Posts tagged ‘poveri’

dicembre 23, 2013

Ma che Natale è?

ottobre 29, 2013

La luce in fondo al tunnel….un cazzo!

Istat: i poveri assoluti raddoppiati con la crisi, ora son cinque milioni

Poco meno di cinque milioni di italiani vivono in condizione di povertà assoluta. Un numero raddoppiato dal 2007. Prima dello scoppio della crisi finanziaria che ha portato il nostro paese ad una doppia recessione a distanza di due anni l’una dall’altra, i poveri assoluti, ovvero le persone che fanno fatica a soddisfare i bisogni essenziali, erano 2,4 milioni di italiani. Nel 2012 sono raddoppiati a 4,8 milioni, uno degli impatti più evidenti di questi anni di estrema difficoltà economica. Contestualmente è ulteriormente peggiorato l’indicatore di grave deprivazione materiale che aveva mostrato un deterioramento già nel 2011 e che è raddoppiato nell’arco di due anni. Come riporta il sito dell’agenzia Agi, “ quasi la metà dei poveri assoluti (2 milioni 347mila) risiede nel Mezzogiorno, erano 1 milione 828 mila nel 2011. Di questi oltre un milione sono minori con un’incidenza salita in un anno dal 7 al 10,3%. Nel primo semestre del 2013, secondo l’Istat il 17% delle famiglie dichiara di aver diminuito la quantità di generi alimentari acquistati e di aver scelto prodotti di qualità inferiore, 1,6% in più rispetto allo stesso periodo del 2012 e 4,9% in più dei primi sei mesi del 2011″. I dati sono stati forniti dal presidente facente funzione dell’Istat, Antonio Golini, succeduto all’attuale ministro del Lavoro Enrico Giovannini.

ottobre 9, 2013

Un grande PD.

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Il Pd ritira l’emendamento sulle case di lusso e io ribadisco vigna.

luglio 27, 2013

Un mondo più giusto.

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Il Papa nelle favelas.>

settembre 30, 2012

Crisi. Un milione di poveri in più in cinque anni.

Secondo un’analisi della Cgia di Mestre in meno di cinque anni in Italia la crisi avrebbe causato 988.000 nuovi poveri e quasi un milione e mezzo di nuovi disoccupati.

Ecco il conto, salat…Visualizza altro

Foto: Crisi. Un milione di poveri in più in cinque anni

Secondo un’analisi della Cgia di Mestre in meno di cinque anni in Italia la crisi avrebbe causato 988.000 nuovi poveri e quasi un milione e mezzo di nuovi disoccupati.

Ecco il conto, salatissimo, che la crisi fino a questo momento sta esigendo dal nostro Paese. Si tratta di 988.000 nuovi poveri, 1.247.000 disoccupati in piu’ e 421.000 nuovi cassa integrati. Si tratta dei dati divulgati da un’analisi effettuata dalla Cgia di Mestre, che ha anche sottolineato l’allargamento per certi versi spaventoso dell’area  del disagio sociale/economico presente nel Paese. La causa secondo la Cgia sarebbe la crisi economica che, a partire dal 2007, avrebbe aumentato a dismisura la povertà assoluta, i senza lavoro e i cassa integrati a zero ore, con il risultato che oltre a peggiorare le condizioni di vita delle fasce sociali piu’ deboli del Paese, questa situazione di difficolta’ ha fatto aumentare la spesa pubblica a sostegno di queste persone e diminuire i consumi. Tra il 2007 e l’anno in corso, i consumi reali delle famiglie italiane hanno registrato, secondo i calcoli dell’associazione, una flessione del 4,4%.”Visto che nel 2012 e’ prevista una contrazione del Pil attorno al 2,5%, mentre nel 2013 la caduta dovrebbe attestarsi attorno allo 0,2%  e’ evidente che l’area del disagio socio/economico e’ destinata ad allargarsi, soprattutto nel Mezzogiorno che, sino adesso, e’ stata la ripartizione geografica che ha subito maggiormente gli effetti negativi della crisi. In termini assoluti e’ stato il Sud ha segnare gli aumenti piu’ significativi sia delle sacche di poverta’ assoluta sia del numero dei nuovi disoccupati. Mentre spetta al Nordest, sempre analizzando la variazione in valori assoluti, l’aumento piu’ significativo del numero di lavoratori in cassa integrazione a zero ore”, ha spiegato il capo della Cgia, Bertolussi.”Cosi come ci segnala sovente l’Istat  la poverta’ assoluta tende ad aumentare nelle famiglie monoreddito con un alto numero di figli o in quelle dove la persona di riferimento non risulta occupata. Visto che ci troviamo di fronte ad una crisi che e’ legata in particolar modo al calo dei consumi, se non verranno prese delle misure che consentiranno di lasciare piu’ soldi in tasca alle famiglie italiane, difficilmente potranno ripartire gli acquisti, la produzione industriale e di riflesso l’occupazione”, ha concluso. La Cgia ha anche fatto notare come i dati relativi alla povertà assoluta si riferiscano in realtà al periodo che va dal 2007 al 2011.Per quanto concerne i dati relativi ai disoccupati, l’analisi della Cgia ha misurato la variazione avvenuta tra il 2007 e la media dei primi 6 mesi del 2012. Infine, il numero di cassa integrati e’ stato calcolato nel periodo compreso tra il 2007 ed i primi 8 mesi del 2012, ipotizzando un’assenza completa dal lavoro su tutto il lasso di tempo considerato.

http://tribunodelpopolo.com/2012/09/29/crisi-un-milione-di-poveri-in-piu-in-cinque-anni/
luglio 10, 2012

Reddito minimo di cittadinanza.

Certo che a sentirla così, l’idea del reddito minimo garantito sembra quasi una boutade estiva. Poi, però, parli con Maria Pia Pizzolante, 29 anni, precaria, combattiva portavoce di Tilt, una delle associazioni che in questi giorni promuove la raccolta di firme per introdurlo anche in Italia e tutto diventa più concreto e realistico. Soprattutto quando poi scopri che nella locomotiva europea, la potentissima Germania, esiste dal lontano 1961. E,a giudicare dai risultati, funziona benissimo. “Assieme alla Grecia, siamo il paese più arretrato sul terreno degli strumenti di sostegno al reddito”, spiega Maria Pia. “I cittadini che non hanno un lavoro vengono abbandonati, condannati all’esclusione e alla marginalità. In Danimarca, per esempio, la copertura sociale è del 53%, in Inghilterra del 57%”. E in Italia? Appena lo 0,53% dei cittadini gode di tutele legate al sostegno al reddito. Praticamente nessuno.
Eppure, non solo la Costituzione ma anche numerosi testi e  risoluzioni europee e internazionali richiamerebbero le nostre istituzioni a maggior senso di responsabilità. A partire dall’articolo 34 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Per non parlare, poi, di quella bella Dichiarazione Universale dei diritti umani del 1948  che riconosce ad ogni individuo il “diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà”.
Ma non sono solo i principi e le norme a sollecitare l’introduzione di questa misura di ultima istanza ma anche il buonsenso. E non solo perché sarebbe una misura antirecessiva ma anche perché, come spiega Maria Pia,“introducendo il reddito minimo i lavoratori uscirebbero dal ricatto, sarebbero liberi di dire no al lavoro nero, non avrebbero bisogno di rivolgersi al potentato locale per avere il ‘favore’, romperemmo così uno dei meccanismi più regressivi del nostro sistema: le clientele”.
Naturalmente, la tutela del reddito minimo (circa 600 euro al mese) da sola non basta. Occorre legarla, spiega Maria Pia, “ad un nuovo sistema di workfare e di formazione, al potenziamento e ad una maggiore integrazione dei servizi di collocamento. In altre parole, ad un sistema capace di offrire sbocchi occupazionali seri, che mettano la parola fine a quella vocazione tutta italiana al ricatto occupazionale: “Molti di noi – racconta Maria Pia – non vengono retribuiti nemmeno quando lavorano. Il reddito minimo ci aiuterebbe a cercare lavoro con più serenità perché a nessuno di noi piace stare con le mani in mano”.
Sì, però c’è un problema. Quanto costa allo Stato sostenere chi non lavora? “La proposta di legge per la quale stiamo raccogliendo le firme guarda anche alla compatibilità finanziaria di quest’operazione: non è una proposta velleitaria, le risorse ci sono, occorre solo redistribuirle meglio. Inoltre, il nostro testo individua scrupolosamente i requisiti e i coefficienti legati all’erogazione del reddito minimo”.
Certo, tra spending review e controriforme del lavoro, il periodo non sembrerebbe il più favorevole per dare vita ad un’ipotesi così avanzata che ci avvicinerebbe all’Europa ma soprattutto alla civiltà. Ma Maria Pia sembra fiduciosa: “Si avvicinano le elezioni e noi vorremo sentire parole chiare su questo tema”.
Intanto, decine di associazioni, partiti e movimenti hanno già aderito alla campagna, dal popolo viola al collettivo San Precario, da Sinistra e Libertà ai Giovani Comunisti. E nei territori cominciano a nascere i primi comitati locali: a Catania a Trieste a Salerno. Obiettivo? Raccogliere, sotto la proposta di legge, 50.000 firme entro dicembre.
Per aderire o per leggere i documenti qui il sito della campagna
giugno 7, 2012

Previsioni finanziarie.

Maggio 4, 2012

Spending che?

gennaio 8, 2012

Lasciate in pace i poveri ricchi.

novembre 2, 2011

Attenti ai nuclei clandestini!

Sacconi. Qui invece il rapporto della Caritas insieme alla Fondazione Zancan che rivela un incremento dei poveri tra le famiglie italiane.
Infine ci sarebbe questa. Ma nel 2008 dissero Unanimi (o quasi) e a “fuoco incrociato” dx-sx(?) che rappresentare la follia e la disperazione estrema non era politicamente corretto.