Il senatore Pdl Salvatore Torrisi – detto “Salvo” – sta per presentare una delle più pericolose leggi-bavaglio degli ultimi anni – e noi ne abbiamo visti di bavagli. Perché internet, dice, “non può continuare ad essere il bavaglio virtuale dell’impunità“. Ecco, e già qui ce ne sarebbe. Vi rimando a Guido Scorza. Ma a proposito di impunità, così, tanto per, sarà mica lo stesso Salvo Torrisi che votò ad occhi chiusi per il Lodo Alfano, poi dichiarato vagamente incostituzionale? Lo stesso che definì Berlusconi “l’uomo più perseguitato al mondo“? Lo stesso che, alla Camera dei Deputati, pigiò il bottone “Ruby nipote di Mubarak“? Lo stesso che attaccò il Csm – parole sue – perché “proteggeva il colore dei calzini del dottor Mesiano” e nulla diceva sul “massacro” subito dal Cavaliere? Ed infine, sarà mica lo stesso che durante il processo Mills chiese al Parlamento di intervenire “al più presto“, per rafforzare il legittimo impedimento, e consentire “a chi ha il consenso popolare di governare serenamente“?
Il terrorista.
Nella sua rubrica “Carta Canta” su L’Espresso, Marco Travaglio ripercorre la storia giudiziaria di Berlusconi, nell’articolo intitolato “Pacificarsi con un tipo così?”. Leggiamo un estratto:
Al processo Mondadori la Cassazione ha stabilito che la Fininvest corruppe il giudice Metta tramite gli avvocati Previti, Pacifico e Acampora (condannati), nell’interesse e con soldi di Berlusconi (prescritto). Al processo Mills la prescrizione gli ha risparmiato la condanna per aver corrotto con 400 mila dollari il teste inglese in cambio del suo silenzio. Al processo All Iberian la Cassazione ha stabilito che Berlusconi finanziò illegalmente Craxi con 21miliardi di lire (condannati in primo grado, i due compari si salvarono poi per prescrizione).
Al processo sul consolidato Fininvest, la prescrizione tagliata dalla sua contro riforma l’ha miracolato dal reato documentato di aver falsificato i bilanci per occultare ben 1550 miliardi di lire su 64 offshore. Stessa scena per i bilanci falsi del Milan nell’acquisto di Lentini. L’amnistia del 1990 gli ha risparmiato due sicure condanne per falsa testimonianza sulla P2 e falso in bilancio sui terreni di Macherio.
Dunque, senz’attendere i giudizi di primo grado su Ruby, d’appello sulla divulgazione del nastro Fassino-Consorte e di Cassazione sui diritti tv, si può già affermare senza tema di smentite che Berlusconi è uno spergiuro, pluricorruttore, multifalsario di bilanci ed evasore.
Maurizio_Lupi, ma la sentenza Mills non era già scritta?
«Quello contro il presidente Silvio Berlusconi è un finto processo con una sentenza già scritta» (15 febbraio). «A Milano ciò che conta è condannare a tutti i costi il ‘nemico’ Berlusconi prima della data di scadenza e per non perdere tempo si è già scritta la sentenza. E’ un metodo degno di regimi dittatoriali» (27 gennaio). Il verdetto sul processo Mills? Una sentenza che i giudici «hanno già scritto prima che iniziasse il dibattimento» (22 febbraio).
Questo ha tuonato il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi nelle scorse settimane. Non fosse l’unico, sia chiaro: nel Pdl la storia della «sentenza già scritta» – di condanna, s’intende – era diventato l’ennesimo fastidioso ritornello.
E tuttavia la sua ripetizione non deve assuefarci. Per questo chiedo al vicepresidente Lupi, e ai tanti nel Pdl che ne condividono la posizione: ora che la sentenza di condanna non è arrivata, oltre a twittare che, al contrario,
#Mills Sentenza ha impedito di condannare un innocente. @ilpdl #Berlusconi
non è giunto il momento di scusarsi con i giudici milanesi e con tutti gli italiani che rispettano le istituzioni sempre e comunque?
Berlusconi condannato.
Mills, l’ombra dell’amnistia per salvare il premier.
In fuga dai processi. In fuga dalle regole della democrazia. La carriera politica di Berlusconi, pur nella decadenza di questo lento e rovinoso tramonto, è una continua conferma di illegalità ed egoismi. Tra qualche giorno, entro la fine di ottobre, diventerà legge dello Stato la norma ammazza-Mills.
Una leggina incubata per mesi che salverà il premier da quella che sembra una condanna certa, seppur solo in primo grado – a febbraio 2012 arriverà la prescrizione naturale – per aver corrotto un testimone di giustizia, l’avvocato inglese David Mills. Mesi e anni di cortine fumogene, tattiche dilatorie, lodi e disegni di leggi, conflitti davanti alla Consulta: gli onorevoli avvocati del premier le hanno inventate di tutte e di più pur di garantire l’unica loro mission in questi lunghi diciassette anni di incarichi parlamentari: fare in modo che Berlusconi non arrivasse mai a sentenza.
Onore ai magistrati caduti per la democrazia.
Battere il terrorismo fu una «pietra miliare» nella storia dell’Italia unita, «di qui la nostra inestimabile gratitudine a quanti hanno pagato con la loro vita ed il riconoscimento che meritano tutti quanti hanno condotto quella battaglia». Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ricordando al Quirinale le vittime del terrorismo. Berlusconi con i suoi attacchi ai giudici non viene naturalmente citato, ma è chiaro il senso di un discorso quando il premier si scaglia contro la magistratura.
Berlusconi è alle corde.
La pausa è finita. I quattro giorni di sospensione dei lavori decisi giovedì scorso per tentare di riordinare i pezzi di una maggioranza ormai sfilacciata volgono al termine. E nel fine settimana le difficoltà, se possibile, sono aumentate: oltre ai Responsabili (che rivendicano posti di governo e minacciano di non votare i provvedimenti cari al premier) e alla fronda interna guidata da Claudio Scajola contro Ignazio La Russa, si apre ora anche il fronte Lega. Perché sugli immigrati in casa del senatur non si può e non si deve scherzare. Uno sfilacciamento non previsto, che arriva alla vigilia della giornata cruciale per il futuro giudiziario del premier: domani infatti è il giorno del voto sul processo breve e sul conflitto di attribuzione del caso Ruby. Non è tutto. Perché sempre martedì l’ufficio di presidenza si esprimerà sul ministro della Difesa, reo di aver insultato il presidente della Camera. L’obiettivo principale è e rimane il passaggio a Montecitorio del provvedimento che regala la prescrizione quasi immediata del processo Mills di buona parte di Mediaset e Mediatrade. Se domani alla Camera i lavori non daranno garanzie di successo, il Cavaliere potrebbe convocare per mercoledì un consiglio dei ministri straordinario per blindare il voto e giustificare la sua assenza al tribunale di Milano, dove è in programma la prima udienza Ruby, in cui è rinviato a giudizio per concussione e prostituzione minorile.