Il doping ‘gonfia’ i muscoli ma peggiora le prestazioni sessuali dell’uomo. L’assunzione di androgeni, B-bloccanti, diuretici e stimolanti per aumentare le energie e la resistenza, porta infatti ad un peggioramento del desiderio sessuale, alla disfunzione erettile e ad alterazioni della capacità riproduttiva come oligozoospermia e azoospermia, ovvero la riduzione o l’assenza completa di spermatozoi nel liquido seminale. E’ quanto emerge da alcune ricerche in campo sportivo e riproduttivo discusse all’università di Roma Foro Italico al meeting ‘Incontri educativo-formativi sul tema della fertilità’, organizzato dal Dipartimento di medicina sperimentale, sezione di fisiopatologia medica ed endocrinologia dell’università Sapienza di Roma in collaborazione col ministero della Salute, all’interno del progetto di sensibilizzazione dei giovani sul tema della fertilità ‘Accademia della fertilità’.
“Il recupero funzionale dell’asse ipotalamo-ipofici-gonadi dopo inibizione da steroidi androgeni anabolizzanti – sottolinea Andrea Lenzi, docente di endocrinologia alla Sapienza – può richiedere anche un anno”. Allo stesso modo, lo sport fa bene alla fertilità maschile fino ad un certo punto. Se si esagera con gli allenamenti, infatti, si può rivelare un’arma a doppio taglio. Negli atleti maschi che praticano attività fisica intensa e protratta nel tempo, come nei corridori ‘long distance’, nei maratoneti e nei ciclisti, la concentrazione di testosterone nel sangue è spesso nei limiti inferiori della norma e, in rapporto a chi non è allenato, è più bassa di circa il 40-70%. Il calo di testosterone può indurre ad ipogonadismo, disfunzione erettile e calo del desiderio sessuale.
Doping per massa muscolari: aspetto da macho, ma cilecca tra le lenzuola.
Ricreati in Italia tessuti muscolari in laboratorio.
E’ nato in laboratorio, si chiama X-MET (eX-vivo Muscle Engineered Tissue: tessuto muscolareingegnerizzato ex-vivo) e gia’ promette bene: non solo rappresenta un modello ideale per studiare la biologia muscolare limitando l’utilizzo di modelli animali, ma si dimostra essere un buon “pezzo di ricambio” per rimpiazzare ilmuscolo danneggiato a causa di traumi o dimalattia. X-MET e’ il frutto di una ricerca tutta made in Italy, condotta da Antonio Musaro’ (Istituto Pasteur e Sapienza Universita’ diRoma) in collaborazione con Zaccaria Del Prete (dipartimento di ingegneria meccanica presso i laboratori dell’Universita’ romana). Il lavoro e’ pubblicato su Scientific Reports.
Uno dei piu’ ambiziosi obiettivi della scienza medica di oggi e’ quello di sfruttare la “malleabilita’” delle cellule staminali per rigenerare tessuti persi o malfunzionanti.Nonostante i notevoli passi avanti fatti in questo campo, l’utilizzo delle cellule staminaliper ricostruire il tessuto muscolare deteriorato incontra ancora molteplici difficolta’ – principalmente a causa delle ridotte chances di sopravvivenza che queste cellule hanno una volta introdotte nell’organismo da curare. L’ingegneria dei tessuti, nata anche per aggirare queste limitazioni, si occupa di costruire tessuti ex-vivo a partire da biomateriali e cellule sia staminali sia non staminali. Grazie ai progressi fatti in questo campo sono stati avviati i primi studi clinici per riparare danni alla pelle, alla cartilagine, ai vasi sanguigni e ai tessuti epatico e renale. In campo internazionale si lavora per ingegnerizzare anche un tessuto, estremamente complesso, come quello muscolare e, oggi, importanti risultati giungono dai ricercatori di Roma.
“Con il nostro lavoro – ha spiegato Antonio Musaro’ – abbiamo generato in vitro untessuto muscolare vascolarizzato, che abbiamo chiamato X-MET, in grado di ricapitolare la complessita’ morfologica, funzionale e molecolare del muscolo in vivo”. Per costruire ilmuscolo in provetta i ricercatori hanno fatto ricorso a diversi “mattoni”.
Durante lo sviluppo, infatti, per poter generare in maniera corretta i tessuti, le cellulestaminali hanno bisogno di istruzioni ben precise che vengono fornite dall’ambiente circostante, formato dall’insieme delle cellule vicine. Per fare il muscolo, gli studiosi hanno percio’ utilizzato, insieme alle staminali, un “cocktail” di cellule proprie del muscoloscheletrico.
Muscoli ringiovaniti con cellule staminali: studio britannico.
12:13 am | E’ possibile, almeno nei topi, far ringiovanire i muscoli che invece con il passare dell’eta’ perdono sempre piu’ tono e volume. Lo ha scoperto uno studio del King’s…
28 settembre 2012 / Leggi tutto »
Caffeina e potenziamento muscolare: più forza anche nella terza età.
La caffeina aiuta i muscoli ad essere più forti. E’ questo quanto è emerso durante il convegno della Society for Experimental Biology svoltosi nei giorni scorsi a Salisburgo (Austria), durante il quale sono stati presentanti i risultati di uno studio condotto all’Università di Coventry (Regno Unito). La scoperta, che si aggiunge all’effetto della caffeina sulla resistenza muscolare, potrebbe offrire una nuova strategia, basata sull’assunzione di questa sostanza stimolante, per aiutare i muscoli a mantenersi forti anche nella terza età, riducendo, così, il rischio di cadute e di infortuni che possono pregiudicare significativamente la qualità della vita delle persone più anziane.
I ricercatori britannici si sono concentrati proprio sui differenti effetti della caffeina nelle diverse fasi della vita. Per farlo hanno utilizzato come modello due diversi muscoli dei topi, quello del diaframma e l’estensore lungo delle dita, testando le loro prestazioni prima e dopo il trattamento con caffeina. E’ stato, così, scoperto che questa sostanza aumenta soprattutto la forza dei muscoli adulti, mentre il suo effetto sul tessuto muscolare più giovane e
Dalle bucce di mele nuovo strumento per combattere l’obesità.
Secondo uno studio dell’universita’ dell’Iowa effettuato sui topi, le sostanze contenute nelle bucce delle mele sarebbero in grado di amplificare il consumo di calorie. Gli studiosi americani hanno osservato un gruppo di roditori da laboratorio; meta’ degli animali ha ricevuto un supplemento di acido ursolico, contenuto in grandi quantita’ nella buccia di mela, nella loro dieta ad alto contenuto di grassi. Ebbene, i topi la cui dieta includeva l’acido ursolico mangiavano piu’ cibo rispetto a quelli a cui non era stato somministrato il supplemento, senza alcuna differenza a livello di attivita’ fisica tra i due gruppi. Nonostante cio’, i topi trattati con acido ursolico guadagnavano meno peso e il loro livello di zucchero nel sangue rimaneva quasi normale.
Esercizio fisico: come modifica il DNA dei muscoli.
Attraverso una serie di modificazioni epigenetiche, l’attività fisica è in grado di stimolare l’espressione di alcuni geni all’interno delle cellule dei muscoli scheletrici che portano a un migliore adattamento allo sforzo. Una simile variazione si verifica anche con l’ingestione di caffeina.
Che l’esercizio fisico faccia bene alla salute è un fatto noto e dimostrato innumerevoli volte. Difficile tuttavia immaginare che l’effetto positivo arrivi fino a un livello biologico fondamentale come quello genetico, come invece ha riscontrato una nuova ricerca – illustrata sulle pagine della rivista “Cell Metabolism” – che ha scoperto come anche pochi minuti di esercizio possano produrre, in persone inattive ma in buona salute, un cambiamento immediata del DNA.
Ovviamente, il codice genetico codificato dalla sequenza nucleotidica delle cellule muscolari non cambia con l’esercizio: le modificazioni riguardano altri aspetti chimici e strutturali del DNA e sembrano rappresentare i primi eventi di una riprogrammazione genetica dei muscoli che ha lo scopo di variare il metabolismo celluare e, in ultima istanza, aumentare la forza e la resistenza muscolare.
Il gene che ‘ripulisce’ la cellula dai rifiuti.
Mettere alla porta i rifiuti della cellula? Ci pensa un gene: a dimostrarlo e’ uno studio pubblicato sulla rivista Developmental Cell e coordinato da Andrea Ballabio, direttore dell’Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) di Napoli e del laboratorio Telethon presso il Jan and Dan Duncan Neurological Research Institute di Houston.
In condizioni normali, spiegano i ricercatori, tutte le nostre cellule sono dotate di veri e propri ”spazzini molecolari”, i lisosomi, che garantiscono un corretto smaltimento delle sostanze di scarto prodotte dal metabolismo grazie a un ampio corredo di enzimi detossificanti. Ci sono pero’ delle malattie ereditarie, quelle da accumulo lisosomiale, in cui a causa di un errore nel Dna questo processo non si verifica correttamente.
Di conseguenza, i rifiuti non vengono smaltiti e si accumulano nei lisosomi, portando nel tempo le cellule alla morte: un fenomeno che si osserva anche in patologie degenerative molto piu’ comuni come Alzheimer e Parkinson o semplicemente nel corso dell’invecchiamento. Leader nel mondo in questo settore, Ballabio e il suo team hanno scoperto nel 2009 un gene, chiamato TFEB, capace di fare da direttore d’orchestra di tutto il processo di smaltimento dei rifiuti cellulari. A partire da questo risultato, che si e’ meritato le pagine di Science, i ricercatori partenopei si stanno chiedendo come sfruttarlo per fermare l’accumulo di sostanze tossiche ed evitare cosi’ i danni ai diversi tessuti – muscoli, fegato, occhi, sistema nervoso – a cui si assiste in queste gravi patologie. ”Parallelamente, grazie a una sofisticata strumentazione disponibile al Tigem, andremo a caccia di farmaci – dice Ballabio – capaci di indurre la fusione dei lisosomi con la membrana, attivi su TFEB ma anche su altri attori di questa via metabolica che stiamo via via scoprendo. E’ emozionante vedere come della nostra ricerca di base stiano nascendo prospettive concrete da applicare alla terapia delle malattie genetiche, che rimane sempre la nostra missione in quanto ricercatori Telethon”
Sarcopenia: allarme ‘muscoli deboli’ per cinque milioni di italiani
Muscoli degli italiani sotto la lente con la campagna nazionale itinerante ‘Più forza nella vita’, un tour che toccherà con check-up gratuiti 8 città della Penisola per informare i cittadini sulla sarcopenia.
E’ il nome tecnico della perdita progressiva e generalizzata di massa muscolare e forza fisica, che inizia a manifestarsi dai 40-50 anni e aumenta con l’età fino a colpire il 30% degli ultra 60enni e il 50% degli over 80: più di 5 milioni di italiani. Molti già a 50 anni hanno perso il 10% della massa muscolare; entro i 70 anni il deficit supera il 30%, col risultato che la sarcopenia rappresenta la principale causa di invalidità e debolezza nell’anziano. ‘Più forza nella vita’ – prima iniziativa del genere nel nostro Paese, sostenuta da Abbott e presentata oggi a Milano – partirà da Torino per poi far tappa a Milano, Brescia, Bologna, Pescara, Bari, Roma e Latina. Un team di esperti del Centro di medicina dell’invecchiamento del Policlinico Gemelli di Roma salirà su un camper e viaggerà lungo lo Stivale, per misurare con test specifici la forza e l’efficienza muscolare degli italiani. L’obiettivo è informare soprattutto gli over 60 sulla sarcopenia e sul modo per prevenirla e combatterla: un’alimentazione completa e bilanciata, se necessario l’uso di supplementi nutrizionali ad hoc e una regolare attività fisica. “
Botulino: rughe spianate ma viene a mancare tonicita’ nei muscoli.
Pieghe del viso ‘stirate’, ma muscoli meno tonici. Impoveriti di fibre, colonizzati dal grasso. Questo è il rischio che, almeno secondo uno studio canadese, potrebbero correre le donne schiave del botulino antirughe. In sintesi il ‘dolce veleno’, soprattutto se usato spesso, potrebbe causare una perdita di massa muscolare anche lontano dal punto del corpo dove è stato iniettato. Ad avvertire chi non riesce a scendere a patti con lo specchio è un gruppo di scienziati dell’università di Calgary, autori di una ricerca pubblicata sul ‘Journal of Biomechanics’. Gli esperimenti riguardano i topi, ma secondo gli studiosi il pericolo è reale anche per l’uomo.(liquidarea)