della biosintesi degli androgeni, aumenta la sopravvivenza globale nei pazienti affetti da carcinoma prostatico metastatico che non rispondono alla chemioterapia.
Gli androgeni sono ormoni che favoriscono lo sviluppo e il mantenimento dei caratteri sessuali maschili, ma nel cancro alla prostata possono stimolare la crescita tumorale. Se, infatti, la produzione di androgeni avviene generalmente nei testicoli e nelle ghiandole surrenali, nel carcinoma prostatico, il tessuto tumorale si inserisce come ulteriore fonte di rilascio degli stessi. Abiraterone acetato è un inibitore orale della biosintesi degli androgeni, che agisce attraverso l’inibizione selettiva dell’enzima complesso CYP17, necessario a queste tre fonti di produzione di testosterone.
Tumori: nuovi veri e attendibili marcatori tumorali del cancro alla prostata allo studio.
Un nuovo marcatore in grado di scovare il cancro alla prostata in modo piu’ affidabile del piu’ conosciuto Psa (antigene prostatico specifico): ancora in via di sperimentazione, il nuovo test e’ stato messo a punto da un gruppo di ricercatori dell’Universita’ di Uppsala (Svezia) e si basa sulla rilevazione dei prostasomi nel sangue, particelle extracellulari che, in condizioni fisiologiche, vengono rilasciate dalla prostata nello sperma.
I ricercatori hanno dimostrato, in un articolo pubblicato su Pnas, che nei soggetti affetti da cancro alla prostata il livello dei prostasomi nel sangue e’ in grado di rilevare la gravita’ del tumore in modo piu’ evidente del Psa, noto test di screening per il cancro alla prostata recentemente criticato per l’alto numero di ”falsi positivi” che genera. Gli studiosi ipotizzano che in presenza di cancro invasivo alla prostata i prostasomi finiscano, anziche’ nello sperma, nel tessuto circostante il tumore, e quindi nel sangue: elevati livelli ematici di queste particelle indicherebbero quindi la presenza della neoplasia.
Tumori: PSA non sempre e’ test attendibile per la diagnosi del cancro alla prostata.
L’esame del PSA (antigene prostatico specifico) non puo’ essere utilizzato in maniera indiscriminata come strumento di screening del tumore della prostata, la piu’ frequente neoplasia maschile che ogni anno in Italia fa registrare circa 23.500 nuovi casi e 7000 decessi.
La sensibilita’ del test varia dal 70 all’80%, questo significa che il 20-30% delle neoplasie non viene individuato quando il PSA viene utilizzato come unico mezzo diagnostico. Va eseguito solo quando e’ necessario, cioe’ dopo i 50 anni, se vi e’ familiarita’ diretta per questo tumore e quando si soffre di disturbi urinari.
L’importanza di un uso ”mirato” del PSA viene sottolineata dalla XIX Conferenza Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dedicata ai tumori urologici , in corso fino a domani a Torino. Spiega Carmelo Iacono, presidente nazionale AIOM: ” Non vi sono evidenze scientifiche che stabiliscano l’opportunita’ di utilizzare lo screening in maniera diffusa sulla popolazione generale, tendenza che aumenterebbe il rischio di sovradiagnosi ed uno scarso vantaggio in termini di riduzione di mortalita’. E’ importante, anche per la sostenibilita’ del sistema, che venga operato un bilancio tra costi e benefici”.
Diagnosi di tumore da analisi del sangue: ottimi i primi risultati.
Stanno dando risultati positivi i primi test che permettono di fare la diagnosi di un tumore semplicemente con l’analisi del sangue. I dati preliminari, sui tumori di seno e prostata, sono stati presentati nel congresso della Societa’ Americana di Oncologia Clinica (Asco) in corso a Chicago.
I test, messi a punto dall’azienda californiana Chronix Biomedical, riescono a riconoscere il tumore ad uno stadio precoce e si basano sulla possibilita’ di identificare delle ”etichette molecolari” tipiche dei tumori sui frammenti di Dna rilasciati nel flusso sanguigno da cellule danneggiate o morenti.(http://www.liquidarea.com/)