Una ripresa di nascosto da parte del collega Barbato. Antonio Razzi confessa l’inconfessabile sul suo vitalizio: “10 giorni mi mancavano, e per 10 giorni mi inculavano.” Ovvero, se si fosse votato il 28 marzo, Razzi non avrebbe preso la pensione. Lo dice chiaramente.
L’incompatibilità è nelle cose.
“Una coalizione c’é se si capovolge l’agenda Monti. C’é se a pagare saranno le grandi ricchezze e non il lavoro dipendente. C’é se si assomiglierà a Hollande e non alla troika di Bruxelles”. Così Nichi Vendola all’incontro dell’Idv a Vasto, dove è stato accolto da Antonio di Pietro. “Non la facciamo più questa discussione che riguarda l’Udc e Casini. L’incompatibilità è nelle cose”.
Hanno salvato anche De Gregorio.
Sì agli arresti domiciliari per il senatore Sergio De Gregorio. Lo ha deciso la Giunta delle immunità di Palazzo Madama con 11 sì contro 10 no, in risposta alla richiesta dai pubblici ministeri di Napoli nell’ambito dell’inchiesta sui contributi pubblici al quotidiano l’Avanti!, di proprietà del giornalista-imprenditore Valter Lavitola, socio del senatore del Pdl nella gestione del giornale.
Hanno votato a favore Pd, Idv e Lega, contrario il Pdl, assente il Terzo Polo, che non ha ancora sostituito in giunta il senatore Luigi Lusi, indagato per lo scandalo dei fondi della Margherita. Sì, all’unanimità, alla perquisizione dei container di pertinenza del senatore, fermi nel porto di Napoli.
Il Pdl ha detto no all’arresto pur sostenendo l’assenza di ‘fumus persecutionis’ da parte dei magistrati inquirenti. Il relatore Francesco Sanna (Pd) ha spiegato che già dalla prossima settimana la sua relazione sarà pronta, a disposizione dell’aula. Dovrà comunque essere la conferenza dei capigruppo a stabilire il giorno della seduta dell’assemblea a cui spetta l’ultima parola sulla libertà personale di De Gregorio.
Governo Monti battuto. ………..e vai!
Stavolta a Mario Monti è andata male. Ha provato strenuamente a difendere le pensioni d’oro dei supermanager pubblici ma è andato sotto in Senato grazie ad un emendamento di Italia dei Valori e Lega votato (strano ma vero) anche dal Pdl e da sette parlamentari del Pd. Sì solo sette, perché tutti gli altri del Pd (che figuraccia) hanno votato compatti contro il taglio alle pensioni dei più alti funzionari di Stato. Senza l’emendamento delle opposizioni, le pensioni dei supermanager pubblici sarebbero state tarate sullo stipendio del primo presidente di Cassazione La modifica è passata con 124 voti a favore (Idv; Lega, Pdl e sette parlamentari del Pd), 94 contrari (Pd e Terzo Polo) e 12 astenuti.Parliamo di funzionari che (vedi foto in basso) già nel corso della loro attività percepiscono stipendi impensabili in qualsiasi altra parte del mondo. Gente che certamente non rischia la miseria. Personaggi come Antonio Mastropasqua, presidente dell’Inps, che porta a casa oltre 1 milione di euro all’anno (benefit e privilegi vari esclusi), quattro volte lo stipendio del presidente degli Stati Uniti. O come Attilio Befera, presidente di Equitalia (oltre 450.000 euro di compenso all’anno). Questa gente Monti voleva tutelare e garantire. Ma è stato battuto. “Al di là del fatto che il governo è stato battuto in Senato – commenta Silvana Mura dell’Idv- ma come e a chi è venuto in mente di tutelare le pensioni d’oro. Follia.”
Massimo Malerba
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