Posts tagged ‘migranti’

aprile 12, 2020

Coronavirus: che mondo ci aspetta?

di Alberto Benzoni

Che tipo di mondo, che tipo di società avremo, quando il coronavirus (scusate la battuta; nei momenti difficili e dolorosi il cazzeggio può servire) “avrà esaurito la sua spinta propulsiva”? Una nuova, e terribile, era dei torbidi, come quella che seguì la prima guerra mondiale? Oppure un nuovo e più avanzato ordine mondiale; quello costruito e durato per decenni all’indomani della seconda?

Proviamo un po’ tutti a rifletterci sopra. Un esercizio che consiglio anche a chi, come me, è un anziano a rischio e quindi confinato in casa e con tutto il tempo possibile a sua disposizione.

Cominciamo a dire che non ci sarà nessun ritorno al vecchio ordine. Il famoso “ordoliberismo” è morto. E non risorgerà. Hanno cominciato a ucciderlo la crisi economica, quella dei migranti, Trump e il relativo grande disordine internazionale, l’ossessione securitaria unita alla tentazione militarista. Lo colpirà definitivamente, e al cuore, la pandemia. Mentre le classi dirigenti preposte alla sua difesa, leggi essenzialmente quelle europee, stanno annaspando in una specie di terra di nessuno incapaci sia di difendere il vecchio che di vedere il nuovo.

Chi abbiamo, a questo punto, al suo capezzale? Medici riuniti a consulto? Direi proprio di no. Piuttosto, come nei romanzi dell’ottocento, eredi che si guardano in cagnesco, ognun contro l’altro armati.

Politicamente parlando tra di loro non c’è partita. Almeno qui e ora. A dominare la scena la destra populista; quella che ha costruito tutte le sue fortune sulla filosofia della quarantena e sulla costruzione del nemico esterno. E che oggi constata (per non dire auspica…) che il coronavirus giochi definitivamente a favore della sua visione del mondo: non foss’altro perché ha colpito, divina sorpresa, tre paesi considerati, per diversi motivi, pericolosi per sé e per gli altri, come Cina, Iran e Italia.

Sul campo per ora, c’è solo lei. Almeno in Europa. Classi dirigenti impotenti e in stato confusionale. Una sinistra socialista che non ha ancora finito di vergognarsi di esserlo.

All’interno delle nostre società la partita è, invece, tutta aperta. E ci può portare nelle più diverse direzioni. Varianti dell’era dei torbidi che seguì la prima guerra mondiale, come abbiamo ricordato all’inizio; oppure, in riferimento agli esiti della seconda, nuove e più avanzate forme di organizzazione della vita collettiva, e a ogni livello.

A favore della prima ipotesi il fatto che il flagello, così come accadde nel 1914, ci abbia colto completamente di sorpresa, ponendoci di fronte a problemi che pensavamo di aver risolto una volta per tutte. E, forse ancora di più, il fatto che la cultura dominante – individualismo, privatismo, competizione, conflitti a somma zero, totale asservimento ( caso tipico di servitù volontaria…) al pensiero unico, pigrizia intellettuale – ci rende del tutto incapaci di gestire la crisi.

Però, la nostra situazione non è quella del 1914. E, se è per questo, nemmeno a quella del 1945. Le classi dirigenti della cosiddetta “belle èpoque” non riuscivano neanche a concepire un mondo in cui il capitalismo potesse, anzi dovesse venire a patti con la democrazia e in cui le classi subalterne potessero essere protagoniste della vita politica e non più chiuse nell’alternativa perdente tra subalternità e rivolta. Così come non erano nemmeno sfiorate dall’idea che lo stato e il pubblico diventassero centrali per lo sviluppo dell’economia e della società.

Per altro verso, per i partigiani sulle nostre montagne come per la classe dirigente rooseveltiana (i protagonisti estremi di una lunga gamma di figure), il futuro faceva già parte del presente; insomma delle ragioni e delle speranze in nome delle quali la guerra al fascismo era stata combattuta e vinta. Al punto di aprire la strada alla costruzione di quel mondo che appena trent’anni prima non si riusciva nemmeno a immaginare.

Noi viviamo una situazione intermedia. Perché quel mondo fa parte del passato; di più di un passato che, con una sorta di criminale stupidità, abbiamo pensato di cancellare e senza pagare dazio. In un processo distruttivo che sembrava non avere mai fine: portando gli autoproclamati vincitori della storia in una sorta di cieco autocompiacimento; e confinando gli sconfitti in un ghetto di disfattismo paralizzante.

Ma, con l’arrivo del cavaliere dell’Apocalisse, questo passato torna d’attualità; e non per merito di qualcuno ma per forza propria. E con esso, un futuro diverso dall’attuale: il pubblico, il ruolo dello stato e la sua autorità, la solidarietà, la società, la spesa pubblica e le sue priorità, la cooperazione tra i popoli e le nazioni, il dialogo, l’immagine di un comune destino.

Tutti squarci di luce. A identificare una via d’uscita. E una prospettiva di reazione individuale e collettiva, politica e civile alla barbarie che rischia di travolgerci.

La partita è aperta. In tutti i sensi. E in una corsa drammatica tra diffusione del morbo (accompagnata dalla distruzione della società) e la capacità di quest’ultima di combatterlo e di rinnovarsi.

Per vincerla occorrerà reinventare tutto: schieramenti, alleanze, politiche, idee forza strumenti. E non sarà affatto facile.

Ma questa è l’unica partita che meriti di essere condotta. Tutto il resto è noia.

agosto 2, 2018

E’ solo un gerundio!

VADE RETRO GERUNDIO

L'immagine può contenere: una o più persone, bambino, oceano, spazio all'aperto e acqua
L'immagine può contenere: 1 persona, con sorriso
L'immagine può contenere: 1 persona, con sorriso, oceano, acqua e spazio all'aperto
agosto 1, 2018

Lazar,migranti? Non lasciamo a populisti

Le elezioni europee del 2019 saranno un banco di prova, si gioca una partita importantissima per le sorti dell’Europa che potrebbe uscirne rafforzata o disgregata”. Così in un colloquio con l’ANSA il politologo francese Marc Lazar, ospite di punta del festival letterario “7Sere7Piazze7libri” in programma fino al 5 agosto a Perdasdefogu, in Ogliastra. “Lo scontro forte – argomenta Lazar – sarà tra Macron, che vuole rilanciare il processo di unificazione dell’Europa, e Salvini, che si presenterà a nome dei populisti per cercare di disgregarla con l’obiettivo di rinazionalizzare le politiche”. Lo studioso vede con interesse l’esperimento del governo giallo-verde. “C’è un elemento che unisce le due anime – spiega – benché divergano su tanti aspetti e benché gli interessi del loro elettorato siano quasi contrapposti: il filo rosso è la sovranità nazionale, l’Italia prima dell’Europa”.

luglio 29, 2018

La democrazia è a rischio!

 

 

+++ LA DEMOCRAZIA MALATA +++

Non sono ancora passati 2 mesi dall’insediamento del Governo Conte (“Conte”… si fa per dire, ovviamente) e già possiamo vedere gli straordinari effetti del cambiamento. Perché sì, un cambiamento c’è stato, eccome se c’è stato.
Ma in peggio, molto in peggio.

Ed a farne le spese è il processo democratico, quello che rappresenta la base del nostro Stato.

Vediamo insieme le innumerevoli ferite che questa maggioranza ha portato alla democrazia:

SAVIANO. Saviano dichiara la sua forte opposizione a questo Governo. Viene minacciato di togliergli la scorta (consegnandolo di fatto nelle mani dei sicari della camorra). Non contento di questo, il Ministro dell’Interno lo denuncia. Salvini, forte della sua immunità, lo denuncia addirittura in quanto Ministro ( si sa che Salvini parla, a seconda di come gli fa comodo, da cittadino, da ministro, da leader della Lega, da leader del centrodestra, da padre, cugino, zio,affine di terzo grado…).

MIGRANTI. Tema scottante di questi primi due mesi. Si sono infrante tutte le leggi internazionali che si potevano infrangere, compresa la Convenzione di Ginevra. I viaggi della disperazione sono stati definiti “crociere” da Salvini, e sempre lui ha definito la loro condizione una pacchia.
Ha chiuso i porti perfino alle navi italiane (!), minacciato le navi delle ONG e i loro equipaggi, creato crisi diplomatiche con la Francia, la Spagna, la Tunisia, l’UE.
Soprattutto, pesano sulla coscienza di questo Governo i morti, bambini compresi, che si sarebbero potuti salvare.

DECRETI LEGGE: Il Ministro Di Maio ha sostenuto un decreto legge di cui non conosce gli effetti. Quando si è accorto che sarebbe bastato leggere ciò che aveva firmato, ha accusato i vertici dell’INPS di aver modificato nottetempo il decreto. Scoperto che non poteva essere così, ha cambiato versione e accusato il Presidente dell’INPS di remare contro il Governo, invocandone le dimissioni.

LIBERTÀ DI CULTO. L’Italia si trasforma da Paese Laico a Paese confessionale, con l’obbligo di esporre il crocifisso nei luoghi pubblici.
A chiederlo non è il Papa, ma vuole imporlo Salvini, il che dovrebbe bastare a qualsiasi cattolico per indignarsi della strumentalizzazione che viene fatta di questo simbolo religioso. D’altronde, è più semplice obbligare chiunque a seguire una religione, piuttosto che risolvere i problemi del Paese.

ATTACCO AL PARLAMENTO. Casaleggio, proprietario della piattaforma Rousseau e “azionista di maggioranza” dei 5 stelle, dichiara l’inutilità del parlamento, che a Suo dire dovrebbe scomparire.
Durante il referendum Costituzionale piovvero insulti ai promotori della riforma, perché prevedeva la trasformazione del Senato e l’istituzione del monocameralismo. Oggi, nessuno della maggioranza ha osato fiatare e contraddire Casaleggio sulla cosa più eversiva che si potesse sostenere.

MINACCE DI ARRESTI. Nel suo delirio di onnipotenza, l’onnipresente Ministro Salvini si è ad un certo punto sostituito alla Magistratura, invocando le manette e rifiutandosi di far sbarcare persone, qualora non fossero state arrestate.
È dovuto intervenire il presidente Mattarella per risolvere la situazione.

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO. In barba a qualsiasi norma costituzionale , il Presidente del consiglio è sparito dalla scena politica, privato dei suoi poteri, che vengono esercitati dai due vicepremier. Dovrebbe indirizzare la politica del Governo, è ridotto ad uno “yes man” imbarazzante (“posso dire…?” – “No!”).

FAKE NEWS e ATTACCHI SOCIAL: continua l’ondata di fake news (bufale) a sostegno delle iniziative governative, senza soluzione di continuità. Chi dissente, invece viene insultato e minacciato.

RIMBORSI. La Lega deve rimborsare 49 milioni di Euro agli Italiani. Si rifiuta di farlo, in barba alle sentenze. E il Movimento 5 stelle accondiscende convinto.
Finita l’era dell’onestà appena appoggiato il culo su una poltrona.

FAMIGLIA. Attacco spudorato da parte del ministro Fontana alle coppie di fatto e alle famiglie arcobaleno, nuovamente riportate ad essere cittadini di serie B.

In tutto questo, abbiamo anche visto la sottosegretaria all’economia Castelli non saper rispondere in commissione ; abbiamo visto Toninelli spiegarci che i porti si chiudono, perché è “per il loro bene”; abbiamo visto il ministro Savona indagato per usura e difeso da Di Maio, abbiamo visto il parlamento fermo perché il Governo non produceva nulla di nulla.
Naturalmente, non abbiamo visto redditi di cittadinanza, non abbiamo visto flat tax, non abbiamo visto diminuire il prezzo della benzina, non abbiamo visto nulla di nulla di sensato.

Il tutto, in un crescente clima di odio verso le opposizioni, cercando di spaccare il paese il più possibile per i propri fini propagandistici.

Ormai questa non è più opposizione: questa è Resistenza!

Stefania Gander

(foto da: adnkronos.com)

febbraio 14, 2015

Strage al largo di Lampedusa, 29 migranti morti di freddo.

dicembre 27, 2014

Ius Soli

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E così Salvatore nacque. La vignetta di oggi su il manifesto.

gennaio 13, 2014

Siamo tutti clandestini.

de-andre-pescatore-migrante-NUOVA-il-manifestoE ieri alle 21.00, al Teatro Comunale “Dario Vittori” di Guidonia Montecelio io, Nicola e Come una specie di sorriso. Tavole e racconti, sulle canzoni di Fabrizio De Andrè. La vignetta-tavola è oggi su il manifesto.

dicembre 28, 2013

e non è blasfema.

Una storia di Silvestro Montanaro, ispirata alla mia vigna/illustrazione.
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Quell’anno il feroce dittatore della Palestina scateno’ le sue milizie speciali tra la popolazione. Voleva ribadire il suo potere di vita e di morte assoluto. Un terribile bagno di sangue. In tanti fuggirono altrove in cerca di un po’ di pace e di futuro. Anche Giuseppe, il falegname, e la sua giovane e bella moglie Maria scelsero di abbandonare quella terra popolata dall’odio. Giuseppe aveva dei parenti che erano emigrati verso le terre della Grande Roma. Ne dicevano un gran bene. Giuseppe immaginava che non fosse proprio cosi’, ma di restare in Palestina non se ne parlava proprio. Erode, il dittatore, era potentissimo, anche grazie ai suoi amici nella Grande Roma ai quali consentiva grandi affari sulle risorse della sua terra. Non c’era modo di cacciarlo via e con Erode al potere, l’unica certezza erano morte e miseria. Si misero in viaggio con le loro povere cose e portarono con se Ahmed, il giovane fratello di Maria. Attraversarono il deserto per poter raggiungere un porto da cui imbarcarsi verso Grande Roma. Soffrirono la sete ed un caldo che levava il fiato. Nei momenti piu’ difficili Maria guardava Giuseppe e lui le sorrideva. Lei faceva altrettanto e ritrovavano le forze per andare avanti. Incontrarono una piccola oasi e quella che doveva essere una piacevole tregua in quel mare di difficolta’ si trasformo’ in un terribile incubo ad occhi aperti. Una banda di predoni li colse nel sonno e li derubo’ di ogni cosa. Non contenti, poi, violentarono Maria. Giuseppe ed Ahmed fecero di tutto per salvarla. Giuseppe fu massacrato di botte, ad Ahmed spararono ad una gamba. Il nuovo giorno li ritrovo’ di nuovo in marcia nel deserto. Laceri nel corpo e nell’anima. Maria non aveva piu’ il coraggio di cercare gli occhi di Giuseppe. Lui l’abbraccio’ e la chiamo’ “il mio piccolo purissimo fiore”. Proseguirono e raggiunsero una citta’. Ad Ahmed tagliarono la gamba ferita. Era andata in cancrena e non aveva un soldo per poterla curare diversamente. Per poter pagare chi li avrebbe portati oltre il mare Giuseppe per alcuni mesi lavoro’ ovunque fosse possibile e accetto’ ogni umiliazione. Maria comincio’ ad ingrassare. Meglio ancora, le crebbe la pancia. Piangeva e stava a capo chino, piena di vergogna. Giuseppe una sera le ando’ vicino. Le carezzo’ il bel viso e diede un bacio a quel ventre che scalpitava dolcemente. “Nostro figlio nascera’ nella Grande Roma” e Maria trovo’ la forza di un nuovo sorriso.
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dicembre 25, 2013

Il Natale secondo Feltri.

Dopo le polemiche dei giorni scorsi in seguito alle dichiarazioni del segretario della Lega Matteo Salvini, l’editoriale di oggi diVittorio Feltri va oltre e, senza mezzi termini o giri di parole, titola così: “Se siamo cattivi gli immigrati stiano a casa loro”, che fa il paio col titolo di apertura della prima pagina del quotidiano di cui è direttore, Il Giornale: “I migranti stiano a casa loro”.

Il contenuto del pezzo è in evidente linea coi due titoli destinati a far indignare, a ragione. Si comincia con la strage di Lampedusa dello scorso 3 ottobre, costata la vita a 360 persone.

Qualche tempo fa una delle famigerate carrette del mare colò a picco e noi – in particolare vari politici – ci flagellammo: dovevamo essere più pronti nei soccorsi, siamo colpevoli, che Dio ci perdoni. Si trascurò di considerare un fatto che dimostrava la nostra innocenza: il barcone, quando cominciò a essere in balia delle onde, si trovava nelle acque territoriali di Malta. Le autorità della Valletta si guardarono bene dall’intervenire. Nonostante questo, ci siamo addossati responsabilità che non avevamo.

Poi si passa al video choc che appena pochi giorni fa ha fatto gridare allo scandalo: migranti in fila nel cortile del centro di accoglienza di Lampedusa, nudi e al freddo in attesa della disinfestazione contro la scabbia. Le dichiarazioni di Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, erano stata durissime nei confronto di quella “pratica da lager”:

Questo modello di accoglienza, di cui Lampedusa e l’Italia si vergogna, deve cambiare. Non era quello che ci aspettavamo di vedere appena due mesi dopo il naufragio che ha suscitato lacrime e promesse.

E’ innegabile che un trattamento del genere non sia in alcun modo compatibile col concetto di civiltà, eppure nell’editoriale di Feltri se ne parla con questi termini:

A Lampedusa, un gruppo di poveracci arrivati nella nostra patria, spinti dall’illusione di abbandonare l’inferno e di conquistare il paradiso, sono stati denudati, condotti in un cortile delle strutture cosiddette di prima accoglienza e irrorati con un potente disinfettante. Sadismo degli inservienti? Disprezzo per i diseredati? Figuriamoci. Questa gente aveva la scabbia, malattia parassitaria caratterizzata da eritemi, che provoca un prurito irresistibile alle mani e ai polsi ed è assai contagiosa, basta un contatto superficiale per beccarsela. L’unico modo per debellarla è quello adottato dai «torturatori» dell’isola a sud della Sicilia. Via ogni indumento e avanti con gli spruzzi di sostanze idonee a neutralizzare il maledetto acaro. Non si poteva agire diversamente.

L’editoriale, poi, prosegue nel fornire un diverso punto di vista sulla disinfestazione oggetto del video e delle polemiche, abbozzando un paragone con gli italiani nell’immediato dopoguerra, ormai 65 anni fa e in condizioni ben diverse da quelle in cui si trovava il nostro Paese in quel momento.

La conclusione, per Feltri, è una sola, strettamente connessa al titolo dell’editoriale:

Se una quantità sterminata di persone lascia il Terzo mondo per venire qui, ci sarà pure una ragione. Probabilmente, più che una ragione è una speranza. Quando tale speranza si rivela poi un abbaglio, c’è un solo rimedio: non la ribellione, ma la rinuncia a raggiungere la nostra terra. Se meno disperati optassero per l’Italia, meglio sarebbe per loro e per noi. Siamo brutti e cattivi? Stateci alla larga.

Della serie: non vi piace come vi trattiamo, statevene a casa. Pensieri e parole di Vittorio Feltri, accolte con ovazione dai lettori de Il Giornale – vi basta fare un giro tra i commenti per mettervi le mani nei capelli – e destinate a far indignare da una parte all’altra non soltanto i sostenitori di una corrente politica avversa, ma anche e soprattutto chi crede che un Paese civile abbia l’obbligo e il dovere di comportarsi in modo civile sempre e comunque.

dicembre 4, 2013

siamo tutti clandestini.

prato-il-manifesto

Il disastro annunciato di Prato.
Vignetta e vignetta, oggi su il manifesto.