Posts tagged ‘peptide’

marzo 22, 2013

Cancro: peptide derivato dal pesce può rallentare formazioni metastatiche.

Ricercatori identificano un  derivato dal che è in grado di rallentare la diffusione delle metastasi e la crescita del 

Dai pesci un aiuto nella lotta contro il .
I ricercatori statunitensi della Facoltà di Medicina dell’Università del Maryland sono riusciti a individuare un , o , contenuta nel merluzzo del Pacifico che sarebbe attiva contro il .peptide tfa 261x300 Cancro: peptide derivato dal pesce può rallentare formazioni metastatiche

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista PNAS e, in particolare, si è scoperto che questo  chiamato (Thomsen-Friedenreich Disaccharide) che si trova in questa  del merluzzo, può inibire la diffusione delle metastasi e lo sviluppo del della prostata – oggetto dello studio. Tuttavia, l’ può essere attivo anche contro altre forme di  o .

«L’uso di prodotti dietetici naturali con attività antitumorale è un settore importante ed emergente della ricerca – spiega Hafiz Ahmed, professore di biochimica e biologia molecolare presso l’UM e scienziato dell’Istituto per l’ambiente marino e la tecnologia (IMET) – Capire come funzionano questi prodotti potrebbe consentire di sviluppare alimenti che fungono anche da terapie contro il  e agenti per l’immunoterapia».

La possibilità di avere delle armi efficaci contro le cosiddette metastasi – ossia quel processo di invasione dei tessuti circostanti il  e la migrazione attraverso il sangue e i vasi linfatici che è speso causa di morte dei pazienti oncologici – è più che auspicabile. E, secondo quanto emerso dallo studio, potenzialmente fattibile.
Per fare un esempio, il  alla prostata (oggetto dello studio) si diffonde in genere ai polmoni, le ossa e il fegato.

 

 

agosto 18, 2012

Cervello: dotato di meccanismo smaltimento rifiuti e autopulente.

Maggio 28, 2012

Tutti i poteri benefici del curry sul nostro sistema immunitario.

Una ‘tuttofare’. Il curry incassa un’altra recensione in suo favore: questa volta arriva da uno studio Usa che svela un’altra dote di uno degli ingredienti del condimento usato da centinaia di anni.

 

Ricercatori dell’Oregon State University hanno scoperto che la può provocare un modesto ma misurabile incremento dei livelli di una proteina ritenuta strategica per l’immunità innata, aiutando a prevenire nell’uomo e in altri animali. Si tratta del (), che aiuta il sistema immunitario a respingere batteri, e , anche se il nostro organismo non li ha mai incontrati prima.
Finora questa capacità di aumentare i livelli del in questione era nota per la vitamina D. La scoperta di un meccanismo alternativo in grado di influenzare o accrescere il , spiegano gli scienziati in uno studio pubblicato sul ‘Journal of Nutritional Biochemistry’, potrebbe aprire nuove vie alla ricerca sul fronte della nutrizione e della farmacologia.

luglio 24, 2010

Test diagnostici meno esosi con nuove tecniche e senza costosi anticorpi.

Dal laboratorio del Nobel Sharpless  in molti test diagnostici sarà possibile sostituire il ricorso ai costosi e delicati anticorpi con peptidi stabili e altamente selettivi ottenuti grazie a una nuova tecnica di sintesi

L’identificazione di specifiche proteine in un preparato biologico viene oggi spesso eseguita ricorrendo all’uso di anticorpi. La tecnica, per quanto efficace, presenta tuttavia diversi inconvenienti, come il costo e la scarsa stabilità degli anticorpi stessi.

Ora, come viene riferito sulla rivista “Angewandte Chemie” un gruppo di ricercatori del California Institute of Technology (Caltech) e del Scripps Research Institute diretti da K. Barry Sharpless, premio Nobel per la chimica nel 2001, e James R. Heath hanno sviluppato un protocollo che consente la produzione rapida ed economica di composti altamente stabili, costituiti da brevi catene di peptidi, che sono in grado di legare una particolare proteina con un’affinità e una selettività estremamente elevate.

Lo scorso anno Heath e colleghi avevano sviluppato un’apparecchiatura di diagnostica medica delle dimensioni di un vetrino da microscopio, l’Integrated Blood-Barcode Chip, che può separare e analizzare rapidamente decine di proteine presenti in una goccia di sangue.

“Ciò che ci limitava nella capacità di esaminare diciamo 200 proteine con il barcode chip è il fatto che gli anticorpi sono instabili e costosi” spiega Heath. “Così abbiamo cercato di sviluppare degli equivalenti degli anticorpi, che chiamiamo agenti di cattura delle proteine, che potessero legarsi a esse con alta affinità e selettività, e che fossero capaci si superare questo test: metterne una scorta nel portabagagli di una macchina ad agosto a Pasadena e, un anno dopo, ritrovarli ancora funzionali.”

Per ottenere il risultato i ricercatori hanno sfruttato la tecnica di “in situ click chemistry” introdotta proprio da Sharpless nel 2001, che permette la costruzione passo passo a partire da piccoli frammenti peptidi capaci di legarsi a una proteina di interesse.

giugno 26, 2010

Anticorpi artificiali: successo con tossina delle api.

 

Anticorpi di “plastica”, efficaci e resistenti, sono stati progettati e realizzati da un gruppo di ricercatori dell’Università della California a Irvine, che ne hanno dato notizia in un articolo pubblicato sul Journal of the American Chemical Society.

Le minuscole particelle polimeriche, del diametro di un cinquantamillesimo di capello umano, sono state progettate per adattarsi e “incapsulare”, inattivandole, le molecole di melittina, un peptide presente nel veleno delle api che provoca la rottura delle cellule con cui viene in contatto.

Le particelle polimeriche sono state preparate con la tecnica di “imprinting molecolare”: alla melittina sono stati fatti aderire una serie di monomeri plastici che poi sono andati a legarsi in una lunga catena. Una volta terminato questo processo di “solidificazione” è stata rimossa la molecola di melittina ottenendo una nanoparticella in cui erano presenti una serie di cavità conformate sulla struttura della molecola velenosa.

Una volta iniettato il preparato in topi a cui era stata in precedenza somministrata una elevata dose di melittina, le nanoparticelle sono andate a intercettare e avvolgere le molecole della sostanza tossica, riuscendo a catturarle prima che potessero esplicare completamente la loro azione e riducendo drasticamente il numero di decessi fra i topi esposti alla melittina.

“Non era ancora mai stato dimostrato che degli anticorpi sintetici potessero essere realmente efficaci e svolgere la propria azione una volta iniettati nel sistema circolatorio di animali viventi. La tecnica potrebbe essere utilizzata per produrre nanoparticelle plastiche in grado di combattere le tossine e i batteri più letali”, ha detto Kenneth J. Shea, che ha diretto la ricerca.

A differenza degli anticorpi prodotti da organismi viventi e attualmente utilizzati nella pratica clinica, questi anticorpi sintetici possono essere prodotti in laboratorio a basso costo, un vantaggio ancor più esaltato dal fatto che la loro “data di scadenza”, ossia il periodo di tempo per cui sono efficaci una volta prodotti, è molto più lunga.(liqidarea)