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ROMA — Alle nove di sera, col computer aperto sul sito del Viminale, i dati che scorrono e la sconfitta, al primo turno, che diventa sempre più netta, Gianni Alemanno — occhi stanchi, maniche di camicia, niente cravatta — ammette: «Ho sottovalutato il derby…». Non Ignazio Marino. O il giudizio dei romani. La finale di Coppa Italia è il «colpevole», secondo il sindaco uscente: «È stato — dice — un trauma impressionante per la città, e non abbiamo ben valutato il tifo calcistico, che ha bloccato 200 mila persone». Ma perché il derby avrebbe danneggiato il centrodestra? Forse perché le curve, romanista e laziale, è lì che votano? «Non è questo. Ma per la tipologia delle candidature: quella di Marino è più lontana dallo stadio».
Tra Napoli e Caserta +47% di mortalità dovuta a malattie tumorali. Lo rivela l’Istituto oncologico Pascale, lo confermano gli studi del luminare Antonio Giordano e il senatore Ignazio Marino presenta un’interrogazione parlamentare. È un biocidio, ecco i nomi dei responsabili.
Il luogo comune italico impone come si dovrebbe morire in Campania. Napoli e Caserta ci hanno abituati ai morti ammazzati dalle faide di camorra e dai mitra dei killer al soldo dei boss. Tutti sanno chi è il cattivo e le istituzioni possono anche gridare “vergogna”. Invece nella ex Campania felix si muore in silenzio e lentamente. Sono le malattie tumorali a uccidere: il 47% in più delle volte del resto del Paese. A rivelarlo è l’Istituto oncologico Pascale di Napoli in uno studio pubblicato dal quotidiano Avvenire. Ecco nello specifico cosa dicono alcuni dati: «Per quanto riguarda, ad esempio, il tumore del colon retto, in provincia di Napoli – si legge nello studio del Pascale – nel triennio 1988/1990 si riscontra negli uomini un tasso del 17,1 su 100mila abitanti, negli uomini, che nel periodo 2003/2008 sale al 31,3», mentre nelle donne gli stessi tassi per gli stessi periodi sono «16,3 e poi 23». E a Caserta: «19,3 (sempre per 100mila) per i maschi dal 1988 al 1990 e 30,9 dal 2003 al 2008», con «16,4 e poi 23,8 nelle donne». Al contrario i tassi italiani, per lo stesso tipo di tumore e gli stessi periodi, «sono stabili, passando dal 33 al 35 negli uomini e dal 30,5 al 29,3 nelle donne».Ma non finisce qui, sono interessati anche polmoni, mammelle e fegato: «l’incremento del tasso di mortalità femminile per tumore del polmone è stato superiore al 100% nella provincia di Napoli ed al 68% in quella di Caserta. Il tasso di mortalità per tumore alla mammella, che era21,4 inprovincia di Napoli nel 1988/1990, è aumentato fino a 31,3 nel 2003/2008, mentre in Italia passava da37,6 a37,7.
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Il decreto mille proroghe contiene una serie di vergognose sorprese. L’ennesima conferma viene dal taglio dei fondi che la legge del 13 dicembre 2010 destinava a malati di patologie gravissime come il cancro, ora dirottati dal governo a sanare la situazione di allevatori in arretrato con il pagamento delle multe sulle quote latte”. Lo afferma il senatore del Pd Ignazio Marino, presidente della Commissione d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale.
“Per questa norma gli italiani devono ringraziare la Lega che ha deciso di tutelare alcuni allevatori-evasori anche a costo di decurtare le risorse per malattie gravissime tumorali.