Posts tagged ‘intestinali’

febbraio 21, 2013

Colesterolo: studio svedese dimostra che è regolato anche da batteri intestinali.

Una nuova ricerca dell’Universita’ di Goteborg in Svezia ha dimostrato che il metabolismo del e’ regolato dai dell’ tenue.batteri intestinali 300x247 Colesterolo: studio svedese dimostra che è regolato anche da batteri intestinaliLa scoperta sara’ molto importante per lo sviluppo di nuovi per le correlate al fattore di rischio . La ricerca ha rivelato che i riducono la sintesi della bile nel fegato attraverso la segnalazione di una specifica , nota come recettore FXR, dal piccolo . “I che riducono i livelli di hanno, negli ultimi anni, notevolmente ridotto i decessi per “, ha spiegato Sama Sayin, medico dell’Accademia Sahlgrenska dell’Universita’ di Goteborg e primo autore dello studio.

ottobre 17, 2012

Batteri intestinali possono rivelare il diabete di tipo 2.

batteri_intestinali

06:13 pm | I batteri intestinali possono rivelare la presenza del diabete di tipo 2. A dirlo un nuovo studio pubblicato su ”Nature”. Il numero di persone che soffrono di diabete…

16 ottobre 2012 / Leggi tutto »

febbraio 1, 2012

Disturbi metabolici e obesità: implicazione anche dei batteri intestinali.

Non solo la passione per il , la scarsa attività fisica e i cattivi stili di vita. L’ e i disturbi matabolici potrebbero essere la conseguenza di alcune modificazioni nella flora batterica intestinale.

 

A rivelarlo è Antonio Gasbarrini, componente dell’European Association of Gastroenterology Endoscopy and Nutrition (Eagen), intervenuto al Congresso internazionale ‘Aidpit-Epita’ a Innsbruck.
Secondo lo specialista, “dai risultati degli ultimi studi condotti sui topi emerge che le modificazioni intervenute nella flora batterica intestinale possono anche avere importanti implicazioni sullo sviluppo di massa grassa, insulino-resistenza e infiammazione a bassa intensità”.
Dalle prime considerazioni scientifiche su queste ricerche le persone obese sembrano avere “livelli diversi di qualche tipo di batterio intestinale – spiega Gasbarrini – rispetto ai soggetti non-obesi. Una condizione che può influire sul loro modo di elaborare diversi cibi. In futuro, potrebbe essere possibile individuare il profilo specifico del microbiota associato ad un rischio di malattia metabolica attraverso l’uso di , o mirati”.

ottobre 15, 2011

L’efficacia delle statine determinata dalla flora batterica.

La risposta al trattamento con – i farmaci utilizzati per tenere sotto controllo i livelli di colesterolo – dipende dai batteri presenti nell’intestino.

Ne da’ notizia PLoS One pubblicando uno studio coordinato da Rima Kaddurah-Daouk della Duke University di Durham (Stati Uniti), secondo cui il trattamento e’ piu’ efficace se i producono tre specifici tipi di acidi biliari, molecole coinvolte nel metabolismo del colesterolo.

aprile 21, 2011

Batteri intestinali: dividono la popolazione mondiale in tre grandi gruppi (enterotipi).

Si chiamano “”, sono di tre tipologie e dividono la popolazione mondiale in altrettanti gruppi a seconda dei loro : è quanto emerge dall’ultimo studio del MetaHIT, il Consorzio internazionale del umano, pubblicati oggi su Nature.

 

Al pari dei gruppi sanguigni, che suddividono la popolazione mondiale a prescindere da sesso, età e provenienza geografica, lo studio ha identificato tre raggruppamenti di , chiamati “”, nei quali possono essere classificati tutti gli esseri umani. La scoperta apre nuove strade a una migliore comprensione della biologia umana e a diverse applicazioni nel campo della scienza medica e della nutrizione.

I ricercatori dell’, il laboratorio Europeo di Biologia Molecolare, hanno analizzato un’ingente mole di dati raccolti da tre diverse indagini epidemiologiche – la prima ha coinvolto 39 soggetti provenienti da Europa, Asia e America, la seconda 85 cittadini danesi e la terza 154 americani.

febbraio 13, 2011

Celiachia, passa dalla risposta infiammatoria.

E’ il primo studio a identificare un anomalo cammino biochimico come fattore eziologico della perdita di tolleranza agli antigeni presenti negli alimenti.

Bloccando un fattore che attiva la risposta immunitaria umana contro i batteri intestinali o alcuni cibi è possibile prevenire lo sviluppo della malattia celiaca nei soggetti più a rischio: è questa la conclusione di uno studio apparso sulla rivista Nature.L’attenzione dei ricercatori era focalizzata su due sostanze, l’interleuchina 15 e l’acido retinoico, un derivato della vitamina A, in grado di agire come fattori scatenanti della risposta infiammatoria al glutine, una proteina molto diffusa nei cereali e largamente utilizzata nell’industria alimentare, che è all’origine della malattia celiaca.

ottobre 20, 2010

L’equilibrio delicato della flora batterica intestinale.

Un enzima utilizzato dall’organismo per impedire che i batteri intestinali entrino nel flusso sanguigno è risultato cruciale anche per mantenere la normale popolazione microbica all’interno dell’apparato gastrointestinale, secondo i risultati diuno studio pubblicato sulla rivista Gut che potrebbe avere notevoli implicazioni per la limitazione degli effetti collaterali degli antibiotici.

Quasi tutti gli animali superiori possiedono una popolazione di microbi, principalmente batteri, nel tubo digerente. Questi organismi non sono pericolosi ma anzi hanno un effetto positivo sulla digestione, e la loro presenza previene la proliferazione di batteri patogeni.

Poiché tuttavia gli antibiotici uccidono ogni forma di vita microbica non resistente, compresa quella che alberga nell’intestino, il normale equilibrio di microorganismi salutari e pericolosi viene alterato, con conseguenti problemi sanitari che vanno dalla diarrea all’infezione da parte di ceppi batterici resistenti agli antibiotici.

Già nel 2008 il gruppo di Hodin aveva cercato di rispondere a una domanda fondamentale: perché i batteri intestinali e le loro tossine non passano nel flusso sanguigno? Dagli studi era emerso il ruolo cruciale della fosfatasi alcalina intestinale (IAP), un enzima prodotto dalla mucosa intestinale, nella protezione dalle molecole tossiche trovate in molti batteri patogeni. Questa circostanza ha dato l’occasione per affrontare un nuovo programma di studi diretti a comprendere in che modo questo enzima possa interagire con i batteri intestinali.

Studiando topi di laboratorio mancanti del gene per la IAP si è così riscontrato che tali  animali avevano un ridotto livello di tutti i batteri intestinali e in particolare non possedevano ceppi di Escherichia coli, che peraltro non riuscivano a crescere neppure se introdotti di artificialmente.