Cosentino, Landolfi, Nespoli, Papa, Laboccetta, Stasi, Milanese. Sono alcuni dei nomi che affolleranno le liste del Popolo della Libertà in vista della prossima tornata elettorale. In comune, oltre all’appartenenza politica hanno i guai con la giustizia e la ricerca di una riconferma. Nella regione in cui il partito è commissariato dall’ex ministro della Giustizia Nitto Palma.
Rinviato a giudizio per camorra, o inquisito per bancarotta fraudolenta. Oppure in attesa di sentenza per reati contro la pubblica amministrazione. Nessuno di questi è un impedimento a un posto nelle liste del Pdl in Campania (o dentro il centrodestra in generale, per esempio con Grande Sud). Tra Camera e Senato, c’è spazio. E’ il partito in cui l’unico criterio di incandidabilità pare essere quello dell’età e della lunghezza del mandato: rischi di stare fuori solo se hai più di 65 anni o sei hai collezionato più di 15 anni di esperienza parlamentare. Deroghe a parte.
Insomma, l’unico indagato campano che quasi certamente non tornerà in Parlamento dovrebbe essere il corpulento senatore-giornalista napoletano Sergio De Gregorio: in qualità di ex socio del faccendiere Valter Lavitola ha sul groppone una richiesta di arresto per i 23 milioni di euro di finanziamenti illeciti al quotidiano ‘L’Avanti’. Il suo nome non ricorre nelle trattative per la composizione delle liste, il suo movimento personale ‘Italiani nel mondo’ pare dissolto tra le disavventure economiche e le inchieste. Sarebbe l’eccezione che conferma la regola.