Lavoratori scortati dalla polizia per entrare in fabbrica. E’ quanto è accaduto in queste ore davanti allo stabilimento di Pomigliano d’Arco dove Fiom e Slai Cobas hanno indetto un sit in di protesta contro il primo sabato di recupero. La polizia ha usato la mano dura nei confronti di sindacalisti e lavorator…Visualizza altro
C’è stato il No Monti Day, mentre Silvio Berlusconi sproloquiava nella sua conferenza stampa – quella in cui non ha detto nulla, per intenderci. C’è stato, ed è stato sostanzialmente oscurato dai media come una notizia minore, complice un sabato pomeriggio dominato dall’attesa per qualche parola del Cav. da cui trarre una notizia maggiore, o anche solo una notizia qualsiasi, e invece niente. Ma la sensazione è che sarebbe stato trattato ugualmente senza alcun interesse, questo giorno di protesta in cui sono scese in piazza, secondo gli organizzatori, 150mila persone. C’erano le sinistre non rappresentate in parlamento. I No Tav. Reduci del Fu-Popolo-Viola, c’era il Comitato No Debito, delegati del Carbosulcis, di Fincantieri, di Pomigliano, Mirafiori e Melfi, precari, giovani, tutti contro la Troika della BCE-Commissione Europea-FMI e dunque contro il Governo di Mario Monti.
Nessuna parola sullo sciopero indetto dalla fiom per domani 28 gennaio da parte del PSI. Scrivere belle parole sulla Shoah è importante ma facile, anche se nobile da parte da chiunque provenga, ma stare dalla parte dei lavoratori senza porre condizioni è ben più importante.
La nuova Panda si farà a Pomigliano ma le monovolume si faranno i Serbia. Grazie dottor Marchione per aver salvato i posti di lavoro di Pomigliano. … e quelli di Torino?
Troppo cattivi i sindacati. Solo di Bonanni è buono. Non a caso il segretario della Cisl invece di incazzarsi se la prende con gli altri e afferma “Ma a qualche pezzo del movimento sindacale diciamo anche di smetterla con i polveroni che servono solo a produrre incertezze tra i lavoratori”. “Senza il problema di Pomigliano – spiega Marchionne – avremmo puntato sull’Italia. Dobbiamo poter produrre senza rischi di interruzioni”.
Che bei tempi quando si occupavano le fabbriche e si potevano prendere a calci in culo i sindacalisti felloni e i padroni.
Nell’incontro oggi a Torino l’azienda e le organizzazioni sindacali firmatarie dell’accordo hanno convenuto sulla necessità di dare continuità produttiva allo stabilimento e a tutto il sistema della componentistica locale. Alla riunione erano presenti, tra gli altri, il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, e l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne. Sacconi: ”Governo soddisfatto”. Uilm: ”Impegno forte di Fiat”. Speriamo che l’azienda e la Fiom, che si è dichiarata pronta a trattare trovino un intesa per salvare la legalità e i posti di lavoro.
“L’attuale gruppo dirigente campano di Sinistra Ecologia e Libertà, è frutto di un’assemblea volutamente celebrata in condizioni di clandestinità, senza la regolare adesione di tutte le forze regionali, per cui non rispecchia la vera identità del partito.” Queste le parole dure di Giancarlo Giordano che ieri al Centro Sociale di San Potito, nella giornata che avrebbe dovuto essere di battesimo per la nuova SEL, ha tuonato contro i vertici campani del partito. Quella dell’elezione del gruppo dirigente, dal Presidente al coordinatore al responsabile per i tesseramenti, sarebbe per cui secondo i “dissidenti” il frutto non di una regolare assemblea, piuttosto di una conventio ad excludendum, ovvero un’operazione di scientifica ripartizione delle cariche.
Il gruppo irpino, attraverso la firma di un documento politico, da parte di duecento tesserati pronti a dare l’eutanasia alla Sinistra democratica, per confluire in Sinistra ecologia e libertà vedrà la luce giovedì primo luglio, data concordata con la segreteria nazionale.
La decisione di aderire alla proposta dei vertici nazionali, di rinviare la costituzione della Federazione irpina di SEL per il primo luglio, è stata messa al voto ed approvata per motivi di buon senso, ossia l’invito a risolvere innanzitutto la situazione regionale. La questione di Pomigliano, viene messa sotto la lente d’ingrandimento, come metafora della dissolutezza e confusione politica dell’attuale gruppo dirigente abusivo o presunto tale, di SEL.
“Il leader nazionale del nostro movimento, ossia Vendola – spiega Giordano- era assolutamente contrario alle condizioni contrattuali proposte per i lavoratori della Fiat di Pomigliano. Il gruppo regionale campano invece ha deciso di accettare l’accordo.” “Con i diciotto turni settimanali, la flessibilità, le pause ridotte, si mettono in discussione i diritti fondamentali dei lavoratori –aggiunge Sergio Scarpa segretario provinciale Fiom- le conseguenze di questo accordo potrebbero essere catastrofiche.”
L’identità da ritrovare, costituirsi a livello provinciale con un gruppo dirigente, dare vita ad un partito nuovo che riconosca in Vendola il proprio leader. Ristrutturarsi per potersi riproporre quindi, questo l’obiettivo stabilito.
Il 40% di contrari all’accordo Fiat testimonia una spaccatura più che rilevante. La Fiat non si aspettava così tanti no. In tutto questo, la linea editoriale dei giornali che passa è quella della gioia per una vittoria che avrebbe salvato 5 mila posti di lavoro e 700 milioni di investimenti. E che si debba esultare per questo. Fabrizio Forquet, del Sole24ore, è ancora più esplicito:
Si può anche alzare il livello dello scontro (senza minacce, però) urlando il mancato rispetto di diritti fondamentali dei lavoratori ed evocando la violazione di principi costituzionali. Ma se poi un’ampia maggioranza di quei lavoratori sottoscrive l’intesa, bisogna saper fare autocritica. Non si vota in massa contro propri diritti fondamentali. E la tesi del ricatto non tiene.
Qui è la realtà che si impone. E la realtà non fa ricatti. Semplicemente esiste. Imponendo alle donne e agli uomini di buona volontà di tenerne conto.
Il lavoro è una necessità prioritaria, è ovvio. Ma il fatto che delle famiglie si trovino con la pistola puntata alla tempia e che per questo accettino una qualsiasi forma di accordo non autorizza nessuno ad esultare per il risultato ottenuto, pur se voluto direttamente (si, ora sono tutti amanti di questa forma di consultazione) da quelle famiglie stesse. Ha scritto su Repubblica Adriano Sofri:
La famigerata “anomalia” di Pomigliano è perciò largamente pretestuosa: serve a far passare per una cruna il cammello del conflitto sociale e dei diritti sindacali. Un precedente prossimo c’è, ed è l’Alitalia: anche lì era facile trovare le anomalie, e fare piazza pulita delle norme.
Ma è il suo ragionamento finale quello che aiuta a vederci meglio, che descrive alla perfezione il tunnel dentro cui si rischia di finire e dal quale occorrerebbe fuggire prima possibile:
I 10 minuti in meno di pausa – su 40 – la mezz’ora di mensa spostata a fine turno, e sopprimibile, lo straordinario triplicato – da 40 a 120 ore – e una turnazione che impedisce di programmare la vita, sono già un costo carissimo. Aggiungervi le limitazioni allo sciopero e il ricatto sui primi tre giorni di malattia è una provocazione o un errore, di chi vuole usare Polonia e Cina per insediare un dispotismo asiatico in fabbrica qui, quando la speranza è che l’anelito alla dignità e alla libertà in fabbrica faccia saltare il dispotismo in Cina.