L’aspirina puo’ abbassare il rischio di alcuni tumori limitando l’accumulo di Dna anormale nelle cellule. Lo afferma uno studio pubblicato dalla rivista ‘Plos Genetics’ dell’universita’ di San Francisco, che ha verificato il fenomeno nell’esofago di Barrett, una condizione che puo’ portare al tumore. I ricercatori hanno studiato i campioni prelevati da biopsie di 13 pazienti, seguiti da sei a 19 anni. I soggetti, spiega l’articolo, prendevano aspirina da molti anni, o avevano iniziato a prenderla e poi interrotto il trattamento. “Le biopsie in cui i pazienti stavanp prendendo il farmaco – spiegano gli autori – avevano un accumulo di nuove mutazioni del Dna dieci volte inferiore di quelle ottenute negli anni in cui avevano interrotto la terapia”. Il fenomeno secondo gli esperti potrebbe riguardare anche altri tumori, e il prossimo che verra’ studiato sara’ quello ai polmoni.
Aspirina: previene in qualche forma il cancro perché blocca aberrazioni genetiche
Alzheimer: nei casi ereditari si ritrova una proteina specifica.
Scienziati della Washington University School of Medicine di St. Louis hanno misurato una significativa differenza fra i cervelli di pazienti con una forma ereditaria di Alzheimer e quelli dei membri in salute della famiglia che non sono portatori della malattia. Come si legge sulla rivista ‘Science Translational Medicine’, gli scienziati hanno scoperto che i partecipanti allo studio con mutazioni genetiche che causano la comparsa di sintomi precoci della malattia avevano circa il 20 per cento in piu’ di una specifica forma di proteina beta amiloide, la beta amiloide 42, rispetto agli altri membri ella famiglia che non avevano la mutazione. “I risultati suggeriscono che dovremmo concentrarci sulla proteina beta amiloide 42, con i farmaci per l’Alzheimer“, ha commentato Randall Bateman, fra gli autori dello studio.
Il cervello è in grado di produrre il suo “equivalente” valium.
Una proteina naturale prodotta in una zona limitata dal cervello dei mammiferi che ha lo stesso effetto del Valium, il famoso farmaco anti-ansia e calmante commercializzato nel 1965, e può agire un po’ come la molecola. Ovvero porre un freno su alcuni tipi di crisi epilettiche, controllare le convulsioni febbrili o anche offrire un supporto nell’astinenza acuta da alcol. A fare la scoperta è un team della Stanford University of Medicine (Usa) che ha pubblicato lo studio sulla rivista ‘Neuron’.
La proteina conosciuta come inibitore che regola l’eccitabilità dei neuroni della diazepina (Dbi), agisce nel circuito chiave del cervello in cui avvengo i processi all’origine delle scariche ad alta frequenza responsabili delle crisi epilettiche. Secondo i ricercatori la proteina ‘simil Valium‘ potrebbe rivelarsi così un prezioso alleato nello sviluppo di nuove terapie con meno effetti collaterali rispetto a quelle più vecchie.
Cancro: peptide derivato dal pesce può rallentare formazioni metastatiche.
Ricercatori identificano un peptide derivato dalpesce che è in grado di rallentare la diffusione delle metastasi e la crescita del cancro
Dai pesci un aiuto nella lotta contro il cancro.
I ricercatori statunitensi della Facoltà di Medicina dell’Università del Maryland sono riusciti a individuare un peptide, o proteina, contenuta nel merluzzo del Pacifico che sarebbe attiva contro il cancro.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista PNAS e, in particolare, si è scoperto che questo antigene chiamato TFD(Thomsen-Friedenreich Disaccharide) che si trova in questa proteina del merluzzo, può inibire la diffusione delle metastasi e lo sviluppo del cancrodella prostata – oggetto dello studio. Tuttavia, l’antigene può essere attivo anche contro altre forme di tumore o cancro.
«L’uso di prodotti dietetici naturali con attività antitumorale è un settore importante ed emergente della ricerca – spiega Hafiz Ahmed, professore di biochimica e biologia molecolare presso l’UM e scienziato dell’Istituto per l’ambiente marino e la tecnologia (IMET) – Capire come funzionano questi prodotti potrebbe consentire di sviluppare alimenti che fungono anche da terapie contro il cancro e agenti per l’immunoterapia».
La possibilità di avere delle armi efficaci contro le cosiddette metastasi – ossia quel processo di invasione dei tessuti circostanti il tumore e la migrazione attraverso il sangue e i vasi linfatici che è speso causa di morte dei pazienti oncologici – è più che auspicabile. E, secondo quanto emerso dallo studio, potenzialmente fattibile.
Per fare un esempio, il cancro alla prostata (oggetto dello studio) si diffonde in genere ai polmoni, le ossa e il fegato.
Vino rosso anti-cancro, ma per l’effetto non ne bastano 100 bicchieri al giorno.
Un potente anticancro. Il vino rosso contiene un compostonaturale, ilresveratrolo, che è in grado di attivare unaproteina umana, la sirtuina 1 (SIRT1), che ripara il Dna e protegge dal cancro e dall’invecchiamento. La nuova conferma arriva dalla rivista Science con uno studio che ha sperimentato sui topi gli effetti del resveratrolo, sostanza presente nella buccia dell’uva.
“Abbiamo scoperto che c’è un aminoacido in SIRT1che media l’attivazione della proteina attraverso piccole molecole sia in laboratorio che negli organismi viventi”, spiega David Sinclair della Harvard Medical School. Queste molecole vengono chiamate STACs e la scoperta consentirà di sintetizzare un attivatore della proteina. Le sirtuine, infatti, sono una parte del patrimonio genetico coinvolta nel controllo di alcuni processi cellulari critici, come l’infiammazione e la riparazione del Dna.
Sono stati scoperte anche nel lievito di birra, che infatti è uno dei candidati per ampliare i benefici dietetici per il Dna. Con il vino rosso, ricco di resveratrolo, ma no abbastanza. Attenzione, spiegano i ricercatori, “il vino rosso ha solo pochi milligrammi di resveratrolo” e quindi è inutile aumentare la dose, perché ne “servirebbero oltre 100 bicchieri al giorno per ottenere gli stessi risultati ottenuti in laboratorio sui topi”
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