Di Beppe Sarno
Si avvicina la Pasqua. Essa è la festa fondamentale per i cristiani, perché celebra la resurrezione di Cristo dopo la sua morte sulla croce. Tanti sono i personaggi che girano attorno alla morte di Gesù. Il finto democratico Pilato, i sacerdoti del tempio, il popolo che fece la scelta scellerata, i soldati romani, tra cui spicca quello che infilò la lancia nel costato del Cristo crocifisso, le pie donne e tanti altri, alcuni presenti nei vangeli o altri raccontati diversamente. Fra questi certamente un posto di riguardo è stato da sempre riservato agli apostoli. Pietro il primo pontefice, Giovanni l’evangelista, il primo della classe, Tommaso l’uomo del dubbio e via via gli altri per finire a Giuda.
Giuda il turpe, Giuda il traditore. Fin da ragazzi nelle scuole, al catechismo, nelle raffigurazioni, ci hanno insegnato che Giuda era il prototipo della perversione e del tradimento. Giuda era l’uomo che si è macchiato del peccato più abominevole perché aveva tradito il maestro. Si dice “il bacio di Giuda” per indicare il tradimento per eccellenza. Personaggio enigmatico che compare alla ribalta solo per quel bacio, per il pagamento dei trenta denari e per la sua morte avvenuta in assoluta disperazione e solitudine. Eppure Gesù amava questo discepolo, che nelle narrazioni non viene mai alla ribalta, rimanendo quasi nascosto rispetto agli altri. Eppure quanto di Giuda c’è in ognuno di noi? Quante volte siamo stati assaliti dal dubbio se rispettare un patto o venire meno ad una parola data? Quante volte ci siamo vergognati per una piccola infamia, che non avremmo voluto commettere? Giuda che amava Cristo, che lo aveva seguito conquistato dal suo messaggio, rischiando la morte e che malgrado tutto questo riesce a tradirlo per poi sprofondare in un abisso di disperazione tanto grande da volere la morte.
Ecco quindi che Giuda diventa personaggio centrale della narrazione evangelica. Nel domandarci quali sono state le motivazioni che hanno spinto Giuda a tradire il suo maestro dobbiamo domandarci come molti hanno fatto prima, perché Dio ha creato un uomo che potesse indossare l’abito del traditore. Sembra che la figura di Giuda sia stata creata per dare risalto agli altri personaggi del racconto evangelico, come per dire se c’è Giuda ci sono anche gli altri che sono invece personaggi positivi. Nello stesso tempo Giuda contraddice il messaggio evangelico della misericordia e del perdono. Più è abietto Giuda e migliori sono gli altri. Ma perché Giuda ha tradito? Per denaro? Perché ad un certo punto ha creduto che fosse giusto? Perché ha avuto un ripensamento sulla validità del messaggio di Cristo? Perché il suo essere ebreo ha preso il sopravvento rispetto alla nuova fede che predicava Gesù?
I Vangeli parlano della passione e morte di Gesù come di una vicenda umana dove l’elemento soprannaturale è sottinteso, ma non immediatamente percepibile. Anche l’ultima cena è rappresentata in maniera umana dove gli apostoli e lo stesso Cristo non recitano un copione già scritto, bensì vivono una vicenda intrisa di umanità che ancora oggi, dopo duemila anni, ci commuove.
Allora perchè Giuda? Se Giuda è il cattivo, il preverso per eccellenza il traditore, allora dove finisce la misericordia, il perdono? Gesù lo ha chiamato amico e gli ha detto: “Amico, per questo sei qui!” (Mt 26, 50).
Ma gli ha anche detto “Ecco la mano di chi mi tradisce è con me sulla tavola. Il figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell’uomo dal quale è tradito” Lc. 22.21.-22.
Dov’è la misericordia in queste frasi?
Molti hanno risposto che Giuda fosse un predestinato, perché senza Giuda non si poteva compiere la vicenda di Cristo per come ci è stata narrata nei vangeli, ma è pur vero che probabilmente se Giuda non avesse tradito Gesù, lo avrebbe fatto un altro. Ma non può essere questa la risposta.
La salvezza promessa da Gesù non gli spettava. “Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?” Matteo 26. 14-16). “Giovanni 6.51-70. Gesù sapeva “Eppure uno di voi è il diavolo”
Se il tradimento di Giuda era necessario al compimento della morte e risurrezione di Gesù, lo si può veramente ritenere colpevole di quello che ha fatto? In fondo, il suo comportamento risponde a un disegno divino: come può allora Dio condannarlo?
Quel disegno poteva compiersi in mille altri modi. La letteratura sul tradimento di Giuda è sterminata e per questo per avere le risposte che una prova a darsi non ci si può discostare dal Vangelo.
Gesù non poteva essere tradito da un quivis de populo, bensì doveva essere tradito da uno dei suoi uomini. Secondo Giovanni Gesù fin dall’inizio dice a Cafarnao scacciando alcuni aspiranti discepoli “perché non credevano” e poi soggiunge “non ho forse scelto io voi, i dodici? Eppure uno di voi è il diavolo” ed è sempre Giovanni a spiegare “ Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota; questi infatti stava per tradirlo, uno dei dodici.” Durante l’ultima cena Gesù dice a Giuda “quello che devi fare fallo al più presto!”Contraddizioni irrisolte ancora oggi.
Matteo, Marco e Luca definiscono Giuda come un traditore “quello che poi lo tradì”, ma Pietro negli “atti degli apostoli dice “”fratelli, era necessario che si adempiesse ciò che nella scrittura fu predetto dallo Spirito santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù. Egli era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero”. In Pietro sembra leggersi Giuda appunto come il predestinato, colui che deve compiere una missione perché si deve compiere il destino di Gesù. In queste affermazioni di Pietro c’è una sorta di assoluzione nei confronti di Giuda perché compie una specie di atto dovuto. Non è Cristo che definisce Giuda amico (filoi) e nello stesso tempo afferma “amici sono detti coloro che faranno ciò che io vi comando” (Giov. 15.14)
Allora Giuda era il traditore o il prescelto? O era stato prescelto perché tendenzialmente traditore’? E’ il libero arbitrio che è in gioco. Se Giuda era un predestinato viene negato il libero arbitrio; ma se Giuda tradisce per sua volontà e vien punito con la morte e con la perpetua condanna allora la nostra fede non è la fede del perdono e della misericordia. Qual è la verità?
In Giovanni viene raccontato un altro episodio in cui si narra di Gesù che andato a Betania fu omaggiato del lavaggio dei piedi con olio profumato di nardo da parte di Maria. Giuda criticò il fatto sostenendo che quell’olio poteva esser venduto e i soldi dati ai poveri e Gesù rispose “Lasciala fare perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri li avrete sempre con voi, ma non sempre avrete me.”(Giov. 12.1-8) Giovanni critica Giuda perché era lui che teneva la cassa e lo definisce ladro che non capisce che l’amore per Gesù viene prima di ogni cosa.
Alcuni hanno visto in questo gesto di Giuda una sua disillusione perché diversamente da quanto predicato si sprecavano soldi per un fatto voluttuario : Subito dopo infatti ”di conseguenza uno dei dodici, Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti.”(Matteo 26.14). Dolore, rassegnazione, delusione.
Però alcuni teologi hanno fatto notare che nei vangeli vien usato il verbo “paradidomi” ed il verbo significa “consegnare” ed ancora che solo Luca definisce Giuda traditore.
Gesù dice ““Amico, per questo sei qui!” (Mt 26, 50).
Secondo il cd. Vangelo di Giuda un testo ritrovato in epoca recente Gesù sarebbe puro spirito sofferente perché incarnato. E’ chiaro che questo testo ci presenta un Giuda diverso “tu sarai maggiore tra loro poiché sacrificherai l’uomo che mi riveste.” Così Giuda diventa l’amico che libera Gesù dalla sua natura umana.
Scrive Giovanni: venne la luce, ma gli uomini preferirono le tenebre. Forse Giuda non era necessario, ma è necessaria la morte e resurrezione di Gesù causate dal rifiuto dell’umanità alla salvezza proposta dal Padre. ma il Padre ne fa tesoro e con quella morte ci salva.
Giuda, il traditore, è stato prescelto dalla Divina Provvidenza, per il suo gesto proditorio? Potrà mai essere perdonato, visto che uno avrebbe dovuto tradire Gesù, perché il Figlio di Dio venisse crocifisso per la salvezza dell’umanità)?
Fu Giuda l’unico traditore? Come giudichiamo Pilato che messo di fronte ad una scelta si rimette al popolo ebreo, e come giudichiamo il popolo che lo aveva acclamato e poi sceglie Barabba?
“Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato si penti e riportò le trenta monete d’argento ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo “Ho peccato perché ho tradito il sangue innocente.” Ma quelli dissero “che ci riguarda veditela tu!”
La morte disperata di Giuda è la certificazione di un fallimento di un uomo che aveva creduto in un progetto, se ne era innamorato, ma ha poi creduto di veder fallire questo progetto non per colpa sua, ignorato dai compagni, è incapace di andare avanti ed incapace di tornare indietro. I sacerdoti che lo avevano pagato non avevano più bisogno di lui, lo disprezzavano, gli apostoli gli sembravano nemici, il futuro gli si era sciolto fra le mani: Giuda era come paralizzato fra un presente orribile ed un futuro oscuro e perciò aveva capito che il destino si era compiuto. Nella letteratura e nella pittura forse la disperazione di Giuda viene messo in evidenza con estrema efficacia perché è la disperazione di Giuda che diventa l’elemento centrale della narrazione.
Perché gli apostoli non si sono ribellati? Perché non hanno impedito che questo disegno si avverasse in questo modo così tragico per il loro maestro? Si può dire perché questo era deciso! E allora se questo era deciso perché Giuda si precipita verso il suicidio senza un ripensamento, senza un dubbio, senza pensare che ci poteva essere una via d’uscita.
Alcuni hanno visto in Giuda la rappresentazione dell’intero popolo d’Israele; condannando Giuda andava condannato l’intera fede ebraica. Ma questa interpretazione oggi è stata per fortuna ripudiata. Francesco e gli altri pontefici che lo hanno preceduto hanno assunto posizioni nette affermando che il cristianesimo non è la negazione dell’ebraismo.
E allora si torna alla domanda di partenza è possibile che Cristo abbia abbandonato Giuda senza possibilità di perdono? Cristo invoca la misericordia del padre dicendo “perdona loro perché non sanno quello che fanno”? Perché Giuda non dovrebbe rientrare in questo “Loro”?
Cristo parla a Giuda con dolore, ma anche con amore; in lui non c’è la condanna per il gesto del discepolo, ma rassegnazione. Il destino di entrambi sta per compiersi da un parte la crocefissione, dall’altra il suicidio. E’ un’umanità dolente che si confonde come una metafora dell’intero genere umano.
Dante colloca Giuda nella Giudecca e vedendo Lucifero esclama “Oh quanto parve a me gran meraviglia quand’io vidi tre facce a la sua testa!”. La testa centrale che è rossa divora appunto Giuda In questa estrema fossa infernale dove è esclusa ogni parvenza di umanità e la faccia di Lucifero appare rossa perché metafora del sangue versato da Cristo, e di quello stesso che Giuda versò di sè, suicidandosi; rossa come la vergogna peggiore del genere umano, che Giuda incarna e sembra destinato ad incarnare in eterno, rossa necessariamente è la faccia di Lucifero, che lo divora per l’eternità, in un processo di eterna assimilazione a sè stesso.
Terribile Dante!
Eppure diventa difficile giudicare Giuda perché oltre ad essere il predestinato si potrebbe pensare come qualcuno ha fatto perchè è stato stesso Gesù che ordina a Giuda di ‘tradirlo’, al fine salvare tutti gli altri, e non solo gli apostoli, da sicura morte. “Non giudicate, per non essere giudicati: perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati e con la misura con cui misurate sarete misurati”.
Invece nei secoli la tradizione dei teologi ha sempre condannato Giuda come il traditore, mentre chiunque si sia misurato con il dramma di Giuda abbia espresso i giudizi più contrastanti.
Il Noi come cristiani possiamo perdonare il gesto di Giuda senza affermare che va assolto perché era un predestinato e quindi senza colpa?
Questa teoria non può reggere Giuda: ha tradito per sua scelta sapeva di tradire e lo ha voluto. Si è poi pentito. Il pentimento fa parte della cultura cristiana mentre nella tradizione classica, quella greca per intenderci, non esiste il pentimento esiste invece l’espiazione: pensiamo a Edipo. Invece fin nella Bibbia ebraica esiste il perdono come prova della misericordia di Dio.
Non è vero che il padre corre a braccia aperte a perdonare il figliol prodigo? Non è vero che Satana nel dottor Faust di Mann nel sottoscrivere il contratto afferma “Il peccato quando è talmente enorme da far sì che il peccatore profondamente disperi della salvezza, è la vera teologia della salute?” Quindi Giuda crede di aver commesso un crimine imperdonabile ed è invece la gravità del crimine che lo salva. La disperazione si trasforma e salva Giuda.
Se Giuda non potrà essere mai perdonato dove finisce il rapporto fra la libertà dell’uomo e il piano della Divina Provvidenza? A questa domanda risponderei con un’omelia di Don Mazzolari il quale afferma “vedete Giuda, fratello nostro! Fratello in questa comune miseria e in questa sorpresa! Povero Giuda. Una Croce e un albero di un impiccato. Dei chiodi e una corda. Provate a concordare queste due fini. Voi mi direte “muore l’uno, muore l’altro” Io però potrei domandarvi qual è la morte che voi eleggete, sulla croce come il Cristo, nella speranza di Cristo, o impiccati, disperati, senza niente davanti. Perdonatemi se questa sera che avrebbe dovuto essere di intimità io vi ho portato delle considerazioni così dolorose, ma io voglio bene anche a Giuda, è un mio fratello Giuda. Pregherò per lui anche questa sera, perché io non giudico io non condanno; dovrei giudicare me, dovrei condannare me. Io non posso pensare che anche per Giuda la misericordia di Dio, questo abbraccio di carità, quella parola “amico” che gli ha detto il signore mentre lui lo baciava per tradirlo, io non posso pensare che questa parola non abbia fatto strada nel suo povero cuore. E forse l’ultimo momento, ricordando quella parola e l’accettazione del bacio anche Giuda avrà sentito che il Signore gli voleva ancora bene e lo riceverà fra i suoi di là. Forse il primo apostolo che è entrato insieme ai due ladroni.” Dante, il mio mito, esce sconfitto da queste parole.
Parole forti: “Giuda nostro fratello” e “Giuda è anche in noi.” Su questo bisogna riflettere per capire se possiamo accettarlo e per capire chi siamo.
E chi siamo noi per non perdonare Giuda?