Iss, 60% italiani over-64 vive in difficoltà economica
ROMA – Il 60% degli anziani over-64 dichiara di avere difficoltà economiche. Il dato emerge dal Rapporto PASSI d’Argento realizzato dall’Istituto superiore di Sanità (Iss). La rete di sorveglianza PASSI d’Argento, promossa dal ministero della Salute e coordinata dall’Iss, è attiva a livello di Asl e Regioni. I risultati si riferiscono ad un campione di 24.000 over-64 in 18 regioni italiane. Il 20% del campione vive solo, il 19% ha un consumo di alcool a rischio. Il 38% non è stato vaccinato contro l’influenza nell’ultima stagione.
Dalla fotografia scattata dall’Iss sugli ultra 64enni italiani emerge dunque che gli anziani sono sempre più in difficoltà. Al contempo, però, si allunga l’attesa di vita: l’Italia è infatti il Paese in cui si vive più a lungo in Europa, ma non tutti gli anni di vita guadagnati sono in buona salute, e gli indici internazionali dicono che c’è ancora molto da fare anche rispetto agli altri Paesi. Ad ogni modo, sottolineano gli esperti, in Italia esistono ”ampi margini di miglioramento anche oltre i 64 anni per far sì che gli anni di vita guadagnati siano anche in buona salute”.
Gli studi hanno certificato che la dieta mediterranea è uno dei fattori principali che garantisce ai cittadini italiani una vita più lunga.
“Non è un paese per vecchi”, si intitolava un bellissimo film diretto dai fratelli Coen. L’Italia, invece, sembra proprio esserlo. È di oggi la notizia che l’uomo più vecchio del mondo risiede ad Enna e ha…Visualizza altro
Una ricerca del Karolinska Institutet di Stoccolma, pubblicata sull’ American Journal of Clinical Nutrition, prova il rapporto di causalità fra consumo di frutta e verdura e longevità
La frutta allunga la vita. Dal Karolinska Institutet di Stoccolma alle pagine dell’American Journal of Clinical Nutrition, uno studio conferma quello che antichi proverbi già immaginavano, ma da un generico medico che si “leva di torno”, i ricercatori arrivano addirittura a fornire una cifra ben precisa: quella dei tre anni di vita in più garantita da una dieta ricca di frutta.
Lo studio dell’Università svedese è stato curato da un team di ricercatori, guidato da Andrea Bellavia dell’Istituto di Medicina Ambientale (IMM), che, per ben tredici anni, ha monitorato un campione di 71.706 volontari (38.221 uomini e 33.485 donne).
L’associazione tra consumo di frutta e verdura e mortalità è stato raramente analizzato da grandi studi. I risultati dei pochi studi disponibili sono incoerenti. L’obiettivo è stato quello di esaminare la relazione tra la dose di frutta e verdura consumata e la mortalità, sia in termini di tempo che di frequenza, in un ampio campione di uomini e donne svedesi
hanno spiegato i ricercatori nell’abstract dello studio.
Le donne, si sa, tendono a vivere più a lungo degli uomini. Il segreto di questa longevità non è però limitato a un diverso stile di vita (uno studio precedente aveva dimostrato che nel 60% dei casi le donne vivono più a lungo perché non fumano), ma anche dal diverso modo di invecchiare del sistema immunitario femminile rispetto a quello maschile. A svelarlo è uno studio pubblicato sulla rivista Immunity & Ageing da Katsuiku Kirokawa e colleghi della Medical and Dental University di Tokyo, secondo cui le difese immunitarie femminili diminuiscono più gradualmente rispetto a quelle degli uomini, risucendo, così, a combattere le infezioni per più anni.
Per giungere a questa conclusione Kirokawa e colleghi hanno misurato i livelli di globulibianchi e di alcune moelcole che partecipano alla risposta immunitaria, le chitochine, in campioni di sangue prelevati da 356 uomini e donne in buono stato di salute di età compresa tra i 20 e i 90 anni.
Ricerca su Lancet. Olio di oliva invece del burro e vino al posto degli alcolici. Ma facciamo ancora poco sport. Il professor Attilio Maseri, per anni cardiologo di fiducia della regina Elisabetta: “A Londra non si devono lamentare, hanno tagliato troppo sulla sanità”
di MICHELE BOCCI
ROMA – Italiani grandi fumatori, con un sistema sanitario spendaccione e anche colpiti dalla crisi economica. “Eppure vivono più a lungo di noi”: gli inglesi non si spiegano come è possibile che nello scassato Belpaese l’aspettativa di vita sia di 81,5 anni, un anno e mezzo superiore alla loro. Del resto, il dato ci colloca al secondo posto nella classifica mondiale della longevità.
Quando la rivista scientifica Lancet ha pubblicato l’imponente studio “Global burden of disease”, dedicato al peso mondiale delle malattie, e veramente globale nella raccolta dei dati (187 paesi esaminati da 486 ricercatori per 5 anni), la Bbc ha contattato l’Istituto superiore di sanità per chiedere chiarimenti e consigli. Volevano capire come mai gli italiani vanno meglio di loro.
Oggi, rispetto al 1970, le donne e gli uomini vivono in media oltre dieci anni in più, che però spesso non passano in buona salute. È quanto emerge da sette studi diversi […]
Avete mai sentito parlare delle blue zones? Le blue zones sono quei luoghi in cui si vive di più e sono Sardegna, Okinawa, Ikaria, Loma Linda, Costa Rica ed in comune hanno alcune caratteristiche molto importanti fra cui il fatto di essere molto attivi (questo per via del tipo di territorio, particolarmente scosceso) ma anche di mangiare molta frutta, verdura e cereali. Non solo; in queste zone del mondo non si fuma, la famiglia riveste un ruolo fondamentale. Purtroppo però, come ricordato da Roberto Bernabei, direttore dei Dipartimento di geriatria del Gemelli di Roma e presidente di Italia Longeva (italialongeva.it) e che ha preso parte al Congresso nazionale di geriatria e gerontologia Ma il resto del mondo non è così e non lo sarà mai Aggiungendo anche I giovani oggi hanno una probabile aspettativa di vita di 100 anni e le nazioni, tutte, si troveranno a fare i conti con questo dato. Solo se i futuri nonni saranno il più possibile in salute e autosufficienti, gli Stati e i sistemi sanitari nazionali riusciranno a garantire una assistenza utile e ragionevole. Ma cosa possiamo fare noi oggi per garantirci una longevità di qualità, che non è un dono, ma si conquista?Continua a leggere
Una ricerca sul diamante mandarino, un piccolo uccello canterino, ha trovato una correlazione significativa tra la lunghezza del ciclo di vita dell’individuo e la lunghezza delle parti terminali dei cromosomi.
Finora la correlazione era stata solo ipotizzata sulla base di dati sperimentali non conclusivi. Gli studiosi hanno esaminato la lunghezza dei telomeri di 99 esemplari in diversi momenti della vita, dal nido alla morte.
La lunghezza dei telomeri è un forte fattore predittivo della longevità: la correlazione statisticamente significativa è stata riscontrata nel diamante mandarino (Taeniopygia guttata), un piccolo uccello della famiglia degli Estrildidi, nell’ambito di uno studio condotto presso il College of Medical, Veterinary, and Life Sciences dell’Università di Glasgow e del Centre for Ecology and Conservation, College of Life and Environmental Sciences dell’ Università di Exeter, nel Regno Unito, e pubblicato ora sui“Proceedings of the National Academy of Sciences”.
Scoperto in questo organismo monocellulare un meccanismo biochimico relativo ai processi di invecchiamento e ringiovanimento che a differenza di quelli già noti non ha nulla a che vedere con la restrizione calorica.
Modificando un enzima che nel lievito funge da sensore del consumo di energia e agisce anche da “orologio dell’invecchiamento”, un gruppo di ricercatori della Johns Hopkins University e della National Taiwan University è riuscito a manipolare con successo il ciclo di vita di questo organismo unicellulare.
Sebbene la ricerca sia stata condotta sul lievito, ha identificato componenti molecolari di un processo di invecchiamento rilevante anche per la durata della vita negli esseri umani, sottolinea Jef Boeke, che ha diretto lo studio, illustrato in un articolo pubblicato su “Cell”.
“Questo controllo della longevità è indipendente dal meccanismo descritto in passato nel lievito, che riguardava la restrizione calorica”, spiega Boeke. “Riteniamo di disporre per la prima volta di una via biochimica relativa ai processi di invecchiamento e ringiovanimento che non ha nulla a che vedere con la dieta.”
Si tratta della prima dimostrazione in assoluto del fatto che la longevità può essere ereditata per diverse generazioni, fino a tre, in modo non genetico
Lavorando sul nematode Caenorhabditis elegans, un gruppo di ricercatori della Stanford School of Medicine ha scoperto che se si blocca l’espressione di una qualsiasi di tre proteine chiave aumenta non solo la durata della vita dell’animale direttamente interessato, ma anche dei suoi discendenti, anche se in essi l’alterazione originale non è più presente. Si tratta della prima dimostrazione in assoluto del fatto che la longevitàpuò essere ereditata per diverse generazioni in modo non genetico. Lo studio che è giunto a questa conclusione – che è descritto in un articolo pubblicato sulla rivista Nature – si è basato su un lavoro precedente condotto dallo stesso gruppo di ricerca che aveva mostrato come alcune mutazioni epigenetiche possano aumentare, almeno nel nematode C. elegans, la durata della vita di ben il 30 per cento.