giugno 7, 2013
“Il vantaggio evidente ed immediato delle sigarette elettroniche è l’impatto altamente positivo che possono avere sui forti fumatori. In questi casi, per esempio, da trenta sigarette al giorno si può passare alla metà o ad un terzo, riducendo i rischi di cancro e malattie cardiovascolari“. Ne è convinto Umberto Tirelli, direttore del dipartimento di oncologia medica dell’istituto Tumori di Aviano che contesta l’orientamento di alcuni esperti ad aspettare i dati a lungo termine sull’uso di questo dispositivo prima di raccomandarlo a quanti non riescono a smettere di fumare tabacco.
“Attendere i risultati a lungo termine delle sigarette elettroniche – sottolinea l’oncologo in una nota- è assurdo in presenza di vantaggi immediati per i forti fumatori che, se solo riducessero del 10-20% l’utilizzo delle sigarette cancerogene che fumano, ridurrebbero la mortalità di 8-16 mila persone l’anno sugli 80 mila che attualmente si verificano in correlazione con le sigarette tradizionali. Il fatto che con le sigarette elettroniche con nicotina non si smetta di fumare e si continui ad assumere nicotina è la stessa identica situazione che si verifica con i cerotti e i chewing gum alla nicotina“.
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Maggio 5, 2013
Mangiare una porzione di noci (circa 28 grammi) a settimana può aiutare a ridurre il rischio di sviluppare malattie metaboliche. Ma la frutta secca è anche uno scudo contro il diabete, la pressione alta e l’obesità. A svelarlo sono tre ricerche presentate nei giorni scorsi al congresso ‘Experimental Biology Meeting’ di Boston. Nello primo studio della Loma Linda University (Usa), i ricercatori hanno verificato che il consumo delle noci è associato ad un miglioramento del profilo nutrizionale.
Ovvero, un peso corretto e una diminuzione di diversi fattori di rischio cardiovascolare, rispetto a chi non ama le noci. I benefici della frutta con guscio (mandorle, noci del Brasile, anacardi, nocciole, pinoli e pistacchi) sono stati testati su 803 adulti.
“I nostri risultati – avvertono gli scienziati – hanno dimostrato che una porzioni di noci o frutta secca a settimana (28 grammi) è significativamente associato ad una riduzione del 7% di sindrome metabolica”.
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febbraio 22, 2013
E’ un frutto indispensabile per chi vuole perdere peso e difendersi dalla malattie metaboliche.
Consumare l’avocado secondo lo studio del programma americano National Health and Nutrition Examination Survey, promosso dai Centers for disease controll and prevention (Cdc) e pubblicato sulla rivista ‘Nutrition Journal’, può migliorare la qualità della dieta e abbassare i livelli di alcuni fattori che influenzano negativamente il girovita. Consumare il frutto arricchisce l’organismo di una ricca gamma di proteine, grassi monoinsaturi e polinsaturi e di micronutrienti. E secondo i ricercatori “mangiare il frutto aiuta chi vuole perdere peso influenzando positivamente l’indice di massa corporeo (Imc) e può aiutare a mantenere bassi i livelli di colesterolo e ridurre il rischio di sindrome metabolica”.
La ricerca, condotta tra il 2001 e il 2008 su 17.567 americani con un’età maggiore di 19 anni, ha rivelato che i 347 adulti (50% donne), che hanno consumato l’avocado in ogni momento della giornata monitorato dalla ricerca, hanno fatto registrare significati livelli positivi degli indicatori di salute rispetto a chi non ha mangiato il frutto. Ovvero: il 36% in più di fibre alimentari, 23% di vitamina E, il 13% di magnesio, il 16% potassio e il 48% in più di vitamina K. Inoltre chi ha aggiunto l’avocado al regime alimentare ha avuto valori significativamente più bassi dell’Imc rispetto ai chi non l’ha consumato.
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febbraio 21, 2013
Una nuova ricerca dell’Universita’ di Goteborg in Svezia ha dimostrato che il metabolismo del colesterolo e’ regolato dai batteri dell’intestino tenue.
La scoperta sara’ molto importante per lo sviluppo di nuovi farmaci per le malattie cardiovascolari correlate al fattore di rischio colesterolo. La ricerca ha rivelato che i batteri intestinali riducono la sintesi della bile nel fegato attraverso la segnalazione di una specifica proteina, nota come recettore FXR, dal piccolo intestino. “I farmaci che riducono i livelli di colesterolo hanno, negli ultimi anni, notevolmente ridotto i decessi per malattie cardiovascolari“, ha spiegato Sama Sayin, medico dell’Accademia Sahlgrenska dell’Universita’ di Goteborg e primo autore dello studio.
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agosto 18, 2012
Il cervello è dotato di un meccanismo autopulente in grado di eliminare i rifiuti. Lo hanno scoperto, nei topi, i ricercatori americani dell’università di Rochester che hanno pubblicato…
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agosto 2, 2012
| Alcuni studi hanno dimostrato che i fattori neurotrofici, che svolgono un ruolo nello sviluppo e nella sopravvivenza dei neuroni, hanno notevole potenziale terapeutico e rigenerante per malattie neurologiche…
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luglio 3, 2012
Le donne che fumano durante la gravidanza mettono a rischio la salute del proprio figlio. Ora una nuova ricerca rivela che anche i padri che erano fumatori al momento del concepimento possono trasmettere Dna danneggiato, aumentando il rischio per i figli di malattie tra cui il cancro.
I ricercatori dell’University of Bradford in Gran Bretagna hanno scoperto che dei marker di danni al Dna contenuto nello sperma o nel sangue del padre al tempo del concepimento si ritrovano anche nel Dna della prole.
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giugno 28, 2012
Il pigmento contenuto nella bile, da sempre considerato parte del processo digestivo, secondo uno studio avrebbe il potere di proteggere dalle malattie cardiovascolari e anche dal cancro grazie all’azione contro il danno ossidativo
La bilirubina, un curioso nome per un pigmento contenuto nella bile di colore giallo-rossastro, non si limiterebbe a essere un sottoprodotto, ma avrebbe peculiari potenzialità nella prevenzione delle malattie cardiache e il cancro.
La bile ha un suo ruolo nel processo digestivo. È prodotta dal fegato ed è costituita in maggioranza da acqua (il 95%). Tra i vari componenti della bile si trova appunto un pigmento chiamato bilirubina che, secondo uno studio internazionale, avrebbe potenzialità fino a oggi sconosciute.
Il dottor Andrew Bulmer del Griffith Health Institute e colleghi del Heart Research Institute di Sydney e l’Università di Vienna hanno condotto uno studio, poi pubblicato su Free Radical Biology and Medicine, i cui risultati potrebbero offrire una speranza nella lotta alle malattie cardiovascolari e il cancro.
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giugno 21, 2012
L’Epatite C e’ la prima causa al mondo di decesso per malattie infettive trasmissibili, con circa 180 milioni d’individui affetti da infezione cronica, di cui 4 milioni in Europa e altrettanti negli Usa. Una sorte di epidemia ”sommersa”, come viene definita dagli operatori, per il numero di portatori sani, ma soprattutto, per l’assenza di sintomi che caratterizza tale patologia.
L’Italia e’ il Paese europeo con il maggior numero di persone positive al virus dell’Epatite C, con oltre 1,5 milioni di portatori cronici del virus di cui 330.000 con cirrosi epatica. Tali infezioni virali sono la causa di oltre il 70 per cento dei trapianti di fegato. Nel nostro Paese, inoltre, ogni anno si registrano oltre 20.000 decessi a causa di epatiti croniche, cirrosi e tumori del fegato, facendo emergere in tutta la sua gravita’ quella che e’ una vera e propria emergenza sanitaria. Nel passato la maggior parte delle infezioni da virus dell’Epatite C era dovuta al contatto con materiale ematico infetto, di tipo iatrogeno o per uso di droghe endovena; la trasmissione per via sessuale era invece piu’ rara. Attualmente, un controllo piu’ rigoroso del materiale sanitario e il miglioramento delle tecniche di sterilizzazione ha portato a ridurre drasticamente, fino al quasi completo azzeramento, il rischio di trasmissione.
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marzo 25, 2012
Una nuova frontiera e’ stata aperta nella ricerca sulle potenzialita’ delle cellule staminali per la cura delle malattie.

I ricercatori del Max Planck Institute for molecular Biomedicine di Munster (Germania), sono riusciti a ottenere, per ora solo nei topi, cellule staminali somatiche da cellule della pelle completamente differenziate. Gli scienziati hanno utilizzato “una combinazione unica di fattori di crescita, che garantendo nel contempo adeguate condizioni di coltura, e’ riuscita a indurre la differenziazione in cellule staminali neuronali somatiche”.
Secondo la ricerca quindi “in un futuro non troppo lontano queste cellule potrebbero essere utilizzate per rigenerare i tessuti danneggiati o distrutti da una grave patologia”. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista ‘Cell Stem Cell’.
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