Posts tagged ‘Paul Krugman’

novembre 9, 2021

Fare economia seguendo nuovi modelli Teorici. ( da uno scritto di Paul Krugman.

di Alberto Angela

Ormai dovremmo avere compreso che i premi Nobel per l’economia vengono assegnati per la ricerca sostenuta con studi condotti su diverse discipline e su lungo termine, premi assolutamente non assegnabili a quella parte di economisti che preferisce i dibattiti dei talk show per esporre le proprie tesi, le quali non hanno necessariamente molta attinenza con il momento politico. Per questo ci si potrebbe aspettare che la disconnessione tra i due momenti sia particolarmente qualificante quando il premio viene assegnato principalmente per lo sviluppo di nuovi metodi di ricerca e determinano nuove discipline di pensiero. Il riferimento è all’ultimo premio Nobel, assegnato a David Card, Joshua D. Angrist e Guido W. Imbens, leader nella ” rivoluzione della credibilità ” – un cambiamento nel modo in cui gli economisti usano i dati per valutare le teorie che hanno travolto il modo di condurre ricerche ed elaborare tesi sull’economia lontane dalla generazione passata. Seguendo questo metodo si scopre, nondimeno, che la rivoluzione della credibilità è estremamente rilevante per i dibattiti attuali. Gli studi che utilizzano il nuovo approccio hanno, in molti casi, anche Fare se non in tutti, rafforzato l’argomento per un ruolo dei Governi più attivo nell’affrontare la disuguaglianza.

Gli economisti generalmente, per la naturale caratteristica del loro lavoro teorico esclusivamente di ricerca, non possono fare esperimenti controllati: tutto ciò che possono fare è osservare. E il problema con il tentativo di trarre conclusioni dalle osservazioni economiche è che in un dato momento e luogo possono accadere molte cose sulle quali essi devo indagare e studiare. Prima della “rivoluzione della credibilità”, gli economisti cercavano fondamentalmente di isolare gli effetti di particolari politiche o altri cambiamenti utilizzando elaborati metodi statistici per controllare altri fattori. In molti casi è tutto ciò che gli economisti possono fare. Ma qualsiasi tentativo del genere è valido solo quanto lo possono essere i controlli sui risultati, e in genere c’è spazio infinito per la disputa sui risultati stessi per le diverse modalità di raccolta ed elaborazione e per la messa a punto di una tesi.

Negli anni ’90, tuttavia, alcuni economisti si sono resi conto che esisteva un approccio alternativo, quello di sfruttare gli “esperimenti naturali”, cioè situazioni in cui i capricci della storia forniscono qualcosa di simile al tipo di sperimentazione controllata che i ricercatori potrebbero voler condurre ma non possono. L’esempio più famoso è la ricerca che David Card ( economista Canadese ) ha condotto insieme al compianto Alan Krueger sugli effetti del salario minimo . La maggior parte degli economisti credeva che l’aumento del salario minimo riducesse l’occupazione. Ma questo è vero? Nel 1992 lo stato del New Jersey deliberò di aumentare il suo salario minimo, mentre la vicina Pennsylvania no. Card e Krueger si resero conto che potevano valutare l’effetto di questo cambiamento di politica confrontando la crescita dell’occupazione nei due stati dopo l’aumento dei salari, essenzialmente usando la Pennsylvania come controllo per l’esperimento del New Jersey. Il risultato della scoperta fu che l’aumento del salario minimo ebbe un effetto negativo molto scarso o nullo sul numero di posti di lavoro, un risultato confermato poi da molti altri casi . Questi risultati giustificano non solo l’aumento dei salari minimi, ma a sono irrilevanti. Nel complesso, quindi, la moderna economia basata sui dati tende a sostenere politiche economiche più attive: aumentare i salari, aiutare i bambini e aiutare i disoccupati sono tutte idee migliori di quanto molti politici sembrino credere. Ma perché i fatti sembrano supportare un’agenda progressista? La risposta principale è che in passato molte persone influenti si sono servite di argomenti economici che potrebbero essere usati per giustificare un’elevata disuguaglianza. Non possiamo aumentare il salario minimo, perché ciò ucciderebbe i posti di lavoro; non possiamo aiutare i disoccupati, perché ciò danneggerebbe i loro incentivi a lavorare; e così via. In altre parole, l’uso politico della teoria economica tende ad avere un pregiudizio di destra, sicuramente politicamente conservatrice. Ma ora abbiamo prove che possono essere utilizzate per verificare questi argomenti, e alcuni di quelli contrari a queste tesi non reggono. Quindi la rivoluzione empirica in economia mina la saggezza convenzionale di destra che aveva dominato il discorso. In questo senso, le prove risultano avere un pregiudizio liberale e conservatore. Ancora una volta, la ricerca onorata da questo Nobel non è politica, ma ha importanti implicazioni politiche. E la maggior parte di queste implicazioni favorisce uno spostamento politico a sinistra.

novembre 21, 2013

Krugman spiega la “trappola dell’euro”.


L’Economista Paul Krugman ha parlato della cosiddetta “trappola dell’euro” con toni molto polemici, accusando cioè l’austerity e la cura scelta dall’Ue di essere una vera e propria gabbia.

L’Euro era sicuramente una grande opportunità per tutti, ma oggi, a distanza di anni dall’inizio di quell’idea, possiamo dire che qualcosa è andato storto. Paul Krugman,Visualizza altro

novembre 11, 2013

LA INTERPRETAZIONE CORRETTA DI KRUGMAN DELLA DECISIONE DELLA BCE DI ABBASSARE IL TASSO DI SCONTO

 Paul Krugman - New York Times Blog

Just an obvious point that I’m not sure enough people have been making: Mario Draghi’s surprise rate cut is, in effect, a repudiation of the nascent triumphalism of Europe’s austerians.

Those who follow these things probably noticed that just a few weeks ago the austerians — Olli Rehn in particular, but many others too — were hailing signs of a bit of economic growth this quarter as vindication of their policies for the past four years. Yes, it was silly — I mean, I could keep hitting myself in the head, then slow the pace of the punishment,and I would start to feel better. Does this mean that hitting myself in the head was good for me?

Still, there it was. But then the ECB took a look at more relevant indicators: unemployment still rising, core inflation dropping below 1 percent (Japan here we come). And it seems to have gotten very worried.

Put it this way: the ECB wouldn’t be slashing rates if it thought Europe had turned the corner.

ottobre 6, 2013

La Germania, manipolatrice di valuta.

Paul Krugman – Il popolo tedesco si illude che beneficerà notevolmente nel liberarsi dai “pigri” abitanti del sud
Riprendendo il recente libro di Ian Fletcher, in uno dei suoi ultimi post sul suo blog sul New York Times “The Coscience of a liberal” Paul Krugman sostiene come i grandi surplus accumulati dalla Germania la rendono una manipolatrice valutaria.
L’e…Visualizza altro

Maggio 29, 2013

Reinhart & Rogoff attaccano Krugman ma inciampano nei dati sull’Italia.

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Si infiamma la polemica tra Paul Krugman da una parte  e Reinhart e Rogoff dall’altra. Al centro della discussione, proprio il nostro paese. Pubblichiamo un articolo comparso sul sito del Center for Economic and Policy Research di Washington.

di David Rosnick da Cepr.net 

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Maggio 21, 2013

Giappone, le luci e le ombre dell’Abenomics: più Keynes o più Friedman?

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L’Abenomics, la dottrina economica del premier giapponese Shinzo Abe, fa discutere il mondo. Il primo trimestre del 2013 ha segnato una crescita (annualizzata) del +3,5% del Pil. Due dati positivi sono evidenti: il primo è il calo della disoccupazione (4,1%) e il secondo è la svalutazione dello Yen (-30% rispetto al dollaro) che aiuta a trainare le esportazioni. Eppure l’indice delle attività composito, un indicatore dello stato di salute dell’economia reale, continua a mostrare segni di debolezza significativi.  Il rischio, paventano molti, è che l’espansione monetaria in atto stia sì ridando fiducia, ma che essa si stia riversando principalmente sui mercati finanziari (la Borsa di Tokyo macina rialzi record ogni giorno) e non sull’economia reale, con il rischio di creare nuove bolle. A tale proposito tuttavia occorre rilevare che i capitali, invece che fluire, stanno fuggendo dal Giappone, attratti dai rialzi dei titoli di stato dei paesi deboli dell’Europa. Mentre negli ultimi giorni si è assistito ad un improvviso rialzo degli interessi sui titoli di stato giapponesi, quelli dei PIIGS sono in calo. Se questo è un vantaggio per noi per i minori interessi, dall’altro è il sintomo di un incipiente massiccio indebitamento con l’estero che, un giorno non troppo lontano, potrebbe chiederci il conto, riproducendo la crisi dei debiti sovrani dalla quale apparentemente sembriamo in lenta guarigione.

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aprile 9, 2013

Krugman: “Quali sarebbero i meriti della Thatcher?”

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di Paul Krugman

Ci saranno presumibilmente molti commenti su Margaret Thatcher nel corso dei prossimi giorni, anche se probabilmente non come il “Reagasm” [gioco di parole tra “Reagan” e “orgasm”, ndt] del 2004. E ci saranno, in particolare, molte affermazioni circa il fatto che la Thatcher ha trasformato la moribonda economia britannica. Ma è giusto?

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marzo 27, 2013

Krugman: “Cipro lasci l’euro. Ora”

Paul-Krugman-218x218 (1)di Paul Krugman, da krugman.blogs.nytimes.com

Un corrispondente che stimo mi ha (gentilmente) sfidato a dire chiaramente quello che penso dovrebbe fare Cipro – lasciando da parte tutte le domande relative realismo politico. E ha ragione: mentre io penso che sia OK passare la maggior parte del mio tempo su questo blog entro i limiti del politicamente possibile, e basandosi su una combinazione di ragionamenti e ironia per spingere quei limiti nel corso del tempo, una volta ogni tanto dovrei solo affermare categoricamente che cosa avrei fatto se ne avessi la possibilità.

Per cui, ecco: sì, Cipro dovreb

marzo 2, 2013

Un voto contro l’austerità, ma senza prospettive.

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Per capire cosa è successo in Italia bisogna guardarla dall’estero. Ieri Paul Krugman spiegava che il nostro paese avrebbe votato Berlusconi e Grillo per protestare contro l’austerità di Monti. Oggi il Financial Times riprende lo stesso concetto: “Gli italiani arrabbiati dicono basta all’austerità”. E “basta” è scritto nella lingua di Dante, per sottolineare la sua perentorietà.

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gennaio 1, 2013

Due modi diversi di fare il banchiere centrale.

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Chiudiamo l’anno con la segnalazione di due articoli sui differenti comportamenti delle banche centrali in Europa e negli Stati Uniti. Un tema che tornerà sicuramente alla ribalta durante il 2013.

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