Vinicio Capossela ha deciso di mettere in piedi un album titanico, gigantesco e inafferrabile come il grande leviatano. Si tratta di un concept sul tema del mare, delle onde, delle profondità abissali, di chi sul mare vive, ama, rischia la vita, batte le pinne nella schiuma e i remi sull’acqua. Il doppio album è stato registrato in giro, tra Milano, New York, Ischia,
Creta, Roma, Barcellona. Tra i musicisti, tantissimi, gente come Marc Ribot, Ares Tavolazzi, Greg Cohen.
È una stiva piena di casse che contengono le cose più diverse: si va dalla canzone stupidina sulle sirene alla teatralità messianica della caccia a Moby Dick, dall’Odissea ai pirati, alle poesie di Saffo, agli dei greci, Tiresia e la madonna dei naviganti. Vinicio non ha paura di essere romantico, di usare parole auliche, suonare lirico, ispirato, sopra le righe, sciocco e serio. È una forma di libertà buona, generosa, che tira dentro tutto, non si risparmia e se deve strafare lo fa con gusto