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luglio 8, 2021

HOLLANDE E LETTA.

Ovvero: errare humanum est, perseverare diabolicum

di Alberto Benzoni

Scrivo queste righe mentre, rotte, che dico rifiutate le trattative sul Ddl Zan, siamo arrivati alla vigilia della guerra. E già vedo Qualcuno che, salito sul podio, ci invita ad arruolarci. Ascoltiamo, distrattamente le sue parole (siamo, un gruppo di amici, tutti decisi a restarsene a casa). Ma, quando arriva, inevitabilmente, alla “scelta di civiltà”, con gli, altrettanto inevitabili, annessi e connessi, vedo uno di noi alzarsi e interromperlo. E, attenzione, non per discutere con lui nel merito del ddl Zan – sarebbe fiato sprecato – ma per dirgli che sta andando a sbattere e che è suo elementare dovere di cittadino non dico di impedirglielo ma di metterlo sull’avviso.Ecco, allora, le sue parole; sempre nella speranza che qualcuno sia ancora disposto ad ascoltarle.“La vostra legge, vedete, è la tipica “legge manifesto”. E cioè una proposta che non punta soltanto a risolvere un problema. Ma anche a chiarire “urbi et orbi” i propositi e la natura di chi la propone. Con il rischio permanente di disinteressarsi completamente delle sue sorti, leggi della possibilità concreta che la riforma venga svuotata in sede di attuazione.Ma non è questo il pericolo che ci preoccupa. Perché, nel nostro caso, fare una legge manifesto non era affatto necessario. Se aveste pensato alle persone da proteggere contro i reati di omofobia, avreste dovuto semplicemente tutelarli con una legge, cui nessuno avrebbe potuto dire no. E, invece, consapevolmente o, peggio, inconsapevolmente, avete partorito un testo che contiene in sé tutto il messaggio ideologico Lgbt: con il rischio di non farla passare. Ma con la assoluta certezza di porre al centro delle elezioni prossime venture uno scontro da cui rischiamo di uscire con le ossa rotte.Abbiamo detto “rischiamo”; non “rischiate”. Perché una cosa deve esservi ben chiara: che, in questo caso, continuare a sbagliare non vi è più consentito. Perché la più che probabile sconfitta del Pd porterebbe al disastro l’intera sinistra. Non stiamo lanciando profezie a casaccio. Vi stiamo avvertendo. Stiamo per raccontarvi, con la speranza di essere ascoltati, quello che è successo alla sinistra francese durante il trascorso decennio. E lo facciamo perché, qui da noi, siamo ancora nelle fase iniziale di un processo che in Francia si è concluso con un totale disastro mentre, in Italia, può ancora essere fermato.In Francia il dramma inizia nel 2012. E procede, inizialmente, in modo lento; e a tentoni. Ma, a partire da una certa data, accelera in modo incontrollabile, fino a portare la macchina a sbattere, ad altissima velocità, contro un muro.Il suo protagonista, Hollande è, in tutto e per tutto, compreso il suo aspetto fisico (come diceva un mio carissimo amico : “a partire da una certa età, ognuno ha la faccia che si merita”), la quintessenza della mediocrità. Mentre, come mestierante politico (è stato, per moltissimi anni segretario del partito socialista), è bravissimo. Il che lo porta a capire che, per battere Sarkozy, non c’è nessun bisogno di voli pindarici: basta far capire di essere diversi da lui (diciamo meno avventurosi e avventurieri) e garantirsi al ballottaggio il concorso della sinistra radicale e dei comunisti. Voti certi in cambio di impegni simbolici. Contestare l’austerity di Bruxelles; tassare i superricchi, difendere i posti di lavoro, cose così.Il fatto è che su ognuno di questi fronti viene respinto con perdite; all’insegna, esplicita, del “non se parla proprio”. Per ripiegare immantinenti, sul “matrimonio gay”. Anch’esso una misura fortemente simbolica. Perché il diritto di vivere insieme, con i relativi impegni diritti e doveri, l’avevano avuto, assieme alle coppie eterosessuali, nei patti di solidarietà della fine del secolo scorso. Mentre il matrimonio gay vi aggiungeva soltanto il diritto alla sua esibizione.Ora, il “combinato diposto” della rinuncia totale sul fronte economico e sociale e dell’esibizione di parata de matrimonio gay innescò un vero e proprio processo autodistruttivo.Prima, la rottura a sinistra. Poi, il trovare rifugio e consolazione nella braccia degli imprenditori. E, ancora, l’abbandono della zattera da parte prima di Valls poi di Macron. Nel giro di pochi anni, dalle stelle alle stalle. Con il partito socialista ridotto ad una delle tante sette che passano il loro tempo a litigare tra di loro.In quel periodo Enrico Letta era li’. Alla Sorbona. Ma non si è accorto di nulla. Affetto, evidentemente, da quella tendenza a guardare dall’altra parte, malattia professionale dei dirigenti Pd.Pure, il Nostro, tornato in Italia per salvare la baracca, era partito più che bene. Sottolineando il fatto che il Pd non era un partito alternativo; e che avrebbe dovuto diventarlo rapidamente, pena l’irrilevanza. E, ancora, che a tal fine fosse necessario porre al centro dell’agenda politica temi suscettibili di modificare, a proprio vantaggio, un senso comune e un immaginario collettivo oggi governati dalla destra.Candidati a questo ruolo, il riconoscimento dello jus soli, il ripristino dell’imposta di successione e, infine, il voto ai sedicenni.Tre appuntamenti perfetti per ricordare alla gente che il buon senso deve far premio sul senso comune. Mostrando a tutti che nel nostro paese vivono centinaia di migliaia se non milioni di persone che sono e si sentono italiani a tutti gli effetti; e che è assolutamente ignominioso pretendere di sottoporgli a qualsivoglia esame di ammissione. E ancora, che, da tempo immemorabile, le tasse di successione sono state strumento essenziale per una fiscalità redistributiva. E, infine, che non è vero affatto che i giovani schifino in linea di principio la politica; mentre spetta a noi il compito di coinvolgerli.Da allora, sono passate diverse settimane. E su questi temi è calato il silenzio. E non perché siano arrivati veti; più probabile che i vostri dirigenti se li siano posti da soli.Questo mentre la legge contro l’omofobia, che sino ad allora era andata avanti a fari spenti, appariva in una luce accecante. Trasformandosi da strumento di difesa delle persone in manipolazione ideologica; e, appunto, da proposta in legge manifesto.Una legge manifesto, ve lo diciamo subito che non possiamo proprio sottoscrivere. Perché trasforma i diritti in valori. E perché propone o suggerisce una visione della società in cui non ci possiamo proprio riconoscere. E ve lo diciamo a nome non solo nostro ma anche di quel popolo che avete il dovere di rappresentare.Modificare una legge o vedersela bocciare sarebbe uno smacco, ce ne rendiamo conto. Ma solo per voi. Mentre arrivare allo scontro, politico e culturale, con la destra su questo tema o, peggio, solo su questo , sarebbe una catastrofe per tutti. Tenetelo a mente.

gennaio 19, 2021

DISSOCIAZIONE E “MEDIO-EGO”

di Luca Massimo Climati

Voglio ringraziare il rapper Ballarin per questa stupenda sintesi riassuntiva che è il “MEDIO-EGO e descriverò in poche righe lo stato di globale DISSOCIAZIONE.Vedo che aldilà degli “interessati soliti”, sia allo spolpamento del “Recovery” alla faccia dell’interesse generale che alla colonizzazione atlantica del nostro Paese, prevalga una diffusa CONFUSIONE-DISSOCIAZIONE LOGICA. Essa caratterizza soprattutto i sedicenti intellettuali, spesso blasonati, dal giornale unico padronale, quello che intervista Renzi h24, e si materializza in evidenti contraddizioni logiche.Basterebbe produrre un esempio sul come affrontare il COVID19,ovvero la PESTE ODIERNA.I “critici dissociati” dell’operato governativo, incuranti del fatto che in quasi tutti i paesi del mondo, tranne 5 o 6 ( Cina, Vietnam ,Coree, Cuba, Nuova Zelanda) la Peste sia passata in 2-3 ondate devastanti, (con esiti peggiori in rapporto alla età della popolazione e dei sistemi sanitari), sostengono tesi platealmente contraddittorie.Essi gridano allo scandalo per il fatto che il governo italianonon abbia applicato chiusure più nette ed abbia differenziato per aree regionali i provvedimenti.Non si considera minimamente il problema dei vari equilibri da rispettare ma soprattutto la rete da una parte di interessi economici che si contrappone strumentalmente a qualsiasi provvedimento severo e quindi efficace. Ma ci sta anche il problema della Scuola, dei giovani che non ce la fanno a vivere in uno stato d’assedio che dura da quasi un anno ed abbisogna probabilmente di un altro trimestre di somma attenzione. Ma soprattutto la disperazione di milioni di lavoratori allo stremo e non garantiti o parzialmente garantitiNon si può accontentare tutti, materializzare medici ed infermieri dopo quattro decine di anni di smantellamento del sistema sanitario Pubblico e di validi ed organizzati presidi locali che avrebbero ancor meglio prevenuto i problemi posti dal covid.Il governo in democrazia ,dove le regioni fanno come gli pare o addirittura creano impaccio alle decisioni centrali, almeno non goda di una autorevolezza plebiscitaria o una maturità compatta che solo popolazioni estremo-orientali posseggono per profonda cultura, diventa OVUNQUE COMPLICATO E DA SVOLGERE CON DIPLOMAZIA, PAZIENZA E SAGGEZZA: NON SI POSSONO ACCONTENTARE TUTTI.Invece i media bombardano spesso notizie infondate, allarmi o stati d’ansia 24 ore al giorno, remando contro il governo per chiari interessi economico-strategici diparte: la parte dei loro padroni .Ma su tutto, prevale una CONFUSIONE-DISSOCIAZIONE, spesso egoica e primitiva: si ha paura della Peste, ma si vorrebbe guadagnare uguale, si desidera ogni libertà, ma poi si pretenderebbe uno Stato pronto ed efficiente a far fronte a tutto.Lo stato confusionale e dissociato raggiunge vette inenarrabili nel caso di chi, da pulviscolari fazioni estremiste a sinistra o sovranisti immaginari ( sono la stessa cartata di roba) auspica la caduta del governo noncurante del fatto che i settori della popolazione più precari verrebbero ancor meglio danneggiati, nel nome del profitto e degli interessi particolari.Conclusione: in questa grande DISSOCAZIONE , spesso dei ceti pseudo-colti, è ora che il BUON-SENSO SILENZIOSO di una gran parte della Popolazione si faccia sentire. Ora o mai più…o nel caso alle prossime possibili elezioni.

gennaio 17, 2021

Il matto del barbiere!

Di Beppe Sarno

Nel gioco degli scacchi esiste una strategia definita “il matto del barbiere” e consiste in un particolare scacco matto che avviene dopo tre mosse, in cui spesso incappano i principianti.

Ovviamente un giocatore esperto difficilmente cade in questa trappola e quindi sventato il colpo la partita viene giocata secondo altre strategie.

Oggi la lotta politica è sempre più ridotta a strategia e tattica, offensiva e difensiva, guerra di usura e guerra di movimento. Una specie di  vocabolario militare importato nella lotta per il potere. Non più progetti politici non più schieramenti ideologici, ma lotta dura per accumulare potere economico, politico, simbolico e culturale, accumulato e trasmesso di generazione in generazione dalle élite dominanti.

E’ quello che abbiamo visto in questi ultimi giorni dove da una parte il presidente del Consiglio Conte cercava di resistere e dall’altra Matteo Renzi ha provato a farlo ruzzolare dal ponte di comando del governo.

In gioco ci sono i 209 miliardi del recovery fund i soldi del MES e molto altro ancora.

Non si può comprendere esattamente quello che sta succedendo se prima non cerchiamo di capire chi sono i giocatori e che invece le pedine di questa drammatica partita a scacchi. Renzi ha provato d attuare la strategia del matto del barbiere, ma Conte ha sventato la manovra ed ora la partita si gioca secondo diverse strategie.

Per capire quello che sta succedendo bisogna ricostruire le mosse giocate fino ad oggi dai vari soggetti spostatisi all’interno della scacchiera in un succedersi senza apparente logica. Partiamo da lontano: il 14 ottobre 2019 Conte è presente ad Avellino ospite della Fondazione intitolata a Fiorentino Sullo per le celebrazioni previste nel 2021 per ricordare uno dei padri fondatori della Democrazia Cristiana. Dopo il convegno Conte è stato accompagnato in giro per l’Irpinia dagli esponenti storici della Democrazia Cristiana irpina quali: Gerardo Bianco, Nicola Mancino, Giuseppe Gargani, Ortensio Zecchino, Enzo De Luca, Mario Sena definiti dalla stampa locale “ciascuno con sensibilità e accenti diversi sostenitori della centralità dell’assemblea elettiva e della democrazia della rappresentanza.”

Contemporaneamente Gianfranco Rotondi si fa promotore della  Fondazione Democrazia Cristiana intitolata a Fiorentino Sullo destinata “raccogliere e tenere vive le idee della Democrazia Cristiana, rilanciarne la lezione e la prospettiva, diffondendone i princìpi e i valori democratici nella cultura politica della società italiana (ed europea) di oggi” In  questo progetto Rotondi e Buttiglione arruolano anche Silvio Berlusconi, considerato da Rotondi il leader politico che oggi in Italia ha la responsabilità di tutelare la storia democristiana, in quanto rappresentante in Italia  del Partito Popolare Europeo. In questo contesto riferendosi a Berlusconi Rotondi afferma “In questo contesto e con tale responsabilità il Cavaliere deve allontanarsi da una alleanza con la Lega assolutamente non compatibile con la tradizione democratico cristiana.”

Possiamo dire quindi con un buon margine di sicurezza che il 14 ottobre del 2019 è nato il progetto di una nuova alleanza del mondo cattolico sostenuto fortemente da quella parte della Curia Romana che fa riferimento a Papa Francesco.  Molteplici sono stati i messaggi del Pontefice a sostegno di Conte: è stato ricevuto dal Pontefice il 30 marzo dello scorso anno in un incontro definito “a sorpresa” e nel quale Francesco ha sottolineato la  vicinanza particolare della Santa Sede alla “cara Nazione Italiana”. Il Pontefice ha poi ha rimproverato la Cei in occasione della polemica della Cei contro il governo  affermando in un twitt “In questo tempo, nel quale si incomincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena, preghiamo il Signore perché dia a tutti noi la grazia della prudenza e della obbedienza alle disposizioni, perché la pandemia non torni.” Inoltre non a caso  in questi giorni di crisi a sostegno di Conte segretario generale della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti: “Trovo un forte stimolo nelle parole pronunciate dal Presidente Mattarella nel messaggio di fine anno: ‘Non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori’. Aggiungo: questo è anche tempo di speranza. Ci attendono mesi difficili in cui ricostruire le nostre comunità”.

Quello che ai più poteva sembrare il tentativo di un gruppo di nostalgici invece un progetto politico forte teso a creare un partito di centro che il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il Cardinale Gualtiero Bassetti, ha battezzato con queste parole “La Chiesa …… può chiamare a raccolta tutte le coscienze, a cominciare da quelle dei credenti, invitando tutti a una nuova stagione di responsabilità personale attorno a valori fondamentalie lo stesso Basseti in  questi giorni afferma : “Trovo un forte stimolo nelle parole pronunciate dal Presidente Mattarella nel messaggio di fine anno: ‘Non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori’. Aggiungo: questo è anche tempo di speranza. Ci attendono mesi difficili in cui ricostruire le nostre comunità”.

Comunque si chiamerà il partito di Bergoglio, che avrà come riferimento Conte  questo partito già esiste e continua la sua lunga marcia attraverso le istituzioni. Da chi sarà composto? Oltre ai promotori Rotondi e Buttiglione una parte di transfughi del PD, qualche anima dispersa dei 5 stelle e sicuramente sarà della partita Berlusconi soprattutto se gli si darà un ruolo nella coalizione che voterà il prossimo presidente della Repubblica. Che, visto l’andazzo, difficilmente sarà formata da Salvini e Meloni. Difficilmente vedremo Berlusconi fare il servitore sciocco della Meloni e di Salvini. Si vota fra due anni e non è detto che sarà la destra come la conosciamo (Berlusconi, Salvini e Meloni) a vincere le elezioni. Insomma un partito con boni numeri percentuali.

Ma che c’è dietro Matteo Renzi? Sicuramente il Pontefice ha capito  che Matteo Renzi a Matteo Salvini vogliono far cadere Conte per sostituirlo con un governo a lui ostile fatto di  sovranisti, populisti e persone e istituzioni sovranazionali  lontane dal progetto politico del pontefice.

I cattolici ultraconservatori concentrati soprattutto negli Stati Uniti, non hanno mai accettano l’impostazione della Chiesa di Bergoglio e hanno sempre reagito inorriditi e con estrema violenza ai richiami del pontefice alla solidarietà, alla cura di chi soffre, all’accoglienza del diverso, all’abbandono dell’egoismo.

John-Henry Westen, fondatore del sito cattolico Lifesitenews, non usa mezzi termini nella sua campagna anti-Bergoglio. Inoltre le figure più tradizionaliste del cattolicesimo statunitense si radunano attorno al cardinale in pensione Raymond Burke. . Altro nemico del Pontefice è Steve Bannon che ha definito il pontefice come un pericoloso leader politico. . Non può mancare a questo elenco  l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, che continua ad avere una grande risonanza proprio negli USA. Tutta l’estrema destra americana è impegnata nella battaglia religiosa contro il Papa appoggiata dall’ex presidente USA Donald Trump.  Tra di esse, spiccano Alliance Defending Freedom (ADF) e American Center for Law and Justice, in prima linea nel diffondere i temi più conservatori del cattolicesimo.  Tutti gruppi che lavorano, anche con finanziamenti verso altre associazioni e reti europee di lobby di estrema destra, per un cattolicesimo fortemente conservatore, contrario all’idea di Chiesa di Papa Francesco. Nessuno può dimenticare l’endorsement di Donald Trump nei confronti di Renzi  da lui elogiato come presidente del Consiglio mentre si manteneva freddo con  Angela Merkel e François Hollande. Inoltre Renzi fin dal suo insediamento a capo del governo aveva accettato un accordo con grandi gruppi industriali tedeschi, la finanza speculativa anglosassone e le corporation statunitensi.

Sempre guardando al passato non possiamo dimenticare che il 30 maggio 2019 si è svolta la 67ma riunione del gruppo Bilderberg a Montreux, in Svizzera. In quella sede si è trattato di politica, economia, industria, finanza e media: tra i circa 130 partecipanti, nella “delegazione” italiana c’erano non a caso  Matteo Renzi, Stefano Feltri e Lilli Gruber.  Come ha ricordato il suo fondatore David Rockefeller , ‘la sovranità sovranazionale di un’élite intellettuale e di banchieri mondiali, sicuramente preferibile alle autodeterminazioni nazionali dei secoli scorsi’. Renzi è interprete se non fiduciario della  Bilderberg (come la Trilaterale e la Chatham House inglese, il American Center for Law and Justice, la stessa Bce).

Ecco quindi la  corrente di pensiero si nasconde dietro Matteo Renzi e la crisi di questi giorni ha questi padri.

Siamo messi male, perché se da una parte si affaccia il nascente partito dei cattolici, dall’altra ci sono i poteri finanziari che vogliono decidere attraverso le loro pedine  le politiche dello Stato a prescindere dalle elezioni, che servono solo a certificare le scelte prese altrove.

Non a caso Renzi chiede  l’approvazione del MES per poter meglio ricattare lo Stato con un debito pubblico solo di nome ma di fatto privatizzato perché detenuto da banche e organismi finanziari internazionali.

Come chiede Rockfeller lo Stato deve svolgere solo una funzione di ordinaria amministrazione con l’obbligo di tagliare la spesa pubblica, fino a ridurre a zero il welfare con il pareggio di bilancio. Una linea politica risultata disastrosamente evidente in Italia con l’avvento di Monti nel 2011, fedele esecutore dell’austerity imposta da Bruxelles.

In sintesi, a saper leggere viene evidente l’esistenza di due gruppi che lottano l’uno contro l’altro per il controllo politico delle ingenti risorse finanziarie messe in campo dal recovery fund e dal MES e non solo.

E la sinistra? i disoccupati, i lavoratori, i migranti?

I politici nostrani rispondono come il Marchese del Grillo “io so io e voi non siete uncazzo

gennaio 15, 2021

Le ragioni di una crisi

Di Beppe Sarno

La crisi innescata da Matteo Renzi deve farci riflettere al di la dei pettegolezzi da bar che i mezzi di comunicazione ci propinano insieme agli innumerevoli bollettini sanitari sull’avanzamento del Covid e sui colori in cui è divisa l’Italia.

La riflessione deve ovviamente partire dai motivi di fondo che hanno determinato la crisi del governo Conte e della uscita di Renzi e dei suoi scherani dalla compagine governativa.

Renzi rappresenta interessi di quella parte della società che incurante dello stridente contrasto fra la “opulenza privata” e lo “Squallore pubblico” di cui parla John Galbraith nel suo “Società opulenta” tende ad accaparrarsi sempre più ingenti fette di ricchezza   aumentando a dismisura l’ineguale distribuzione della ricchezza nazionale  a favore di pochi e a danno di molti.

Quelli che sostengono Renzi hanno interesse a controllare i molti finanziamenti che arriveranno dal recovery fund e vorrebbero aggiungere i soldi del cd. Mes perpetuando nel tempo lo sfruttamento nei confronti del lavoratori basato sul controllo privato non solo dei mezzi di produzione con l’acquiescente complicità di una classe politica smarrita, ma anche del potere decisionale e della intera macchina statale.

Questo ha determinato e determinerà con sempre maggiore incidenza una usurpazione della sovranità popolare che la nostra Carta Costituzionale conferisce al popolo senza distinzione di classi.

Si tratta di un tentativo della finanza internazionale di cui Renzi si è fatto interprete che determina una perversione del processo politico generale in quanto i cd. “poteri forti”: banche, fondi di investimento,  finanziarie, con il potere che hanno conquistato in trenta anni di economia liberistica condizionano i governi, orientano l’opinione pubblica con il controllo dei mass media: televisioni, Facebook, Twitter, tic-tok e chi più ne ha più ne metta, sovvenziona i partiti gli uomini politici, intriga a livello internazionale per rafforzare ed estendere il controllo sulla vita di ognuno di noi.

Falso quindi pendere parte per questo o quello anche se cedere il governo della nazione alla destra sarebbe drammatico, ma il dovere di ogni democratico è quello di combattere per difendere l’esistente senza arretrare sui diritti costituzionalmente garantiti e nel contempo definire e proporre una organizzazione sociale alternativa.

Il limite di noi socialisti è di avere quel complesso di colpa per cui  ci si comporta come reduci di una guerra e le nostre discussioni  diventano pateticamente racconti di battaglie combattute e perdute.  

Ci sentiamo migliori, come un’aristocrazia politica lontana dalla realtà, fedeli custodi di un passato che si vorrebbe far rivivere. In questa illusione ci stiamo estinguendo. I giovani che non conoscono e che ormai confondono i socialisti con un periodo dannato della nostra storia preda facile di ogni populismo ci confondono nel migliore dei casi come eredi di un comunismo sconfitto e seppellito dalla storia.

Per i giovani, con i quali difficilmente tentiamo un dialogo, non esiste altra realtà che quella in cui vivono che è la realtà di un sistema capitalistico portato alle estreme conseguenze. Per la maggior parte dei giovani la bontà del sistema in cui vivono si misura sulla base della ricchezza che esso produce senza prendere in considerazione i costi umani e le diseguaglianze sociali. Per loro tutto questo fa parte del gioco. Il sogno americano a livello planetario.

In questo contesto i lavoratori subendo il ricatto di eventuali delocalizzazioni il sistema ha affidato il controllo della produzione a    managers che hanno un potere assoluto e omnipervasivo. I lavoratori hanno perso ogni potere, ogni tutela, ogni strumento di partecipazione politica, le elezioni gestite con leggi anticostituzionali non sono più libere, ma meri strumenti di certificazione di decisione assunte altrove, il diritto di sciopero di fatto non esiste più.

Quale risposta dare a tutto ciò? I socialisti non hanno  bisogno di quella che è stata definita “ coesistenza competitiva con il capitalismo” né debbono coltivare un utopismo messianico. Il  nostro dovere sia quello di continuare ad essere socialisti e a parlare ai giovani da socialisti. Questi giovani che hanno vissuto la crisi economica sulle loro spalle fin dal 2008 e continuano a viverla in maniera sempre più drammatica hanno voglia di politica, hanno voglia di contare, di cambiare le cose. Fino ad oggi la loro voglia, la loro rabbia si è indirizzata verso populismi malsani. E’ dovere dei socialisti dismettere i panni dei reduci e parlare della necessità di una progressiva modificazione delle strutture sociali per adeguarle al paradigma democratico e nella creazione di contropoteri che permettano ai lavoratori, al ceto medio impoverito, alla massa di disoccupati, ai migranti di intervenire attivamente ed efficacemente nel processo decisionale politico in Italia come in Europa. La Carta Costituzionale può essere il nostro vangelo laico.

gennaio 6, 2021

FATTI E I PERCHE’IL RADUNO DI TRUMPE’

di Alberto Benzoni

cambiata la natura del raduno fissato in contemporanea con il giuramento del nuovo presidente. Non più lancio formale della campagna elettorale del 2024, in nome e per conto del Gop. Ma raduno dei fedelissimi; diciamo di quell’80% di elettori repubblicani che credono fermamente che Donald sia stato la vittima di una cospirazione di proporzioni gigantesche. E del 50% dei congressisti che difende questa tesi.L’ultimo urrà? L’inizio di una resa dei conti per la conquista del partito? O magari, chissà, l’avvio di una grande formazione populista, in concorrenza ostile con i due partiti del “sistema”. Chi scrive propende per quest’ultimo scenario. Voi che ne dite?

UN GIUDICE DI BERLINO O L’ULTIMO DEI MOHICANI?

Oggi, 4 marzo, una giudice di Londra era chiamato a decidere sulla richiesta di estradizione per Julian Assange. In linea generale e tenendo in conto delle forze in campo, l’esito appariva scontato. Pure, le cose sono andate in modo diverso. E non in nome di un giudizio di merito ma perché Assange non sarebbe sopravvissuto all’esperienza del carcere. Una rivendicazione dei diritti imprescrittibili dell’individuo, base della civiltà liberale. Il giudice di Berlino che ristabilisce la verità delle cose? O, il canto del cigno dell’ultimo dei Mohicani? Dipende anche da noi.

RENZI, PERCHE’ L’HAI FATTO?

Perché mai hai aperto una crisi, con un ultimatum che rischia di portarci a nuove elezioni? Nessuno è in grado di capirlo. Anche perché le cose mutano continuamente e in una nebbia sempre più fitta. Proviamo allora, come ci consigliano quelli dell’Eredità, a “giocare da casa”.Perché vuoi nuove elezioni? Sarebbero un disastro. Per il paese; bloccato per settimane se non mesi. Per lo schieramento di governo che, con l’attuale legge elettorale, sarebbe condannato alla sconfitta. E, anche per te, che rimarresti sotto le macerie.Perché vuoi un governo di unità nazionale sotto la guida di Draghi? Ma allora si aprirebbe un nuovo scenario con la dissoluzione dei due blocchi (impossibile); o, ipotesi riduttiva, un’intesa che lascerebbe fuori Fd’I, il M5S e Leu (molto improbabile). Perché vuoi arrivare ad un patto di legislatura? Se l’avessi voluto non avresti lanciato sfide e ultimatum.Perché vuoi fare saltare l’alleanza Pd/M5S? Ma la stai rafforzando.Perché vuoi un rimpasto? Vale l’ipotesi precedente. Ma allora perché tutta questa ammuina?Per acquisire maggiore visibilità? Ma di che tipo?Perché sei fatto così? Questo è indubbio.

ANDARE DOVE CI PORTA IL CUORE? MA IL PORTAFOGLIO DOVE LO METTIAMO?

Di recente il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione di condanna dell’Egitto per la sua violazione dei diritti umani; invitando i governi a operare perché vengano ripristinati o, in caso contrario, a usare il meccanismo delle sanzioni, a partire dall’embargo sulle vendite di armi.A favore, uno schieramento che va dai liberali alla sinistra. Astenuti, ma per ragioni di metodo, i popolari e i macronisti. Contraria la destra populista/sovranista.A determinare questo improvviso scatto d’indignazione, una fotografia. Ma non quelle che vengono dalla Bosnia (per inciso il governo italiano ha respinto circa 1300 profughi, destinati a essere rimandati in quell’inferno). Ma quelle che vedono Macron ricevere con tutti gli onori e i complimenti del caso al Sisi. A urtare, insomma, è la forma; non la sostanza.Nel contempo, a chiarire il concetto, la Gran Bretagna si propone di acquistare i droni turchi (“sono i migliori e costano poco”) mentre la Merkel, d’intesa con Erdogan, propone di rilanciare su nuove basi rapporti tra Europa e Turchia; a partire dal versamento dei 6 miliardi dovuti per il suo contenimento del flusso di profughi.Infine, l’Europa ha raggiunto in un arco di tempo di pochi mesi, due importantissimi accordi con la Cina: il primo sulla tutela dei prodotti tipici, il secondo sulla protezione degli investimenti. In ambedue le situazioni a fare le maggiori concessioni è stata Pechino.“Entriamo, in uno spazio che state occupando tutto voi, usando il meccanismo delle sanzioni a vostro vantaggio”. Questa, con il dovuto garbo, la risposta europea alle rimostranze di Washington.Quanto basta per accantonare il sanzioniamo a senso unico e per dare una chance ai sguaci del portafoglio? A certe condizioni, forse sì.

DESAPARECIDO; MA, COME E PERCHE’

A quanto ci risulta (in mancanza di nuove informazioni): Corbyn è stato sospeso dal gruppo parlamentare laburista per “antisemitismo”, senza che la cosa suscitasse particolari questioni.Il perché della scelta è chiaro; Corbyn è da tempo nel mirino del governo israeliano perché filo palestinese ma soprattutto perché sostiene, o tollera, la presenza del movimento “boicottare, disinvestire, sanzionare” Israele per la sua politica nei territori occupati. Insomma non perché sia antisemita – e non lo è – ma perché ostile nei confronti della destra israeliana e dei suoi governi. Che poi l’attuale dirigenza laburista faccia eco a questo giudizio è solo un altro esempio di viltà ambientale.Sorprende, invece, il silenzio di quanti, appena tre anni fa, lo portavano alle stelle.Disinteresse nei confronti del suo programma, magari perché troppo estremista? In base ai sondaggi non si direbbe.Effetto della campagna di demolizione personale lanciata nei suoi confronti? Il popolo di sinistra è perfettamente alla conoscenza dei fatti.Effetto della crisi generale del laburismo inglese? Il partito è risalito nei sondaggi sino a raggiungere sul 40%.Prevalenza, in un periodo di vacche magre dell’esigenza di “difendere le conquiste” più che di farne? Ipotesi ragionevole ma tutta da verificare.Infine, necessità di “serrare i ranghi” di fronte a una destra reazionaria? E’ una scelta che è stata fatta di fatto o apertamente, negli Stati uniti, come in Spagna, Bolivia, Polonia e Ungheria (per tacere dell’Italia). Una scelta. Giusta o sbagliata che sia, sembra essere stata fatta anche in Inghilterra. O no?

UNA SPARIZIONE MISTERIOSA: I MEDIA ITALIANI

Un tempo era, “visto da destra visto da sinistra”. Notizie e commenti faziosi ma bilanciati.Poi abbiamo avuto opinioni diverse su fatti dati per scontati (come al liceo, dove si davano giudizi sui poeti, senza leggerli). Un percorso che, all’indomani della caduta del muro di Berlino ha portato a manipolarli o a cancellarli, così da arrivare all’uniformità delle opinioni.Ultima tappa, la loro pregiudiziale soppressione per l’impossibilità/incapacità di commentarli.Questo per un’infinità di ragioni. A voi di discuterne.

gennaio 5, 2021

LA FRAGILITA’ DEL SISTEMA.

di Franco Astengo

La possibile crisi di governo sta mettendo in evidenza una complessiva fragilità del sistema politico, fenomeno del resto ben rilevato in un intervento di Carlo Galli pubblicato da “Repubblica” domenica 3 gennaio.

A completamento di quell’analisi è bene però cercare di riassumere lo stato di cose in atto attraverso una ricostruzione (sia pure sommaria) delle tappe più recenti nel corso delle quali si è evidenziata questa condizione di difficoltà.

Ricapitolando in pillole:

1) L’attuale governo nasce sulla base di una operazione esclusivamente trasformista, avvenuta con il passaggio da un’alleanza tra un partito di estrema destra seminante nel Paese odio razzistico stipulata e un partito o Movimento rappresentativo dell’antipolitica e ancora di maggioranza relativa in Parlamento, a un’alleanza da parte dello stesso partito o MoVimento con soggetti auto dichiaratisi di centro – sinistra, fra i quali una forza (Le U) parzialmente frutto di una scissione avvenuta formalmente “a sinistra” del PD. Scissione nella quale erano confluiti una parte dei maggiori dirigenti provenienti dalle varie sigle succedutesi alla liquidazione del PCI (PDS, DS). Obiettivo dell’operazione trasformistica attraverso la quale si è formato il governo attualmente in carica: fermare l’estrema destra revanscista il cui leader, al momento dei fatti (estate 2019), stava chiedendo i pieni poteri comiziando da varie spiagge. Pieni poteri che sarebbero serviti soprattutto a chiudere i porti a navi sulle quali erano imbarcati i protagonisti di una assolutamente ipotetica invasione di migranti. Invasione inventata esclusivamente a uso propaganda. L’operazione di fermare questa destra pericolosa è riuscita ma a quale prezzo? Tornando alla ferragostana formazione del governo deve essere ricordato come preliminare da parte del partner di governo direttamente proveniente dall’alleanza con la destra sia stata la richiesta al partner presuntivamente di centro – sinistra di ridurre la rappresentatività politica e il ruolo del Parlamento attraverso una riduzione “lineare” nel numero dei componenti le Assemblee legislative, come confermato poi dal referendum del settembre scorso. Un’operazione di limitazione dei diritti costituzionali sulla quale è ancora necessario porre l’attenzione di tutti;

2) Elemento centrale di questa operazione trasformistica è stata la perfetta continuità nella figura del Presidente del Consiglio. Lo stesso personaggio (mai eletto in alcuna assemblea legislativa) che aveva ricoperto lo stesso ruolo nell’alleanza imperniata sull’estrema destra ha svolto identico compito nell’alleanza tra l’antipolitica (nel frattempo trasformatasi in una perfetta macchina da politique d’abord) e il presunto centrosinistra. Su questo punto Galli nel suo articolo fa osservare che questa capacità “trasversale” ( fatta rilevare anche da Diamanti in un altro intervento pubblicato il 4 gennaio) rappresenta un dato di forza del Presidente del Consiglio e di debolezza da parte dei partiti di coalizione. Da aggiungere che lo stesso Presidente del Consiglio si sta accingendo, nel caso (in questo momento remoto) di elezioni anticipate a capeggiare una sua lista(che i bookmaker danno tra il 10 e il 15%) o a impadronirsi della leadership dell’ partito ex-vessillifero dell’antipolitica. Partito che, sulla carta, rischia di uscire fortemente ridimensionato da una eventuale competizione elettorale da svolgersi in tempi brevi e che cercherà comunque di aggrapparsi a questa leadership resa mediatica dall’emergenza sanitaria (quindi sicuramente transeunte perché collegata a un occasionale voto d’opinione);

3) Il governo, nel frattempo, si è trovato di fronte ad una emergenza straordinaria e inedita affrontata con una forte dose di contraddittorietà (oggettivamente non evitabile) nel corso delle quale è avvenuto quello spostamento di concentrazione di potere verso il presidente del consiglio ben segnalato proprio nell’articolo di Galli. Concentrazione di potere che si è cercato di trasferire ben oltre i confini dell’emergenza per investire settori molto delicati dell’attività di governo come quelli riguardanti i servizi e la sicurezza;

4) Nel frattempo si segnalano periodiche diaspore dai gruppi parlamentari del MoVimento ancora di maggioranza relativa : i protagonisti di queste diaspore si orientano indifferentemente di volta in volta a destra come a sinistra oppure indefinitamente verso il gruppo Misto. Si è così aperto un ampio terreno di caccia per i più vieti opportunismi. Un segnale di grande debolezza per quella che dovrebbe essere ( e non è) una nuova classe dirigente;

5) Nel frattempo si nuovamente verificata una scissione nel PD. Questa volta la scissione è stata orientata verso destra. Quella attuata, infatti, dall’ex-segretario ed ex-presidente del Consiglio ha portato via soltanto una parte dell’ex-”giglio magico” che ha retto partito e governo nel biennio 2014 – 2016, fino all’esito negativo di un disgraziato referendum causato dal tentativo di conferma di una legge che intendeva stravolgere la Costituzione Repubblicana;

6) Il nuovo gruppo ha votato la fiducia al governo ma subito dopo, per ragioni anche ma non soltanto di protagonismo soggettivo, ha assunto vesti di vero e proprio “guastatore” mettendo in discussione l’intero impianto su cui si dovrebbe reggere l’alleanza di governo e adesso sta assumendo la funzione di vero e proprio “giustiziere” almeno del governo, se non della legislatura;

7) Intanto una serie di elezioni regionali hanno segnato complessivamente un risultato negativo per la nuova alleanza di governo. L’unico esperimento di presentazione in una alleanza organica è stato occasione, in Liguria, di una sconfitta molto netta.

8) La tensione tra il gruppo dell’ex “Giglio Magico” e il governo è salita attorno a provvedimenti – simbolo proprio della fase di emergenza che stiamo attraversando, in particolare per quel che riguarda la progettualità di utilizzo dei fondi europei. Non va trascurata, ovviamente, la questione riguardante la delega ai servizi ( e il tema della cyber- sicurezza). In ogni caso l’oggetto del contendere riguarda temi di grandissima complessità (come quelli relativi all’utilizzo dei fondi e dei prestiti europei) sui quali l’ex “Giglio Magico” ha sicuramente trovato sponda in diversi settori parlamentari, politici , dei settori economici e dell’opinione pubblica.

9) Nel frattempo,a indebolire la credibilità del sistema, si sono succeduti quattro sistemi elettorali: Mattarellum, Porcellum, Italicum (mai utilizzato), Rosatellum, due dei quali dichiarati incostituzionali dall’Alta Corte e tutti caratterizzati (almeno parzialmente) dalla presenza di liste bloccate. Liste bloccate corte o lunghe a seconda dei casi sulle quali, così come stilate in partenza, elettrici ed elettori non hanno mai avuto la possibilità di intervenire. Si è sempre trattato di prendere o lasciare. E molte/i nel frattempo hanno “lasciato” constata l’impossibilità di scegliere i propri rappresentanti. Così come si è tentato di ridurre drasticamente il ruolo dei corpi intermedi cercando di annullare qualsiasi possibilità di mediazione sia sul piano politico, sia su quello sociale. Conta ormai soltanto la “governabilità” a qualsiasi prezzo con l’esercizio della politica ridotto all’apparizione del potere;

10) Si sorvola, per esigenze di economia del discorso, sui dati dell’economia del Paese resi ancor più drammatici dallo stato di emergenza;

11) Si evita anche di approfondire il dato della totale inesistenza di una politica estera. Elemento ben messo in evidenza dalla totale assenza di capacità di intervento nella gravissima crisi libica. Un’assenza di politica estera che rappresenta un elemento di continuità caratteristico ormai di molti governi succedutisi negli ultimi anni;

12) Sul piano istituzionale il ruolo del Parlamento è stato sempre più svilito, al di là del tema relativo alla composizione numerica. Scarsissima la produzione legislativa (non è detto che sia un male) riduzione a ruolo di semplice ratifica, livello quasi inesistente di confronto politico;

13) Si è aperta una forte discussione sul tema dell’autonomia delle Regioni, constatando il fallimento della modifica del titolo V della Costituzione e la nocività democratica dell’elezione diretta del Presidente. Poco o nulla si discute dell’aumento del divario tra il Nord e il Sud e quasi inesistente è l’analisi circa il mutamento di funzioni dell’Ente Regione. Un mutamento progressivamente verificatosi con il passaggio da funzione legislativa a una funzione quasi esclusiva di nomina e di spesa. Un elemento apparso in grande evidenza nel corso della già più volte citata emergenza e che rappresenta un vero e proprio punto di estrema debolezza del sistema.

14) A questo punto indagini di opinione compiute da istituti particolarmente autorevoli ci dicono che esiste nel Paese una massiccia maggioranza che pensa “all’uomo solo al comando”.

In conclusione:

Così un sistema fragile, segnato profondamente dal trasformismo, finisce con l’arroccarsi su logiche di distruttiva autoconservazione.

I rischi per la democrazia italiana, a questo punto, risultano molto alti: al di là dell’esito possibile dell’annunciata crisi di governo appare proprio il caso di lanciare un vero e proprio allarme per la credibilità di un sistema profondamente malato nel quale sembrano ormai possibili rischi di scorrerie autoritarie.

dicembre 13, 2020

SE CI SARO’…SE CI SAREMO…


diLuca Massimo Climati

Il premier Conte, ricattato dal “nulla” dell’Innominabile”, probabilmente mosso dai fili di ben più consistenti interessi anti-nazionali, ieri ha pronunziato non a caso tale riferimento: “se ci sarò”.
Il dito…del debito e la Luna delle re-internalizzazioni nazionali.

In epoca di covid, con maggiore probabilità per chi non abbia meno di 40anni, magari con patologie assai diffuse, bisogna  più largamente usufruire, per prudenza di tale affermazione.

Con la differenza che mentre un governo possa anche in maniera irresponsabile decadere, il preservare la nostra vita di soggetti maggiormente esposti alle conseguenze del covid, sia assai immediatamente impegnante. Resta un empatico e metaforico sentimento  parallelo: da una parte la sopravvivenza di un governo non completamente allineato al liberismo dominante da anni e la preservazione della propria esistenza di “resistenti non arresi “.

Ma come mai tutto questo accanimento nei confronti del premier attuale?

Nell’epoca della DITTATURA DELLA NARRAZIONE,  che da anni impera, almeno dalla affermazione culturale del berlusconismo grazie al vettore della Seconda Repubblica e della Bolognina e di altre propedeutiche operazioni di attacco alla applicazione minima Costituzionale ed alla sua revisione, la realtà è oscurata dalla sua arbitraria narrazione. Il fu Gianni Agnelli ebbe la grande intuizione di comprendere che i tempi del Valletta fossero terminati e che fosse necessario narcotizzare la sinistra, assecondandone le posizioni, ma distruggendo le conquiste di sostanza Costituzionali del trentennio 1946-1978, coronate nell’ultimo decennio, dallo Statuto del Lavoratori in poi. In realtà, la marcia dei 40000 è durata almeno lungo una ventina di anni buoni; forse si è interrotta solo con la brutalità della pandemia, che ha scoperchiato le malefatte e gli altarini di un trentennio di tagli e privatizzazioni.

Nulla ha spaventato la classe dirigente nostrale “compradora”, subalterna alla UE  ed ai poteri stranieri che hanno sempre avuto interessi contrapposti a quelli generali e nazionali, come il successo del 5 stelle del 2018, successo scomposto ma destabilizzante il bipolarismo bipartisan esistente liberista.  I governi Conte uno e due hanno avuto in comune una debolezza di partenza, anzi tante debolezze, ma soprattutto il peccato capitale per lorsignori padroni, con i loro apparati mediatici e burocratici stratificati e tutto il radicamento corrotto locale, consistente nel non completo affidamento.

Il sistema non si fida del tutto del premier e dei 5 stelle, anche al netto dei loro errori ed incongruenze. Ma intanto qualcosa si sta muovendo in controtendenza ed ha radici da siffatta mutazione iniziata dal vittorioso referendum del 4 dicembre 2016 ed ancora parzialmente vivo, anche se ridimensionato oggi.  

Quanti nemici ha il premier Conte, insieme alla parte 5 stelle che lo appoggia e probabilmente all’indirizzo attuale dello stato Vaticano, nella valorizzazione di politiche keynesiane o “post-peroniste”, usando un esempio ardito ma chiaro? Ha nemici a destra…e manca, da Bonomi fino ai gruppetti finto-sovranisti che non vogliono vedere e leggere adeguatamente i provvedimenti delle re-internalizzazioni in corso, ultima quella dell’acciaio italiano, che verrà prodotto con nuove normative e provvedimenti a minore impatto ambientale e della salute. Non esiste un solo Innominato-Innominabile, ma tanti ed in diversi campi. Se ci sarà? Se ci saremo a comprendere e difendere la strada appena timidamente iniziata, forse il corso cambierà.

Dobbiamo rompere il blocco delle idee e delle potenzialità nazionali e Costituzionali da destra e sinistra e centro: un’unica palude di zozzoni, corrotti, cretini, furbetti , presupponenti.

Facciamo breccia; facciamoci largo…ma noi ci saremo?

– 12/12/2020

Maggio 19, 2020

Sondaggi politici: vola il PD, giù Salvini e la Meloni

di  Alessandro Cipolla

Sondaggi politici: vola il PD, giù Salvini e la Meloni

Questo è il responso del consueto sondaggio politico, diramato in data 18 maggio proprio il giorno in cui ha preso veramente il via la cosiddetta Fase 2, realizzato dall’istituto Swg per conto del Tg La7 di Enrico Mentana.

Oltre al PD, tra i partiti di governo sorridono anche La Sinistra e Italia Viva che se così stessero le cose sarebbero di un soffio oltre la soglia di sbarramento del 3%, mentre il Movimento 5 Stelle subirebbe stando al sondaggio un brusco stop arrestando così la crescita fatta registrare negli ultimi tempi.

Male tutto il centrodestra in blocco, compresa Giorgia Meloni che tanto sarebbe cresciuta da un anno a questa parte, ma la coalizione adesso grazie alla mozione di sfiducia ad Alfonso Bonafede ha l’occasione non solo di ricompattarsi, ma anche di fare uno sgambetto al governo nel caso in cui Matteo Renzi decidesse di votare a favore.

Sondaggi politici: male Salvini e i 5 Stelle

Quest’ultimo sondaggio di Swg ci consegna uno scenario inedito per quello che è stato l’andazzo della politica italiana negli ultimi tempi, con tutti i partiti di centrodestra dati in calo con la sola eccezione di Cambiamo del governatore ligure Giovanni Toti che sarebbe stabile.

Il primo dato che balza all’occhio è il marcato calo attribuito alla Lega, segno di come Matteo Salvini dovrà rivedere qualcosa in quella che è stata la sua strategia comunicativa da quando è iniziata l’emergenza coronavirus.

Se il Carroccio piange non ridono di certo neanche Fratelli d’Italia e Forza Italia, con Giorgia Meloni che dopo un periodo di grande crescita nei sondaggi adesso starebbe vivendo un momento di assestamento.

Chi invece sembrerebbe essersi scosso è il Partito Democratico, che grazie a questo balzo adesso viene dato più vicino alla Lega, mentre per il Movimento 5 Stelle ci sarebbe un brusco passo indietro nonostante il licenziamento da parte del governo del decreto Rilancio.

Tra i partiti di governo buone notizie per Matteo Renzi, visto che la sua Italia Viva stando a questi numeri raggiungerebbe di un soffio la soglia di sbarramento del 3%, con anche La Sinistra che si andrebbe a migliorare di molto rispetto la scorsa settimana.

Se però alle prossime elezioni si dovesse votare con il Germanicum, l’asticella per poter entrare in Parlamento verrebbe alzata almeno al 4%, rendendo le cose più difficili a questi partiti così come ad Azione e +Europa.

Mercoledì 20 maggio al Senato si voterà una mozione di sfiducia “garantista” nei confronti del ministro pentastellato Alfonso Bonafede, presentata da Emma Bonino e appoggiata da Carlo Calenda.

Se oltre a quella del centrodestra la mozione dovesse trovare la sponda anche di Italia Viva, allora la maggioranza di governo potrebbe andare sotto aprendo così una crisi di governo in piena emergenza sanitaria ed economica.

Guardando il sondaggio, a Matteo Renzi converrebbe poco andare al voto visto che rischierebbe seriamente di non superare la soglia di sbarramento, con l’ex premier che potrebbe decidere di andare fino in fondo soltanto se ci fosse già pronta una maggioranza alternativa, magari per realizzare quel governo di unità nazionale avallato anche da parte del centrodestra.

Maggio 18, 2020

Sfiducia a Bonafede: c’è un piano per far cadere il governo? L’allarme del PD

di  Alessandro Cipolla

Sfiducia a Bonafede: c'è un piano per far cadere il governo? L'allarme del PD

Non sono passate di certo inosservate queste parole pronunciate da Andrea Orlando, ex ministro della Giustizia e uno dei big del Partito Democratico solitamente non molto avvezzo a questi toni così diretti.

Nel Paese sarebbe dunque in atto una sorta di trama per mandare a casa il premier Giuseppe Conte, che vedrebbe la partecipazione non solo dei partiti ma anche di gruppi economici che controllano TV, giornali e altri mezzi di informazione.

Per Andrea Orlando il governo a breve potrebbe di conseguenza finire sotto attacco, con la data da segnare col circoletto rosso che è quella di mercoledì 20 maggio, giorno in cui al Senato si voteranno le due mozioni di sfiducia presentate nei confronti del ministro Alfonso Bonafede.

Le mozioni di sfiducia a Bonafede

Lo scorso 7 maggio, con un annuncio fatto da Matteo Salvini, il centrodestra compatto ha reso noto di aver presentato una mozione di sfiducia nei confronti di Alfonso Bonafede, il ministro della Giustizia targato Movimento 5 Stelle.

Due i capi di accusa rivolti al Guardasigilli: la scarcerazione dei numerosi boss mafiosi che hanno approfittato dell’emergenza coronavirus per finire ai domiciliari e la polemica, nata in diretta televisiva, con il pm Nino Di Matteo in merito alla sua mancata nomina alla guida del Dap.

A questa mozione di sfiducia del centrodestra adesso se ne è aggiunta anche un’altra di ispirazione garantista, presentata da Emma Bonino a nome di +Europa trovando poi l’appoggio di Matteo Richetti, passato dal PD ad Azione di Carlo Calenda, oltre ad altri senatori centristi.

La resa dei conti ci sarà mercoledì 20 maggio al Senato, quando si voteranno le due mozioni di sfiducia presentate nei confronti di Alfonso Bonafede: numeri alla mano, saranno decisivi i 17 senatori di Italia Viva.

Il governo rischia?

Alcuni giorni fa Matteo Renzi nella sua consueta Enews aveva mandato un chiaro messaggio a Giuseppe Conte: “Italia Viva ha incontrato il premier e gli ha consegnato il nostro messaggio per il futuro. Nelle prossime ore, capiremo dal Presidente del Consiglio se, sui punti che abbiamo posto, possiamo camminare insieme”.

Serve un chiarimento politico in generale sui nostri temi, a partire da quelli economici, e specifico sui temi della giustizia” ha rincarato poi il renziano Ettore Rosato. In sostanza, Italia Viva ancora è indecisa se votare o meno la sfiducia ad Alfonso Bonafede.

Se Renzi ha intenzione di mandare a casa Conte l’occasione è senza dubbio ghiotta: al Senato i 17 senatori di Italia Viva possono essere decisivi, soprattutto se appoggeranno la mozione garantista di +Europa.

Una scelta che però potrebbe essere molto pericolosa per l’ex premier. Se cade il governo, il Partito Democratico ha fatto intendere che l’unica soluzione sarebbe quella del voto, una ipotesi da incubo per Renzi che nei sondaggi viene dato sotto la soglia di sbarramento.

Di conseguenza o Italia Viva ha già in tasca un piano per formare una maggioranza alternativa, magari per una sorta di governo di unità nazionale al quale ha aperto anche Giorgetti della Lega, oppure queste dichiarazioni ambigue sulla sorte dei giallorossi sono soltanto una bluff.

In questo scenario le parole di Andrea Orlando assumono dei contorni inquietanti: veramente ci sarebbe una sorta di cospirazione che vedrebbe coinvolti settori della politica, dell’informazione e dell’economia, tesa a rovesciare l’attuale maggioranza e formare un nuovo governo?

 

Maggio 5, 2020

Sondaggi politici: Lega a picco, volano 5 Stelle e la Meloni

Sondaggi politici: Lega a picco, volano 5 Stelle e la Meloni

L’ultimo sondaggio di Swg realizzato tra il 29 aprile e il 4 maggio per conto del Tg La7 può essere molto indicativo a riguardo, certificando la crisi di Matteo Salvini con la Lega in forte calo anche se sempre primo partito del Paese.

Al contrario sembrerebbe continuare la sua ascesa Giorgia Meloni che sfrutterebbe pure il segno negativo attestato a Forza Italia. A questo punto le gerarchie all’interno della coalizione di centrodestra appaiono non più scontate come qualche mese fa.

Tra i partiti di governo si migliorerebbe di molto rispetto la scorsa settimana il Movimento 5 Stelle, con il Partito Democratico dato in leggero calo mentre sarebbe più vistoso il passo indietro di Italia Viva di Matteo Renzi.

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Sondaggi: Salvini e Renzi in calo

Se negli ambienti investigativi vige il detto che “due indizi fanno una prova”, Matteo Salvini dovrebbe iniziare a preoccuparsi perché ormai iniziano a essere diversi i sondaggi politici che vedono la Lega in costante calo.

A complicare maggiormente le cose per l’ex ministro c’è anche il fatto che questi voti che sarebbero in uscita dal Carroccio non sembrerebbero essere stati intercettati dai partiti di governo, ma da Giorgia Meloni con Fratelli d’Italia che starebbe crescendo sempre più approfittando anche del momento non troppo felice di Forza Italia.

Considerando anche Cambiamo del governatore ligure Giovanni Toti, nel complesso il centrodestra sarebbe al 48,5%, una percentuale che dovrebbe garantire alla coalizione una vittoria in caso di elezioni anticipate a prescindere da quella che potrà essere la legge elettorale.

Tra i giallorossi sembrerebbe essersi affievolita la corsa del Partito Democratico, mentre il Movimento 5 Stelle dopo aver fatto registrare nei mesi scorsi il suo minimo storico nei sondaggi adesso appare in netta ripresa.

Segno negativo per La Sinistra con il partito che comunque sarebbe oltre alla soglia di sbarramento del 3% ma, in caso dovesse passare come nuova legge elettorale il Germanicum, l’asticella verrebbe innalzata almeno al 4% e tutto diventerebbe più complicato.

Discorso simile pure per Matteo Renzi, visto che Italia Viva data in calo sarebbe proprio in bilico sull’attuale soglia di sbarramento. Nonostante il grande attivismo mediatico, per l’ex premier l’obiettivo della doppia cifra al momento sembrerebbe essere un miraggio.

In più Matteo Renzi deve fare anche i conti la crescita di Azione di Carlo Calenda, con i due che alla fine potrebbero decidere anche di allearsi aprendo pure a +Europa per dare vita a un polo riformatore e moderato.