giugno 29, 2013
dentificato un meccanismo genetico che potrebbe essere la causa per cui alcuni pazienti affetti da sclerosi multipla entrano con maggiore rapidita’ rispetto ad altri nelle fasi piu’ debilitanti della malattia.
La scoperta potrebbe portare allo sviluppo di un test per aiutare i medici a creare trattamenti su misura per le persone ammalate di sclerosi. Un team di ricercatori coordinati da Sergio Baranzini dell’Universita’ della California ha scoperto che l’assenza del gene Tob1 nelle cellule T CD4+, tipologia di cellule immunitarie, e’ una caratteristica cruciale nell’insorgenza precoce dei sintomi gravi della patologia. La creazione di un test per il rilevamento del gene potrebbe permettere di predire il decorso della sclerosi multipla nei singoli pazienti.
Lo studio e’ stato pubblicato sul Journal of Experimental Medicine. Dagli esperimenti e’ emerso che i topi carenti del gene Tob1 affetti da sclerosi multipla sviluppano con estrema rapidita’ la forma piu’ debilitante e aggressiva della malattia.
Posted in salute e sanità |
Leave a Comment »
giugno 27, 2013

Un gruppo di ricercatori della Duke University e’ riuscito a modificare geneticamente alcune cellule del sistema immunitario in modo da far loro riconoscere e eliminare le cellule cancerose del melanoma. Lo studio e’ stato pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Investigation. Le cellule dell’organismo che sono sotto stress o danneggiate presentano sulla propria superficie dei frammenti di proteine chiamati immunoproteasomi: questi sono individuati dalla cellule dentritiche che poi provvedono a distruggere la cellula danneggiata. Gli immuoproteasomi non sono pero’ prodotti dalle cellule della maggior parte dei cancri, incluso il melanoma e quindi i tumori sono al riparo dal sistema immunitario. Gli scienziati hanno allora ingegnerizzato le cellule dendritiche in modo da riconoscere gli antigeni cancerosi associati alle cellule del melanoma e poi li hanno iniettati in alcuni pazienti.
Posted in salute e sanità |
Leave a Comment »
Maggio 30, 2013
Specie che vive nei fondali messicani
Sembra una mutazione fantascientifica degna di Spiderman. Ed invece l’idea che studiando le salamandre si possa far tesoro della capacità di ricrescita di intere parti del corpo per le amputazioni umane è realtà. Ricercatori austrialiani sono sulle tracce del mistero di Axolotl, un anfibio degli urodeli anche noto come “pesce che cammina” (Ambystoma mexicanum) per via delle curiose protuberanze simili ad arti con i quali si fa strada nei fondali rocciosi.

L’anfibio antropomorfo, al centro di numerosi studi sull’evoluzione umana, ha una caratteristica che lo rende quasi unico: la capacità di rigenerare le parti del corpo che perde. Ma interrompendo l’azione dei macrofagi, cellule immunitarie programmate per fare pulizia delle scorie, compresi batteri e altri “infiltrati” delle ferite, il miracolo della ricrescita si ferma. Lo studio, pubblicato su Pnas, ha individuato l’interruttore immunitario della rigenerazione, con implicazioni importanti per l’uomo: nelle salamandre i tessuti rinascono senza cicatrici, “caratteristica che avrebbe benefici per condizioni come le malattie di fegato e di cuore legate alla fibrosi o alla cicatrizzazione dei tessuti”, spiega uno degli autori dello studio, James Godwin.
Posted in salute e sanità |
Leave a Comment »
dicembre 12, 2012
06:25 am | Il sistema immunitario della piccola è stato alterato usando il virus Hiv disattivato, per aggredire le cellule tumorali. A sette mesi dal trattamento, nessuna traccia del cancro. I…
12 dicembre 2012 / Leggi tutto »
Posted in salute e sanità |
Leave a Comment »
settembre 30, 2012
03:33 am | La prima gravidanza, per le donne, e’ quella piu’ difficile. Dopo questo “esordio”, infatti, la gestazione diventa molto piu’ agevole da affrontare.Gli scienziati hanno scoperto perche’: il sistema…
30 settembre 2012 / Leggi tutto »
Posted in salute e sanità |
Leave a Comment »
giugno 13, 2012
Promettenti i risultati di un nuovo studio sulla resistenza al virus dell’HIV. Un team internazionale di ricercatori guidati dal Bruce Walker del Ragon Institute in Massachusetts, USA, ha infatti scoperto come mai alcuni individui (circa 1 su 300) presentano la capacita’ innata di controllare l’HIV senza fare ricorso ai farmaci.
Lo studio, pubblicato su Nature Immunology, mostra come questi individui presentino un ceppo specifico di cellule immunitarie “killer”, molto efficaci contro il virus. “Ogni essere umano presenta delle cellule dette linfociti T citotossici (CTL).
Tuttavia, nonostante vengano prodotte in grandissime quantita’ durante un’infezione da HIV, queste non sono efficaci contro il virus; a meno che non appartengano a uno specifico ceppo che presenta un recettore in grado di riconoscere il virus” ha spiegato Walker. “Finora, la produzione di un vaccino contro l’HIV e’ stata inefficace perche’ si sono prodotte cellule T, ma del tipo sbagliato. Il prossimo passo e’ ora capire come c’e’ in questi recettori da renderli cosi’ efficaci. Ogni nuova scoperta di questo tipo ci porta un passo piu’ vicini alla sconfitta dell’AIDS”.
Posted in salute e sanità |
Leave a Comment »
novembre 23, 2011
L’acqua ossigenata attiva la risposta immunitaria nei confronti dei tumori e, secondo quanto spiegato dai ricercatori dell’Universita’ del Wisconsin di Madison (Usa) sulle pagine di Nature, questa funzione richiede vie molecolari specifiche. Infatti, spiegano i ricercatori, l’acqua ossigenata prodotta a livello dei tumori modifica Lyn, una proteina associata allo sviluppo del cancro che, a sua volta, attiva le cellule del sistema immunitario.
Dato che una forte risposta immunitaria puo’ promuovere lo sviluppo del cancro, spiegano i ricercatori, la scoperta suggerisce nuovi metodi per contrastare i tumori.
”Potremmo dirigere le cellule immunitarie dove vogliamo – ipotizza Anna Huttenlocher, coordinatrice della ricerca -.
Posted in salute e sanità |
Leave a Comment »
aprile 25, 2010

Le possibili applicazioni cliniche delle cellule staminali sono molteplici. L’ultima tesi dei ricercatori del National Institutes of Health (Nih) sulle staminali suggerisce che quelle provenienti da midollo osseo potrebbero costituire una opzione terapeutica valida per i pazienti con asma. Questo perché sono in grado di ridurre la risposta infiammatoria dei polmoni, migliorando così la prognosi della malattia. La terapia è stata per ora sperimentata solo sui topi.
Le cellule staminali dal midollo osseo, chiamate anche mesenchimali, hanno la capacità di sopprimere le risposte immunitarie indesiderate dei pazienti sottoposti a trapianto di midollo osseo. Gli autori di queste indagini hanno concluso che l’immunosoppressione provocata da queste cellule è mediata dalla sua azione sui linfociti Th1 e Th2. I problemi per i pazienti si presentano proprio quando viene perso l’equilibrio quantitativo fra questi due tipi di linfociti. (liquidarea)
Posted in salute e sanità |
1 Comment »
aprile 11, 2010

Il trasferimento di DNA antivirale alle cellule immunitarie dovrebbe consentire di ripristinare gran parte del sistema immunitario del paziente
Una nuova terapia con cellule staminali che consente al sistema immunitario di recuperare la capacità intrinseca di combattere contro l’HIV potrebbe rappresentare una strategia efficace contro l’infezione nei casi in cui i farmaci antivirali non sono più efficaci per la scarsa compliance da parte dei pazienti associata alla capacità del virus di mutare facilmente.
Questa nuova strategia terapeutica è stata illustrata alla sessione primaverile della Society for General Microbiology in corso a Edimburgo,da Ben Berkhout dell’Università di Amsterdam che da tempo sta studiando una nuova terapia genica che ha effetti a lungo termine anche dopo un singolo trattamento.La terapia prevede l’estrazione e la purificazione di cellule staminali estratte dal midollo osseo del paziente. Il DNA antivirale viene trasferito alle cellule in vitro, che successivamente vengono reiniettate nell’organismo. Questo DNA codifica per piccole molecole di RNA che sono l’immagine speculare dei geni virali usati dall’HIV per infettare la cellula ospite. Queste circolano nell’organismo insieme al sistema immunitario finché incontrano i geni virali a cui si possono legare inibendo l’espressione di componenti virali chiave, secondo il meccanismo noto come interferenza a RNA.
Il trasferimento del DNA antivirale alle cellule immunitarie, in definitiva, dovrebbe consentire di ripristinare gran parte del sistema immunitario del paziente.
“Le cellule staminali sono i modelli che replicandosi continuamente producono tutte le altre cellule immunitarie. Ingegnerizzando le cellule staminali, il DNA antivirale viene ereditato da tutte le cellule immunitarie nate da esse”, ha continuato Berkhout, che ritiene di poter cominciare a breve i trial clinici della terapia. “Finora i risultati più promettenti sono stati ottenuti in laboratorio e ora stiamo verificando il profilo di sicurezza e di efficacia nella fase pre-clinica con modelli murini”, ha concluso Berkhout.(liquidarea)
Posted in salute e sanità |
1 Comment »