Un gruppo di scienziati della South Dakota State University stanno studiando i meccanismi per cui una sostanza derivata dal corallo del Mar Rosso potrebbe contribuire a curare il cancro della pelle. Lo studio ha continuato un precedente lavoro del professor Chandradhar Dwivedi il quale indicava che un composto di una sostanza chiamata sarcophine-diol, può essere isolato dal corallo soffice del Mar Rosso. Il nuovo studio indica che è possibile utilizzare questa sostanza nella prevenzione del cancro della pelle.
Helicobacter pylori: provoca ulcere ma ha anche una proteina in grado di ‘riparare’.
È un batterio bifronte, quello che scatena l’ulcera, ma grazie a una ricerca italiana la sua presenza nello stomaco non è più soltanto una cattiva notizia. L’Helicobacter pylori produce infatti una proteina capace di riparare le lesioni, sia quelle sulle pareti dello stomaco sia quelle di cornea e pelle. La scoperta dell’Università di Napoli Federico II, è pubblicata sulla rivista internazionale Journal of Immunology. «Questo effetto benefico – spiega perchè l’Helicobacter pylori convive con l’organismo umano da almeno 50.000 anni: era verosimile che facesse anche qualcosa di utile», ha detto il coordinatore dello studio, Gianni Marone. Si spiega anche perchè questo batterio continua ad essere così fedele all’uomo da colonizzare lo stomaco di metà della popolazione mondiale, trasmettendosi da persona a persona.
La proteina capace di curare l’ulcera prodotta dal batterio si chiama Hp2-20. «Sembra essere efficace non soltanto nel curare le ulcere dello stomaco, ma anche quelle di cornea e pelle – ha spiegato Marone. Grazie a queste sue proprietà – aggiunge – la proteina potrebbe diventare in futuro un farmaco biologico», e c’è già un brevetto da parte del Centro Interdisciplinare per le Scienze immunologiche di base e cliniche dell’università Federico II.
DAI POMODORI ITALIANI UNA PILLOLA PER IL CUORE – il licopene.
I pomodori italiani aiuteranno a sconfiggere le malattie cardiache. Un nuovo farmaco, sviluppato dalla Cambridge Theranostics, utilizza una forma di ‘licopene’, un antiossidante normalmente contenuto nei pomodori, per impedire l’ostruzione delle arterie e per liberarle dal colesterolo cattivo. Gia’ da tempo si sapeva, secondo quanto riportato dal quotidiano britannico ‘Daily Mail’, che il licopene da’ ai pomodori il loro caratteristico color rosso e che aiuta prevenire infarti e malattie cardiache. Tuttavia, non tutto il licopene presente in un pomodoro e’ utilizzabile dal corpo umano, che e’ capace di assorbirne solo una parte. Il licopene si presenta infatti in due ‘isomeri’, cioe’ in due forme differenti della stessa molecola: la forma ‘trans’, della quale i pomodori rossi sono ricchi ma che e’ difficile da assorbire, e la forma ‘cis’, molto piu’ facile da utilizzare per il corpo umano.
La varieta’ di pomodoro utilizzato dai ricercatori inglesi nell’ultimo studio si chiama pomodoro tangerino, ha un bel colore arancio, si coltiva in Italia ed e’ ricco del licopene ‘buono’, facile da assorbire. Il nuovo farmaco derivato da questi pomodori e’ una pillola chiamata ‘Ateronon’ e sara’ presentato oggi a Londra in un convegno internazionale di cardiologi. Gli studi finora svolti hanno dimostrato che e’ capace di ridurre il colesterolo ‘cattivo’ del 90 per cento nell’arco di due mesi; ulteriori test clinici si svolgeranno presso l’Addenbrooke’s Hospital in Cambridge e alla Harvard Medical School negli Usa.
Studi italiani sul ‘fegato grasso’ – Silibina per fermare la steatosi.
Completato l’arruolamento dei pazienti, a breve i risultati che confermino l’efficacia del Realsil nel contrastare la progressione di steatosi in steatoepatite e fibrosi.Copenhagen, 23 aprile 2009 – Le principali malattie del fegato per quattro giorni sotto osservazione dagli epatologi europei. Gli esperti riuniti al Congresso EASL (European Association for the Study of the Liver) si confrontano sulle più diffuse patologie che minacciano la salute di questo organo e le armi per rallentarne i danni. Tra i temi la steatosi epatica, o fegato grasso, che interessa oltre 20 milioni di italiani. Ne soffre il 20% dei bambini in soprappeso, il 25% della popolazione adulta normale, il 40-100% dei pazienti con diabete di tipo II, il 20-80% dei dislipidemici e il 30-70% dei pazienti affetti da epatite da HCV (virus dell’epatite C). Per arginare questa vera e propria emergenza è stata testata per la prima volta su 181 pazienti la silibina, veicolata in una nuova forma (fitosoma) al fine di favorirne la biodisponibilità. “L’arruolamento dei pazienti nello studio multicentrico, randomizzato in doppio cieco, di fase III è ormai concluso – spiega il direttore medico Carlo di Manzano -. Ora dobbiamo aspettare solo i risultati dell’analisi statistica, ma siamo molto fiduciosi. Lo studio ha valutato l’efficacia di Realsil (Ibi Lorenzini), costituito dall’associazione di silibina estratta dal cardo mariano, fosfolipidi e vitamina E, nel migliorare il danno epatico in pazienti con fegato grasso non alcolico in presenza o meno di infezione da HCV.” E continua: “la steatosi può essere solo il primo passo verso una steatoepatite, infiammazione che rende più sensibili le cellule epatiche, gli epatociti, alla morte cellulare programmata (apoptosi) e alla necrosi. Di conseguenza anche alla cirrosi (che colpisce il 3% della popolazione) che assieme al carcinoma epatico ogni anno miete circa 50.000 vittime”.