febbraio 4, 2013
Mangiare regolarmente yogurt riduce la probabilità di soffrire di pressione alta. A svelarlo è uno studio della Tufts University di Medford (Stati Uniti) i cui risultati sono stati anticipati dalla rivista Tufts Nutrition.
Guidati da Huifen Wang, gli autori dello studio hanno valutato il consumo di yogurt in 2.100 adulti senza problemi di ipertensione il cui stato di salute è stato monitorato per 14 anni, durante i quali 913 dei partecipanti hanno sviluppato problemi di pressione alta. L’analisi dei dati raccolti ha svelato che chi mangia almeno 170 grammi di yogurt a basso contenuto di grassi ogni 3 giorni è esposto a un rischio di andare incontro a questo disturbo inferiore del 31% rispetto a chi lo mangia meno di una volta al mese.1 In particolare, il consumo di yogurt è associato a un minor aumento dei valori di pressione massima.
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agosto 29, 2012
02:06 pm | Scienziati mettono a punto una terapia che potrebbe risolvere in modo permanente il problema della pressione arteriosa alta, o ipertensione Una cura definitiva per la pressione alta, o…
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luglio 15, 2012
La terapia ormonale sostitutiva è stata collegata da un nuovo studio a una maggiore probabilità di soffrire di pressione alta, sebbene i valori scendano con l’avanzare dell’età
La tanto discussa terapia ormonale sostitutiva (TOS) che si prescrive a molte donne in post menopausa pare possa esporre anche al rischio di pressione alta, secondo un nuovo studio pubblicato su PLos ONE.
L’integrazione di ormoni femminili estrogeni per via farmacologica, in questa fase, tende a contrastare i tipici sintomi della menopausa come vampate di calore, disturbi vaginali, insonnia eccetera. Tuttavia, questo tipo di cura pare non sia esente da effetti collaterali. Uno di questi, secondo lo studio condotto dai ricercatori della University of Western Sydney coordinati dalla dottoressa Joanne Lind, è la probabilità di soffrire di pressione arteriosa alta.
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gennaio 26, 2012
Uno studio internazionale condotto da ricercatori dell’Universita’ di Padova in collaborazione con il College de France di Parigi, altri importanti Centri europei,e pubblicato sulla prestigiosa rivista “Hypertension”, la piu’ autorevole voce in materia di pressione arteriosa, chiarisce i meccanismi della piu’ comune forma di ipertensione arteriosa da causa endocrina: la ricerca ha messo in evidenza, in un terzo circa di pazienti affetti da tumori del surrene, con una maggiore frequenza tra le donne e i pazienti con gradi maggiori di iperaldosteronismo, mutazioni in quegli “interruttori” che nella membrana cellulare sono preposti alla regolazione del sodio e del potassio.
“Si tratta di una serie di mutazioni – spiega il professor Gian Paolo Rossi, direttore del dottorato internazionale in Ipertensione Arteriosa e della Clinica medica 4 dell’Universita’ di Padova – che comportano la perdita di selettivita’ del “filtro” del canale attraverso il quale il potassio esce dalla cellula (KCNJ5). Il “filtro” cosi’ funziona male, e anziche’ far solo uscire potassio, lascia anche entrare sodio”. L’alterazione di questi meccanismi comporta l’ingresso del calcio nelle cellule del tumore e quindi aumenta cronicamente la produzione di aldosterone, un ormone che aumenta la pressione arteriosa e, in presenza di un introito alimentare elevato di sale, danneggia cuore, reni e arterie.
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settembre 22, 2011
I farmaci beta-bloccanti, comunemente usati per trattare la pressione alta, possono giocare un ruolo fondamentale anche nel rallentamento di alcune gravi forme di tumore. Lo dimostra un nuovo studio pubblicato su Cancer Epidemiology, Biomarkers & Prevention.
Un team di ricercatori dell’Institute for Behavioral Medicine Research (IBMR) and the Comprehensive Cancer Center dell’Universita’ dell’Ohio, prendendo in rassegna migliaia di cartelle cliniche del Danish Cancer Registry, hanno mostrato che i pazienti con melanoma, i quali stavano al tempo stesso assumendo anche uno specifico beta-bloccante, hanno fatto registrare tassi di mortalita’ molto piu’ bassa rispetto ai pazienti che non avevano assunto il farmaco. Se i risultati saranno confermati da uno studio clinico, gia’ previsto, si tratterebbe di un importante trattamento adiuvante aggiuntivo per pazienti oncologici sottoposti a una prognosi infausta. “Il lavoro e’ iniziato sulla base di alcuni precedenti studi in cui abbiamo scoperto che alcune cellule tumorali hanno recettori a due specifici ormoni dello stress catecolamine – epinefrina e norepinefrina”, ha spiegato Ron Glaser, docente di Virologia molecolare, immunologia e genetica medica presso l’Universita’ dell’Ohio e direttore dell’IBMR.
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giugno 23, 2011
Misurare piu’ volte la pressione e fare una media dei valori ottenuti, e non affidarsi ai dati rilevati da una singola misurazione: e’ questa la strategia adatta per misurare la pressione nei soggetti ipertesi.
Ad affermarlo e’ uno studio pubblicato su Annals of Internal Medicine secondo cui i valori pressori cosi’ ottenuti sarebbero piu’ precisi: molti soggetti ipertesi possono infatti far rilevare, a una prima misurazione, valori alterati dovuti, ad esempio, all’ansia scatenata dalla visita medica.
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giugno 20, 2011
Addio ai vecchi manicotti per misurare la pressione. Grazie a una tecnica messa a punto in Olanda sara’ possibile usare gli ultrasuoni, con una procedura del tutto simile all’ecografia che permettera’ di avere dati su tutti i vasi sanguigni piu’ importanti.
Il metodo pubblicato dalla rivista Ultrasound in Medicine and Biology consiste nell’applicare il dispositivo alle varie parti del corpo, soprattutto nella zona della carotide, in modo da ottenere un’immagine nitida.
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aprile 19, 2011
In seguito al consumo di sale, le persone predisposte mantengono più facimente la temperatura corporea, a discapito del controllo della pressione
Una nuova ricerca della Case Western Reserve University School of Medicine e della Kent State University ha permesso di compiere un notevole passo in avanti nella comprensione dei meccanismi che determinano la correlazione tra consumo di sale e pressione arteriosa. Secondo i risultati dello studio, il cui resoconto è apparso sulla rivista Hypertension Research, il sale indurrebbe un aumento dei valori pressori perché renderebbe più difficoltoso per il sistema cardiovascolare regolare sia la pressione sanguigna sia la temperatura.
Da decenni, la ricerca medica sa cercando di chiarire in che modo i valori di pressione siano legati all’introito di sale. Alcuni individui, descritti come altamente sensibili, mostrano un incremento della pressione arteriosa, contrariamente alle persone in cui tale reazione fisiologica non si verifica.
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gennaio 22, 2011
In poco più di un decennio l’età media delle persone colpite da ictus si è abbassata di tre anni, passando dai 71,3 anni del 1993 ai 68,4 del 2005. Non solo, l’ictus sia diventato notevolmente più frequente nella classe di età tra i 20 e i 45 anni. La segnalazione viene da uno studio presentato nel corso dell’International Stroke Conference 2010, organizzata dall’American Stroke Association.
La ricerca è stata effettuata su pazienti dell’Ohio e del Kentucky, dei quali sono stati presi in esame i ricoveri tra il 1993 e il ’95, quelli del ’99 e quelli del 2005. Nel primo caso l’età media di insorgenza dell’ictus era di 71,3 anni, nel secondo era scesa a 70,9, mentre nel 2005 era 68,4. Nello stesso periodo di tempo la percentuale di persone tra i 20 e i 45 anni andata incontro a un ictus è passata dal 4,5% del 1993 al 7,3% del 2005. «Ciò che è veramente preoccupante – ha commentato Brett M. Kissela dell’Università di Cincinnati e primo firmatario della ricerca – è la proporzione di pazienti con un’età inferiore ai 45 anni. Cresce sia il loro numero in termini assoluti che in termini relativi».
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ottobre 16, 2010
Mangiare il cocomero abbassa la pressione sanguigna e protegge dalla preipertensione, che puo’ portare a malattie cardiache. Almeno questo e’ quanto emerso da uno studio della Florida State University pubblicato sull’American Journal of Hypertension. Gli aminoacidi trovati nella frutta migliorano le prestazioni delle arterie e abbassano la pressione sanguigna nei soggetti affetti preipertensione. L’assunzione di L-arginina, l’aminoacido essenziale per mantenere sana la pressione del sangue, come supplemento non e’ un’opzione per molti adulti ipertesi perche’ i suoi effetti secondari possono includere nausea, dolori di stomaco e diarrea. Al contrario lo studio sull’anguria non ha rivelato effetti negativi.
Il cocomero e’ ricco di L-citrullina, un aminoacido che viene convertito in L-arginina una volta all’interno del corpo. Gli scienziati hanno concluso che questo tipo di frutta “potrebbe prevenire la preipertensione e impedire che progredisca in ipertensione in piena regola, un fattore di rischio per infarti e ictus”. Secondo i ricercatori, tuttavia, anche l’assunzione di supplementi di L-citrullina puo’ ridurre la quantita’ di farmaci antipertensivi necessari per controllare la pressione sanguigna.
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